Il Largo iniziale può dividersi in due frasi di quattro battute, entrambe contenenti la ripetizione di
motivi che scendono diatonicamente. Il Presto seguente contiene tre sezioni. Le prime due hanno
come caratteristica le note ripetute nella seconda e terza croma di ogni tempo. La terza sezione
contiene un motivo discendente. Nel largo successivo invece, troviamo una prima sezione con un
breve scambio polifonico fra violino e basso continuo che dopo le prime cinque battute lascia
spazio alla seconda sezione con una successione di sedicesimi per grado congiunto eseguite dal
violino e sostenuti da un pedale di tonica nel basso continuo. Il movimento finisce con una sezione
che contiene un motivo ripetuto e un pedale di dominante nella voce superiore del violino che dopo
un raccordo finisce con una cadenza perfetta. Segue una ripetizione del Presto. L’Andante finale
costituisce un piccolo rondò a sé stante. Questo movimento alterna una prima parte contenente una
successione di arpeggi discendenti che cadenza sulla tonica, a una sequenza melodica che va
cambiando. La struttura formale risultante è: A, A’, B, A, C, A, B’, A, D, A, E, E’ Nella coda (batt.
61-65) compare una variazione del motivo della seconda frase del Largo iniziale. Nella tabella 9d
possiamo apprezzare la struttura di questo movimento.
Tabella 9d. Sonata Pastorale. 3 – Largo, Presto, Largo, Presto, Andante
Sezione I – Largo
Entrata sezione 1 sezione 2
Battute 1-3 3-5 5-7 7-9
Strum. vln. vln. vln. vln.
Esempio mot. A mot. A
p mot. B mot. B p II – Presto sezione 1 sezione 2 9-11 11-13 13-15 15-17 vln. vln. vln. vln. mot. A mot. A p mot. B mot. B’ p
II – Presto sezione 3 17-18 18-19 vln. vln. mot. C mot. C p III – Largo sezione 1 19-20 20-21 21-22 22-23 23-24 vln. vln. vln. vln. vln.
mot. A mot. A’ mot. B mot. B’ mot. C
III – Largo sezione 2 sezione 3 24-25 25-26 26-28 28-29 29-30 30-31 31 vln. vln. vln. vln. vln. vln. vln. mot. D mot. DI sul I° mot. D
p racc. mot. E mot. E’ C sul mot. I°
IV - Presto
Parte 1 Parte 2 Parte 3 32-36 36-38 38-40 40-42
vln. vln. vln. vln. mot. C
f e p mot. D f mot. D’ p mot. E f e p
V – Andante
esordio sezione 2 ripresa
42-44 44-45 45-47 47-49
vln. vln. vln. vln.
mot. A mot. A’ mot. B mot. A
V – Andante
sez. 3 ripr. sez. 2’ ripr. sez. 4 ripr. coda
49-51 51-53 53-55 55-57 57-59 59-61 61-63 63-65
vln. vln. vln. vln. vln. vln. vln. vln.
mot.
C mot. A mot. B’ mot. A mot. D mot. A mot. E mot. E
4.4. Confronto fra l’Op. I di Giuseppe Tartini e l’Op. V di Arcangelo Corelli
Giuseppe Tartini riprende la tecnica corelliana delle doppie corde
191presente nelle fughe e fugati
della prima parte dell’Op. V, portando ad un livello superiore il virtuosismo di questo tipo di
scrittura violinistica. In effetti, la capacità di Corelli di riuscire a conciliare tecnica ed estetica senza
forzature viene portata da Tartini ad un livello in cui i violinisti non eccezionali perdono quella
sensazione di fluidità ed equilibrio.
I diversi colpi d’arco apparsi nell’Op. V, fra i quali spiccano il detaché
192e i salti di corda,
193vengono ripresi e sviluppati in senso virtuosistico da Tartini. Per avere un’immagine panoramica
sulla trasmissione di questa tecnica, si dovrebbe anche valutare l’influenza esercitata su Tartini da
parte del Veracini, quest’ultimo maestro del piranese.
Il carattere normativo emanato dall’Op. V di Corelli si evidenza nella struttura quasi identica
dell’Op. I di Tartini, la quale è divisa in due parti di sei sonate ognuna con l’unica differenza
dell’aggiunta della sonata Pastorale alla fine della raccolta. Nelle singole sonate però, il numero di
movimenti si riduce, passando dai quattro o cinque movimenti dell’Op. V di Corelli a tre o quattro
movimenti dell’Op. I di Tartini.
Nelle sonate 1-6 dell’Op. I, i primi due movimenti hanno uno stile simile agli stessi movimenti
dell’Op. V. Anche l’adagio di collegamento lo troviamo sia nell’Op. I di Tartini (sonate 1, 2, 3, 5,
mov. 3), sia nell’Op. V di Corelli (Sonate 1, 2, 4, 5 e 6 alla fine del secondo movimento e Sonata 3
alla fine del quarto movimento). I finali fugati invece, sono più frequenti nell’Op. I (Sonate 1, 2, 4,
5) che nell’Op. V (Sonate 1, 6), però la differenza principale fra la prima parte dell’Op. I e quella
dell’Op. V è l’assenza di movimenti fra l’adagio di collegamento ed il finale nell’opera tartiniana.
Nelle sonate 7-12 troviamo le principali differenze fra le due raccolte. I quattro movimenti di danza
dell’Op. V, dove troviamo la successione lento-veloce-lento-veloce, vengono ridoti a un lento e due
allegri nell’Op. I. Inoltre nell’opera di Tartini troviamo in ogni sonata della seconda parte della
raccolta, almeno un movimento di carattere cantabile che differisce in maniera notevole dalle
equilibrate linee melodiche corelliane, principalmente per il suo alto contenuto espressivo. Nei
finali di queste sonate dell’Op. I, predominano le gighe (non dichiarate) in 12/8 (Sonate 7-10),
mentre in Corelli le gighe (sonate 7, 8, 10) si alternano con le gavotte (sonate 9, 11). Le
presentazioni tematiche imitative frequenti in Corelli ( Sonata 7, mov. 1 e 4; Sonata 8, mov. 1 e 2;
Sonata 9, mov. 1; Sonata 10, mov. 4; Sonata 11, mov. 4) compaiono con meno frequenza in Tartini
(Sonata 8, mov. 1 e 3; Sonata 11, mov. 2 e 3) costituendo probabilmente una rimanenza arcaica nel
191 PIPERNO 1996, pp. 79-81.
192 PIPERNO 1996, pp. 81-88.