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LA PENETRAZIONE NEL TERRITORIO

Gli ultimi giorni del conflitto

Finalmente avanti

Foto 4. Posti avanzati div. “Lupi di Toscana” – verso Klisura- 17/04/1941.

Foto 6. Tepeleni – reticolati – 18/04/1941.

Foto 10. Argirocastro – prigionieri greci avviati verso le retrovie – 19/04/1941.

Foto 12. Zona Argirocastro – operai militari al lavoro di riattivazione – 19/04/11941.

Foto 13. Zona Argirocastro – l’Ecc. Geloso assiste al passaggio della divisione “Julia” 19/04/1941.

Verso l’occupazione

Foto 15. Largo Tellini – reparti d’artiglieria ippotrainati – 20/04/1941.

Il costo della guerra

Foto 18. Zona Argirocastro – cimitero greco – 19/04/1941.

Foto 20. Caduti in Val Vojussa – 19/04/1941.

Foto 21. Caduti – 21/04/194159.

59 AUSSME, L-13, b. 106, fasc. Comando XI° Armata- Uff. Operazioni – relazione sul ciclo operativo –

documentazione fotografica.

Il generale Geloso ha tratto dalla documentazione fotografica fornita dalla Squadra Fotografica dell’XI° Armata un album ricordo dal quale si sono tratte le foto presentate.

<<[…] Era il 23 aprile 1941. La guerra con la Grecia era finita, ma noi ignari si continuava ad attaccare. Arrivammo proprio addosso ai greci. Il mio compagno al mitragliatore sembrava un indemoniato; sparava all’impazzata quasi volesse farli fuori tutti i nemici. Ed io dovevo seguirlo, a pochi metri di distanza avevamo un trincerone dove si erano precipitati per ripararsi i soldati greci.

Mentre il fuoco continuava, saltò fuori ad un tratto, tutto disarmato un ufficiale greco, con porta sigarette tutto luccicante in mano, e venne incontro gridando: Duce, Hitler firmato. Guerra finita; rimanemmo sbalorditi. Il fuoco cominciò a cessare finché udimmo molto bene la nostra cornetta. Il trombettiere suonava con quanto fiato aveva in gola il cessate il fuoco. Anche i greci avevano sentito. L’esercito greco si era arreso. Da ogni trincea; da tutti i buchi saltavano fuori nemici con le mani in alto. In quel momento parve di dimenticar tutto. Buttai a terra i pochi caricatori ch erano rimasti e abbraccia il primo soldato che mi capitò sotto mano. L’odio di poco prima era scomparso, scambiammo sigarette con i greci e un sorriso apparve sulle nostre labbra.

Era finita anche questa.

Facemmo ancora qualche mese di presidio nei pressi di Giannina (sic), poi rimpatriammo, con nel cuore il ricordo di tanti compagni lasciati sul Golico, nel Vallone della morte: così infatti era stata battezzata quella valle maledetta!60>>

60 AMG, Segnatura 45-48-66-94, Titolo: Fondo diari e memorie,fasc. Silvio Poletto – DM 48.

L’armistizio

Dopo la sottoscrizione dell’armistizio delle armate greche dell’Epiro e della Macedonia, anche con gli italiani si trattava per i componenti dell’Asse di “decidere” le sorti della Grecia sconfitta. Negli ultimi giorni che precedono l’armistizio tra greci e tedeschi, quando ormai è chiaro a tutti che la Grecia è in procinto di capitolare definitivamente avvengono una serie di colloqui sia tra le autorità italiane rispetto al destino di questo paese sia tra i ministri degli esteri dei due attori della sconfitta greca. A questo stadio delle cose sembra fondamentale per gli italiani ribadire a se stessi e ai loro alleati che gli interessi effettivi e diretti per il territorio di questo paese si limitano ad alcune regioni quali quelle confinanti con l’Albania, le isole Jonie e piccoli ampliamenti in Egeo; mentre per il resto del paese ci si sarebbe limitati ad una occupazione provvisoria in attesa della fine del conflitto61, momento in cui si sarebbe deciso per l’intero territorio greco. Alla conclusione di un conflitto difficile e sanguinoso le pretese italiane sul territorio nazionale greco potrebbero sembrare spropositate in negativo, poca cosa rispetto al peso dei morti. In effetti, terminata la guerra l’interesse per la penisola ellenica avrà subito una decisa botta di arresto, soppiantato, oltre che dai veti tedeschi, dalle eterne mire italiane nel resto della penisola balcanica. Gli stessi documenti designano da subito un posto di secondo piano all’occupazione della Grecia

61 Ministero degli Affari esteri, I Documenti diplomatici italiani, Nona serie: 1939-1943,

vol. VI (29 ottobre 1940-23 aprile 1941), pp. 893/894 doc. n. 956 “Il Ministro degli Esteri, Ciano al Capo del Governo, Mussolini”; pp. 903/904 doc. n. 967 ”Colloquio tra il Ministro degli Esteri del Reich, Ribbentrop e il Ministro degli Esteri, Ciano”.

