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DIPENDENTI del SSN ANNO

PER FARMACIA COMPLESSIVE PRIVATE PUBBLICHE

VALLE D'AOSTA 49 42 7 127.065 2.593 PIEMONTE 1.536 1.432 104 4.432.571 2.886 LIGURIA 593 570 23 1.615.064 2.724 LOMBARDIA 2.782 2.357 425 9.742.676 3.502 VENETO 1.316 1.211 105 4.885.548 3.712 BOLZANO 118 118 0 498.857 4.228

FRIULI-V.GIULIA 366 345 21 1.230.936 3.363 EMILIA-ROMAGNA 1.230 1.028 202 4.337.979 3.527 MARCHE 493 419 74 1.569.578 3.184 TOSCANA 1.109 889 220 3.707.818 3.343 LAZIO 1.474 1.321 153 5.626.710 3.817 ABRUZZO 501 468 33 1.334.675 2.664 UMBRIA 269 218 51 894.222 3.324 MOLISE 168 164 4 320.795 1.909 CAMPANIA 1.606 1.556 50 5.812.962 3.620 PUGLIA 1.097 1.071 26 4.079.702 3.719 BASILICATA 204 201 3 590.601 2.895 CALABRIA 760 759 1 2.008.709 2.643 SICILIA 1.419 1.407 12 5.037.799 3.550 SARDEGNA 541 532 9 1.671.001 3.089 Totale nazionale 17.796 16.246 1.550 60.045.068 3.374

Tabella n. 13 - Fonte: Dati Federfarma 2009

Per quanto riguarda la farmaceutica, inoltre, un elemento importante da tenere presente è che l’unica istituzione dell’Unione Europa con competenze riconosciute dagli Stati membri è proprio in questo settore ed è rappresentata dall’ Emea, l’ufficio di brevettazione dei farmaci [Buttura 2006].

2.7 - Le maggiori difficoltà del SSN

Pur con tutti i meriti che abbiamo visto, il SSN riscontra alcune difficoltà oggettive, relative essenzialmente 1) al periodo generale di crisi finanziaria – che sta evidenziando ulteriormente le disfunzioni, gli sprechi ed i costi, in una parola l’inadeguatezza, del nostro sistema di sicurezza sociale – [Libro Bianco Ministero della Salute, 2008]; 2) allo specifico funzionamento regolativo della società del nostro Paese (illegalità e differenze regionali) 3) al processo di medicalizzazione della salute in corso in tutti gli stati democratici evoluti ed alla conseguente difficoltà di contenere

la spesa sanitaria e garantire l’appropriatezza delle cure. Partiamo proprio da quest’ultimo. La crescita della cultura medico salutistica, indotta dall’aumento dell’istruzione e della divulgazione della scienza medica, nonché i progressi di quest’ultima e quelli dell’innovazione tecnologica, hanno prodotto cittadini sempre più critici e consapevoli, i quali hanno progressivamente aumentato la loro richiesta di sanità di qualità, sia sul proprio territorio, che altrove [Rapporto Meridiana Osserva salute], op. cit.) con un ricorso sempre più frequente alla sanità e alle sue istituzioni. Questa evoluzione ha però trascinato i sistemi sanitari evoluti, compreso quindi quello italiano, in una situazione paradossale che vede, da un lato l’aumento considerevole delle aspettative sanitarie del paziente, dall’altro un vincolo economico sempre più ristretto che tenta di limitare la spesa. Spesa costantemente cresciuta negli anni anche per la crescente regolazione pubblica della sanità che ha causato numerose forme perverse di incentivazione a consumatori, fornitori di prestazioni e finanziatori [Ferrera 2006]. Tale situazione è tutt’altro che facile da risolvere, in quanto, il personale sanitario per tutelare la sua professionalità è indotto a ricorrere troppo spesso a ricoveri o a esami sofisticati sia in fase di prevenzione che di diagnosi e cura comportando, di conseguenza, un’inappropriatezza di ricoveri ed esami, con conseguente aumento fuori controllo della spesa. Il SSN è nato cioè con un vizio di origine: un impegno ‘’aperto’’ da parte dello Stato [ivi], che progressivamente ha creato problemi sul piano finanziario. Si pensi che ‘’… dal 1998 al 2007 la

