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Popolazione totale anagrafica. Al 31 dicembre 2015 la popolazione residente in Ita-lia è pari a 60.665.551 unità (29.456.321 maschi e 31.209.230 femmine), oltre 130 mila unità in meno rispetto all’inizio dell’anno (Tavola 3.1).

A livello territoriale, il calo si presenta piuttosto omogeneo e, seppure in maniera molto lieve, il Sud e le Isole sono la ripartizione con il maggiore decremento annuo (-0,3 per cento). Come l’anno precedente, il maggior numero di residenti, il 26,6 per cento del totale, si trova al Nord-ovest (16.110.977 unità).

Popolazione straniera anagrafica. Al 1° gennaio 2016 la popolazione straniera resi-dente è pari a 5.026.153 unità, l’8,3 per cento del totale dei residenti, con un incremen-to, rispetto all’anno precedente, dello 0,2 per cento (11.716 unità), di molto inferiore rispetto all’1,8 per cento registrato nel 2015.

Il Nord-ovest è ancora la ripartizione col maggior numero di residenti stranieri (34,1 per cento sul totale dei residenti stranieri) e, complessivamente, al Nord risiede il 58,6 per cento del totale degli stranieri.

Se si fa riferimento al totale dei residenti, la situazione è pressoché invariata rispetto al 2015: al Nord circa 11 individui su 100 sono cittadini stranieri, quasi il triplo rispetto al Mezzogiorno, dove la proporzione scende a meno di 4 stranieri ogni 100 individui. Anche la distribuzione in base all’area di provenienza ricalca quella dell’anno prece-dente: la maggior parte dei cittadini stranieri residenti in Italia è dell’Ue (30,2 per cento della popolazione straniera residente), seguono i cittadini provenienti dall’Europa cen-tro-orientale (21,8 per cento) e dall’Africa settentrionale (13,3 per cento).

Nel Nord-est la maggior parte dei cittadini stranieri (il 29,4 per cento) proviene dai paesi dell’Europa centro-orientale extra-Ue e solo il 26,4 per cento dall’Ue (Tavola 3.3). Nel 2015 la differenza fra le nascite e le morti si conferma negativa, prosegue così la decresci-ta in corso da quasi un decennio (da -95.768 nel 2014 a -161.791 nel 2015). Le iscrizioni anagrafiche, d’altro canto, riescono solo in minima parte a contenere il declino della popola-zione dal momento che il saldo con le cancellazioni è positivo ma di lieve entità (+31.730). Il Popolazione

residente

Dinamica demografica

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ANNUARIO STATISTICO ITALIANO | 2016

saldo con l’estero è positivo e pari a 133.123 unità, ma si conferma in diminuzione ri-spetto all’anno precedente.

A livello territoriale la situazione rimane invariata: il Centro è sempre la ripartizione con il più alto saldo con l’estero e il Nord-ovest è ancora quella in cui è minore la com-ponente naturale del bilancio (Tavola 3.1).

Natalità e fecondità. Nel corso del 2015 prosegue anche il calo delle nascite: i nati vivi, che nel 2014 erano 502.596, nel 2015 passano a 485.780 e il quoziente di natalità, uniforme sul territorio, scende a 8,0 nati per mille abitanti da 8,3 per mille dell’anno precedente (Tavola 3.5).

Anche la fecondità per età mantiene l’andamento degli anni precedenti: l’andamento delle curve di fecondità mostra ancora come il calo delle nascite continui ad essere af-fiancato alla posticipazione dell’evento nascita, che avviene in età sempre più avanzata (Figura 3.1).

Il tasso di fecondità totale (Tft), indicatore sintetico della fecondità, nel 2014 scende ancora, rispetto all’anno precedente, e passa da 1,39 a 1,37 figli in media per donna. Il fenomeno, sul territorio, ricalca la situazione degli anni precedenti: Nord-ovest e Nord-est, con un Tft pari a 1,43, sono le ripartizioni con la fecondità più alta e si con-trappongono al Sud che, con un valore pari a 1,29, è il fanalino di coda.

Se si analizzano i dati per cittadinanza, si può notare come sia la fecondità delle donne straniere a influenzare principalmente il dato nazionale; per le donne italiane, l’indi-catore è infatti rimasto costante negli ultimi tre anni e sempre piuttosto omogeneo sul territorio (1,29); è invece la fecondità delle donne straniere a subire un continuo calo (da 2,10 a 1,97) e a presentarsi disomogeneo: nel Nord, ogni donna straniera fa in me-dia circa 2,10 figli, contro 1,70 del Centro (Tavola 3.6).

