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Le politiche finanziarie 116

3.4   L’ ANALISI EMPIRICA 111

3.4.2   Le politiche finanziarie 116

A continuazione si svolge quindi un esame relativo al grado di indebitamento delle aziende attraverso comparazioni spaziali e temporali tra indici considerati significativi ai fini dell’analisi, cosi come si è illustrato nel terzo paragrafo del presente capitolo.

Di seguito si riportano in tabella i valori assunti dagli indici nel periodo pre e post investimento: per ognuno sono riportati i valori medi calcolati attraverso una media aritmetica semplice.

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Tabella 3.7. Valore degli indici finanziari delle aziende oggetto di turnaround.

Indice di indipendenza finanziaria (%) Indice di indebitamento a breve Indice di indebitamento a lungo Costo denaro a prestito (%) Oneri finanziari/ Fatturato (%) media annua PRE INVESTIMENO 26.11 0.78 0.22 4.48 2.63 media annua POST INVESTIMENO 20.73 0.71 0.29 6.84 3.57

Fonte: elaborazione propria su dati AIDA.

Osservando la tabella 3.7, è possibile notare la difficoltà finanziaria in cui si trovano le aziende oggetto di turnaround.

Due in particolare sono gli aspetti che possono essere considerati maggiormente critici: la poca autonomia finanziaria nonché la difficoltà che si riscontra nel reperire finanziamenti a medio lungo termine nel mercato del credito.

Una prima idea del grado di indebitamento può essere data dall’analisi del peso che il capitale di rischio ha sul capitale di finanziamento: tale indice, che esprime la composizione del capitale di finanziamento stesso, ovvero in che percentuale esso dipende dal capitale proprio o da finanziamenti di terzi, viene chiamato Indice di indipendenza o autonomia finanziaria.

Due infatti sono le fonti a cui l’impresa attinge per finanziarsi: il capitale proprio, costituito dal capitale sociale e l’autofinanziamento (utili d’esercizio degli anni precedenti non distribuito maggiorato delle riserve), più il capitale di terzi, caratterizzata dall’indebitamento a breve, medio e lungo termine.

Tali fonti sono sempre presenti in azienda: il capitale proprio assicura l’autonomia finanziaria della società e rappresenta un importante presupposto per

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L’Indice di indipendenza finanziaria pertanto, esprimendo il peso dei mezzi propri in relazione alla complessiva provvista di capitale, può essere compreso tra zero (assenza di capitale sociale) e uno (assenza di capitale di terzi).

Va da sé che maggiore sarà tale numero, maggiore si potrà considerare patrimonializzata l’azienda: alcune ricerche empiriche hanno cercato di stimare dei valori di riferimento sui quali è possibile esprimere dei giudizi, sebbene sia necessario precisare che tale valore va contestualizzato in riferimento alle singole realtà.

Di seguito si riporta a titolo conoscitivo il risultato di tali studi, affinché possa essere da supporto nell’osservazione dei valori nelle società oggetto di indagine: Tabella 3.8. Valori di riferimento assunti dall’Indice di autonomia finanziaria.

Indice autonomia

finanziaria: MP/Ci

Posizione segnalata Significato relativo

0-0,33 Zona di pericolo Struttura finanziaria assai

fragile e precaria.

0,33 - 0,50 Zona di vigilanza Struttura finanziaria che

richiede attenta

sorveglianza.

0,50 - 0,66 Zona normale Struttura finanziaria

equilibrata.

0,66 - 1 Zona di Espansione Struttura finanziaria che

denota notevoli possibilità di sviluppo.

Fonte: M. Masciocchi. Il turnaround management. Come recuperare e rilanciare le aziende.

Per quanto riguarda la presente ricerca, i valori assunti dall’indicatore nelle imprese target denotano chiaramente una struttura finanziaria precaria: leggendoli in relazione alla tabella 3.8, si nota che rientrano nella zona definita “di pericolo”. L’investitore non apporta un gran beneficio, in quanto la patrimonializzazione si

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riduce passando da un valore di 26,11% al 20,73%: tale diminuzione può essere letta in relazione al aumento del grado di indebitamento che avviene nel post- investimento.

Figura 3.11. Valore medio dell’indice di indipendenza finanziaria prima e dopo l’investimento.