In merito alle trattative dell’armistizio si veda anche Mario Cervi, Storia della guerra di Grecia, Bur, Milano 2000 [1986], pp. 248-262. Per una panoramica sulla situazione interna della Grecia all’alba dell’occupazione e alcune vicende riguardanti la costituzione del nuovo governo greco, si veda anche Lidia Santarelli, Guerra e occupazione italiana in Grecia 1940-1943, Firenze 21 marzo 205, European Univerity Institute, tesi di dottorato.

rispetto alle sorti delle restanti occupazioni balcaniche, decisioni ed iniziative riguardanti questo scacchiere occupano gli ultimi posti degli ordini del giorno che si susseguono in questa scomposta fase organizzativa conseguente all’armistizio. Più dura la posizione di Cavallero che, senza troppo vedere la situazione reale dei rapporti di forza instauratisi in Grecia, scrive nel suo diario:

26 aprile

[…] Ad ogni modo le mie direttive sono: chiedere la parità con i tedeschi in tutto; fare niente di definitivo; essere intransigenti sui materiali62.

Di fatto, strappata a forza la capitolazione ai greci e stabiliti gli interessi primari in questo paese, si veniva ad aprire una seconda fase di trattative con i tedeschi in merito al tipo di occupazione da effettuare63. Gli italiani premevano per una pura e semplice occupazione militare, in quanto la Grecia risultava paese sconfitto; i tedeschi tendevano, invece, ad assecondare la proposta greca avanzata tramite il generale Tsolakoglu, comandante dell’Armata dell’Epiro e della Macedonia, di formare un nuovo governo greco pronto ad attuare le condizioni stabilite dall’armistizio. La fine di aprile vede quindi una serie di incontri tra i delegati tedeschi ed italiani con i rappresentanti greci per stabilire definitivamente ciò che si sarebbe attuato in Grecia. A Salonicco, dove si tenevano questi incontri, giungono per l’Italia il generale Scuero ed il ministro Anfuso; per i tedeschi c’erano il plenipotenziario Benzler e il Maresciallo von List64;

62 Ugo Cavallero, Diario. 1940-1943, a cura di Giuseppe Bucciante, Ciarrapico

Editore, Roma 1984, cit. p. 170.

63 Il trattato di armistizio con la Grecia siglato il 23 aprile era stato firmato per l’Italia

dal generale Ferrero, per la Germania dal generale Jodl e dal generale Tsolakoglu per la Grecia.

per i greci Tsolakoglu ed altri generali65. Appare subito chiaro che il ruolo dei rappresentanti italiani sia abbastanza marginale rispetto alle possibili decisioni in merito al futuro della Grecia. Abbiamo già detto, infatti, come i due alleati vedessero assai diversamente la forma di occupazione da attuare, e come di fatto senza alcuna discussione preliminare si sia dato inizio all’applicazione delle intenzioni tedesche; tanto che quando Anfuso cerca di inserire nel Protocollo segreto, che Tsolakoglu avrebbe dovuto firmare quale garanzia di attuazione delle richieste dell’Asse, una clausola che garantisse le future acquisizioni già richieste dall’Italia, ottiene come risposta dal delegato tedesco un gentile ma secco no. I timori dei tedeschi a riguardo sono di natura politica, una decisione di smembramento potrebbe, infatti,