Figura 3.1 Tassi di fecondità per età della madre - Confronti retrospettivi

Anni 1980, 1990, 2000, 2005, 2010, 2011, 2012, 2013, 2014 nati per 1.000 donne

0 20 40 60 80 100 120 140 < 1 6 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50 1980 1990 2000 2005 2010 2011 2012 2014

79 3 | POPOLAZIONE E FAMIGLIE

A livello internazionale, l’Italia, con la Slovacchia, si trova al sesto posto per fecondità più bassa nell’Ue 28. Gli estremi della classifica rimangono invariati: il Portogallo, con 1,23 figli in media per donna, è il paese con la fecondità più bassa, mentre la Francia, con 2,01 figli in media per donna, è il paese più prolifico (Tavola 3.21).

Mortalità e sopravvivenza. Nel 2015 il numero dei decessi cresce rispetto all’anno pre-cedente e raggiunge le 647.571 unità (49.207 in più rispetto all’anno prepre-cedente). Il quo-ziente di mortalità, a sua volta, passa dal 9,8 al 10,7 per mille; è più alto nelle regioni del Centro-Nord (circa 11,0 per mille) e più basso in quelle del Mezzogiorno (circa 10,1 per mille - Tavola 3.8).

La speranza di vita alla nascita (vita media), dopo anni di crescita costante, nel 2015 subi-sce una battuta d’arresto, passando da 80,3 anni a 80,1 anni per i maschi e da 85,0 a 84,7 per le femmine (Tavola 3.5).

A livello territoriale il Nord-est, anche nel 2015, è la ripartizione con la speranza di vita più elevata (80,7 anni per i maschi e 85,3 anni per le femmine), mentre il Mezzogiorno è caratte-rizzato da una vita media più bassa (79,4 e 83,9 anni rispettivamente per maschi e femmine). Analizzando il contesto internazionale, nel 2014, all’interno dell’Unione europea, per i maschi solo Spagna, Svezia e Cipro hanno una situazione migliore di quella italiana (80,4 anni), mentre per le femmine le condizioni più favorevoli si trovano in Spagna (86,2), in Francia (86,0) e in Lussemburgo (85,2); l’Italia, dunque, rimane uno dei paesi più longevi (Tavola 3.21).

Mobilità. Le iscrizioni anagrafiche, nel 2015, sono 1.666.913, mentre le cancellazio-ni sono pari a 1.635.183; il saldo dato dalla differenza tra iscriziocancellazio-ni e cancellaziocancellazio-ni anagrafiche è dunque positivo (31.730), ma molto inferiore rispetto a quello dell’anno precedente (108.712 - Tavola 3.1).

Nel 2014 le migrazioni interne per trasferimento di residenza sono pari a 1.313.176 unità, con un tasso di migratorietà del 21,6 per mille. I trasferimenti intraripartizionali, quelli cioè all’interno della stessa ripartizione, sono pari a 1.061.078 (quasi l’81 per cento del totale dei trasferimenti), mentre quelli interripartizionali, ovverosia da una ripartizione all’altra, ammontano a 252.098 (circa il 19 per cento del totale dei trasferimenti - Tavola 3.10). Anche a livello territoriale, quelli intraregionali sono i trasferimenti più numerosi, an-che se con entità differenti: nel Nord sono circa l’85 per cento, mentre nel Mezzogiorno, da sempre caratterizzato da una forte emigrazione, superano di poco il 72 per cento. Nel 2015, le iscrizioni dall’estero per trasferimento di residenza sono state 280.078, qua-si 2.500 in più rispetto all’anno precedente; i cancellati per l’estero, invece, sono stati 146.955, 10.627 in più rispetto al 2014 (Tavola 3.1).

Il Nord è la ripartizione con il maggior numero di iscrizioni (quasi il 50 per cento sul totale delle iscrizioni). Scendendo ad un dettaglio regionale, emerge che circa uno straniero su cinque sceglie di iscriversi in Lombardia. Il Lazio, con il 12,7 per cento, è la seconda regione nella classifica delle iscrizioni dall’estero.

Il Nord e, nello specifico, la Lombardia hanno il primato anche in fatto di cancellazioni per l’estero (rispettivamente 55,0 e 20,4 per cento); il Veneto, a cui spetta il 10,3 per cento del totale delle cancellazioni, è la seconda regione per cancellazioni.