Fonte: elaborazione propria su dati AIDA.

Infatti, una caratteristica delle operazioni svolte dai private equiter è quella di ricorrere alla leva finanziaria per investire nella società al fine di apportare dei cambiamenti strutturali: focalizzandosi sul analisi del debito, si può apprezzare come vi sia un inversione di rotta dei finanziamenti.

Per quanto riguarda il breve termine, si assiste ad una diminuzione di tale indice a vantaggio di un incremento dell’indicatore relativo al lungo termine: il peso del debito a lungo, relativamente al indebitamento totale, passa da un valore di circa il 22% a quasi il 28%. 26,11%   20,73%   0,00%   5,00%   10,00%   15,00%   20,00%   25,00%   30,00%  

PRE  INVESTIMENTO   POST   INVESTIMENTO  

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Figura 3.12. Valore medio dell’indice di indebitamento: a breve e medio-lungo termine prima e dopo l’investimento.

Fonte: elaborazione propria su dati AIDA.

A fronte della variazione degli indici sopra analizzati, l’intervento dell’investitore può quindi essere letto nella seguente maniera: maggior capacità di ottenere capitali a lungo termine nel mercato del credito significa maggior possibilità di sostenere investimenti a medio-lungo termine finanziati da una fonte durevole, limitando la futura generazione di squilibri e tensioni finanziarie.

È bene sottolineare che l’ulteriore ricorso al debito, sebbene a lungo termine, è ad ogni modo un operazione critica in impresa già fortemente indebitate: tuttavia la presenza di operatori specializzati fa supporre un utilizzo più strategico del ricorso alla leva.

Concentrandosi ora sul costo del finanziamento, due sono le voci prese in esame: il costo dell’indebitamento ed il peso che gli oneri finanziari hanno sul fatturato totale.

Il costo del debito è stato ottenuto rapportando il valore degli oneri finanziari al totale dei debiti di finanziamento: entrambi sono stati tratti dalla riclassificazione di Conto Economico (i primi) e Stato Patrimoniale (i secondi).

78,28%   21,72%   70,59%   27,80%   0,00%   10,00%   20,00%   30,00%   40,00%   50,00%   60,00%   70,00%   80,00%   90,00%  

Indice  di  indebitam.  a  

breve   Indice  di  indebitam.  a  lungo  

PRE  INVESTIMENTO   POST  INVESTIMENTO  

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Figura 3.13. Valore medio del costo del denaro a prestito prima e dopo l’investimento.

Fonte: elaborazione propria su dati AIDA.

Osservando la figura 3.12, si nota un incremento del tasso di finanziamento successivo al momento dell’investimento: le banche nel breve termine non percepiscono una maggiore sicurezza a seguito dell’ingresso del nuovo socio. Gli istituti di credito infatti, in conseguenza alla difficile situazione nella quale si trovano i loro clienti, concedono tassi maggiori, anche se non eccessivamente elevati: la consapevolezza che è stato dato avvio ad un processo di ristrutturazione non fa si che si riescano ad ottenere capitali a migliori condizioni. Tale trend viene confermato anche dall’aumento del valore relativo agli Oneri finanziari sul Fatturato, che passano dal 2,63% al 3,57%.

Tale aumento non è senza dubbio positivo, in quanto l’indicatore in questione precisa il peso che l’indebitamento finanziario ha sul totale delle vendite: è pertanto un indicatore di competitività poiché esprime quanto andrebbe trasferito sui prezzi di vendita per mantenere un buon equilibrio economico.

Alcuni studi empirici individuano intorno al 2,5%103 la percentuale limite per

103Si fa riferimento ad uno studio svolto dall’ Associazione Italiana Tesoreria d’Impresa, Maggio 2011.

4,48%   6,84%   0,00%   1,00%   2,00%   3,00%   4,00%   5,00%   6,00%   7,00%   8,00%  

PRE  INVESTIMENTO   POST   INVESTIMENTO  

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considerare non eccessivo il peso del debito, che appare quindi nelle aziende in questione un elemento di criticità nella gestione delle risorse finanziarie.

Figura 3.14. Valore medio del peso degli oneri finanziari sui Ricavi delle Vendite prima e dopo l’investimento.

Fonte: elaborazione propria su dati AIDA.

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