• Non ci sono risultati.

LA PRATICA DELLA REGOLA OGGI

Nel documento DON BOSCO CI PARLA NELLE COSTITUZIONI (pagine 26-42)

C arissim i C onfratelli, nelPesporvi queste considerazioni sul valore della Regola non m i nascondo tu tte le contestazioni va­

riam ente m otivate che oggi sorgono qua e là n ella C hiesa, in seno alle fam iglie religiose, e — perché n o? — anche in n ostri am bienti: contro la legge in genere, contro quella ecclesiastica in specie, e quindi contro C ostituzioni, R egolam enti, eccetera.

Una reazione emotiva

Secondo ta li obiezioni, la presenza di una legge segnerebbe il dom inio della struttura sulla persona, la fine della spontaneità, d ella creatività, della com unione; segnerebbe il tram onto della lib ertà, il soffocamento della persona, l ’instaurazione di q u e ll’or­

dine costruito che porta con sé il corteo di giuridism o, di im m o­

bilism o, d i form alism o, di autoritarism o che soffoca la v ita lità sp iritu ale proveniente solo d alla carità e dalla grazia dello Spirito.

Non si possono certo sottovalutare questi tim ori: purtroppo dietro il paravento della legge m olte volte ha trovato rifugio l ’egoismo, l ’accidia, l ’orgoglio; talora ci si è serviti della legge come di strum ento di potere e si sono sacrificate le persone sul suo « letto di Procuste » ; si è trovato in essa un comodo alib i per giustificare la mancanza di fantasia, la m ancanza di d isponibilità e di generosità nel necessario rinnovam ento. P erò, dom andiam oci sinceram ente se, con la reazione em otiva contro tutto un certo

« giuridism o » (d i cui la Chiesa ha spesso troppo sofferto), noi non rischiam o di coinvolgere la legge e il d iritto col giuridism o in u n ’unica indiscrim inata condanna e ripulsa. Facendo così, noi rischierem m o di pregiudicare la causa per cui si com batte contro il giuridism o, cioè la difesa della persona.

Non lo si ripeterà m ai abbastanza: « Una com unità senza leggi, lu n gi d a ll’essere o dal poter m ai essere in questo mondo la com unità della carità, non è m ai stata e non sarà m ai n u ll’altro

(2 2 6 3)

che la com unità d e ll’arbitrio » (4 7 ). Non solo, ma anche d e ll’in ­ dividualism o (contrabbandato m agari come p luralism o ): in tale situazione non c ’è nè rispetto della persona altru i, nè carità; non c ’è neppure quell'elem en tare prem essa della carità che è la g iu ­ stizia. E la com unità va in decomposizione.

Sono conseguenze tanto logiche, evidenti, e purtroppo con­

statate, che penso non abbiano bisogno di lunghe dim ostrazioni.

Sono conseguenze che però ci fanno riflettere a q u ali estrem i si può giungere (e talvo lta di fatto si giunge) qualora non sapes­

simo lucidam ente superare la reazione em otiva che, oggi p iù di ie ri, fa sentire come un attentato alla lib ertà ogni proposta a ll’os­

servanza di una legge, di una Regola.

Dare un’anima alle leggi

C ertam ente la tentazione di giuridism o, di form alism o, con tu tte le dolorose sequele che abbiam o sopra elencato, è in sita n e ll’animo um ano, come lo sono l ’orgoglio, l ’egoism o, l ’accidia, da cui queste « m ale p iante » prendono origine; sono pericoli quanto m ai reali, da cui deve continuam ente g uardarsi — attra­

verso u n ’ascesi in in terro tta — sia chi esercita l ’au to rità, e sia chi p ratica l ’obbedienza. M a per il fatto che si possa abusare della legge, non possiamo non dico abolirla (si andrebbe contro la na­

tura sociale d e ll’uom o), ma neppure sm inuirne il valore col d i­

sprezzo, o attenuarne il vigore con una sistem atica noncuranza, o anche solo con arb itrarie violazioni. Ciò sarebbe certo un r i­

m edio peggiore del m ale che si intende curare, e non tarderebbe m olto a far sentire le sue funeste conseguenze in seno alle com unità.

