• Non ci sono risultati.

UNO SGUARDO ALLA GIUSTIZIA MILITARE DEI PRIMI MESI DI OCCUPAZIONE

Queste riflessioni non hanno pretesa di indagare sul carattere tecnico della giustizia militare italiana durante il secondo conflitto mondiale, per il quale si rimanda al lavoro di Giorgio Rochat231; non hanno nemmeno pretese di esaustività in merito al funzionamento della giustizia militare nell’XI° Armata, ma cercano di mettere in relazione, attraverso l’ottantina di sentenze prese in esame, l’impatto della guerra con gli intenti della politica di guerra in questo particolare territorio. Come fa notare Rochat nell’opera già citata, attraverso l’applicazione della giustizia militare è possibile valutare il grado di investimento di un sistema politico nello sforzo bellico intrapreso e la sua rispondenza eventuale o meno, nelle maglie della società militare. A quest’osservazione si vuole aggiungere come la giustizia militare segua, attraverso l’attribuzione di pene severe a determinati reati, un preciso schema che varia a seconda delle esigenze della politica di occupazione. Proprio per questo ci sembra significativo utilizzare questi concetti per cercare di capire, o per lo meno tentare, quale sia lo stato d’animo e gli intenti degli occupanti nelle prime fasi della penetrazione in territorio greco. Quest’analisi ci servirà per creare delle corrispondenze con quanto analizzato fino ad ora, ed in particolare inserirci, anche se ancora ad una certa distanza, nel rapporto tra quadri superiori e truppa subordinata.

In questa sede non saranno trattate le sentenze contro i civili, di cui però si fornirà un piccolo quadro d’insieme in un apposito paragrafo di questo capitolo.

Le 81 sentenze prese in esame, di cui si tracceranno le caratteristiche più avanti, riguardano, infatti, due dei momenti cardine delle vicende legate alla guerra di Grecia, ovvero la sua fine e il successivo inizio dell’occupazione. La fine delle ostilità e l’inizio di una nuova guerra determineranno i termini e i limiti di questa incursione nella giustizia militare, nella convinzione che anche e proprio nel cambiamento

231 Giorgio Rochat, Duecento sentenze nel bene e nel male. I tribunali militari nella

dell’uso della giustizia si possa ravvisare la diversa gestione degli uomini a seconda del tipo di guerra che l’esercito va’ ad affrontare.

Notizie dal fronte

Prima di iniziare l’analisi è necessario fare però un passo indietro, ovvero tornare alla guerra guerreggiata, quella che nel capitolo precedente abbiamo lasciato alla descrizione fotografica e che non è oggetto diretto della nostra ricerca. Questo ci permetterà di entrare nel clima del conflitto in modo da poter cogliere le differenze di approccio ai due momenti della guerra – guerra guerreggiata e guerra di occupazione – da parte di comandi e soldati, e come questi differenti approcci portino con sé reati, per così dire, peculiari.

Sono note le particolari vicende che hanno portato alla dichiarazione di guerra alla Grecia iniziata il 28 ottobre 1940; come sono noti il drammatico andamento del conflitto, le soventi ritirate, le perdite altissime, la pessima organizzazione dei rifornimenti, i numerosi cambi al comando del fronte durante i sei mesi di guerra (Visconti Prasca, Soddu, Cavallero)232, le condizioni di vita dei soldati233. Scrive proprio uno di loro:

232 Sebastiano Visconti Prasca, comandante delle truppe in Albania fino al

novembre 1940; sostituito dal generale Ubaldo Soddu, il 9 novembre; a fine dicembre dello stesso anno gli subentrerà Ugo Cavallero, già capo di stato maggiore generale dai primi di dicembre.

