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Pierre Rivière, è un giovane contadino normanno che, nel 1835, uccide sua madre, sua sorella e

suo fratello, per liberare il padre dalle persecuzioni della moglie. Foucault e i suoi allievi, nel 1973, attraverso perizie mediche e legali e le memorie dello stesso Rivière, ricostruiscono la vicenda in un saggio. A cura di M. Foucault, Moi, Pierre Rivière, ayant égorgé ma mère, ma sœur et mon frère...

Un cas de parricide au XIXᵉ siècle, Gallimard, Paris, 1973 (tr. it. Io, Pierre Rivière, avendo sgozzato mia madre, mia sorella e moi fratello… Un caso di parricidio del XIX secolo,, Einaudi, Torino,

1976).  

loro spazio individuale, nel quale agire in libertà al fine di perseguire i loro scopi economici.35

Il secondo originale modo di utilizzare l’economia consiste poi nell’usarla per valutare l’azione di governo. La griglia economicista, infatti, può essere utile a capire quanto e se un eventuale governo commette sprechi, abusi, inadempienze, errori. La critica nei confronti della governamentalità diventa a questo punto non più solo politica o giuridica, ma a tutti gli effetti economica. Anche in questo caso viene meno uno dei pilastri della teoria ordoliberale, lo “stato vigile”. Negli Stati Uniti questa idea ha avuto una effettiva realizzazione con l’istituzione dell’American Enterprise Institute che, per mezzo di analisi costi-benefici, deve valutare le attività pubbliche del governo e delle “agenzie federali”. C’è dunque, secondo Foucault, l’idea dell’economia come filtro col compito di vagliare la consistenza delle azioni del governo, anche dal punto di vista logico-linguistico, dal momento che, secondo il filosofo, gli studiosi americani sono dei grandi utilizzatori delle teorie positiviste della Scuola di Vienna.

In altre parole, nel liberalismo classico si chiedeva al governo di rispettare la forma del mercato e di lasciar fare. Nel neoliberalismo, invece, il laissez-faire viene rovesciato in un non lasciar fare il governo, in nome di una legge del mercato che dovrà permettere di misurare e di valutare ciascuna delle sue attività. Il laissez-faire, in questo modo, si capovolge, e il mercato smette di essere un principio di autolimitazione del governo, per diventare un principio che si ritorce contro di esso36.

     

35 G. Becchio, G.Leghissa, The origins of neoliberalism, cit., p. 32. 36 M. Foucault, Nascita della Biopolitica, cit. p.. 202.

Il mercato diventa a questo punto una sorta di tribunale economico che giudica la condotta del governo. Foucault, nel corso della lezione del 14 marzo, sceglie di analizzare il neoliberalismo americano considerando solo due degli aspetti principali, ovvero la teoria del capitale umano e la questione della criminalità e della delinquenza. La sua trattazione, dunque, prende immediatamente una direzione ben precisa, scegliendo di affrontare solo due degli argomenti possibili e di conseguenza dando un taglio preciso alla riflessione. Entrambi i temi considerati, sono, secondo il filosofo, riconducibili all’economista americano Gary Becker37, che Foucault definisce il più radicale dei neoliberali americani.

«Foucault observes that, where earlier economists argued that society ought to counteract the market’s negative effects, Becker claims that society itself operates according to market processes»38. Becker, che fino ad allora non era ancora

particolarmente conosciuto al di fuori dell’ambiente economico, diventa il grande protagonista dell’analisi di Foucault sul neoliberalismo americano.

Se, in generale, nella storia economica e politica: “il lavoro è rimasto in un certo senso una pagina bianca su cui gli economisti non hanno scritto nulla39”, uno dei

meriti dei neoliberali americani, secondo Foucault, è quello di aver superato la classica concezione di “produzione di beni” come dipendente da tre fattori, vale a

     

37 Gary Becker (1930-2014), economista americano, professore di economia e sociologia presso

l’università di Chicago, premio Nobel per l’economia nel 1992. Ricordato soprattutto per i suoi studi sull’idea di “capitale umano” e temi come il crimine, la famiglia e in generale l’economia applicata al comportamento umano.