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ANNUARIO STATISTICO ITALIANO | 2016

Per quanto riguarda la componente non comunitaria che fa ingresso nel Paese, nel 2015 le richieste di permesso di soggiorno sono quasi 240 mila (oltre 9 mila in meno rispetto alle quasi 250 mila del 2014). Il 58,3 per cento delle richieste (pari a 139.237) riguardano i maschi, mentre le 99.699 richieste delle femmine sono pari al 41,7 per cento del totale.

Nel 2015 è l’Africa Occidentale il paese da cui proviene il maggior numero di richieste di soggiorno (52.032 pari al 21,8 per cento), seguita dall’Asia Meridionale (19,6 per cento) e dall’Europa (19,2 per cento).

Le richieste provenienti da cittadini non comunitari con meno di trenta anni sono il 68,5 per cento, mentre quelle fatte per ricongiungimento familiare sono il 44,8 per cen-to (Tavola 3.12).

I cittadini non comunitari regolarmente presenti in Italia al 1° gennaio 2016 sono 3.931.133. Di questi, il 51,3 per cento sono maschi e il 59,5 per cento sono soggiornanti di lungo periodo (Tavola 3.13).

Nel corso degli anni il continuo aumento della sopravvivenza nelle età più avanzate e il costante calo della fecondità hanno reso l’Italia uno dei paesi più vecchi al mondo. La situazione è rappresentata graficamente dalla piramide delle età (Figura 3.2), figura caratterizzata da una base, corrispondente alle classi di età più giovani, particolarmente contratta e una cima, che rappresenta le età più anziane, più larga della base.

La piramide rende anche evidente il vantaggio di cui godono le donne in termini di so-pravvivenza, con i contingenti di popolazione femminile alle età avanzate più consisten-ti rispetto a quelli dei coetanei maschi.

Flussi di stranieri

Struttura per età della popolazione

Figura 3.2 Piramide dell’età della popolazione residente per età e sesso al 1° gennaio

Anno 2016, valori percentuali

4,5 3,5 2,5 1,5 0,5 0,5 1,5 2,5 3,5 4,5 0-4 5-9 10-14 15-19 20-24 25-29 30-34 35-39 40-44 45-49 50-54 55-59 60-64 65-69 70-74 75-79 80-84 85-89 90-94 95-99>100 Maschi Femmine

81 3 | POPOLAZIONE E FAMIGLIE

L’indice di vecchiaia, dato dal rapporto tra la popolazione di 65 anni e oltre e quella con meno di 15 anni, è l’indicatore che meglio sintetizza il grado di invecchiamento della popolazione; al 1° gennaio 2016 è pari al 161,4 per cento, ancora in crescita rispetto all’anno precedente (157,7 per cento).

Il Nord-ovest, con il 173,2 per cento, è la ripartizione più anziana, contro il Sud che, con 140,4 anziani ogni cento giovani, è la ripartizione dove il rapporto fra vecchi e giovani è più favorevole. A livello regionale la situazione rimane inalterata rispetto agli anni precedenti: agli estremi ci sono sempre Liguria (246,5 per cento) e Campania (117,3 -

Tavola 3.4).

A livello internazionale la situazione ricalca quella dell’anno precedente: al 31 dicem-bre 2014 la Germania si conferma il paese con il più alto indice di vecchiaia (159,9), subito seguita dall’Italia (157,7), mentre l’Irlanda continua ad essere il paese col minor numero di anziani per 100 giovani (58,6 - Tavola 3.21).

Se consideriamo l’età media, al 1° gennaio 2016, in Italia questa è pari a 44,7 anni (Tavola 3.4); la popolazione straniera residente, invece, presenta una struttura per età molto più giovane, con un’età media pari a 33,6 anni. Quasi la metà dei cittadini stra-nieri ha un’età compresa tra i 18 ed i 39 anni (41,9 per cento), oltre uno su cinque è minorenne (21,2 per cento) e la proporzione di anziani è molto contenuta (3,3 per cento - Tavola 3.14).

Nel 2014 l’andamento dei matrimoni, in linea con la decrescita già riscontrata lo scorso anno, continua la fase di diminuzione: si passa dai 194.057 matrimoni del 2013 ai 189.765 del 2014 (quasi 4.300 eventi in meno); il quoziente di nuzialità passa dal 3,2 al 3,1 per mille. Il Sud è la ripartizione dove ci si sposa di più (3,8 per mille).