233 Una breve nota bibliografica sull’argomento: Mario Cervi, Storia della guerra di

Grecia. Ottobre 1940-aprile 1941, Bur, Milano 1986; Mario Montanari, La campagna di Grecia, Roma 1991; Giorgio Rochat, Le guerre italiane 1935-1943. Dall’impero d’Etiopia alla disfatta, Einaudi, Torino 2005; Lisa Bregantin, Fronte greco-albanese, in Gli italiani in guerra. Volume IV°, Tomo 2, a cura di Mario Isnenghi e Giulia Albanese, Utet, Torino 2008, pp. 187-195.

<<Ma non muoiono i grechi (sic) per il freddo?>> si chiedono i soldati mentre tentano di lubrificare con l’olio anticongelante i meccanismi delicati delle armi automatiche.

No, non muoiono perché i loro comandanti spediscono in quota solo qualche pattuglia in ispezione che poi torna giù a dormire nelle case o nelle tende riparate, attorno al fuoco; il grosso delle truppe è posizionato cinquecento metri più in basso di noi234.

Il conflitto italo-greco appare, per molti aspetti, molto lontano dalle novità tecniche e strategiche messe in campo dalla Germania dall’inizio della guerra mondiale, sia per la qualità degli armamenti impiegati che delle strategie messe in campo, che pur votate alle modernità – soprattutto per quanto riguarda l’esercito italiano – non sono all’atto pratico molto differenti dall’ultimo conflitto mondiale, di cui si continua a subire il mito235. Non è un caso che si riproponga qui una guerra, nonostante le velleità di “guerra lampo”, con un fronte pressoché statico, mosso dalle offensive greche che pur mettendo in seria difficoltà l’esercito italiano, finiscono per esaurirsi per la classica mancanza di mezzi e di uomini. Quasi una guerra già vista, dunque, tuttavia la disorganizzazione dei comandi e le difficoltà logistiche nell’approvvigionare il fronte, segnano o meglio segnalano problematiche più profonde legate agli obiettivi ultimi della guerra. Quest’aspetto è particolarmente importante ed ha carattere ambivalente. Da un lato, infatti, la decisione di attaccare la Grecia trova una sua logica nella dottrina del “nuovo ordine

234 Augusto Bianchi Rizzi, Albanaia. Un fascista esemplare, Mursia, Milano 2007, p. 64.

Questo romanzo è stato ricavato dal diario del tenente medico Antonio Bellei, dal figlio che lo riportato fedelmente con degli adattamenti stilistici finalizzati alla pubblicazione.

235 Mario Montanari, L’esercito italiano alla vigilia della seconda guerra mondiale,

mediterraneo”236; d’altro canto non si può ignorare come fin da subito l’attacco alla Grecia sia percepito anche come casuale e disorganizzato, ed in effetti in parte è così, visto che avviene con l’esercito in parte smobilitato ed un piano di attacco raffazzonato237. In realtà questa è un’ambivalenza che non si scioglierà mai perché legata in primis allo scollamento tra politica e apparati militari che solo in parte si risolve nell’onnipresenza ossessiva e confusionaria di Mussolini. La conseguenza più immediata di questo stato di cose è la crisi militare che si apre quasi subito al fronte, tanto che quando Cavallero238 assume anche il ruolo di Comandante superiore delle truppe in Albania, la situazione è così critica che c’è il rischio di un reimbarco delle truppe è veramente concreta. Il principale sforzo del nuovo Comandante sarà, per forza di cose, volto ad arginare la ritirata italiana, costruendo un”muro” dal quale partire per contrattaccare239. Una situazione di precarietà che non troverà sfogo nella grande offensiva di marzo, alla quale sarà presente Mussolini (9- 16 marzo 1941), che si arginerà una volta di più contro le difese greche, creando un nuovo stallo assai simile alla ben conosciuta

236 Enzo Collotti, L’Europa nazista. Il progetto di un nuovo ordine europeo (1939-

1945), Giunti, Firenze 2002; Davide Rodogno, Il nuovo ordine mediterraneo. Le politiche di occupazione dell’Italia fascista in Europa (1940-1943), Bollati Boringhieri, Torino 2003.