38 David Newheiser, “Foucault, Gary Becker and the Critique of Neoliberalism”, in Theory, Culture

and society, vol. 33(5), 2016, p. 5.

dire: “terra, capitale e lavoro”. Il lavoro, come produzione di beni, non è mai stato studiato in sé né mai considerato come dotato di una natura propria e autonoma. Spesso è stato semplicemente ridotto alla quantità di lavoro e alla variabile temporale - ritiene Foucault - per esempio da Ricardo. Il problema dei liberali a questo punto diventa quello di reintrodurre una trattazione del tema del lavoro nell’analisi economica. Tra quelli che si sono avventurati in questo campo, Foucault inserisce Theodore Schultz, che con un articolo del 1958, “The High School in a New Era” – poi ripreso nel testo del 1971 “Investiment in human capital” dà il via alle successive ricerche sul “capitale umano”.40 Un altro

importante contributo è appunto quello di Gary Becker – citato per la prima volta da Foucault nella lezione del 14 - il quale nel 1962 scrive un importante articolo, dal titolo “Investiment in human capital: a theoretical analysis”41.

Anche Karl Marx si era occupato molto dell’importanza del fattore lavoro per l’analisi economica, ma i neoliberali generalmente non prendono in considerazione Marx e, aggiunge Foucault, se lo facessero gli obietterebbero senz’altro di aver parlato soprattutto di “forza lavoro”.

Si fa avanti, in America, l’esigenza di non continuare su questa critica, ma cercare di capire in che modo e perché le riflessioni sul lavoro sono diventate astratte e poco ancorate alla realtà. Ecco dunque la mutazione epistemologica essenziale dei neoliberali: essi cercano di modificare l’intero approccio, mutando

     

40 Theodor W. Schultz (1902-1998), Università di Chicago, premio Nobel per l’economia nel 1979.

The High School in a New Era, Chicago Press, Chicago, 1958.

41 Gary Becker, “Investiment in human capital: a theoretical analysis”, in Journal of Political

l’oggetto al quale faceva riferimento l’intera analisi economica precedente. L’analisi economica deve consistere non nello studio dei meccanismi di scambio e dei dati di consumo all’interno di una determinata struttura sociale, ma nello studio della natura e delle conseguenze delle “scelte sostituibili”42, le preferenze

individuali, vale a dire il modo in cui sono allocate le risorse scarse per fini che risultano concorrenti, alternativi. I neoliberali, secondo Foucault, accettano dunque la classica definizione di Lionel Robbins, il quale assegna all’economia il compito di analizzare un comportamento umano e la razionalità interna a tale comportamento43. Questo genere di analisi deve cercare di mettere in evidenza

quale sia stato il calcolo attraverso cui, date risorse scarse, un individuo ha deciso di destinarle a un fine piuttosto che a un altro. L’economia, quindi, diventa analisi della razionalità interna, della programmazione strategica degli individui.

Gary Becker – dice Foucault - si chiede perché le persone lavorano e sostiene che il motivo per cui lo fanno è avere un salario, un reddito, il quale è semplicemente il rendimento di un capitale, mentre il capitale è ciò che permetterà di avere redditi futuri.

Il capitale, nella definizione di Becker, allora non è altro che la somma delle caratteristiche fisiche, psicologiche, sociali e comportamentali che permettono ad un individuo di ottenere un salario. È ovvio, a questo punto, che il capitale è

     

42 M. Foucault, Nascita della Biopolitica, cit. p. 183.

43 «L’economia è la scienza del comportamento umano, inteso come una relazione tra fini e mezzi rari, i quali hanno utilizzazioni che si escludono reciprocamente.» Lionel Robbins, Essay on the nature and significance of economic science, Macmillan, London, 1962.

indissociabile da colui che lo detiene, poiché corrisponde alle sue competenze. L’uomo, sempre secondo questa visione, è una macchina che produce flussi di reddito. L’intenzione allora è non più “lasciar fare il mercato”, ma “non lasciar fare il governo”, in nome di una legge di mercato che dovrà permettere di misurare e valutare ciascuna delle sua attività. Il mercato diventa una sorta di “tribunale permanente” di fronte al governo, che misura l’azione del governo in termini economici.