65Ministero degli Affari esteri, I Documenti diplomatici italiani, Nona serie: 1939-1943,

vol. VII (29 ottobre 1940-23 aprile 1941), pp. 17/18 doc. n. 17 “Il Capo di gabinetto, Anfuso al Ministro degli Esteri, Ciano”. Anfuso nelle sue memorie descrive così quest’incontro: “[…] Benzler, tutto affaccendato, con certe guance gonfie attraversate da cicatrici studentesche, aveva l’incarico di organizzare il nuovo Governo che finora pareva contasse solo un membro, Il Presidente. […] Benzler mi disse che doveva esserci stato un equivoco: non si trattava di occupare territori e non occorrevano militari: bisognava solo formare un governo e fargli accettare l’armistizio; l’occupazione sarebbe stata concordata più tardi, tra militari italiani e tedeschi, i quali, per ora erano inutili (si riferiva alla presenza del generale Scuero; n.d.a). […] Quando il greco si placò (Tsolakoglu n.d.a.), il generale Scuero, estrasse delle carte geografiche: gli era tornata la giusta fissazione delle zone di occupazione. […] Benzler e il greco divennero, allora, cattivi: <<avrete quello che volete>> dissero insieme <<ma non oggi! Facciamo intanto il Governo!>>.

Il Governo, non tutto però, era nella stanza da letto del console: dove Benzler l’avesse trovato, se gliel’avessero mandato da Berlino, se se lo fosse portato da Belgrado, l’avesse in serbo da alcuni anni, gliel’avessero fornito a Salonicco, non lo disse a nessuno. I membri del Governo erano cittadini greci di qualche nome, conosciuti personalmente o dal Presidente o dalle autorità tedesche: qualcuno aveva la moglie tedesca, o relazioni di affari o di studi con la Germania, qualche altro, anzi tutti, eran convinti di rendere un servizio al Paese, in più, forse, speravano, soffocate le prime, più urgenti ansie, che la cosa sarebbe durata.”; Filippo Anfuso, Roma Berlino Salò. (1936-1945), Garzanti, Milano 1950, pp. 209-210.

spaventare il nuovo capo del Governo ellenico. Cosa assolutamente vera in un contesto normale, ma palesemente poco plausibile in questa specifica situazione e con questi particolari attori. Si esplica così nero su bianco la subalternità italiana rispetto all’alleato anche in una zona, il Mediterraneo, e in un conflitto, da sempre dichiaratamente di pertinenza e interesse di Roma66. Non è un caso che Anfuso concluda la sua lettera con queste parole:

Ma è ormai evidente che le istruzioni di Berlino le quali sono riflesse da questi organi periferici civili e militari mirano a risparmiare i greci e a preservare quanto è possibile l’unità nazionale ed etnica. Mentre perciò mi sono permesso di esprimere delle riserve di carattere generale al Benzler, mi permetto subordinatamente di proporre che la eventuale questione delle nostre rivendicazioni territoriali venga da Voi trattata personalmente a Berlino contemporaneamente alla composizione del nuovo Governo67.

Sullo stato degli effettivi rapporti di forza tra i due alleati in questi giorni, si esprime anche un altro diplomatico italiano che si trova a Berlino. In merito alla sistemazione dei territori appena conquistati, e osserva:

Mercoledì 30 aprile [1941,n.d.a.]

[…] <<Bisogna che il Fuhrer ed il Duce si incontrino al più presto>>, risponde Alfieri. Questo degli incontri sembra, all’Ambasciatore, il toccasana di ogni male, mentre non si rileva che un un semplice palliativo. Bisognerebbe dar loro un contenuto. E’ proprio quello che non si riesce a fare.

66 Davide Rodogno, Il nuovo ordine Mediterraneo. Le politiche di occupazione

dell’Italia fascista in Europa (1940-1943), Bollati Boringhieri, Torino 2003, p. 56; Collotti, L’Europa nazista…, op. cit., p. 216 e 222.

67 Ministero degli Affari esteri, I Documenti diplomatici italiani, Nona serie: 1939-1943,

vol. VII (29 ottobre 1940-23 aprile 1941), pp. 17/18 doc. n. 17 “Il Capo di gabinetto, Anfuso al Ministro degli Esteri, Ciano”, cit. p. 18.

La Germania sta ora lavorando sott’acqua in Grecia ed in Croazia. Qui cerca di rivelarsi il <<buono>> che salva i croati dal <<cattivo>> (che saremmo noi). Là copre i greci di elogi eccitandoli nel risentimento contro di noi68.