237 L’Italia sentiva la necessità di aprire un suo nuovo fronte, autonomo rispetto ai

tedeschi ed inaugurare così la sua “guerra parallela”. La Jugoslavia non si poteva toccare perché era passata momentaneamente all’Asse e sulla stessa vigeva il veto dei tedeschi; la Grecia in questa situazione veniva a rappresentare una possibilità di espansione militare e politica sulla quale vi erano degli interessi già in essere come nell’Egeo e in prospettiva come per le isole dello Jonio.

Per quanto riguarda la guerra parallela oltre ai già citati: Lucio Ceva, La condotta italiana della guerra. Cavallero e il Comando supremo 1941/1942, Feltrinelli, Milano 1975.

238 Ugo Cavallero, generale.

239 Cervi, Storia della guerra di Grecia…, op.cit.; Montanari, La campagna di

guerra di trincea, della quale però non si assumeranno mai fino in fondo la struttura logistica e le strategie belliche. Vale la pena riportare pochissime, ma efficaci, righe di Fusco :

Nelle prime ore pomeridiane del 9 marzo, sotto il controllo personale del dittatore, e col suo intervento diretto nel comando strategico, ebbe inizio la grande offensiva che durò fino al giorno 14, e che più tardi gli “storici” (sic) dello stato maggiore definirono “battaglia di logoramento”240.

Da questo punto di vista la guerra di Grecia appare come un momento di passaggio, mai veramente compiuto tra vecchio e nuovo, che a sua volta, quasi fosse una proprietà transitiva, si trasmette all’idea stessa di guerra, alla sua organizzazione, al soldato che la combatte. Una fase di transizione costante dovuta alla mai chiara e chiarita presenza di obiettivi definiti e stabili241, appesantita dall’eccessiva intraprendenza ed invadenza, mai veramente contrastate dagli apparati militari, di Mussolini; ma anche al rapporto poco definito con l’alleato tedesco, che spesso sconfina nella quasi completa sudditanza. Situazione che si complica di molto quando inizia l’offensiva tedesca contro i Balcani il 6 aprile242. La velocità con la quale, dopo questa data, si sbloccano le cose in Grecia, non pone solo fine alla guerra parallela italiana, ma inficia a priori quella che sarà l’occupazione del territorio greco, aggravando lo scollamento tra politica e politica militare, ambedue schiacciate e impotenti di

240 Gian Carlo Fusco, Guerra d’Albania, Feltrinelli, Milano 1961, p. 73.

241 Ricordiamo la disparità di forze tra obiettivi e traguardi; un’Armata a presidio di

una nazione sulla quale gli obiettivi di annessione diretta sono limitati ad alcune zone, e per il resto tutto sarà definito al termine del conflitto. Allo stesso modo questa stessa Armata è comunque insufficiente a presidiare un territorio così vasto. Anche gli obiettivi economici sono frustrati dalla presenza tedesca.

242 Naturalmente vi partecipano anche le truppe italiane, il problema resta sempre il

ruolo che si trovano ad assumere nei confronti dell’alleato. Sulle motivazioni dell’intervento tedesco vedi, tra gli altri: Gerhard Schreiber, La seconda guerra mondiale, Il Mulino, Bologna 2002, p. 57.

fronte al volere dell’alleato243. Scollamento quest’ultimo che non significa dissenso, ma incomprensione reciproca di finalità e mezzi attraverso i quali pervenire ad un obiettivo244. Coma abbiamo già avuto modo di analizzare nel capitolo precedente, quando il 23 aprile si giungerà alla resa dei greci anche all’Italia, la situazione è assai imbarazzante.

Riassumiamo brevemente gli scenari in cui si svolgono i primi atti della giustizia di occupazione.

