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La potenza della rete territoriale e l’importanza de l servizio pubblico

Senza Muri doman

8.3 La potenza della rete territoriale e l’importanza de l servizio pubblico

Come si diceva all’inizio di questo lavoro, il compito culturale dell’università non si esaurisce nella didattica. Al di fuori dell’aula, l’università ha il compito di creare un terreno per i futuri operatori.

94 L’esperienza di SENZA MURI ha mostrato la potenza della rete territoriale quando viene attivata per uno scopo comune. Ma, allo stesso tempo, il percorso di costruzione di SENZA MURI ha permesso di osservare come spesso la rete territoriale agisca e si muova in maniera scarsamente sinergica.

La rete territoriale, per come la si intende in questo lavoro, non è fatta solo di quelle associazioni che si occupano a vario titolo di disabilità. E’ fatta anche tutte le realtà associative, commerciali, civili, religiose, istituzionali e culturali del territorio.

Un nodo certamente fondamentale sono gli enti locali. Senza Muri ha scelto di vedere gli enti locali- nel nostro caso prevalentemente i comuni- come partner, come co-promotori e non solo come finanziatori. Questa scelta è di merito e non solo di metodo. Per creare delle nuove sinergie col territorio, è necessario, infatti, uscire dalla visione degli enti locali come meri finanziatori a cui chiedere qualcosa per realizzare la propria iniziativa.

Promuovere insieme è diverso da promuovere qualcosa e chiedere i soldi all’ente locale. È diverso nel contenuto, perché nel primo caso si tocca il piano culturale, ed è diverso nell’esito e nella portata che questo tipo di azione può avere. Con Senza Muri lo abbiamo visto molto bene: non avremmo potuto realizzare niente se avessimo semplicemente fatto il giro degli enti per trovare i 60.000 euro che alla fine hanno costituito il budget.

La rete territoriale è un elemento importantissimo, ed è necessario lavorare per promuoverla e attivarla.

Ciò non esclude che l’intervento pubblico sia fondamentale: la salute ed il benessere dei cittadini sono un bene pubblico e come tale vanno presidiati. Il ruolo del servizio pubblico, infatti, va ben oltre quello di finanziatore. Nel momento in cui viene ridotto a questo, in cui l’ente pubblico è visto alla stregua di una fondazione (con un po’ meno soldi...), che ha il mero compito di finanziare, viene meno il suo valore aggiunto e in larga parte anche la sua ragione di esistere.

Ma a che cosa serve che il servizio pubblico sia, appunto, pubblico?

I servizi pubblici costituiscono una parte importante di quella che è chiamata “proprietà sociale”. La proprietà sociale ha sostanzialmente la funzione di proteggere dal decadimento sociale ed economico le persone nel momento in cui si trovassero in condizione di fragilità. I servizi pubblici non agiscono secondo un sistema cliente-domanda ma mettono a disposizione del più gran numero di persone beni essenziali che non possono essere presi in carico dagli interessi privati. Il fatto che vi siano dei servizi accessibili a tutti, e non solo a chi li acquista, costituisce un fattore essenziale di coesione tra i diversi gruppi sociali (Castel, 2003). Il concetto di coesione sociale è un concetto chiave di un modello sociale fondato sui diritti.

Il concetto di coesione sociale non è, infatti, qualcosa che la società può permettersi di perseguire solo in situazione di eccedenza di risorse. Si tratta piuttosto di uno degli elementi centrali che permettono di vivere in una società complessa come la nostra garantendo crescita economica e sociale e sicurezza civile.

I servizi sociali hanno tra i loro compiti quello di generare e sostenere reti di relazioni. Queste reti, costituiscono gran parte della ricchezza che i servizi sociali producono (Folgheraiter 2007). Questo genere di relazioni formano in capitale sociale poiché favoriscono le capacità

95 delle persone di riconoscersi e intendersi reciprocamente, scambiarsi informazioni, aiutarsi a vicenda e cooperare in vista di fini comuni.

In questo modo i servizi sociali non sono rivolti solo alle persone fragili: la costruzione di capitale sociale provoca essere un beneficio non solo per le persone direttamente coinvolte nella rete di relazioni. C’è una connessione ad esempio tra associazionismo e fiducia nelle istituzioni democratiche, con un evidente beneficio per la società intera (Sciolla 2003).

La rete di relazioni che forma il capitale sociale, se sufficientemente estesa, amplia anche la capacità di azione del sistema sociale. In questo senso, possiamo intendere il capitale sociale formato dalla rete territoriale come bene pubblico.

Il bene pubblico si differenzia dal capitale privato in quanto chi lo sostiene e lo rafforza produce beni non solo per sé ma per tutta la collettività. Il capitale sociale migliora la società in generale in quanto tanto più capitale sociale è presente in un contesto tanto maggiore è la probabilità che sorgano forme di cooperazione spontanea tra le persone (Putnam 1993). L‟associazionismo, le reti di relazioni, sono attività che mentre producono benefici per i diretti interessati creano anche una sorta di esternalità positive. Si chiamano esternalità positive gli effetti positivi indiretti di un’attività su un’altra area di azione. Se io ad esempio possiedo un alveare e le mie api vanno a fecondare gli alberi da frutta del vicino, significa che il mio alveare produce esternalità positive. Questo avviene anche se fecondare gli alberi del vicino non era il mio scopo quando ho impiantato l’alveare.

Questo significa che l’azione di servizi pubblici può avere ricadute indirette sull’intera comunità.

Il rapporto tra servizio pubblico e rete territoriale non è tuttavia da intendere sul modello di delega reciproca. Non sono le associazioni a dover intervenire “tappando i buchi” quando il servizio pubblico ha delle carenze. Ed allo stesso tempo il servizio pubblico non deve delegare alle associazioni parti di attività che non può o non vuole svolgere.

La possibilità di una realizzazione sinergica dell’intervento sociale sta proprio nel fatto che associazioni e servizio pubblico devono partecipare al processo ognuno con la sua spe cificità e le sue mansioni ed ognuno con pari dignità degli altri. Alcune esperienze in questo senso sono state fatte, ad esempio l’esperienza del progetto Prisma per le relazioni di aiuto del Comune di Torino (Curto, 2011).

Alla base, come è chiaro, è necessario che vi sia un modello culturale che valorizza il servizio pubblico e ne riconosce il valore aggiunto ed allo stesso tempo è in grado di attivare il potenziale delle associazioni.

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