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la pesca della CARPA

Nel documento P 8R T U T T I B. lo scienza < (pagine 42-45)

Quando tra gli appassionati di pesca si giunge a parlare della carpa, nascono sem­

pre delle accese discussioni.

C’è chi dice che la carpa è un pesce dif­

ficile a pescare e che per questo non dà al­

cuna soddisfazione, c’è ancora chi sostiene che è sufficiente conoscere le abitudini di questo pesce per avere la fortuna di veder abboccare esemplari di 2-3 chili ed anche più.

Chiediamo scusa ai giovani se questa vol­

ta non abbiamo voluto sentire i loro pareri e confessiamo di aver seguito ed ascoltato un vecchio pescatore che, per la verità, ci aveva oltremodo stupiti presentandoci un vistoso bottino di carpe in cui un solo pesce di que­

sta specie pesava ben 2,850 chilogrammi!

Seguendo questo anziano e singolare cam­

pione della carpa, che in un primo tempo ci apparve piuttosto taciturno e poco disposto a svelarci le sue conoscenze e la sua tecnica, abbiamo potuto convincerlo, a poco a poco, a dirci qualcosa sulle abitudini della carpa; ma poi, coll’andare della conversazione, lo ab­

biamo indotto a tante e tali confidenze di cui abbiamo ritenuto opportuno fare tesoro per tutti gii amici pescatori di «Sistema Pratico».

Una carpa in capo alla lenza è una me­

schina lottatrice. Dopo qualche strappo ini­

ziale reagisce con poca energia ed è quindi sufficiente tenere bene in tiro la lenza per­

chè anche, un esemplare di elevata mole pos­

sa arrendersi. 11 pescatore di carpe deve es­

sere solo nella zona di pesca o, perlomeno, lontano una ventina di metri da altre

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L'n ottimo sistema di adescamento della carpa è quello cosiddetto di - sbarramento.. Esso consiste nel gettare in acqua, a distanze ugua­

li, dei pezzetti di polenta, in modo che l’ac­

qua, scorrendo, trasporti le particelle di cibo che inviteranno il pesce a risalire la corrente fino alla zona di pesca. Il pescatore si dovrà collocare a circa due metri dal pasto dove ha gettato la polenta.

sono; non deve gesticolare nè produrre inu­

tili rumori con calpestìi o movimenti. La carpa è infatti un pesce molto diffidente e timido che difficilmente abbocca se insospet­

tita da rumori o, peggio, dalla presenza dei pescatore.

Nei fiumi e nei canali le carpe circolano dovunque ma, in genere, amano le zone dove le correnti sono più lente, nei punti di rac­

cordo tra fiumi e canali, negli avvallamenti, (ìli angoli calmi, le piccole profondità, le ac­

que situate in prossimità immediata di un gorgo sono tutti motivi die attirano maggior­

mente il pesce, ma proprio in questi luoghi la pesca è più difficile.

La carpa è un pesce lunatico. Alle volte può passare un giorno intero senza die il pe­

sce abbocchi; in altri giorni può capitare che solo per un quarto d’ora il pesce sia propenso ad abboccare. Una cosa bella vi è nella pesca della carpa: quando il pesce ha abboccato, e sta per essere tratto a riva, i pesci rimasti nell’acqua non si impauriscono affatto e con­

tinuano ad abboccare alle lenze dei vicini pescatori. Questo fenomeno si protrae un po’

dopo il crepuscolo e cessa (piando si fa notte.

tl sistema di adescamento è molto proficuo nella pesca della carpa che viene attratta nel luogo di jiesca anche da punti lontani; ma poidiè si agisce, quasi sempre, in acque len­

te occorre procedere con una tecnica tutta particolare.

L’adescamento si effettua gettando piccoli pezzetti di polenta o miscele della grandezza di una noce. Ottime miscele per l’adescamen­

to della carpa sono le seguenti :

la Ricetta - Fare una polenta con 1 Kg. di farina gialla, 100 grammi di farina bianca e 30 grammi di crisalidi di baco da seta, sec­

che e macinate. La polenta dovrà essere ben solida per evitare che si sciolga nell'acqua.