Parallelamente a queste trattative i tedeschi continuavano la loro avanzata nel Peloponneso e nel resto della Grecia, mentre le truppe italiane restavano ben ancorate poco oltre i confini69. Confini tra l’altro presidiati da truppe tedesche che avevano il preciso ordine di non far passare gli italiani70. Questo preciso momento sancisce la fine definitiva della “guerra parallela” italiana, così vuole la storiografia e così vogliono i fatti. Tuttavia occorre fare un’ulteriore riflessione, perché in questo momento, a seguito del comportamento tedesco, che salva le apparenze con un duplice armistizio ma che di fatto si propone ai greci come unico vincitore, si sovverte quel particolare codice non scritto sancito dal primo conflitto mondiale, per il quale lo stesso Mussolini aveva deciso di entrare in guerra un anno prima, che è quello del “peso dei morti”. In Grecia non vi è nessun rapporto di biunivoca corrispondenza tra caduti e capacità di contrattazione, che è, invece, decisamente soppiantato dalla velocità del raggiungimento dell’obiettivo; un obiettivo che paradossalmente, anche se solo entro certi termini, è stabilito dal vinto e non dal vincitore. Chiariamo la situazione: l’intervento tedesco non è decisivo solo da un punto di vista militare, ma anche da quello psicologico; la supremazia tecnica germanica agisce sui greci ormai stremati tanto quanto il peso psicologico della potenza dimostrata su altri fronti. Su

68 Leonardo Simoni, Berlino ambasciata d’Italia. 1939-1943, Magliaresi editore in

Roma, Roma 1946. Cit. pp. 220-221. Leonardo Simoni è uno pseudonimo usato da questo giovane segretario di Legazione, che usa nel pubblicare il suo diario compilato con cadenza pressoché giornaliera nel periodo che va dal 1939 all’8 settembre 1943, mentre era in servizio a Berlino.

69 Nota con gli avanzamenti tedeschi, operazione creta + incidenti con le truppe

italiane cit. cervi

questa base è il futuro vinto che fornisce l’obiettivo al nuovo vincitore, scegliendolo tra i due contendenti a chi arrendersi. Al momento dell’armistizio, infatti, era in atto e quasi compiuto l’accerchiamento delle armate greche di Albania da parte i tedeschi e italiani; l’XI Armata era nella zona di Argirocastro, mentre alcuni reggimenti tedeschi stanno raggiungendo Larissa; gli italiani percorrono chilometri su chilometri a piedi aprendosi la strada con il fuoco, i tedeschi sfrecciano con i loro mezzi corazzati e trovano le truppe in procinto di sbandarsi. Il vinto sceglie il vincitore71.

A determinare il dominio tedesco e la supremazia sugli italiani concorrono, insieme ai veloci risultati militari, un riconoscimento di superiorità da parte dei vinti, mai prima così evidente tanto da rendere assolutamente trascurabile il “peso dei morti” di parte italiana. Se non fosse ancora chiaro, quello sancito da questa guerra è anche un modo diverso di potersi sedere al tavolo della trattativa, nel quale il caduto ha ormai un ruolo secondario, e semmai il numero elevato di morti più che riconoscere un diritto appare come un’incapacità di gestione della guerra e dei propri uomini e mezzi; a fronte di ciò è abbastanza evidente che il numero molto maggiore dei caduti italiani su questo fronte, rispetto a quelli tedeschi non offre alcuna garanzia di decisione rispetto al trattamento dei vinti. Per l’Italia così, non termina qui solo la guerra parallela ma un modo di pensare e di rapportare la politica alle azioni militari, andando di fatto ad aumentare il divario tra le due istituzioni; in particolare l’esercito si vede improvvisamente non più garantito dalle proprie istituzioni politiche di ricevere in cambio del sacrificio compiuto un congruo

71 Questo particolare stato di cose è stato evidenziato anche da Collotti come

conseguenza del ruolo di mediazione svolto dal governo tedesco in Grecia negli anni fra le due guerre, mediazione che si risolve ora con un ruolo di interlocutore privilegiato. Enzo Collotti, L’occupazione italiana in Grecia: problemi generali, in Annali 5. Studi e strumenti di storia contemporanea a cura di Gianni Rigo, Franco Angeli, Milano 2000, pp. 365-371.

numero di onori e ruoli, ma anche questo era probabilmente parte del prezzo da pagare per avere in larga misura accettato che le esigenze di un esercito in guerra passassero in secondo piano rispetto a quelle politiche. Basti ricordare, per ora, che nella tanto agognata Atene entrerà un solo reggimento italiano inquadrato all’interno della parata trionfale tedesca.

Muore così un credo nato dalle trincee del Piave, come spiega Cavallo, che vede la fede e il sacrificio sconfiggere l’oro, i valori economici; un credo di cui si era fatto portatore lo stesso Mussolini dimentico che in quella circostanza la fede era supportata da un progresso industriale e tecnologico mai sfiorato durante il secondo conflitto mondiale72.

