• Non ci sono risultati.

La poetica di Koch e il New Criticism

Nel documento Kenneth Koch : per una critica poetica (pagine 73-76)

Capitolo 2. Kenneth Koch e la critica letteraria

2.2 La poetica di Koch e il New Criticism

Per Joe Moffett, che si muove nel contesto della cultura popolare, The

Art of Poetry rappresenta l‘ars poetica di Koch. Citando da Seasons on Earth222 (casualmente lo stesso verso scelto da Lehman) Moffett considera la

poesia di Koch contraria ai canoni poetici dettati dai New Critics223. Lehman

fa una riflessione su Koch riguardo all‘avere trascurato o dimenticato che la New York School of Poets ha messo in atto una ribellione che si materializzava in un attacco letterario puntuale alla poetica del New Criticism e ai valori di T.S. Eliot224. Koch include T. S. Eliot tra i poeti complessi, che

non ottemperano al dettato della ―leggerezza‖ e lo considera il prototipo di un gruppo di autori che esprimono nelle opere il desiderio di ambiguità, ironia e tensione in un modo che egli (come del resto William Carlos Williams) non condivide:

The Waste Land gave the time‘s most accurate data,

It seemed, and Eliot was the Great Dictator Of literature. One hardly dare to wink Or fool around in any way in poems, And Critics poure out awful jeroboams To irony, ambiguity and tension-

And other things I do not wish to mention.

Per ambiguità Eliot intendeva assenza di comunicazione reciproca, che è il contrario di quello che pensa Koch. Nella conversazione con Ashbery, citata precedentemente, il poeta proponeva una strategia per rendere la parola un

mezzo di comunicazione non solo di significati riconoscibili

convenzionalmente ma anche di emozioni. Koch dice che molti poeti contemporanei sono interessati all‘ambiguità, e che lui cerca di produrne un tipo diverso da quello proposto dai canoni del New Criticism, di cui Cleanth Brooks era un rappresentante:

KK: People seem to be after it […] in different ways. Actually one tries to avoid the Cleanth Brooks kind, no? It seems an essential part of true ambiguity that it not seem ambiguous in any obvious way. Do you agree?

Nella domanda che Koch porge ad Ashbery nell‘intervista-conversazione225,si

comprende quale sia la differenza tra i due tipi di ambiguità: ―Do you think we like the feeling of ambiguity and multiple possibilities partly or wholly because we don‘t want to be pinned down to anything we‘ve done or about to do?‖. Ambiguità, dunque, come strategia per rendere in poesia la simultaneità di ciò che accade nella vita. Si ritiene opportuno citare per esteso alcune battute del dialogo in questione:

KK: That was just an example of how simultaneous actions or states in reality correspond to those in art.

KK: Were you consciously trying to be ambiguous in ―Europe‖? Were you conscious of having big spaces between things?

JA: I guess so. I was trying to conceal the plot of a book I picked up on the quais, Beryl of the Biplane. At the same time I heard a piece on the radio by an Italian composer who had taken a recording of a poem by Joyce and transformed the words until they were incomprehensible but still gave an idea of the original. I got the title from the name of a subway station in Paris. It seemed to me that I was at last permitting myself to allude to Europe, which had been my center of activity for several years, but by merely listing a lot of things and situations that could be found in most other places as well and by keeping the ceramic tile of the subway station firmly in mind it seemed to me that I could convey the impression that Europe was just another subject, no more important than a lot of others.

KK: There‘s no key to understanding the poem, of course, no hidden meaning? JA: No, it‘s just a bunch of impressions.

KK: Why is the idea of keys and hidden meanings not appealing to you? JA: Because someone might find them out and then the poem would no longer be mysterious.

KK: I feel the same way. Do you use any deliberate methods to make your poems mysterious?

JA: I don‘t know, but it just occurred to me that detectives and detective work crop up quite often in our poems. As for example, your sheriff searching for a walnut, a poem which I have always found beautiful without knowing why. Perhaps it‘s because the idea of someone searching scientifically for something is beautiful […].

