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Piante officinali tra i pannelli

4. PROGETTO DI APIARIO INTEGRATO PROPOSTO

4.2. Elementi del progetto

4.2.4. Piante officinali tra i pannelli

Tra le fila dei pannelli FV verranno impiantate degli arbusti officinali, i quali avranno sia uno scopo di rivalutazione naturalistica, sia commerciale.

Le specie considerate sono:

Timo (Thymus capitatus)

É un cespuglio alto 30-60 cm, dall'odore aromatico. I rami sono legnosi, con la corteccia biancastra e delle striature longitudinali che presentano un portamento a pulvino. Le foglie,

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picchettate di ghiandole puntiformi, sono carenate o un po’ revolute sul margine, lesiniformi e acute. Le infiorescenze ovoidi sono formate da brattee ovali e lanceolate, strettamente embriciate; il calice misura 5 mm e la corolla, roseo-purpurea, 7-10 mm. Fiorisce da maggio a giugno. è una specie comune in Campania, Puglia, Basilicata, Sicilia, Sardegna, Corsica e in molte isole minori. Cresce nelle garighe, nei pendii aridi e nelle pinete mediterranee, da 0 a 600 m. In Sicilia è diffusa soprattutto sui colli aridi e calcarei del litorale, ma anche nella zona interna.

Figura 3 Thymus capitatus Rosmarino (Rosmarinus officinalis)

Il rosmarino è un arbusto perenne sempreverde, dal fusto molto ramificato e legnoso, con portamento eretto o prostrato. Le foglie di rosmarino sono brevi, opposte, prive di picciolo, a margini rivoltati che presentano numerosi peli e ghiandole oleifere nella parte inferiore. I fiori di rosmarino raccolti in piccole infiorescenze ascellari di colore azzurro-viola o roseo-bianchi.

La fioritura è scalare nelle regioni mediterranee e si ha per quasi tutto l’anno. Per questa abbondante e protratta fioritura, la coltivazione del rosmarino è molto apprezzata dalle api. Sui fiori sono presenti grandi quantità di nettare e di polline. Questa caratteristica costituisce una

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buona risorsa per l’apicoltura, soprattutto nel periodo primaverile. Il frutto è un tetrachenio costituito da quattro piccoli acheni di colore scuro.

Figura 4 Rosmarinus officinalis Lavanda (Lavandula stoechas)

La Lavandula stoechas L. è una pianta aromatica sempreverde appartenente alla famiglia botanica delle Lamiaceae. Molto fogliosa, ha portamento eretto e generalmente è alta 50 cm.

Le foglie sono lineari e lanceolate, opposte, lunghe circa 2 cm e molto strette, ricoperte da fitta peluria. I suoi fiori sono raggruppati in un'appariscente infiorescenza a spiga, cilindrica, lunga 2-3 cm, sulla quale è presente un ciuffo di brattee di colore viola, blu o porpora. La corolla dei fiori è blu-violacea e lunga mezzo centimetro. La lavanda è una pianta originaria dell'area mediterranea, molto rustica, che si trova in quasi tutte le regioni costiere. È presente in tutti gli areali mediterranei compresa la Sicilia.

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Figura 5 Pianta di Lavanda spontanea (Lavandula stoechas)

4.3. Alveari

Alla produzione energetica verrà affiancata l’attività di allevamento, in particolare verranno allevate api appartenenti alla specie Apis mellifera ligustica. Questa rappresenta, insieme ad alcune specie di lepidotteri, una specie di altissimo interesse ecologico per il suo ruolo da impollinatore. In Europa la produzione di circa l’80% delle 264 specie coltivate dipende dall’attività degli insetti impollinatori (dati EFSA 2009). La protezione degli insetti impollinatori, in particolare apoidei e farfalle è quindi di fondamentale rilevanza, poiché essi svolgono un importante ruolo nell’impollinazione di una vasta gamma di colture e piante selvatiche. Inoltre dall’allevamento di queste si possono ottenere prodotti alimentari di grande interesse commerciale come miele, pappa reale, propoli, polline, cera e veleno d’api.

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Figura 6 Esempio di apiario

4.4. Gestione dell’apiario

Per apiario si intende il luogo in cui vengono collocate le arnie per l’allevamento di Apis mellifera ligustica, questo può essere fisso o mobile se l’attività apistica è svolta in modalità nomade.