spesa sanitaria pubblica passa da un’incidenza del 5,5% sul Pil a una del 7% con un incremento reale (depurato cioè da effetti inflattivi) del 46,1%...’’ [Vicarelli, 2011, 90]. L’inappropriatezza

delle cure, dettata soprattutto da una medicina di tipo difensivo, diventa così uno dei maggiori problemi del SSN. Soprattutto al Sud, dove le risorse sanitarie diventano più strumento di sussidio occupazione e sociale che strumento di tutela del diritto alla salute.

<<L'inappropriatezza delle cure – dice in un’intervista su La Repubblica [del 23-01-2009] Paolo Cornaglia Ferraris, pediatra oncoematologo, autore dei libri best seller “Camici & Pigiami” e “La Casta Bianca” - è il male della sanità pubblica e di quella convenzionata. Le degenze durano il doppio o il triplo del necessario, gli esami diagnostici vanno a tutto spiano ed i controlli sono inesistenti. I paurosi deficit della sanità siciliana e calabrese sono dovuti anche al fatto che il controllore è corrotto, e non ferma il sistema vizioso. Il problema non solo al sud. In Lombardia per esempio vi è un numero di cardiochirurgie uguale a quello dell'intera Francia. La spesa forte poi delle regioni del sud è anche per l'emigrazione sanitaria. Ma il problema principale resta l'inappropriatezza. Esempio: un bimbo cade dalla bicicletta; subito la tac, perché domani i genitori potrebbero fare causa>>. Dello stesso avviso l’allora sottosegretario del governo alla salute Ferruccio Fazio (poi ministro) che ad un giornalista de La Repubblica [del 11-02-2009 edizione di Palermo] ha dichiarato : <<I ricoveri inutili costano 600 euro al giorno, e il 40% degli antibiotici

viene prescritto per un uso inappropriato. Molti esami radiologici sono inappropriati, fatti più per paura che per reale necessità>>. Probabilmente tra le conseguenze negative di questa inappropriatezza si possono annoverare anche le ben 148 strutture sanitarie sul territorio, rimaste incompiute (Rapporto Istat 2010). A questa incapacità di fornire appropriate prestazioni sanitarie corrisponde una delle maggiori difficoltà del SSN, ossia quella di non riuscire a rispettare i tetti di spesa. Di questo ne risente ovviamente l’efficacia e l’efficienza di tutta la gestione, nonché l’economia del Paese, dal momento che la spesa sanitaria incide significativamente sul Pil. Anche se, ad onor del vero, c’è da aggiungere alcune considerazioni al riguardo. La prima è che se è vero che la sanità rappresenta una voce di spesa importante per i conti dello Stato, è anche vero che, come dimostrato da molteplici studi e teorie, la sanità comporta anche crescita economica [Rapporto Meridiana Osserva Salute 2010] dunque fa spendere molto, ma molto fa tornare in termini economici e di sviluppo. Secondo: i dati dimostrano che il problema del nostro Servizio Sanitario non è quello di una spesa sanitaria eccessiva, bensì di una spesa moderata in uno Stato con una spesa pubblica generale complessivamente troppo alta [Mingardi, Pellissero, 2010]. Infine, la spesa sanitaria italiana è comunque in linea con quella degli altri paesi europei. Il problema risiede più che altro nel fatto che, a fronte di un aumento della spesa sanitaria (aumentata di addirittura il 15% nel periodo compreso tra il 2001 e il 2004) [Ferrera 2006, p. 183] non si è registrato, nel contempo, un aumento dello sviluppo economico. Per questi motivi, si stanno portando avanti politiche economiche e strategie aziendali di razionalizzazione delle risorse e contenimento della spesa sanitaria, identificabili in tre categorie principali: 1). Razionamento dei servizi sanitari; 2) misure restrittive dell’offerta sanitaria; 3) managerializzazione della produzione sanitaria [ibidem]. Per quanto riguarda il razionamento dei servizi sanitari, la tabella che segue (n. 14) contribuisce a dare l’idea di come si sia tentato di ridimensionare negli anni il SSN, in quanto mostra l’evoluzione del numero di Aziende sanitarie su divisione regionale.

