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Percezione della società nei confronti degli immigrati

Capitolo 3: DOMESTICHE STRANIERE E LAVORO RIPRODUTTIVO

3.4. INSERIMENTO DELLE MIGRANTI NELLA SOCIETÀ E NELLA FAMIGLIA

3.4.2. Percezione della società nei confronti degli immigrati

Dopo l’analisi delle attività delle donne qatarine e delle loro domestiche all’interno della società, è necessario capire la loro percezione nei confronti degli immigrati per spiegare l’atteggiamento contraddittorio dei qatarini verso questi ultimi, dal momento che ne hanno bisogno per la cura della casa, ma al tempo stesso li credono una minaccia per il mantenimento della loro cultura.

Infatti, se gli immigrati portano da un lato la forza lavoro necessaria al paese per essere competitivo economicamente, dall’altra portano con sé anche una serie di valori, culture e tradizioni totalmente diverse da quelle qatarine. Come sottolineato dal piano del Qatar

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vecchio e il nuovo stile di vita. Di conseguenza, nel QNV 2030 il Qatar ha enfatizzato l’impegno delle autorità a bilanciare le conseguenze dell’altissima presenza di immigrati nel paese “nei termini di diritti culturali, alloggi e necessità di servizi pubblici, così come nel potenziale impatto negativo sull’identità nazionale, a dispetto dei benefici economici attesi crescenti grazie all’aumento del numero di lavoratori stranieri sulla forza lavoro totale” (General Secretariat for Development Planning, 2008, p. 3-4).23

Per poter analizzare e capire l’attitudine dei cittadini nei confronti degli immigrati, bisogna prendere in considerazione vari fattori chiave che vengono divisi in economici e non-economici: i primi sono lo stato dell’economia, del commercio, degli investimenti stranieri e gli effetti della migrazione sulla distribuzione delle entrate; mentre i fattori non economici includono culture, valori, capitale umano, affiliazioni politiche, integrazione sociale, e sicurezza (Rustenbach, 2010). Per quanto riguarda i fattori economici, sono causa di attitudine negativa verso gli immigrati quando vi è, tra essi e i cittadini, competizione nel mercato lavorativo. Questo accade nel caso in cui entrambe le categorie abbiano la stessa competenza sul mercato (alta competenza o bassa competenza) e di conseguenza si facciano concorrenza tra di loro; in questo caso la popolazione locale vedrebbe gli immigrati come “usurpatori” dei loro posti di lavoro (Facchini & Mayda, 2008). Risulta inoltre che in generale i nazionali con un alto livello di educazione e di entrate, che possiedono in media anche competenze molto sviluppate, sono più propensi all’accogliere benevolmente gli immigrati e ad essere più tolleranti per le etnie diverse (Hainmueller & J. Hiscox, 2010); ma anche un cambiamento delle tasse che determini una variazione del patrimonio dei cittadini con competenze sia alte che basse, può influire nel modo di vedere l’immigrazione da parte loro (Facchini & Mayda, 2008).

Per quanto invece riguarda i fattori non-economici, sembra che se ci sia una similitudine a livello culturale sia molto più semplice per i nazionali avere una buona considerazione degli immigrati (Pettigrew, 1998). La combinazione di tutti questi fattori contribuisce a determinare la visione della società nazionale verso gli immigrati.

23 Trad. personale dalla versione originale in inglese: “[...] in terms of their cultural rights, housing and public service needs, as well as the potential negative impact on national identity, against the anticipated economic benefits that accrue from an increase in the numbers of foreign workers in the total labor force”.

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Applicando la teoria alla società qatarina, possiamo notare come i lavori che hanno poca competenza siano considerati come determinanti per un basso status sociale: come detto nel secondo capitolo, i qatarini sono impiegati nella quasi totalità in lavori nel settore pubblico e lasciano i lavori pesanti del privato (come maids, operai, autisti, etc.) agli immigrati. Il loro lavoro è perciò ciò che definisce il loro status sociale e rende onore alla famiglia. Come sostiene Shaham, “molte occupazioni nel settore dei servizi, come l’autista, il maggiordomo, e in particolare i lavoratori domestici (tra cui cuochi, nannies e donne delle pulizie), sono considerate ambito degli stranieri meno rispettati e, perciò, non hanno attrattiva per i nazionali”24 (Shaham, 2008, p. 2).

