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LA POLITICA: ÖZAL E IL RITORNO DEL GOVERNO IN MANO CIVILE

Le nuove leggi danno al Comitato potere di veto senza obbligo di motivazione su ognuno dei 30 membri richiesti per la costituzione di una formazione politica; un altro articolo costringe inoltre i nuovi partiti alla fedeltà ai principi del regime del 12 settembre.

Nel 1983 si tengono le elezioni; dei 15 partiti che si sono formati, solo tre vi sono ammessi: il “Partito della democrazia nazionalista” (Milliyetçi Demokrasi Partisi, MDP), sostenuto apertamente dai generali saliti al potere dopo il colpo di stato, il “Partito populista” (Halkçı Partisi, HP) legato al CHP e infine il “Partito della Madrepatria” (Anavatan partisi, AnaP) il cui leader è Turgut Özal, già ministro dell'Economia. L'aperto appoggio della leadership militare al primo partito e in misura minore al secondo rappresenta un beneficio per l'AnaP, che si presenta quindi come l'unico genuinamente democratico, finendo per introiettare il voto di coloro che desiderano un allontanamento dei militari dalla sfera politica dopo il triennio '80-'83. L'AnaP vince le elezioni con il 45% dei consensi, ottenendo la maggioranza assoluta nella nuova assemblea. Özal diventa così primo ministro di quello che verrà ricordato come il “governo degli ingegneri”26; il partito ha il compito di guidare la transizione

dal potere militare a quello civile e il suo operato viene tenuto sotto stretto controllo dal “Consiglio presidenziale”, nuovo organo di rappresentazione dei militari che si sostituisce al Consiglio di Sicurezza Nazionale.

Turgut Özal è un ingegnere originario di una regione arretrata che ha compiuto una rapida scalata sociale all'interno del settore privato. In lui si identificano molto le masse delle città emigrate dalle campagne alla ricerca di ricchezza e modernità. Il suo partito si rivolge inoltre alla piccola borghesia anatolica emergente, desiderosa di

stabilità e di maggior liberismo in campo economico. La carriera di Özal, la cui personalità è fondamentale per il partito, favorisce l'identificazione di questa parte della popolazione e proprio per essa viene ideato lo slogan delle elezioni, in cui viene descritta come l'orta direk, la “colonna centrale” della società27.

Nel 1984 un provvedimento del governo consente a nuovi partiti di entrare nella scena politica. Si presentano così il Partito Socialdemocratico (Sosyal Demokrat

Parti, SODEP), di Erdal İnönü, figlio di İsmet Paşa, il “Partito della giusta

via”(Doğru Yol Partisi, DYP), notoriamente guidato da dietro le quinte da Demirel e il “Partito della Prosperità”(Refah Partisi, RP), erede del “Partito per la salvezza nazionale” di Erbakan.

Nel 1985 l'HP si fonde con il SODEP formando una nuova formazione, il “Partito Populista Socialdemocratico”, (Sosyaldemokrat Halkçı Parti, SHP), mentre il MDP si scioglie l'anno seguente. Nasce anche un nuovo partito, il “Partito della sinistra democratica”(Demokratic Sol Partisi, DSP), retto da Rahsan Ecevit, moglie del più famoso Bülent, ancora interdetto.

Dietro ogni partito è sempre più evidente l'influenza dei vecchi leader; Özal accoglie la sfida e indice un referendum per modificare la costituzione in modo da permetterne il rientro anticipato. La vittoria dei “sì” è risicata ma porta comunque la maggioranza a indire elezioni anticipate nel 1987. Le elezioni testimoniano il trionfo dei nuovi leader, con la vittoria di Özal e un buon risultato per İnönü, a sfavore della vecchia guardia, rappresentata da Ecevit e Demirel. L'AnaP resta al potere per quattro legislature consecutive.

Özal si trova di fronte a una società civile totalmente distante dalle istituzioni e si adopera per ristabilire il predominio della politica civile. Avvia un processo di liberalizzazione e democratizzazione del sistema politico per garantire una maggiore rappresentatività del Parlamento e rivolge molte attenzioni ai problemi delle minoranze (ad esempio, fa alcuni passi avanti verso l'apertura di un negoziato con gli armeni e propone di risolvere la questione curda attraverso la via diplomatica, tutte linee che vengono poi abbandonate dopo la sua morte).