Il rito che gli sposi scelgono principalmente per la celebrazione del loro matrimonio è sempre, seppure in costante calo, quello religioso, che, nel 2014, ha caratterizzato il 56,9 per cento dei matrimoni. La distribuzione territoriale però è molto diversa: al Nord e al Centro il rito civile è scelto nella maggior parte dei casi (54,9 per cento nel Nord-ovest, 56,0 nel Nord-est e 51,1 nel Centro); nel Sud, invece, solo un matrimonio su quattro (25,0 per cento) viene celebrato con rito civile e quasi uno su tre (31,9 per cento) nelle Isole (Tavola 3.15).

A livello internazionale l’Italia risulta sempre essere uno dei paesi con la nuzialità più bassa, infatti solo Lussemburgo e Portogallo con 3,0 per mille hanno un quoziente di nuzialità inferiore a quello italiano (Tavola 3.21).

Le separazioni legali passano da 88.886 del 2013 a 89.303 del 2014; le separazioni con-sensuali, come negli anni precedenti, sono in netta prevalenza rispetto a quelle giudi-ziali e rappresentano l’84,2 per cento del totale. I divorzi subiscono una lieve flessione passando da 52.943 a 52.355 (Tavola 3.16).

Prosegue il processo di semplificazione delle strutture familiari che ha interessato l’Italia negli ultimi decenni, confermato dalla crescita del numero di famiglie e dalla progressiva riduzione della loro dimensione.

Nuzialità e instabilità coniugale

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ANNUARIO STATISTICO ITALIANO | 2016

In vent’anni il numero medio di componenti in famiglia è sceso da 2,7 (media 1994-1995) a 2,4 (media 2014-2015). Sono aumentate le famiglie unipersonali: dal 21,1 per cento al 31,1 per cento; al contrario, le famiglie numerose – ovvero quelle con cinque o più compo-nenti – hanno registrato un costante calo (dall’8,4 al 5,4 per cento). Quasi una famiglia su tre è dunque composta da una sola persona. Ciò è conseguenza di profonde trasformazioni demografiche e sociali che hanno investito il nostro Paese: il progressivo invecchiamento della popolazione, innanzitutto, ma anche l’aumento delle separazioni e dei divorzi, così come l’arrivo di cittadini stranieri che, almeno inizialmente, vivono da soli. Finanche il Sud, la ripartizione geografica con il più alto numero di componenti per famiglia, evidenzia una costante riduzione della dimensione familiare: da un numero medio di componenti pari a 3,1 (media 1994-1995) a un numero medio pari a 2,6 (media 2014-2015 - Figure 3.3 e 3.4).

Dal confronto territoriale sulla dimensione delle famiglie per numero di componenti – in base agli ultimi dati disponibili (media 2014-2015) – emerge che la ripartizione geogra-fica con la quota più elevata di famiglie unipersonali è il Centro (34,2 per cento); il Sud, invece, registra la percentuale più bassa (27,7 per cento). All’opposto, per le famiglie con cinque o più componenti, è il Sud a mostrare la quota più alta (7,7 per cento), mentre è il Nord-ovest a evidenziare quella più bassa (4,0 per cento - Tavola 3.17).

Le famiglie possono essere distinte in famiglie senza nucleo, ovvero quelle i cui compo-nenti non formano alcuna relazione di coppia o di tipo genitore-figlio, famiglie con un solo nucleo, i cui componenti formano una relazione di coppia o di tipo genitore-figlio, e famiglie con due o più nuclei. Le famiglie senza nucleo, per la quasi totalità costituite da una sola persona, rappresentano un terzo del totale delle famiglie e sono più diffuse nel Centro-Nord. La maggioranza delle famiglie è formata da un solo nucleo (65,5 per cento). Più in dettaglio, le coppie con figli si attestano al 35,3 per cento del totale delle

Figura 3.3 Famiglie unipersonali e con 5 o più componenti

Medie 1994-1995, 1999-2000, 2003-2005, 2009-2010 e 2014-2015 (a); per 100 famiglie

21,1 23,0 25,9 28,4 31,1 1994-1995 1999-2000 2003-2005 2009-2010 2014-2015 Famiglie unipersonali 8,4 7,5 6,5 5,7 5,4 0 5 10 15 20 25 30 35 1994-1995 1999-2000 2003-2005 2009-2010 2014-2015

Famiglie con 5 o più componenti

Fonte: Istat, Indagine multiscopo “Aspetti della vita quotidiana” (R)

(a) Fino al 2003 l’indagine è stata condotta nel mese di novembre. Nel 2004 l’indagine non è stata effettuata e a par-tire dal 2005 viene effettuata nel mese di febbraio. Gli indicatori relativi agli anni 2011-2015 sono stati aggiornati in conseguenza del ricalcolo della popolazione in base ai dati del censimento 2011.