La bassa percezione che si ha di questi tipi di lavori, e la loro inadeguatezza per la gente locale, è stata mostrata in maniera significativa nel 2012. Un’agenzia di reclutamento ha pubblicato su un noto giornale locale una pubblicità in cui annunciava di cercare donne qatarine che lavorassero come maids. Inutile dire che l’annuncio ha creato non poco stupore nelle famiglie locali che hanno accusato l’agenzia di avere umiliato ed insultato la società qatarina e le sue donne, e che hanno richiesto al governo il ritiro della licenza a quella compagnia (Doha News Team, 2012). Anche il trattamento che spesso subiscono le domestiche all’arrivo in Qatar, e il sistema di entrata attraverso sponsorship, agenzie e visti dei vari governi ed ambasciate, come osservato in precedenza, denota il trattare come “merce” questo tipo di lavoratori con scarse competenze e provenienti in maggioranza dal sud-est asiatico, pur non essendo i due gruppi in concorrenza per lo stesso mercato lavorativo.

Lo stesso discorso si potrebbe fare anche con gli immigrati con alte competenze lavorative che sono, per la maggior parte, impiegati da imprese private che, come abbiamo visto, non riflettono l’ideale lavorativo dei qatarini che auspicano invece ad un posto nel settore pubblico.

24 Trad. personale dall’originale in inglese: “Many occupations in the services sector, such as taxi drivers, food service clerks, and particularly household workers (including cooks, nannies and cleaners) are considered the terrain of less respected foreigners and are therefore unattractive for nationals”.

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Tabella 3.7: ATTITUDINE DEI QATARINI VERSO IL NUMERO DI STRANIERI IMMIGRATI IN BASE ALLE COMPETENZE (%, 2012)

RISPOSTA* IMMIGRATI CON ALTE COMPETENZE (%)

IMMIGRATI CON BASSE COMPETENZE

(%)

UNIONE DEI DUE GRUPPI (%)

Crescita 7.5% 5.8% 6.7%

Situazione stabile 35.4% 25.8% 30.6%

Decrescita 57.1% 68.4% 62.7%

Note: * Risposta alla domanda: “Credi che il numero di nuovi migranti ad alta/bassa competenza accettati dallo stato dovrebbe crescere, restare più o meno uguale o diminuire?”

Fonte: (Diop, Tessler, Trung Le, Al-Emadi, & Howell, 2012)

Dall’inchiesta del 2012 (tabella 3.7), possiamo notare come la maggior parte dei cittadini crede che il numero di immigrati con basse competenze, come le housemaids, sia eccessivo (68.4%). Il 25.8% vorrebbe che rimanesse un numero stabile, mentre solo il 5.8 % crede che debbano essere reclutati più stranieri per la bassa manovalanza.

Da questi studi, si è scoperto che la maggior parte della popolazione qatarina vede negativamente gli immigrati di questo tipo non per fattori di concorrenza economica, ma per fattori culturali: infatti la maggioranza delle persone con una visione negativa di questa parte della popolazione proveniva da famiglie con figli al di sotto dei 18 anni (Diop, Tessler, Trung Le, Al-Emadi, & Howell, 2012). Il motivo è semplice: i figli, ancora piccoli, vivono a stretto contatto col personale domestico presente in casa, dalle

housemaids agli autisti, e si ha perciò paura che questo contatto con altre culture possa

portare negli anni alla perdita dell’identità nazionale, oppure, ad uno stile di vita dei figli e delle nuove generazioni non conforme alla morale famigliare e alle tradizioni.

A conferma di ciò, un mio amico qatarino Y.L., che vive in una villa con tutta la sua famiglia e con una sorella che ha marito e figli, sostiene che “le maids all’interno delle famiglie qatarine si prendono generalmente cura dei figli fino a che questi non vanno a scuola. Dall’inizio dell’età scolastica primaria, la madre segue maggiormente i figli e li educa alle tradizioni anche se spesso le domestiche continuano ad essere una figura importante nella loro crescita”.25 La madre perciò sembra avere paura del contatto che si

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può creare tra il figlio ed una differente cultura a partire dall’età in cui inizia ad apprendere e a capire cosa accade attorno a lui.

Contrariamente ai dati visti fino ad ora, però, l’agenzia statistica Gallup ha sviluppato un’inchiesta, divisa per paese, chiedendo alla popolazione locale cosa ne pensasse dell’immigrazione nel loro stato, senza attuare la divisione tra alte e basse competenze. I risultati sono sorprendenti: in Qatar quasi il 50% delle persone intervistate ha affermato di essere favorevole all’immigrazione nel proprio paese, contro il 16% che vede questi flussi in maniera negativa. Rispetto agli altri paesi, il Qatar è risultato essere lo stato con la maggior parte di cittadini con una visione favorevole dell’immigrazione all’interno dei paesi del Golfo (Gallup, 2015).