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Vinti, oppressi, scomparsi: genealogie

5.4 Per concludere

La poesia fortiniana successiva a Una volta per sempre segue un’evidente parabola evolutiva, che è connessa al progetto ordinativo dell’autore. Questo, concepito a dimostrazione della propria derivazione bellica, sembra orientato ad attestare la maturità poetica delle ultime tre raccolte, raggiunta attraverso persistenti dialoghi con la Storia. Si parte da Questo muro, ove la presenza storica, che ancora risente delle manomissioni sulle raccolte antecedenti, costituisce nulla di più di un sostrato poetico. Essa appare saltuariamente, evocata da “spie” onomastiche o geografiche, che non sono quasi mai centrali nella composizione. Tale sostrato o sottofondo coincide quasi del tutto con la scenografia dei Paesi allegorici, e riguarda prevalentemente la Storia del Novecento. In Paesaggio con serpente la Storia riprende invece tutta la sua centralità, com’è segnalato in primis dalla rinnovata dignità dell’elemento-data: poesia e storiografia si compenetrano, ma la loro completa fusione risulta essere ancora problematica, come dimostra il fatto che le date mantengono una posizione di esternalità rispetto al verso. Accanto alle date, una varietà considerevole di ambienti e personaggi contribuisce alla percezione di una raccolta interfacciata alla Storia; che non è più solo quella del Novecento, ma si apre al passato, in particolare al diciassettesimo secolo. Infine, Composita solvantur supera, possiamo dire, il momento storico: lo astrae, rendendone evidenti le valenze universali. Storia e Poesia finiscono per intrecciarsi in maniera definitiva, ma non per questo cessano di mostrare il proprio reciproco vincolo dialettico, che viene anzi posto in enfasi dalle principali scelte strutturali. La poesia storiografia di Fortini conclude identificandosi in quella che è la sua più importante e preziosa cifra stilistica: l’allegoria.

Parallelamente alla Storia, nelle tre raccolte muta anche il rapporto con i vinti. La poesia fortiniana si rivolge a queste realtà sin dagli esordi, in maniera del tutto spontanea; ciò si coniuga ben presto alle sue posizioni politiche, e alla personale visione dell’impegno letterario. Dalle rappresentazioni di massa, eredi dell’ideologia comunista, il poeta perviene gradualmente a considerare il singolo: l’individuo oppresso e sconosciuto, che vive l’eterna, impari lotta contro le leggi storiche. Anche questo interesse e la sua trasformazione sembrano incanalati nel progetto ordinativo del poeta-intellettuale, ai fini di ribadire la propria genesi – e maturazione – all’insegna della Storia. Fino alla fine degli anni Sessanta, le rappresentazioni degli scomparsi risentono ancora dell’influenza del credo comunista: in Questo muro si legge soprattutto di masse, di anonime folle.

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Inizia però a comparire qualche singolo nome di vinto, anche se di personaggi perlopiù noti, non esattamente “dimenticati”. In Paesaggio con serpente è perfettamente osservabile la tensione in atto verso il raggiungimento di una storiografia individuale. Coesistono rappresentazioni collettive e singole; queste ultime iniziano a preferire nomi sconosciuti, individui obliati. Non mancano allegorie (il serpente e le sue vittime) che preludono alla raccolta terminale. In questa, le collettività appaiono solamente in campo allegorico, oppure nella sezione delle Sette canzonette, territorio mediano tra la storiografia e l’allegoria. Ma sia tra le figure naturali, che nelle poche composizioni più direttamente storiografiche, è decisamente privilegiato il rapporto con il singolo. Nell’ultimo Fortini è cantato l’individuo contrapposto e sconfitto dalla Storia; ciascuna singolarità è però in grado di gettare barlumi di significato su di noi, sul presente, sulla storia universale. Ciascuna sconfitta acquista un valore radiante: è questa la vera e più autentica rivincita che il poeta è in grado di restituire.

Possiamo concludere affermando che l’immagine che Fortini intende trasmettere di sé, nella fase poetica più matura, è quella di un autore nato e cresciuto in dialogo con la Storia; che solo alla fine della carriera giunge a includerla nei propri versi, a creare un tutt’uno tra essa e la poesia. Ma è anche quella di un intellettuale sempre più controcorrente, a cominciare dalle posizioni politiche, che si rispecchiano nelle scelte poetiche. Sentendosi ormai irrimediabilmente disgiunto dalla linea della sinistra ufficiale, egli ricerca soluzioni personali, attuandole prima di tutto nei propri versi. Insiste inoltre nel ribadire la necessità dell’impegno, anche quando l’ambiente culturale coevo ne propugna l’inutilità. E lo fa tentando l’impossibile: rivolgendosi ai dimenticati ad uno ad uno, scavando nelle latebre della Storia per riportare alla luce singolarità sepolte. Con esse, Fortini sembra intrecciare rapporti sempre più personali, quasi paterni. Sono scelte non semplici e di non facile realizzazione: contrastare la Storia è qualcosa di titanico, e sempre destinato alla sconfitta. La poesia degli ultimi anni, con la spasmodica ricerca dei piccoli di ogni tempo, sembra consumarlo lentamente, assieme alla malattia:

Ecco scrivo, cari piccoli. Non ho tendine né osso che non dica in nota acuta: «Più non posso».

Grande fosforo imperiale, fanne cenere.425

Ma forse, in questa tensione così dolorosa verso l’individuo, è da leggersi anche un certo desiderio personale: quello di trovare a sua volta una compensazione, memoria e accoglienza tra le generazioni future.

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Bibliografia

I. Opere di Franco Fortini

F. Fortini, Composita solvantur, con uno scritto di P. V. Mengaldo, Il Saggiatore, Milano 2015 F. Fortini, Dieci inverni (1947-1957). Contributi ad un discorso socialista, Feltrinelli, Milano 1957 F. Fortini, I destini generali, ed. Sciascia, Caltanissetta-Roma 1956

F. Fortini, L’ospite ingrato primo e secondo, Marietti, Casale Monferrato 1985 F. Fortini, Poesie inedite, a cura di P. V. Mengaldo, Einaudi, Torino 1995

F. Fortini, Questioni di frontiera. Scritti di politica e di letteratura 1965-1977, Einaudi, Torino 1977

F. Fortini, Tutte le poesie, a cura di L. Lenzini, Oscar Mondadori, Milano 2015

II. Contributi critici su Franco Fortini