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1. La sostenibilità ambientale come vantaggio competitivo per le imprese

1.5 Perché incentivi fiscali alla sostenibilità ambientale?

Poiché è evidente che le imprese siano incentivate ad agire in maniera sostenibile autonomamente pare dunque inevitabile chiedersi se sono realmente necessari gli incentivi fiscali in questo tema. In altre parole, dal momento che adottare comportamenti sostenibili determina la creazione di un vantaggio competitivo per le organizzazioni, non sembrerebbe necessario che lo Stato si indebiti ulteriormente per agevolare quelle imprese che in futuro si adegueranno in maniera autonoma.

Bisogna però considerare da un lato i grandi obiettivi che ha lo Stato Italiano davanti, ovvero quello di abbattere l’inquinamento e raggiungere una perfetta sostenibilità ambientale nonché di rispettare l’Agenda2030, dall’altro l’effettivo ritorno delle singole imprese.

Infatti, le imprese che si interfacciano direttamente con il consumatore finale sono invogliate ad adottare strategie di responsabilità sociale, in quanto questo genererà un ritorno in termini di immagine e reputazione e quindi aumenterà la fiducia del cliente. Se l’investimento effettuato è comunicato ai portatori d’interesse in maniera efficace e se, nell’insieme, le misure adottate sono coerenti tra loro e con la vision aziendale, questo ovviamente determinerà sia un diretto aumento delle vendite (maggiore propensione all’acquisto da parte dei consumatori), sia un aumento del valore della società (anche in termini puramente economici, aumenta il prezzo del titolo azionario).

“Oggi la redditività d’impresa non può essere più l’unico parametro per ricavare un giudizio uniforme dell’impresa: l’immagine di essa è ormai legata alla reputazione che influenza direttamente il ritorno agli azionisti.” (Felici, 2005) 51

Tuttavia bisogna considerare che il ritorno economico di questi investimenti avviene generalmente nel Medio-Lungo periodo, il che non è accettabile per molte realtà dove si richiedono risultati istantanei.

Si pensi ad esempio alle piccole realtà delle PMI italiane, imprese con meno di 250 dipendenti52 che rappresentano il 54,40% dell’export italiano (Saporiti, 2017)53, per tali investimenti rischiano di non

51 Giovanni Felici, Dall’etica ai codici etici: come l’etica diventa progetto d’impresa, SL Quaderni, 2005, pag.22

52 Secondo la classificazione definita dalla Commissione Europea (2003/361/CE) pubblicata nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea L. 124, del 20/05/2003, unico riferimento autentico per determinare le condizioni riguardanti la qualifica di PMI) rientrano nella categoria di Piccole e Medie imprese tutte quelle organizzazioni aventi meno di 250 dipendenti e aventi fatturato minore o uguale a € 50 milioni oppure totale attivo minore o uguale a € 43 milioni.

53Cfr Riccardo Saporiti, La mappa del 2017: quanto valgono le piccole e medie imprese?, Info Data Il Sole 24 Ore, 29/12/2017.

30 riuscire a rientrare dei costi nei termini prestabiliti. Poiché le Piccole-Medie imprese rappresentano il 23% delle imprese che hanno presentato un bilancio valido e hanno un giro d’affari pari a 871 miliardi, con un valore aggiunto di 204 miliardi pari circa al 12,5% del PIL (Cerved Infomation Solutions S.p.A., 2017)54, è necessario che il legislatore predisponga delle misure concrete e facilmente applicabili a sostegno degli investimenti sostenibili per questa categoria. Le imprese che rientrano in questa categoria devono poter contribuire allo sviluppo sostenibile mantenendo il proprio vantaggio competitivo.

È diverso invece il contesto in cui operano le industrie che rivolgono la propria offerta di beni e servizi ad altre imprese (B2B business-to-business), anche di grandi dimensioni, per le quali però la sostenibilità ambientale non rappresenta né un fattore critico di successo né di sviluppo della competitività. In queste realtà infatti fattori come il posizionamento nella mente del cliente sono irrilevanti e le imprese concorrono, a parità di prodotto, in base al prezzo attraverso lo sfruttamento delle proprie economie di scala.

La responsabilità sociale diviene un tema strategico solo se questa determina quasi immediatamente un minor costo per l’azienda e, poiché questo è raramente applicabile nel breve-medio periodo, gli investimenti sostenibili possono rappresentare solo dei costi ulteriori, senza espliciti ricavi e perciò non sono quasi mai attuati.

Tale situazione è evidente alla luce dei dati riportati dal rapporto GreenItaly 2017, dall’analisi dell’eco-efficienza ambientale dei comparti dell’industria manifatturiera. Infatti in settori che non hanno un rapporto diretto con il consumatore finale il posizionamento medio dell’efficienza energetica è basso o medio-basso.

54 Cerved Information Solutions SpA, Rapporto Cerved PMI 2017, Roma, pag. 10.

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Figura 6 - eco-efficienza ambientale dei comparti dell'industria manifatturiera Anno 2015 (valori per unità di prodotto ripartiti in quartili) –

(Fonte Rapporto GreenItaly 201755)

Le imprese che hanno un’eco-efficienza ambientale medio-bassa o bassa in tutti gli ambiti sono proprio quelle che hanno rapporti limitati con il consumatore finale, quale i prodotti petroliferi, chimica, farmaceutica e filiera metallurgica (ed in parte anche legno, carta e stampa). Gli altri comparti manifatturieri hanno bisogno di migliorare la propria reputazione per i clienti finali.

Queste conclusioni sono evidenti anche in relazione alla tendenza che questi settori hanno nei confronti della sostenibilità ambientale riguardo gli input energetici, la gestione dei rifiuti, l’emissione di agenti inquinanti e la produzione di rifiuti.

55 Cfr Unioncamere e Symbola. (2017). Rapporto GreenItaly 2017. I quaderni di Symbola, pag.50

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Figura 7 - Matrice di relazione tra classi di eco-impatto e di eco-tendenza dei comparti manifatturieri italiani - anno 2015 –

(Fonte Rapporto GreenItaly 201756)

Anche nel questo caso delle imprese che rivolgono la loro offerta ad altre imprese, quindi, sono fondamentali incentivi concreti da parte del decisore politico per permettere a tali imprese di attuare politiche di CSR pur mantenendo la propria leadership. In queste realtà, infatti, eccessivi obblighi normativi determinano costi maggiori che compromettono la propria posizione nella concorrenza internazionale, poiché si entra in competizione con organizzazioni residenti in paesi meno vincolanti.

È evidente quindi che obbligare le società sia a redigere documenti non finanziari e sia a adottare comportamenti sostenibili senza rientri economici non è una soluzione ottimale per queste categorie di imprese, per le quali il legislatore dovrebbe predisporre di incentivi di tipo economico.

56 Cfr Unioncamere e Symbola. (2017). Rapporto GreenItaly 2017, op.cit. , pag.55

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2. Istantanea della situazione odierna degli incentivi fiscali alle imprese