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Se il primo importante tratto distintivo dei Performance Studies consiste, come appena analizzato nelle precedenti pagine, nel porre al centro della propria analisi, come “oggetto di studio”, il comportamento, una seconda significativa caratteristica che sembra distinguere, sempre in relazione al pensiero schechneriano, quest’ambito disciplinare, è la “pratica artistica”126. Ancora una volta dunque, come di consueto quando ci si rapporta ai Performance Studies, diventa necessario spostare il nostro asse d’attenzione sul concetto di doing, e sulle varie forme attraverso cui questo fare si declina. Secondo quanto Schechner ribadisce più volte nei suoi scritti teorici e anche e soprattutto alla luce di quanto da lui stesso incarnato nella sua pratica, simbioticamente artistica e teorica, è impossibile prescindere dallo stretto legame esistente tra “studiare performance” e “fare performance”127.

Prima di addentrarsi nell’analisi di alcune delle modalità più evidenti tramite cui questa identificazione tra il “fare performance” e lo “studio della performance” si manifesta, può risultare però alquanto utile evidenziare che questo concetto poco o nulla ha a che fare con l’idea di “performance as research”, così come si è evoluta in territorio inglese. Se

126 Richard Schechner, Performance Studies. An Introduction, second edition, New York, Routledge, 2006, pag.1.

127 ivi, pag. 2. A tal proposito risulta di estremo interesse quanto teorizzato da Marco De Marinis in New Theatrology and Performance Studies. Starting Points Towards a Dialogue, translated by Marie Pecorari, in TDR (T212), Vol. 55, No 4, Winter 2011, pag. 68-9. Infatti, parlando dei punti di contatto tra la Nuova Teatrologia italiana e i Performance Studies americani, De Marinis mette qui in luce un’espressione ancora più articolata rispetto a quanto esplicitato da Schechner, formulando l’esistenza di un rapporto non più soltanto e più tradizionalmente bidimensionale tra la teoria e la pratica teatrale, ma introducendo il concetto di una relazione tridimensionale che implichi il “vedere teatro”, il “fare teatro” e il “veder-fare teatro”. In tal senso, però, quanto esplicitato da Schechner quando parla di “lavoro sul campo basato sulla tecnica dell’osservazione partecipante”, implica, nella concretezza metodologica, questa tridimensionalità relazionale cui fa riferiemnto De Marinis. Anche in questo, dunque, i due approcci in questione, quello dei Performance Studies americani e quello della Nuova Teatrologia italiana, appaiono, come esplicitato da Marco De Marinis nell’articolo sovracitato, condividere dei punti in comune.

è infatti vero che i Performance Studies si sono sviluppati e continuano a svilupparsi in paesi diversi, dando vita di volta in volta a specifiche caratteristiche identitarie, nel Regno Unito, questa sfera disciplinare si è contraddistinta, sin quasi dal suo nascere, per il fatto di concepire la pratica artistica in ambito performativo come il tronco fertile sul quale innestare qualunque forma di ricerca in materia128. La maggior parte degli studi e delle ricerche che pertengono la tradizione britannica dei Performance Studies prende infatti il via proprio dalla pratica e dalla sperimentazione performativa; ed è sulla base di queste applicazioni concrete e di queste sperimentazioni artistiche che vengono elaborate le ricerche e le teorie in materia di performance.

Quando però Richard Schechner parla di una relazione intrinseca tra “studying performance” e “doing performance”, allude in realtà a un concetto ben diverso, e cioè all’idea in base alla quale un vastissimo numero di studiosi e teorici di Performance Studies sono anche artisti praticanti che, ad esempio, spesse volte lavorano nel modo dell’avanguardia, altre invece si specializzano in una varietà di forme tradizionali occidentali e non occidentali129. E in effetti lo stesso Schechner rappresenta uno degli esempi più emblematici tra le incarnazioni di questa crasi teorico-pratica in materia di performance. Teoria performativa e pratica teatrale hanno sempre avuto uguale peso nelle sue ricerche e sperimentazioni, e si sono sempre nutrite a vicenda, in un rapporto di vera e propria osmosi mutualistica, anche se, come lo stesso Schechner ha sempre riconosciuto, “il suo lavoro artistico più intenso ha sempre avuto luogo su un palcoscenico, mentre la sua riflessione teorica più probante, pur includendo ampiamente la sfera

128 Heike, Roms, The Practice Turn: Performance and the British Academy, in Jon Mckenzie e Heike Roms, C.J. W.-L.Wee, Contesting Performance. Global Sites of Research, Palgrave-Macmillan, New York, 2010, pp.51-70.

129 Richard Schechner, Performance Studies. An Introduction, second edition, New York, Routledge, 2006, pp. 1-2.

teatrale, si è sempre spinta anche al di là”130. Nella raccolta di contributi curata da James Harding e Cindy Rosenthal e pubblicata con il titolo di

The Rise of Performance Studies. Rethinking Richard Schechner’s Broad Spectrum, i due autori mettono in relazione il sorgere e l’evoluzione dei

Performance Studies come ambito disciplinare con il lavoro svolto dallo stesso Schechner come teorico, editor di TDR, docente universitario e regista. Il filo conduttore di suddetti interventi che contano, tra le altre, anche le firme di Marvin Carlson, Rebecca Schneider, Judith Malina, Diana Taylor e Guillermo Gómez-Peña, è finalizzato ad evidenziare come

[…] any consideration of the emergence of performance studies as a discipline would be incomplete without a thorough assessment not only of how, as an individual practioner/scholar, Schechner has negotiated the path from theatre to performance, but also how how those negotiations have generated some of the most influential, if not defining, statements in the field of performances studies itself.