In scena gli attori principali sono tre: i tedeschi, gli italiani e i greci; mancano gli inglesi che si stanno affrettando a lasciare la penisola. Il rifiuto greco di arrendersi agli italiani, dovuto al fatto che non si consideravano sconfitti da essi245, apre due scenari importanti, dei quali si potrà avere qualche avvisaglia anche nelle sentenze che verranno analizzate più avanti.

Il primo scenario è certamente dedicato agli alleati tedeschi e consiste nell’accelerazione di un processo di sudditanza nei loro confronti mai voluto e spesso osteggiato dai comandi militari italiani, come si vedrà nei capitoli successivi, ma che si traduce inesorabilmente in una realtà cruda sia al momento della resa dei greci che in quello successivo dell’occupazione del territorio246. Da

243 Vedi cap. “La penetrazione nel territorio”.

244 Basti ricordare il rifiuto di Grandi e Bottai ad assumersi il compito di governare la

Grecia, visto che non c’erano le premesse politiche e militari per avere una supremazia rispetto all’alleato germanico. Min. Affari Esteri, Documenti Diplomatici italiani, nona serie: 1939-1943, voll. VI e VII, Roma 1986-1987; Lidia Santarelli, Guerra e occupazione italiana in Grecia 1940-1943, Firenze marzo 2005, European Universsity Institute, Tesi di dottorato.

245 Sullo stato d’animo della popolazione greca si rimanda a Santarelli, Guerra e

occupazione…, op. cit.

246 Min. Affari Esteri, Documenti Diplomatici italiani, nona serie: 1939-1943, voll. VI e

VII, Roma 1986-1987. AUSSME, L-15, b. 27, fasc. 3 direttive ed ordini relativi all’occupazione del Peloponneso, 6 giugno 1941 - fonogramma - comando Div. Cagliari a comando 11° armata. Il presidio tedesco a Corinto non vuole cedere agli italiani i poteri politici e militari, sostenendo che non avevano ricevuto ordini a

fine aprile a quasi tutto giugno il principale teatro bellico per gli italiani in questo settore è rappresentato da una sorta di “guerra” contro i tedeschi nell’intento di non farsi sopraffare nelle decisioni relative al futuro della Grecia; “guerra” delle alte sfere, di cui i soldati attendono gli esiti ben fermi poco oltre i confini. L’altro scenario è chiaramente dato dal rapporto con la popolazione e il governo greci. In questo caso le cose sono molto più chiare in quanto la Grecia è paese sconfitto, ma per questo non meno difficili. Infatti all’insofferenza di un popolo battuto si deve aggiungere l’orgoglio e l’umiliazione di chi questa sconfitta non la ritiene giusta e reale. Scrive così, infatti, il gen. Pafundi comandante l’VIII° c.d.a, in un proclama che rivolge alle truppe il 26 maggio alla vigilia della penetrazione definitiva in territorio greco:

Andiamo a presidiare un paese che abbiamo vinto e nel quale, malgrado l’ambiente a noi ostile, dobbiamo imporre il rispetto al nome d’Italia con fermezza e correttezza di contegno.

[…] Mantenere sempre contegno corretto, rispettoso delle usanze locali, cortesia di modi sempre congiunta a fermezza ed energia di contegno verso chiunque manchi a noi di rispetto.

[…] Trasformare l’attuale odio verso di noi delle popolazioni greche in sentimento di stima, considerazione e ammirazione247.

Il documento continua con una serie di disposizioni che riguardano lo stile da avere, le uniformi, il saluto verso i superiori e così via, a dimostrazione dell’importanza data da tutti i comandi all’impatto con la popolazione, nell’intento di dimostrarsi superiori e degni non solo dei greci ma anche dei propri alleati. E’ l’espressione di un bisogno di

riguardo. AUSSME, L-15, b. 27, fasc. 2 Direttive ed ordini occupazione dell’Epiro; fasc. 4 Occupazione Eubea.

Vedi capitolo “La penetrazione nel territorio”.