72 Pietro Cavallo, Italiani in guerra. Sentimenti e immagini dal 1940 al 1943, Il Mulino,

Bologna 1977.

“Fede era disponibilità a credere, come avveniva in trincea, che la vita non potesse essere determinata unicamente da fattori economici, ma che invece il vero motore della storia era costituito da quelle forze etiche e morali che avevano permesso il Piave e la vittoria nel 1918”, cit. p. 123.

Per lo sviluppo tecnologico e industriale durante il secondo conflitto mondiale, vedi: Giorgio Rochat, Le guerre italiane 1935-1943. Dall’Impero d’Etiopia alla disfatta, Einaudi, Torino 2005.

Una situazione analoga, anche se con caratteristiche anche molto differenti, può essere intravvista nell’armistizio italiano del ’43. Se i greci trovandosi ormai allo stremo ed impossibilitati di organizzare un’ultima difesa di fronte all’avanzata tedesca e italiana in qualche modo cercano di non contrastare il reimbarco del corpo di spedizione inglese, perché così facendo potevano trattare un’eventuale resa, appunto “scegliendo” il proprio vincitore; allo stesso modo gli italiani nel ’43, impossibilitati a continuare la guerra scelgono il loro nuovo vincitore; a differenza dei greci però non hanno atteso che l’alleato di ieri lasciasse il suolo nazionale, ma al contrario lo hanno fatto entrare. Non deve stupire questo paragone, che potrebbe ad alcuni sembrare arduo, in quanto con l’armistizio il nuovo governo greco passa di fatto nello schieramento dell’Asse come governo collaborazionista. Situazione dimostrata anche dai numerosi bombardamenti Alleati sul suolo greco. Poco importa che vi sia un re greco in esilio e una resistenza interna ed esterna al paese che vede i nuovi padroni come dei semplici invasori da combattere, di fatto la

Una volta arresosi il generale Tsolakoglu, pur senza il consenso del suo superiore a capo dell’esercito, generale Papagos73, la Grecia si è trovata momentaneamente divisa in due, a nord le truppe che già consegnavano le armi, a sud il re ( a Creta dal 23 aprile), l’armata del Peloponneso e gli inglesi in procinto di reimbarcarsi. Il 29 parte dalla penisola l’ultimo convoglio inglese, mentre il 27 aprile i tedeschi già

situazione post armistiziale determina un cambiamento di campo del governo greco. Lo sdoppiamento delle nazioni è un fatto normale durante la seconda guerra mondiale, basti pensare alla Francia, al Belgio, alla Jugoslavia, all’Italia, in sostanza a tutte le nazioni che conoscono una resistenza all’occupante o addirittura si vedono governate da due autorità differenti. Queste situazioni richiedono tutte da parte dei vinti una scelta del vincitore, scelta che implica un coinvolgimento in prima persona della popolazione e dei suoi capi nelle nuove regole che verranno imposte. In questo modo, a differenza di una semplice occupazione militare, come vorrebbe l’Italia per la Grecia, in cui colpe, glorie e problemi sarebbero di sola competenza dell’occupante, queste vengono invece distribuite su ogni singolo abitante, rendendolo di fatto partecipe all’ordine nuovo nazista. La sconfitta del nazismo ha lasciato come principale eredità l’impossibilità materiale di riunire le nazioni non solo fisicamente ma materialmente. Ecco che il peso dei morti, di cui si è parlato, torna a variare non più e non solo in base alle perdite subite dai vincitori di oggi, ma anche da quelle subite dai vinti di ieri, intrecciandole inestricabilmente in un’unica grande e unitaria lotta al nazismo e fascismo di fatto assai più complessa. Il peso dei morti è sempre relativo come la loro paternità, quando dal campo di battaglia salgono alle aule della politica, ecco che contemporaneamente potrà esserci una Norimberga e una mancata Norimberga (si fa esplicito riferimento al caso italiano); un’epurazione e una mancata epurazione; chi paga e chi si ricicla; chi è nemico e allo stesso tempo alleato, e così via. Questi ossimori, a mio avviso generati anche dalla creazione di governi collaborazionisti da parte dell’Asse, danno luogo al paradosso più grande che è quello di una guerra combattuta in modo assoluto e non solo totale, che ha dato luogo ad una fine quasi sempre relativa.

73 Questo generale è autore di una monografia sulla guerra contro l’Italia,

pubblicata anche in italiano da Garzanti A. Papagos, La Grecia in guerra, Garzanti,

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