[…] Whether one speaks of many “Schechners” or simply of the many sides of a complex scholar-practitioner, Schechner has demonstrated a seemingly inexhaustible commitment to forging new and hybrid model for theatre and performance scholars in the academy. This commitment radiates through his prodigious accomplishments as a scholar, an editor, a teacher, and as a practitioner. […] Beginning in the early 1970s,

Schechner’s investigations and analysis of the extensive

interrelationships between theatre theory and practice and the social sciences profoundly impacted his teaching, scholarship, editorial, and performance work. This new emphasis on ritual and theatre anthropology, and especially the interconnections and distinctions

130 Richard Schechner, TDR and Me, in TDR: The Drama Review, Vol. 50, No. 1 (T 189), Spring 2006, pag. 12.

between “social drama” and “aesthetic drama,” evolved through Schechner’s fruitful collaborations with his friend, the cultural

anthropologist Victor Turner.131

La tesi qui sostenuta da Harding e Rosenthal mette in evidenza come il lavoro registico svolto da Schechner nel contesto del teatro d’avanguardia sia diametralmente proporzionale all’assai fondamentale contributo da lui fornito alla formazione della disciplina dei Performance Studies. Ed è esattamente per questa ragione che i due autori di The Rise

of Performance Studies parlano di una corrispondenza biunivoca tra la

sperimentazione avanguardistica e l’apertura interculturale della pratica teatrale di Schechner e dei suoi Performance Studies. In questo senso dunque i PS, al pari del teatro di Schechner, vengono considerati, come del resto già evidenziato dallo stesso teorico della performance132, come avanguardia, una performance sperimentale, un work in progress permanente, e dunque una disciplina perennemente aperta.

Se si sfoglia anche solo rapidamente il curriculum vitae133 di Richard Schechner, è possibile accorgersi facilmente della convergenza che vede protagonisti la sua elaborazione teorica in materia di performance con il suo fare teatrale, a partire dagli anni del suo attivismo politico134 alla Tulane University con il Free Southern Theater, per poi passare alle prime sperimentazioni di environmental theatre135 con il

131 James Harding, Cindy Rosenthal, The Rise of Performance Studies. Rethinking Richard Schechner’s Broad Spectrum, Palgrave-Macmillan, New York, 2011, pp.1-5.

132 Richard Schechner, What is Performance Studies Anyway?, in Peggy Phelan, Jill Lane (edited by) The Ends of Performance, New York University Press, 1998, pag. 357-362, and in Richard Schechner, Performance Studies. An Introduction, second edition, New York, Routledge, 2006, pp. 3-4.

133 È possibile consultare il curriculum vitae di Richard Schechner tra gli allegati di questa tesi, pag. 306.

134 L’attivismo politico di Richard Schechner negli anni Sessanta si è esplicato all’insegna del pacifismo e della lotta contro la guerra in Vietnam, dell’affermazione dei diritti civili e del movimento per la libertà degli Afro-Americani.

New Orleans Group, e in seguito agli anni newyorkesi del più conosciuto The Performance Group di Dionysus in ’69 e delle esplorazioni in India, per poi finire con l’assai più recente East Coast Artists, sempre a Manhattan136.

Non sorprende quindi scoprire che persino dopo aver deciso di lasciare la direzione artistica della ECA (East Coast Artists) a Benjamin Mosse, Schechner continui comunque a portare avanti la sua costante ricerca artistica, sperimentando nuove modalità creative e produttive. Infatti, se dal punto di vista teorico gli ultimissimi anni lo hanno visto impegnato soprattutto nella scrittura di due libri sul Ramlila of Ramnagar, un ciclo di rappresentazioni sacre legate alla tradizione dell’India del Nord, e alla realizzazione della terza versione di Performance Studies. An

Introduction, dal punto di vista artistico-pratico, il suo ultimo lavoro

teatrale, da lui stesso definito come una performance in progress, è stato invece prodotto e realizzato in Inghilterra, durante una sua Visiting Professorship presso la University of Kent. L’opera in questione si chiama Imagining O, e avendo avuto l’opportunità di seguirne personalmente l’intero processo d’ideazione, creazione e messa e in scena, ne riporto di seguito una sinossi consuntiva, frutto di un lavoro costante di osservazione e documentazione delle fasi di lavorazione della performance.

136 La maggior parte delle informazioni relative all’impegno teatrale di Richard Schechner e alle opere realizzate con le compagnie sovracitate provengono dalle letture fatte presso la Princeton University Library, attraverso i Richard Schechner Papers and The Drama Review Collection, nella sezione Department of Rare Books and Special Collections della biblioteca.