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famiglie; il valore massimo si osserva al Sud (41,0 per cento), il minimo al Centro (31,8 per cento). Seguono le coppie senza figli (il 20,5 per cento delle famiglie), maggior-mente diffuse nel Nord, ma meno presenti nel Mezzogiorno, e le famiglie di genitori soli – prevalentemente di madri sole – (9,7 per cento). Per quanto concerne le famiglie composte da due o più nuclei, queste rappresentano una percentuale piuttosto esigua (1,3 per cento - Tavola 3.18).

La composizione delle famiglie può anche essere analizzata attraverso la posizione che gli individui occupano al loro interno, ovvero attraverso il ruolo in famiglia dei singoli componenti. Il 33,6 per cento della popolazione vive in famiglia come genitore: il 29,5 per cento in coppia e il 4,1 per cento come genitore solo. I figli sono il 30,1 per cento: il 24,4 per cento vive con entrambi i genitori e il 5,7 per cento con un solo genitore. Vive in cop-pia senza figli il 17,6 per cento della popolazione, mentre il 13,0 per cento vive in famiglie unipersonali. Infine, la quota restante della popolazione si divide tra coloro che vivono in famiglie con due o più nuclei (2,9 per cento), in altre famiglie senza nucleo (1,8 per cento), come membri isolati all’interno di un nucleo (1,0 per cento - Tavola 3.19). Partendo dal ruolo che gli individui rivestono all’interno della famiglia nelle diverse fasce di età, è possibile distinguere le fasi del ciclo di vita individuale e familiare. Fino ai 17 anni, quasi tutti i ragazzi vivono in famiglia come figli: l’83,9 per cento con entrambi i genitori e l’11,8 per cento con un unico genitore. Tra i 18 e i 34 anni, invece, diminu-isce sensibilmente la quota dei figli che vivono in famiglia (61,2 per cento delle perso-ne); poco meno di un terzo delle persone di questa fascia di età ha infatti già lasciato la famiglia di origine per costituire una propria famiglia (25,2 per cento) o per dare luogo a una famiglia unipersonale (7,3 per cento). Le età centrali sono caratterizzate principalmente dal ruolo di genitore: quasi due terzi delle persone tra i 35 e i 54 anni

Figura 3.4 Numero medio di componenti della famiglia per ripartizione geografica

Medie 1994-1995, 1999-2000, 2003-2005, 2009-2010 e 2014-2015 (a) 2,7 2,7 2,6 2,5 2,4 2,2 2,3 2,4 2,5 2,6 2,7 2,8 2,9 3,0 3,1 3,2 1994-1995 1999-2000 2003-2005 2009-2010 2014-2015 Italia Nord-ovest Nord-est Centro Sud Isole

Fonte: Istat, Indagine multiscopo “Aspetti della vita quotidiana” (R)

(a) Fino al 2003 l’indagine è stata condotta nel mese di novembre. Nel 2004 l’indagine non è stata effettuata e a par-tire dal 2005 viene effettuata nel mese di febbraio. Gli indicatori relativi agli anni 2011-2015 sono stati aggiornati in conseguenza del ricalcolo della popolazione in base ai dati del censimento 2011.

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ANNUARIO STATISTICO ITALIANO | 2016

sperimentano tale ruolo; si osserva, tuttavia, una quota considerevole di individui che vivono da soli o in coppia senza figli (22,8 per cento). Nella classe di età successiva – dai 55 ai 64 anni – diminuisce la percentuale di genitori in coppia (44,2 per cento delle per-sone) e aumenta quella di chi vive in coppia senza figli (27,9 per cento), anche perché i figli cominciano a lasciare la famiglia di origine. Tale quota continua a crescere oltre i 64 anni (44,0 per cento delle persone); cresce tuttavia anche la quota di individui che vivono come persone sole (28,7 per cento), mentre si riduce considerevolmente la quota di genitori in coppia (13,7 per cento - Figura 3.5).