Ritroviamo questi due aspetti, questi due tratti - l’analisi dei comportamenti non economici attraverso una griglia di intellegibilità economicista, e la critica e la valutazione dell’azione della potenza pubblica in termini di mercato – anche nell’analisi che alcuni neoliberali hanno fatto della criminalità e del funzionamento della giustizia penale44.

La valutazione della potenza pubblica in termini di mercato, quindi, è facilmente riscontrabile nel funzionamento della giustizia penale, in modo particolare della criminalità.

Nella sua analisi Foucault si confronta con le teorie di Becker, Isaac Ehrlich e George Stigler, e afferma che la loro analisi della criminalità appare inizialmente come un ritorno alle teorie settecentesche di Beccaria e Bentham. In effetti già le loro proposte erano finalizzate ad un riassetto economico della politica e dell’esercizio del potere, partendo da calcoli sul costo della delinquenza. La questione consiste nel capire quanto costa ad un paese il fatto che i ladri possano

     

circolare liberamente. Ciò che si cerca, è la diminuzione del costo di transazione e in questo caso la legge risulta essere la soluzione più economica, dunque la legge è il veicolo che permette di trasferire la riflessione sulla criminalità sul piano economico. In questo senso, anche l’homo penalis, ovvero l’uomo sottoposto alla legge, è homo oeconomicus.

In particolare Foucault fa riferimento a Becker45 – e afferma che i neoliberali

non si preoccupano di problemi storici – perciò la loro analisi consiste nel:

riprendere il filtro di carattere utilitaristico, già utilizzato da Beccaria e da Bentham, cercando però di evitare, nella misura del possibile, la serie di slittamenti che aveva fatto sì che si fosse passati dall’homo oeconomicus all’homo legalis, all’homo penalis, e infine

all’homo criminalis. Bisognerà attenersi invece, per quanto possibile, e grazie a una

analisi puramente economica, all’homo oeconomicus, per vedere in che modo il crimine, e forse la criminalità, possono essere analizzati in base a queste condizioni46.

Ma come è possibile farlo? Prima di tutto, secondo Foucault, dando una definizione di “crimine”. A questo proposito, egli riporta quella che Becker dà nell’articolo “Crime and punishment”: «chiamo crimine ogni azione che fa correre il rischio a un individuo di essere condannato a una pena47.» Il crimine è dunque

semplicemente ciò che viene punito dalla legge. È questa una definizione non morale o qualitativa ma oggettiva e indubitabile e corrisponde a quella che ne dà il diritto penale. Ma se il crimine per un individuo è solo ciò per cui rischia di essere punito, allora si determina spostamento del punto di vista, che Foucault paragona alla differenza che intercorre tra capitale e lavoratore. Anche in questo

     

45 G. Becker, “Crime and punishment: an economic approach”, apparso sul Journal of Political

Economy, 2, 1968.

46 M. Foucault, Nascita della Biopolitica, cit. p.. 205 47 Ivi, p. 321.

caso ci si pone dalla parte del soggetto, sì, ma solo dal momento in cui il soggetto è soggetto economico. Ciò non significa, per il filosofo, che l’individuo viene visto solo in quanto soggetto economico, vuol dire solo che si prende in considerazione esclusivamente quell’aspetto. Non c’è quindi una assimilazione di ogni suo comportamento all’aspetto economico, ma viene analizzato solo ciò che in effetti è economico. Da ciò consegue che anche la griglia di contatto tra l’individuo e la governamentalità è rappresentata dall’homo oeconomicus, il quale è per Foucault il collegamento esistente tra il governo e l’individuo.

The subject envisaged by the economic discourse is nothing but a maximizing subject, whereas the act of maximizing something – or, better, the process that allows for maximization – is considered as the only act to which rationality can be ascribed. Here the adjective ‘eco- nomic’ before the substantive ‘rationality’ would be out of place: maximizing is, in fact, the economic behaviour par excellence48.

Il rischio di una tale interpretazione è l’appiattimento delle differenze tra i vari tipi di criminalità. Un ladro e un assassino possono facilmente essere ridotti, essendo definiti nel medesimo modo, ad avere lo stesso peso ontologico. «In queste condizioni, allora, che cosa sarà la punizione? Rifacendomi ancora una volta alla definizione di Becker, dirò che la punizione è il mezzo utilizzato per limitare le esternalità negative di determinati atti49».