247 AUSSME, L-15, b. 27, fasc. 3 direttive ed ordini relativi all’occupazione del

affermazione che partendo dall’interno – quasi un auto convincimento – vuole arrivare ad imporsi all’esterno nonostante le condizioni e il clima sociale molto sfavorevoli. Questo avrà un riflesso anche nella conduzione della giustizia.

L’incertezza della vittoria impedisce così la realizzazione in Grecia di un progetto di occupazione autonoma dall’alleato germanico, finendo per condizionare anche l’esercizio della giustizia, sia nei confronti dei civili greci che dei militari italiani. Attraverso questo istituto, infatti, si eserciteranno pressioni sulla popolazione, e si indirizzerà, o per lo meno si cercherà di farlo, lo “stile” dell’occupazione attraverso il controllo dei soldati. Questi condizionamenti sulla giustizia, che secondo la scala gerarchica dovrebbero essere esercitati dal comandante delle truppe, finiscono per tenere conto anche della presenza spesso indiretta e passiva dell’alleato in questo settore, quasi più che dei centri di poteri romani. Per capire cosa si intende per presenza indiretta basti ricordare le numerose citazioni riportate anche nel precedente capitolo in merito al costante confronto con l’alleato, fortemente sentito da tutta l’XI° Armata. In queste pagine ci limiteremo però ad osservare come la giustizia produca i sui giudizi adattandoli al mutare delle condizioni oggettive al momento del passaggio dalla “guerra guerreggiata” alla “guerra d’occupazione”.

Il tribunale dell’XI° Armata

Questo tribunale è stato costituito con il bando del duce del 9 novembre 1940 (gazzetta uff. 26 nov. 1940 n. 276); durante tutto il corso delle operazione belliche avrà sede a Valona. Non è un fatto di poco conto, perché la distanza dal fronte inibisce la tempestività di indagini e lavori, così come spesso l’impossibilità di accertare le

dinamiche di alcuni reati, primi tra tutti quelli di autolesionismo, come si vedrà più avanti, per i quali non sono trascurabili i casi di assoluzione per mancanza di prove.

Le prime sentenze emesse sono del gennaio del 1941. Il tribunale perciò inizia i suoi lavori con un discreto ritardo rispetto alle operazioni belliche, ritardo che faticherà a recuperare anche a causa del suo impiego per la regolazione della giustizia in ambito civile dopo l’occupazione. Dopo la fine delle operazioni segue l’Armata nell’occupazione del territorio greco, prima a Lepanto ed in fine ad Atene, dove avrà la sua sede definitiva. Qui assume la sua nuova denominazione di “Tribunale del Comando Superiore delle Forze Armate Grecia” 248. Con la nuova denominazione assume anche nuovi compiti nei confronti dei cittadini greci: “L’art. 1 del bando del 14 settembre 1941 (gazzetta uff. 19 sett. ’41 n. 222) stabilisce che il suddetto tribunale è competente a conoscere i reati soggetti alla giurisdizione militare di guerra commessi nel territorio della Grecia occidentale occupato dalle forze armate italiane.”249. Nel dicembre dello stesso anno la sua competenza territoriale verrà estesa alle zone dell’Eubea e delle isole Sporadi settentrionali250. Nel 1943, con i cambiamenti intercorsi ai vertici dell’XI° Armata251 e il suo passaggio alle dipendenze dell’O.B. Sudest, il tribunale tornerà alla sua denominazione originaria.

248 Le norme per la sua costituzione si trovano nell’art. 4 del bando del duce del 22

luglio 1941 (gazzetta uff. n. 179 del 31 luglio). Nel 1943 tornerà a riassumere la sua denominazione originaria di “Tribunale di guerra dell’XI° Armata”. Per seguire da vicino queste vicende si rimanda al capitolo “Problemi di moralità?”.

249 Resta in essere una magistratura ellenica, come segnala Rodogno, con

competenze limitate ai reati comuni che non rientrino nei reati di cui si occupa la giurisdizione militare. Rodogno, Il nuovo ordine, op. cit., p. 256.

