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La perdita della vita come danno risarcibile nell’art. 17 della Convenzione di Montreal

Il danno da morte è positivamente disciplinato in alcuni ordinamenti come quello tedesco (paragrafo 844 BGB) russo (articolo 409 del codice civile) e austriaco (1327 ABGB).

La giurisprudenza nordamericana, che più di altre ha trattato richieste di risarcimento per danni da morte avanzate iure hereditario dai passeggeri coinvolti incidenti aerei, ammette regolarmente il risarcimento per il terrore pre–impatto provato dalle vittime prima di morire, ai sensi dell’articolo 17 della Convenzione di Montreal, a condizione che fra la percezione dell’evento fatale e la morte sia trascorso del tempo, mentre viene negato in caso di morte istantanea

Danno biologico. Un itinerario di diritto giurisprudenziale, Milano, 1998, 158 ss., nonché, La nuova responsabilità civile, Milano, 2006, 53, ritiene, invece, che la lesione della vita debba essere risarcita anche in caso di morte istantanea e M. BONA, Il danno da perdita della vita: osservazioni a sostegno della risarcibilità, in Danno e Responsabilità, 1999, 623 e ss., il quale sostiene che la natura strettamente personale del bene salute non sia incompatibile con la trasmissione del sussidiario diritto al risarcimento del danno da morte che ha natura pecuniaria, si distingue per struttura e fondamento dal diritto da cui ha origine e in certa misura se ne differenzia, non potendo avere funzione recuperatoria di un bene irrimediabilmente perduto.

(213).

È pure richiesta una prova del fatto che la vittima fosse cosciente nei momenti precedenti la morte e consapevole di quello che stava per accadere (214).

Il danno viene dunque risarcito sulla base delle testimonianze di sopravvissuti o delle concrete circostanze di fatto nelle quali è maturato l’incidente.

In un caso, che ha destato molto interesse nella dottrina navigazionista, una Corte distrettuale americana ha riconosciuto il risarcimento dei danni morali (pain and suffering) da morte imminente agli eredi di un passeggero che era a bordo di un aereo abbattuto in territorio sovietico, era sopravvissuto all’esplosione ed era cosciente di quanto stava accadendo prima che l’aereo precipitasse in mare (215).

In seguito però la Corte Suprema degli Stati Uniti ha annullato il verdetto della Corte distrettuale sul presupposto che, nel silenzio della Convenzione sulla entità e tipologia e dei danni risarcibili - anzi l’articolo 29 li esclude dalle condizioni e limiti stabiliti dalla disciplina uniforme - gli Stati aderenti devono fare ricorso al diritto interno per provvedere alla liquidazione.

Conseguentemente ha individuato la disciplina interna applicabile nel Death On The High Seas Act che ammette il risarcimento delle sole

(213) In re Mexico City Aircrash of October31, 1979, 708 F2d 400 (9th Cir. 1983); In re Korean Air Lines Disaster of September 1, 1983, 807 F. Supp. 1073 (S.D.N.Y. 1992); In re Aircrash Disaster near Roselawn, Indiana on October 31, 1994, 948 F. Supp. 747 (Roselawn IV) (N.D. Ill. 1996) e 954 F. Supp. 175 (Roselawn V) (N.D. Ill. 1997).

(214) «The Court’s decision in Floyd is consistent with American tort law, since corts resist awarding damages for purely psychic injuries. See Restatement (Second) of Torts, §436: J. Stein, Damages and Recovery, § 8, at 11 (1972 & Supp.1990). Courts have been reluctant to award damages for purely psychic injury for a variety of reasons. To begin with, compensanting a plaintiff for mental injury in effect requires recognizing a right to emotional tranquility, which is as yet an ill-defined notion. In addition, many courts deny liability because psychic injuries are not considered real or substantial, or because of psychic harm.», In re Inflight explosion on Trans World Airlines, 778 F. Supp. 625 (1991).

pecuniary loss e ha accolto l’istanza della Compagnia aerea di respingere danni non pecuniary, negando quindi la risarcibilità dei danni da pre-death pain and suffering.

La decisione della Corte Suprema si presta a rilievi critici perché la Convenzione di Varsavia, applicabile ratione temporis, ed ora quella di Montreal, non contengono un rinvio espresso agli ordinamenti statali (216) per individuare gli aventi diritto al risarcimento dei danni e le voci di danno liquidabili ed ha accolto una nozione di danno risarcibile, sulla scorta del diritto interno, limitata ai soli danni patrimoniali, che ha destato molte polemiche in dottrina (217) e nell’opinione pubblica, finché il Congresso, il 5 aprile 2000, non ha modificato il DOHSA, ammettendo tuttavia il risarcimento dei soli danni of care, comfort and companionship, in favore dei congiunti di vittime dello schianto di aerei in acque internazionali.

Una tale interpretazione, oltre che contraria ai criteri ermeneutici dettati dalla Convenzione di Vienna (218), contrasta con lo scopo

(215) Zicherman v. Korean Air Lines, 43 F3d 18 (2d Cir. 1994).