Egli rivela anche attitudini verso la religione e fa uso della rete delle confraternite per

realizzare i propri progetti sociali, rivaluta l'eredità islamico-ottomana e compie gesti simbolici come un discusso viaggio alla Mecca e cene istituzionali di fine ramadan. Dal punto di vista economico, Özal mira a sostituire il modello di sviluppo basato sulle importazioni con uno orientato alle esportazioni; questa nuova politica porta alla ridefinizione dei rapporti coi paesi limitrofi verso una maggior apertura, simboleggiata dalla Dichiarazione Davos del 1988 che inaugura il processo di pace greco-turco.

Fino a metà degli anni Ottanta il PIL cresce regolarmente, tant'è che si può parlare di “boom” degli anni di Özal, almeno fino alla fine degli Ottanta28. Le rimozioni delle

restrizioni e dei controlli, l'abolizione dei dazi e, in generale, la semplificazione delle procedure per le esportazioni e le importazioni portano a dei cambiamenti nella vita quotidiana della popolazione. L'improvvisa disponibilità di beni dall'Europa e dagli USA, venduti nei nuovi centri commerciali che cominciano a diffondersi nelle grandi città, provoca un cambiamento degli stili di vita.

Parallelamente vengono costruite nuove infrastrutture, come l'autostrada da Istanbul ad Ankara. La migliorata viabilità permette anche un aumento sostanziale del turismo, anche se limitato alle zone balneari.

In generale, Özal crede in un capitalismo senza regole e restrizioni e persegue scopi liberisti per una minor interferenza dello stato nel settore privato. Ne sono un esempio le campagne di privatizzazione delle industrie di Stato, che però figurano tra le cause dell'offuscamento del consenso popolare pro-Özal, dopo l'emergere di casi eclatanti di appalti pubblici affidati a membri della famiglia del leader e di casi di corruzione.

Se il nuovo sistema pro-settore privato permette l'emergere di una fetta di industriali che in poco tempo accumulano grandi fortune, dall'altro lato però le nuove ricchezze non vengono equamente distribuite e aumentano così la disparità sociale e la povertà. Alla fine degli anni Ottanta il consenso attorno al partito comincia a calare drasticamente, fino alla sconfitta nelle elezioni del '91. Da un lato l'AnaP risente della congiuntura economica sfavorevole, con l'inflazione costantemente alta e il conseguente calo del potere d'acquisto, dall'altro lato pesano gli scandali per

nepotismo e corruzione, che portano alle dimissioni di membri del governo.

Nel 1989 Özal riesce comunque a farsi eleggere ottavo Presidente della Repubblica; il suo successore come primo ministro, Akbulut, è un politico anonimo e tale scelta rende chiaro come Özal continui da dietro le quinte a guidare il partito.

Tra il 1989 e il 1991 continua una graduale liberalizzazione del sistema politico, (ampliamento del Parlamento, elezioni presidenziali dirette, abbassamento dell'età ai 18 anni per il diritto di voto e per i diritti civili) e l'ampliamento dei diritti di espressione (viene consentito l'uso della lingua curda nel privato, viene abrogata la norma che vieta l'attività politica sulla base di discriminazioni religiose o di classe). Restano delle ombre su queste liberalizzazioni: tutte le restrizioni nominate precedentemente restano in vigore nella Costituzione, creando uno scollamento tra il sistema legale modernizzato e la Carta costituzionale29. Inoltre resta in vigore una

legge antiterrorismo che espande il significato di “atti terroristici” anche a dichiarazioni e comunicati scritti e ciò porta alla persecuzione di moltissimo avvocati, giornalisti, scrittori e sindacalisti.

Nel 1993 Özal muore improvvisamente a causa di un attacco cardiaco. La sua morte ha un forte impatto emotivo sulla popolazione. In molti articoli viene definito il secondo grande modernizzatore del paese. L'eredità che lascia dopo un decennio di potere è un rinnovamento della classe politica, una spiccata deburocratizzazione, una nuova personalizzazione del potere, un clientelismo diffuso e un peggioramento del livello di vita delle classi medie.

IL RISVEGLIO DELLA SOCIETA' CIVILE E LA QUESTIONE DELLE