L’ubicazione dell’apiario è una componente fondamentale, nella zona deputata per costituire la postazione produttiva devono verificarsi le condizioni che permettono la permanenza delle colonie nel migliore dei modi possibili. Fondamentale è che ci sia la presenza di spazi verdi con fonti di polline per i periodi primaverile ed autunnale, importanti per lo sviluppo delle colonie e per la creazione della popolazione invernale, nel caso in esame gli spazi verdi sono costituiti dagli arboreti in prossimità del fondo e dagli impianti di piante arbustive ed erbacee mellifere mediterranee che verranno coltivate nel fondo in esame.

Nella scelta dell’apiario bisogna attenzionare alcuni fattori quali: le correnti del vento, l’umidità ambientale, l’approvvigionamento idrico, la saturazione dell’area ecc. possono dare adito a problematiche sia sanitarie che produttive, nel caso di condizioni avverse, l’apicoltore, può optare per la riduzione del numero di alveari nell’apiario. In prossimità del sito in questione non vi è la presenza di importanti risorse idriche esclusi il piccolo torrente lavinara distante

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circa 3 km, e il torrente Saia Baroni distante circa 5 km. Il sito in esame si trova in un areale mediterraneo in cui il clima non dovrebbe creare particolari problemi all’allevamento degli sciami, purtroppo le elevate distanze dalle risorse idriche non consentono il giusto approvvigionamento idrico, per questa motivazione è necessaria l’installazione di un recipiente di circa 0,50 m3 che consentirà il normale svolgimento delle attività fisiologiche dell’alveare.

Nel caso in esame, analizzando gli spazi disponibili, il numero di alveari si attesterà intorno a 100.

La gestione operativa degli alveari può essere suddivisa in base al periodo stagionale in cui si opera, quindi:

- Gestione autunno-invernale (di mantenimento)

Le operazioni svolte nei periodi che intercorrono da settembre a marzo, in cui i fattori climatici rendono ostile l’attività produttiva delle api, sono costituite da ispezioni periodiche agli alveari per:

• verificarne lo stato sanitario monitorando la presenza di parassiti e la salute degli sciami, può essere utile visionare il fondo antivarroa per il monitoraggio del parassita Varroa destructor. Nel caso in cui vengano riscontrati problemi sanitari è necessaria l’adozione di tecniche apistiche adeguate;

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Figura 7 Monitoraggio e ispezione del fondo antivarroa

• effettuare le operazioni di alimentazione integrativa nel caso in cui vi siano condizioni ambientali critiche, può essere effettuata tramite alimenti zuccherini “artificiali”

(saccarosio, glucosio, sostanze proteiche) o tramite miele.

- Gestione primaverile-estiva (di produzione)

Il periodo che intercorre da marzo ad agosto è il più impegnativo per l’apicoltore in quanto le visite di ispezione devono essere più frequenti attenzionando:

• Lo stato sanitario degli alveari come già descritto al punto precedente;

• La tendenza alla sciamatura prevedendo una visita settimanale per eliminare le eventuali celle reali che si sono formate, è opportuno non far trascorre più di otto giorni tra le ispezioni evitando che l’alveare vada in “febbre sciamatoria” perdendo quindi tutto il lavoro effettuato fino a quel momento.

• Raccolta dei melari e smielatura

La stagione primaverile-estiva rappresenta il periodo di produzione dei prodotti dell’alveare, la resa di questi dipende principalmente dalla salute degli sciami e dalla quantità di alimenti disponibili in prossimità degli apiari.

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Figura 8 Ispezione ordinaria di un’arnia

4.5. Gestione colturale

La gestione colturale riguarda gli arbusti melliferi mediterranei posti nell’interfilare dell’impianto FV e le specie erbacee mellifere annuali seminate nelle aree marginali del fondo. Le operazioni che verranno effettuate sono costituite da:

- Realizzazione dell’impianto irriguo (solo per il primo anno);

- Lavorazione del suolo negli interfilari dell’impianto FV per prepararlo ad accogliere le piante arbustive (solo per il primo anno);

- Piantumazione manuale delle colture arbustive mellifere mediterranee nell’interfilare dell’impianto FV (solo per il primo anno);

- Potature di mantenimento per evitare che gli arbusti ombreggino i pannelli FV (Biennale);

- Zappatura superficiale nelle aree marginali del fondo per la preparazione del letto di semina (annuale);

- Semina delle colture erbacee mellifere nelle aree marginali del fondo (annuale);

- Sfalcio e sovescio delle colture erbacee mellifere (annuale).