Figura 3.5 Persone per contesto familiare e classe di età

Media 2014-2015 (a), per 100 persone della stessa classe di età

83,9 11,8 4,2 0,1 0,0 0,0 0,0 0 20 40 60 80 Fino a 17 anni 48,4 12,8 6,2 7,7 16,5 1,0 7,3 0 20 40 60 80 18-34 anni 4,4 3,7 4,6 10,6 58,3 6,1 12,2 0 20 40 60 80 35-54 anni 0,2 1,6 5,9 27,9 44,2 6,3 13,8 0 20 40 60 80 55-64 anni 0,0 0,1 7,8 44,0 13,7 5,6 28,7 0 20 40 60 80 In coppia con figli come figlio In nucleo mono-genitore come figlio In famiglie con 2 o più nuclei, membri isolati o altri senza nucleo In coppia senza figli In coppia con figli come genitore In nucleo mono-genitore come genitore Persona sola 65 e più anni 24,4 5,7 5,7 17,6 29,5 4,1 13,0 0 20 40 60 80 In coppia con figli come figlio In nucleo mono-genitore come figlio In famiglie con 2 o più nuclei, membri isolati o altri senza nucleo In coppia senza figli In coppia con figli come genitore In nucleo mono-genitore come genitore Persona sola Totale

Fonte: Istat, Indagine multiscopo “Aspetti della vita quotidiana” (R)

85 3 | POPOLAZIONE E FAMIGLIE

Istat, Demografia in cifre, Sistema informativo - http://demo.istat.it/ Istat, Bilancio demografico - Archivio dei comunicati stampa - http://www.istat.it/it/archivio/bilancio+demografico

Istat, Popolazione residente - Archivio dei comunicati stampa - http://www.istat.it/it/archivio/popolazione+residente

Istat, Natalità e fecondità - Archivio dei comunicati stampa - http://www.istat.it/it/archivio/natalita+e+fecondita

Istat, Migrazioni internazionali e interne della popolazione residente - Anno 2014, Comunicato stampa, 26 novembre 2015 - http://www.istat.it/it/archivio/174802

Istat, Nuzialità - Archivio dei comunicati stampa - http://www.istat.it/it/archivio/nuzialita Istat, Matrimoni, separazioni e divorzi - Archivio dei comunicati stampa -

http://www.istat.it/it/archivio/matrimoni+separazioni+e+divorzi

Istat, Immigrati e nuovi cittadini, Sistema informativo - http://www.istat.it/it/immigrati Istat, Cittadini non comunitari: presenza, nuovi ingressi e acquisizioni di cittadinanza - Anni 2015-2016, Comunicato stampa, 29 settembre 2016 - http://www.istat.it/it/archivio/190676 Istat, Giovani, Sistema informativo - http://www.istat.it/it/giovani

Istat, Anziani, Sistema informativo - http://www.istat.it/it/anziani

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ANNUARIO STATISTICO ITALIANO | 2016

GLOSSARIO

Cittadini non comunitari regolarmente soggiornanti

Sono tutti gli stranieri non comunitari in possesso di valido documento di soggiorno (permesso di soggiorno con scadenza o carta di lungo periodo) e gli iscritti sul permesso di un familiare.

Coppia Costituisce un tipo di nucleo familiare, insieme a madre con figli e padre con figli. Una coppia può essere senza figli o con figli mai sposati, coniugata o non coniugata.

Età media La media delle età ponderata con l’ammontare della popolazione in ciascuna classe di età.

Famiglia Insieme di persone legate da vincoli di matrimonio, parentela, affinità, adozione, tutela, o da vincoli affettivi, coabitanti e aventi dimora abituale nello stesso comune. Una famiglia può essere costituita anche da una sola persona. L’assente temporaneo non cessa di appartenere alla pro-pria famiglia sia che si trovi presso altro alloggio (o convivenza) dello stesso comune sia che si trovi in un altro comune italiano o all’estero.

Indice di dipendenza

strutturale Il rapporto percentuale tra la popolazione in età non attiva (0-14 anni e 65 anni e oltre) e la po-polazione in età attiva (15-64 anni).

Indice di dipendenza

strutturale degli anziani Il rapporto percentuale tra la popolazione di 65 anni e oltre e la popolazione in età attiva (15-64 anni).

Indice di vecchiaia Rapporto percentuale tra la popolazione di 65 anni e oltre e la popolazione di età 0-14 anni.

Nato morto Il decesso fetale che si verifica a partire dal 180° giorno di durata della gestazione.

Nato vivo Il prodotto del concepimento che, una volta espulso o completamente estratto dal corpo materno, indipendentemente dalla durata della gestazione, respiri o manifesti altro segno di vita.

Nucleo familiare È definito come l’insieme delle persone che formano una relazione di coppia o di tipo genitore-fi-glio. Si intende la coppia coniugata o convivente, senza figli o con figli mai sposati, o anche un

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