(216) Il rinvio al diritto statale, poiché equivale ad una rinuncia a dettare un disciplina uniforme, deve essere espressamente previsto dalla Convenzione di diritto materiale, ove manchi una chiara volontà in tal senso l’interpretazione delle convenzioni deve tendere a ricavare i principi in esse contenuti che consentano di dare un senso compiuto autonomo e unitario alle singole disposizioni a colmare eventuali lacune del testo, così S.M.CARBONE -P. IVALDI, Articolo 2. Convenzioni internazionali, in Atti notarili. Diritto comunitario e internazionale (a cura di F. Preite - A. Gazzanti Pugliese di Cotrone), Torino, 2011, 468-469. (217) J.BASEDOW, Uniform private law conventions and the law of treaties, in Uniform Law Review - Revue de Droit Uniforme, 2006, vol. 11, 741 ss.; M.CARBONE, Accordi interstatali e diritto marittimo uniforme, in Liber Fausto Pocar (a cura di G. Venturini e S. Baratti), Milano, 2009, 2, 208 ss.

(218) Il giudice interno dovrà interpretare in termini tecnico-giuridici contenuti negli accordi non richiamando il significato che essi hanno nell’ordinamento interno, ma dovrà «…sforzarsi di stabilire, alla luce delle regole di diritto consuetudinario così come codificate dalla Convenzione di Vienna, quale sia il significato unico e obiettivo della disposizione convenzionale, significato che potrà coincidere con quello ricavabile da un determinato ordinamento interno, se in qualche modo risulta che la convenzione ha inteso per l’appunto assumere tale ordinamento come modello, oppure dedursi dai principi generali cui la convenzione si ispira o ancora dai principi comuni agli ordinamenti degli Stati contraenti; quest’ultima sembra anzi la soluzione da preferire in caso di assoluta ambiguità del testo…», così B. CONFORTI, Diritto internazionale, VII edizione, Napoli,

dichiarato nelle Convenzioni di Varsavia e di Montreal di dettare una disciplina uniforme della responsabilità nel trasporto aereo internazionale, per garantire un equo contemperamento degli interessi coinvolti.

Al contrario, ammettere tante nozioni di danno quanti sono gli Stati aderenti che hanno concretamente giurisdizione su casi disciplinati dalle Convenzioni di Varsavia e Montreal, significa ridurre l’esigenza di uniformità in esse proclamata a poco più di un’aspirazione velleitaria.

Ne consegue, come detto nel precedente paragrafo, che alla nozione di danno va attribuito il significato, autonomo e autosufficiente rispetto alla lex fori, che essa ha secondo i principi della Convenzione di Montreal (219).

Tale significato, eventualmente, nel caso non fosse possibile desumere dalla Convenzione una autonoma nozione di danno coerente con lo scopo della stessa, potrà coincidere con quello risultante dai principi comuni agli ordinamenti degli Stati nazionali (220).

Si è visto in precedenza che la lesione di diritti fondamentali, e indiscutibilmente la vita è tale, costituisce un illecito secondo il diritto internazionale che nella Convenzione di Montreal genera l’obbligazione risarcitoria.

Ma un altro argomento testuale e logico impone di rifiutare la decisione di liquidare solo danni di natura patrimoniale in caso di morte.

Si è detto che la perdita della vita costituisce la massima lesione che un essere umano può subire (articolo 6 del Patto sui diritti civili e

2006, 100. In giurisprudenza in principio si rinviene già in Cass. 24 giugno 1968 n. 2106, in Dir. Mar., 1968, 112.

(219) Le eventuali lacune delle convenzioni di diritto internazionale devono essere colmate facendo ricorso prima di tutto ai principi generali interni alla Convenzione stessa, così M. MC LACHLAN, The principle of sistemic integration and article 31(3) of the Vienna convention, in ICLQ, 2005, 279.

politici firmato a New York il 16 dicembre 1966) e la morte, nella Convenzione di Montreal, costituisce un criterio di imputazione della responsabilità civile del vettore.

A meno di non voler ritenere che il bene vita sia monetizzabile, si dovrebbe concludere, aderendo alla decisione della Corte suprema, che la morte di un bambino poiché non provoca una perdita patrimoniale nei genitori, semmai per loro cessano le spese di mantenimento, è irrisarcibile.

E’ evidente che così si ammetterebbe una interpretatio abrogans in tutti i casi del genere, in contrasto con lo spirito della Convenzione che intende garantire il trattamento equo degli opposti interessi.

Tanto basta per evidenziare che il tema del danno risarcibile, in caso di morte del passeggero del trasporto aereo internazionale governato dalla Convenzione di Montreal, si presta a interpretazioni più o meno restrittive o evolutive in ragione della diversa sensibilità del legislatore, dei giudici e in definitiva della coscienza sociale verso i temi etici della vita e dell’irredimibile perdita che la morte produce nella vicenda umana della vittima e dei suoi congiunti.

Seguendo percorso tracciato nei paragrafi precedenti è evidente che le tecniche di tutela dei diritti della persona umana saranno tanto più uniformi nel panorama degli ordinamenti nazionali quanto maggiore sarà la circolazione dei fondamenti metagiuridici che sono a alla base delle norme internazionali di affermazione e garanzia dei diritti umani.

8) La perdita del rapporto parentale e i diritti delle vittime