Tabella n. 14 - Fonte OASI e elaborazioni OASI su dati Ministero della Salute

Come si può notare, in alcune regioni, con la trasformazione in ASP (ossia Aziende Sanitarie Provinciali) le Aziende Sanitarie Locali sono state notevolmente ridotte, passando complessivamente in Italia, da 228 a 146, ossia circa la metà. Questa riduzione delle ASL, ha

Evoluzione nel numero di ASL e AO in Italia

ASL AO

Numero al

31/12/1995 Numero al30/06/2010 Numero al31/12/1995 30/06/2010Numero al

Piemonte 22 13 7 8 Valle d’Aosta 1 1 - - Lombardia 44 15 16 29 Prov. Bolzano 4 1 - - Prov. Trento 1 1 - - Veneto 22 21 2 2 Friuli V. G. 6 6 3 3 Liguria 5 5 3 1 Emilia Romagna 13 11 5 5 Toscana 12 12 4 4 Umbria 5 4 2 2 Marche 13 1 3 2 Lazio 12 12 3 5 Abruzzo 6 4 - - Molise 4 1 - - Campania 13 7 7 8 Puglia 12 6 4 2 Basilicata 5 2 1 1 Calabria 11 6 4 4 Sicilia 9 9 16 5 Sardegna 8 8 1 1 ITALIA 228 146 81 82

comportato un aumento in alcuni casi delle AO, che sono passate in generale in Italia da 81 a 82. Si è dunque voluto modificare l’assetto territoriale della sanità nazionale proprio perché la relativa spesa arriva perfino a costituire il 75% - 80% circa dei bilanci regionali [Quaderno CERM 2009]. Per quanto riguarda, invece, le misure restrittive dell’offerta sanitaria un esempio è costituito dal ticket.

2.8 - Il SSN riflette l’assetto socio – politico del Paese.

Abbiamo detto sopra che le difficoltà del SSN si possono ascrivere a tre grandi categorie. Quelle dovute al contesto di crisi finanziaria generale; quelle dovute al particolare assetto socio- politico del nostro Paese; quelle dovute al processo di medicalizzazione della salute. In merito alle difficoltà derivanti dall’assetto socio politico del nostro Paese, le principali sono prevalentemente tre: il netto divario di prestazioni e servizi offerti tra le due macro regioni del Paese (nord e sud), i fenomeni di corruzione ed illegalità che purtroppo non risparmiano, anzi pervadono, il SSN, al sud quanto al nord; la lottizzazione politica della sanità. Partiamo dai divari regionali. Tutti i rapporti socio economici analizzati dipingono un’Italia spaccata tra nord e sud, a livello di spesa e a livello di funzionamento del sistema sanitario e di qualità delle prestazioni. Per quanto riguarda la spesa, si pensi che, in riferimento alle Regioni a statuto ordinario la spesa regionale presenta un livello più basso del 3,7% nel Mezzogiorno rispetto al Centro Nord [Rapporto SVIMEZ 2009]. Tale divario nella redistribuzione delle risorse è dovuto, come abbiamo detto all’inizio, da un sistema di finanziamento che favorisce le regioni settentrionali perché con una percentuale di anziani e di popolazione maggiore. La spesa pro capite annua a livello ragionale varia infatti dai 1.967 euro per abitante che si spendono in provincia di Bolzano e le 1.306 euro che si spendono in Calabria (Rapporto Meridiana Salute 2010). La tabella che segue (n. 15) mostra riporta la spesa pro‐capite di parte corrente delle Regioni, in Euro costanti del 2000 e come media sul periodo 1997‐2006:

Regione