19 selezionate da specie mellifere mediterranee che meglio si adattano all’areale in cui il sito si ricade e che abbiano un’importanza produttiva soddisfacente, inoltre è stato considerato l’aspetto relativo alle dimensioni delle piante in quanto queste non devono raggiungere altezze tali da poter ombreggiare i pannelli FV.

5. ANALISI FINANZIARIA

5.1. Conto economico

Per la previsione del conto economico sono state effettuate delle ricerche bibliografiche e presso aziende apistiche per il rilevamento dei costi di gestione ed i tempi necessari per l’esecuzione delle attività colturali ed apistiche. Per lo studio di fattibilità economica sono stati considerati i costi di investimento riferiti alla sola attività apistica strettamente connessa all’attività di coltivazione di specie mellifere necessarie per l’alimentazione delle api. I costi d’investimento sono schematizzati nella tabella sottostante:

Tabella 1 Costi d'investimento

Costi impianto (primo anno) €/unità U.M. Quantità Importo Impianto irriguo 1,00 € ml 3.540 3.540,00 €

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Ai costi d’investimento vanno sommati i costi relativi alla gestione ordinaria degli alveari.

Tabella 2 Costi di gestione relativi al primo anno

A partire dal secondo anno, l’imprenditore dovrà affrontare soltanto i costi di gestione, addizionati al debito accumulatosi dall’anno precedente, come schematizzato in tabella 3, inoltre sono state previste dei costi di potatura biennale delle essenze arbustive ed il ricambio di una parte delle api regine.

Tabella 3 Costi di gestione relativi agli anni successivi al primo

Per quanto riguarda i ricavi, sono costanti per tutta la durata del periodo in esame. Per il calcolo è stata considerata una produzione di circa 20 kg di miele ad arnia, come prodotto principale, venduto ad un prezzo di 6,00 €/kg, e come ricavo secondario, la vendita di propoli grezza con una resa di 300 g/anno ad arnia ad un prezzo di 50,00 €/kg. Per un ricavo annuo totale di 13.500,00 €.

5.2. Cash flow

Costi gestione €/unità U.M. Quantità Importo

Lavorazione suolo (zappatura) 80,00 € ha 2,05 164,00 €

21 Di seguito viene schematizzato il cash flow del periodo considerato:

Il VAN che rappresenta il valore attuale netto dato dalla somma dei flussi di cassa attualizzati ad un tasso d’interesse definito (nel caso in esame è stato utilizzato il 5%), definisce la convenienza dell’investimento; questo può essere confrontato con altre tipologie d’investimenti per comparare la loro convenienza economica.

5.3. Pay Back Time

Il pay back time o punto di ritorno, consente di calcolare il tempo entro il quale il capitale investito viene recuperato attraverso i flussi di cassa netti generati. Da tale momento in poi l’investimento contribuirà alla formazione di utili. Nel caso in esame il PBT corrisponde al 14° anno come si evince dal grafico sottostante:

Anno Totale costi Totale ricavi Utile di esercizio 0 135.882,52 €

- 135.882,52 €

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6. CONCLUSIONI

Lo studio di fattibilità tecnico agronomico ed economico non ha riscontrato punti critici, inoltre l’impatto ambientale causato dall’impianto fotovoltaico viene attenuato dalla coesistenza, nello stesso appezzamento di specie vegetali mediterranee e allevamenti di alveari della specie Apis mellifera. Inoltre la rinaturalizzazione dell’area salvaguarda gli ecosistemi naturali, grazie al mantenimento della vegetazione anche spontanea. L’impatto paesaggistico negativo dovuto alla presenza dell’impianto FV viene mitigato dall’integrazione con la vegetazione circostante concepita per accogliere la fauna selvatica della zona. In ambito economico l’investimento risulta mediamente vantaggioso nel lungo periodo, infatti estinto il debito dovuto al costo d’investimento, l’utile medio annuo prima delle imposte (reddito operativo) del periodo considerato risulta circa 10.000,00 €. La mitigazione dell’impatto legato all’impianto FV, giustifica la poco soddisfacente resa economica dell’attività apistica, rendendo le opere perfettamente integrate all’ecosistema circostante.

Dr. Agr. Giorgio Gurrieri

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