2" Ricetta - Mescolare 1 Kg. di patate cot­

te, con 1/2 Kg. di pane stemperato in acqua e con 250 grammi di sangue di bue o di ca­

vallo cotto; qualora l’impasto non riuscisse ben solido si aggiunga della farina bianca.

Per ottenere il miglior effetto perchè il pe­

sce abbocchi l’esca si può agire con la tec­

nica dello sbarramento. Questa consiste nel gettare dei bocconcini, della grandezza di una noce, lungo tutta la larghezza del fiume in modo da colpire l’attenzione del più gran numero di pesci. L’esca sbarra il corso d’ac- qua e con la sua presenza stuzzica il pesce vicino e anche ([nello lontano.

I.a car[)a è un pesce che si ciba di tutto quanto trova nel fondo dei fiumi ed è assai difficile che essa prenda l’esca che sta negli strati alti dell’acqua; quindi per pescare la carpa occorre sempre pescare a fondo.

La carpa, trovato il cibo sul tondo del fiume, si aha e (ugge velocemente; ciò si riconosce dal fatto che il galleggiante, prima di affon­

dare, assume una posizione orizzontale.

L’arrivo, sul luogo di pesca, di una o più carpe si riconosce dalle bollicine che i pe­

sci liberano dal fondo melmoso mentre sono alla ricerca di cibo. La presenza di bollicine, pertanto, oltre ad indicare l’esistenza del pe­

sce sul fondo, significa anche che esso è in attività alimentare: è un buon presagio.

Nei mesi di agosto e settembre il chicco di granoturco molle (cioè non giunto a matu­

razione e quindi ancora bianco) ed il cubetto di patata, permettono delle magnifiche pesca­

te di carpe.

Anche l’esca mista (un granello di frumen­

to e un verme) posta in uno stesso amo pro­

cura degli eccellenti risultati. I vermi di ter­

ra, poi, sono sempre efficacissimi in tutte le stagioni. La mollica di pane fresco non è di­

sprezzata dalle carpe.

Come abbiamo detto in precedenza è im­

portante che la lenza tocchi il fondo; non è necessario che il setale sia molto sottile (la misura di 0,20 mm. è sufficiente anche per una pesca di 2 Kg.). Abbiamo visto pescare la carpa con setale da 0,18 mm. e lenza da 0,25 mm.; il guadino è sempre necessario per tirar fuori dall’acqua il pesce. Per la piom­

batura si impiegano alcuni pallini distanzia­

ti di 1 cm. l’uno dall’altro (il primo piombi­

no si trova a 20 cm. circa sopra l’amo).

Se si pesca negli stagni o in correnti molto lente è preferibile non tenere la canna in mano, ma posarla su un supporto. Estrema- mente timida, come l’abbiamo definita, la car­

pa è facilmente insospettita dalla vista del­

la canna che si muove sopra la sua testa.

La carpa ha il difetto di essere lenta ad ab­

boccare ma non è affatto lesta a rigettare l’esca. Ogni volta che il galleggiante si muo­

ve, avvertendo che il pesce ha abboccato, è sempre bene attendere, prima di dare lo strappo, che/ il galleggiante sparisca sott’ac­

qua. Il sistema classico di abboccamento del­

la carpa è quello di far oscillare dapprima il galleggiante e quindi, dopo essersi alzata dal fondo costringendo il galleggiante ad assu­

mere la posizione orizzontale, di filare via senza esitazione. Può capitare anche che il galleggiante affondi improvvisamente senza che si possa notare alcun movimento prece­

dente, ma questa è cosa che non capita tutti i giorni. È ovvio che il movimento di oscil­

lazione del galleggiante e la sua posizione orizzontale rispetto all’acqua dipendono dal­

la sua forma e della sua piombatura.

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