Resta, dunque, nell’analisi neoliberale, il principio d’utilità proprio della filosofia classica, riconducibile a Beccaria e Bentham. L’idea è quella di punire in modo tale che l’atto criminale possa essere limitato o annullato. La legge, che definisce

     

48 G. Becchio, G.Leghissa, The origins of neoliberalism, cit. p.. 39. 49 M. Foucault, Nascita della Biopolitica, cit. p. 208.

la punizione, è una realtà istituzionale e in quanto tale ha una forza. Alla legge, però, deve essere anche conferita realtà sociale, politica, vale a dire una certa applicazione. Enforcement of law, è per Foucault proprio questo: gli strumenti, i metodi, che permettono di definire la punizione adatta ad ogni crimine e quindi l’applicabilità della legge alla realtà. In questo senso, l’enforcement of law risponde a quella che Foucault chiama “offerta di crimine” con una “domanda negativa”, tramite strumenti di azione volti a disincentivare tale offerta. È scontato, però, che nonostante l’obiettivo sia diminuire l’offerta della criminalità, i costi della “domanda negativa” non dovranno mai superare quelli della criminalità, perché in quel caso non converrebbe più mettere in atto tale processo. A questo punto risulta chiaro che le intenzioni di tale processo siano non morali né di giustizia in sé per sé, ma solo un’analisi costi-benefici uguale alle altre.

Per i neoliberali, una possibile soluzione al problema della criminalità può essere quella del principio di razionalità. Essi hanno infatti rinunciato all’utopico desiderio di soppressione della criminalità a favore di un intervento volto a limitarne l’offerta. Pertanto, non è necessario vivere in una società giusta. «Una società si trova bene con un certo tasso di illegalismo, mentre si troverebbe molto male se volesse ridurre indefinitamente questo tasso di illegalismo50

A questo punto Foucault si pone gli interrogativi di Becker in Crime and punishment: quanti delitti si devono permettere? E quanti delinquenti si devono lasciare impuniti? La questione diventa, a questo punto, secondo Foucault, di

     

convenienza economica e le possibili soluzioni sono svariate ma non definitive. Infatti questo approccio porta, per il filosofo, alla “cancellazione antropologica del criminale”, che a questo punto non è più visto come un mostro da studiare o temere, ma come un agente economico simile agli altri. Oltretutto, eliminate le differenza tra i vari tipi di criminale, solitamente classificati in base all’entità del reato, non resta che l’individuo, per quando problematico e non comune. Soprattutto, anche in questo caso è importante considerare non l’individuo nella sua interezza, ma l’individuo come homo oeconomicus, che in quanto tale è soggetto a desideri e propensioni proprio come tutti gli altri. Considerandolo homo oeconomicus, e questa potrebbe apparire come una possibile soluzione al problema della criminalità, si dovrà lavorare sul contesto in cui esso agisce, cercando di creare delle circostanze tali per cui gli interessi del criminale possano non riguardare l’eventuale crimine. Bisogna, perciò, disincentivare l’offerta di crimine creando condizioni sociali e ambientali per cui non valga più la pena – economicamente, infrangere la legge.

All’orizzonte di tutto ciò vediamo profilarsi, piuttosto, l’immagine, l’idea o il tema- programma di una società in cui dovrebbe verificarsi l’ottimizzazione dei sistemi di differenza, in cui dovrebbe essere lasciato campo libero ai processi di oscillazione, in cui ci dovrebbe essere una tolleranza accordata agli individui e alle pratiche minoritarie, in cui dovrebbe essere esercitata un’azione non sui giocatori coinvolti nel gioco ma sulle regole del gioco, e in cui, per finire, dovrebbe essere effettuato un intervento non nella

forma dell’assoggettamento interno degli individui, ma nella forma di un intervento di tipo ambientale51.