JA: I don‘t know. I‘m wondering why all these people want that ambiguity so much.

KK: Have your speculations about ambiguity produce any results as yet? JA: Only this: that ambiguity seems to the same thing as happiness – or pleasant surprise, as you put it. (I am assuming that from the moment that life cannot be one continual orgasm, real happiness is impossible and pleasant surprise is promoted to the front rank of the emotions.) Everybody wants the biggest possible assortment of all available things. Happy endings are nice and tragey is good for the soul, etc, etc.‖.

Gli studi critici condotti su Koch hanno portato alla luce la produzione di critica letteraria in versi costituita da manuali e antologie in cui egli sceglie le opere di grandi poeti americani, come Stevens, europei, tra cui Apollinaire, e altri due poeti del gruppo della New York School of Poets, Frank O‘Hara e John Asberry, oltre ad autori non ancora considerati, all‘epoca di Koch, come Mina Loy, Joseph Wheelwright e Melvin B. Tolson, al fine di mettere in evidenza le caratteristiche delle opere che prediligono una poetica libera dalle convenzioni dettate dalla ricerca della ‗well-wrought poetry‘ sostenuta da Cleanth Brooks. Una gran parte delle opere di Koch dei primi anni, sono il risultato della scelta di porre al centro la parola come suono più che come significato, contrapponendosi a quella che era stata la teoria del New Criticism in cui la parola in una poesia aveva un ruolo legato principalmente al suo significato interno al testo e comprensibile solo attraverso uno studio rigoroso, oggettivamente scientifico. La poesia diventava comprensibile solo dopo una lettura secondo dei parametri prestabiliti, inoltre per i New Critics la poesia era principalmente un‘arte letteraria e non un mezzo di comunicazione. Per Koch, invece, la poesia è soprattutto comunicazione. Lo scopo delle opere critiche di Koch, che siano i testi didattici o le Antologie di poesia moderna, è correggere questa idea. Sleeping on the Wing è un‘Antologia che ha l‘obiettivo di aiutare a comprendere cosa sia la poesia, ed è rivolta al lettore ingenuo, al nascente poeta, oppure all‘insegnante che non sa come avvicinare i suoi studenti alla poesia.

Gli elementi costitutivi della poesia di Koch, fondamentali per definire la nuova teoria poetica che propone sono: sensazione, piacere, felicità. Non si parla di metafora, ritmo, metrica, degli aspetti formali della parola, nella sua poetica, ma di sensazione provocata dal suono delle parole e dalla loro combinazione, spostando l‘attenzione sulle emozioni che la parola provoca. Si ricorda la frase già citata: ―[…] when first reading a poem, you don‘t have to

be concerned with its technique, with how it is made-that is to say, its rhyme, its meter, its imagery and so on‖226. La poesia è, per Koch, un mezzo per esprimere i propri sentimenti ed è alla ricerca del suo modo di trasmettere l‘esperienza che ha vissuto attraverso l‘uso particolare delle parole appena descritto, in modo da renderla right and beautiful.227 L‘effetto può essere di sconcerto nella lettura della poesia così costruita, a volte incomprensibile persino a se stesso.

Koch non crede che l‘analisi del testo eseguito parola per parola, opera dello studioso con un approccio scientifico, possa funzionare e che non si possa capire una poesia senza metterla in relazione alla persona, a un contesto, e farsi guidare dalle proprie emozioni. Così facendo egli riporta l‘attenzione sul poeta e non solo sulla poesia, come aveva invece proposto il New Criticism, che ―against the Romantic celebration of the poem as a record of an exceptional person‘s personality‖ aveva considerato la poesia ―an autonomous verbal artefact.‖ La poetica di Koch ripropone il concetto di poesia in relazione al poeta non come ‗a dramatic persona‘, ma come uomo.

Nel documento Kenneth Koch : per una critica poetica (pagine 73-76)