250 Bando del 4 dicembre (gazzetta uff.13 dic. ’41 n. 293). Vedi anche capitolo “La

penetrazione del territorio”.

Con l’inizio dell’occupazione i giudici militari esercitano la giustizia anche nei confronti dei sudditi greci risiedenti nel territorio di competenza del tribunale, qualora i reati rientrino nell’ambito della giurisdizione militare, ciò a senso delle disposizioni contenute nel codice penale militare di guerra e dei vari BANDI252 emanati dal duce

252Elenco dei principali bandi emanati dall’autorità italiana d’occupazione:

1 Bando C.S. FF.AA. Grecia, 25 aprile 1941: detenzione o omessa consegna di armi; 2 Bando 29 aprile ’41: disposizioni penali dei territori greci occupati; amministrazione civile del territorio greco occupato dalle FF.AA. (Gazzetta Uff. 7 agosto 1941 n. 185 + gazzetta uff. del regno di Albania 26 agosto 1941 n. 128);

3 Bando del Duce 2 luglio ’41: amministrazione civile del territorio greco occupato dalle FF.AA. (Gazzetta Uff. 7 agosto 1941 n. 185 + gazzetta uff. del regno di Albania 26 agosto 1941 n. 128);

4 Bando 22 luglio 1941 C.S. FF.AA. Grecia: omessa consegna armi da guerra; 5 Bando 23 luglio 1941 C.S. FF.AA. Grecia: “Inosservanza al coprifuoco”;

6 Bando del duce 30 luglio 1941: amministrazione civile territori greci occupati; 7 Bando del duce 31 agosto 1941: sanzioni penali per l’inosservanza delle ordinanze emanate nei territori occupati (gazzetta uff. 9 settembre 1941 n. 213);

8 Bando del duce 12 novembre 1941: disposizioni in materia penale per le isole Joniche;

9 Bando C.S. FF.AA. Grecia 10 dicembre 1941: norme per l’oscuramento e disciplinamento circolazione durante lo stesso;

10 Bando del duce del 30 dicembre 1941: disposizioni penali per il territorio occupato. Disposizioni abrogate nel successivo bando del duce del 14 febbraio 1942;

11 Bando C.S. FF. AA. Grecia del 20 gennaio 1942 n.12: norme per la pesca marittima;

12 Bando C.S. FF.AA. Grecia 25 aprile 1942: norme per la repressione del delitto di sciopero;

13 Bando C.S. FF.AA. Grecia del 28 aprile 1942: norme penali per il territorio greco; 14 Bando C.S. FF.AA. Grecia del 13 giugno 1942: divieto di commercio e obbligo di denuncia di fili e cavi telefonici e telegrafici;

15 Bando C.S. FF.AA. Grecia del 20 agosto 1942: modifica bando del 20 gennaio; 16 Bando C.S. FF.AA. Grecia del 24 agosto 1942 norme da applicare in caso di dichiarazione dello stato di emergenza;

17 Bando C.S. FF.AA. Grecia del 15 novembre 1942 n. 18: aumento pene pecuniarie dei bandi precedenti;

o dal Comandante Superiore delle Forze Armate dislocate in Grecia durante il periodo in cui questo territorio è stato occupato dalle truppe italiane. Tra le autorità dell’occupazione, in questo caso il Plenipotenziario italiano, Pellegrino Ghigi e il Comandante Superiore, Carlo Geloso, solo quest’ultimo aveva la facoltà di emanare Bandi aventi vigore di legge in territorio occupato253. Naturalmente il tribunale del Comando Superiore delle FF. AA. Grecia non era l’unico a funzionare in territorio ellenico, gli altri tribunali militari italiani in funzione in questo settore d’occupazione sono: il TRIBUNALE MILITARE DI GUERRA FF.AA. GRECIA IN ATENE; il TRIBUNALE MILITARE DI GUERRA

Documenti correlati