 

      51 Ivi, p. 214.

Capitolo 2

Il neoliberalismo di Gary Becker

2.1 Il pensiero.

Gary Becker (1930-2014), allievo di Milton Friedman, docente di economia e sociologia all’Università di Chicago, è considerato non solo uno dei più importanti economisti contemporanei, ma anche un grande studioso di scienze sociali nel senso più ampio del termine. Egli ha infatti avuto il merito di applicare le analisi economiche ad ambiti non economici, motivo, questo, per cui gli è stato conferito il premio Nobel per l’economia nel 1992, con questa motivazione: «per aver esteso il dominio dell'analisi microeconomica a un ampio raggio di comportamenti e interazioni umane, incluso il comportamento non legato al mercato»52.

La ricerca di Becker si fonda sull’idea che il comportamento umano sia intrinsecamente razionale e finalizzato a ricavare una certa utilità dalle più svariate situazioni. Becker suppone che ogni individuo agisca massimizzando i propri profitti e facendo calcoli di utilità, più o meno in ogni ambito della vita. Tale approccio, definito “approccio economico al comportamento umano”53 può essere

dunque applicato ad ogni area dell’agire umano, anche a quelle che erano sempre

     

52www.nobelprize.org/prizes/economic-sciences/1992, data ultima consultazione: 22/07/2019 53Gary Becker, The economic approach to human behavior, University of Chicago Press, Chicago,

state riconosciute come non propriamente economiche, ad esempio la famiglia, l’istruzione, la criminalità o le tossicodipendenze. La sua analisi del comportamento umano l’ha portato a capire che ogni individuo agisce razionalmente e cercando inconsciamente un vantaggio in termini economici, anche nel caso di comportamenti che erano sempre stati definiti non razionali o comunque abitudinari, e non oggetto di riflessione da parte dell’agente. Dal punto di vista metodologico, come afferma Cooper: «Becker’s arsenal of concepts would appear to be standard, with its assumptions of rational choice, maximizing behavior, and market equilibrium. Unlike the more famous of the Chicago School neoliberals, however, who directed their attention to the macroeconomic questions of inflation and monetary policy, Becker consistently and self-consciously focused his attention on the “social issues” of sex, race, migration, demographics, crime, education, and health»54.

Come fa notare Richard A. Posner55 nella trascrizione della sua lettura56 per

l’American Law and Economics Association, in onore di Gary Becker, un altro dei suoi maggiori contributi all’economia è di natura metodologica. Molti economisti hanno creduto che l’ambito d’azione, il dominio proprio dell’economia fosse il mercato, in quanto il mercato è il luogo in cui è possibile trovare risultati

     

54M. Cooper, “The Law of the household”, in The Government of life, Foucault, Biopolitics and

Neoliberalism, a cura di Vanessa Lemm e Miguel Vatter, Fordham University Press, New York,

2014, p. 40.

55Giudice della Corte d’Appello degli Stati Uniti, senior lecturer presso la facoltà di Legge

dell’Università di Chicago.

56R. Posner, “Gary Becker contributions to law and economics”, in Chicago Journal vol. 22, No.2,

quantificabili per fornire dati concreti ed empirici. La teoria economica, quindi, proprio nel mercato trova la sua controprova empirica e soprattutto è in esso che ci si aspetta che le persone agiscano in un certo modo, nella maggior parte dei casi prevedibile, perché più razionale e meno emotivo. Questo tipo di convinzione è stato per molto tempo alla base della riflessione economica.

Molto più di ogni altro economista, invece, Becker ha insistito sul fatto che il modello della scelta razionale può essere applicato anche a tutto il comportamento umano e non solo al comportamento umano nell’ambito del mercato. Becker, in altre parole, generalizza l’uso della definizione di homo oeconomicus applicandola alla natura umana, cercando di spiegare le azioni degli uomini considerandole nella loro totalità. Questo processo di estensione va oltre il significato originale del termine homo oeconomicus, che definiva il comportamento economico secondo le preferenze di mercato del consumatore, e lo amplia, invece al comportamento umano in tutte le circostanze e a tutte le sfere della vita sociale.57

Il contributo maggiore di Becker, in generale, consiste nell’aver applicato l’analisi economica ad ambiti che prima delle sue elaborazioni erano molto lontani da essa, come la sociologia, la psicologia, la criminologia, la demografia. Lo ha fatto sempre accompagnando le speculazioni teoretiche alle prove empiriche, applicando le sue teorie allo studio della realtà.

La sua analisi, comunque, non è tesa ad indagare le cause che spingono gli uomini

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