I l rinnovam ento della Congregazione non potrà avvenire se non attraverso una sincera e pratica accettazione delle nostre Co­

stituzioni: sarà tale fedele osservanza, che esclude sia il form

ali-(47) L. Bo u y e r, L’Eglise de Dieu (Editions du Cerf).

( 2 2 6 4 ) 30 —

smo e il giuridism o, che l ’arb itrarietà e l ’individualism o, qu ella che garan tirà a ciascuno di noi lo sviluppo n ella carità, alle co­

m unità la crescita n ella comunione, al nostro apostolato una m ag­

giore efficacia.

M i piace illum inare queste riflessioni con una citazione del P adre R ahner, che in un lungo e originale dialogo con il Signore si esprim e così: « Io so, e voglio stab ilire sem pre p iù il mio cuore in questa viva sapienza, che alla tua lib ertà non si arriva m ai protestando contro chi riceve da te il suo potere. C hi trova grave e vuole scuotere il suo peso non è il tuo spirito di li­

b ertà, m a il mio uomo deteriore, la m ia pigrizia, l ’ostinazione, l ’egoism o; il fatto è che non ho riguardato allo scandalo del mio fratello , per cui pure sparse il suo sangue il F iglio tuo; che m i voglio credere lecita ogni cosa monda (4 8 ); che ho la scienza che gonfia e non la carità che edifica (4 9 ).

« M i è già successo che ho giudicato ostacoli alla tua lib ertà, p recetti e im posizioni che erano solo salvaguardia p er la lib ertà del tuo amore e protezione contro la legge che è n elle m ie m em ­ bra. Sì, io sperim ento sempre di nuovo che le leg gi um ane della tua Chiesa sono scuola di disciplina per la volontà, di pazienza, di dom inio su me stesso, di forte tran q u illità dello spirito, di r i­

spetto e di amore per il prossim o; vedo sem pre m eglio che non quello che piace, ma il dovere, mi m atura. E in v erità non ogni dovere è una costrizione, e la fedeltà n e ll’operare non è sempre segno di alta m oralità nè di vera lib ertà...

« Io so anche che ordini e prescrizioni, cerim onie e consue­

tud in i, m etodi e industrie che m i sono im poste e raccom andate, possono divenire form a sensibile del mio am ore, se ho l ’am ore;

e che m i diventano un peso morto se io sono fiacco, troppo poco vivo per dare loro u n ’anima » (5 0 ).

Proprio n e ll’intento di esortare me e voi a u n ’osservanza

(48) Cfr. Rom., 14,13 e segg.

(49) Cfr. ICor., 8,1 e segg.

(50) K. Ra h n er, Tu sei il silenzio. Queriniana, Brescia, pagg. 40-42 passim.

(2 2 6 5)

così intensa e vissuta, in cui oggi non meno di ie ri sta l ’avvenire della Congregazione, desidero aggiungere qu i qualche consi­

derazione.

La Regola difende la persona e la comunità

A ben considerare la Regola, n ella prospettiva che abbiam o ora espresso, scopriamo che essa è veram ente al servizio della persona, della sua lib ertà nel senso più vero del term ine. « La legge, la vera legge, la legge giusta, il d iritto , in questo mondo è come la corteccia al cui riparo la persona può nascere e svi­

lupparsi, e non si saprebbe rom pere questa corteccia senza in tac­

care la v ita personale » (5 1 ).

L a R egola è la difesa della persona d a ll’arb itrio . D a ll’arb i­

trio dello stesso superiore, e — più ancora — della com unità, che non può decidere, com andare od orientarsi in modo diverso da ciò che è stab ilito n ella R egola e liberam ente accettato d al­

l ’individuo n el giorno della professione.

L a R egola è pure una difesa della com unità d a ll’arb itrio da parte d e ll’individuo che gravem ente o sistem aticam ente venisse meno agli im pegni liberam ente assunti, condizionando così — ne­

gativam ente — la v ita dei confratelli.

E infine è difesa d e ll’individuo stesso dalla propria fra g ilità e dal proprio capriccio, perché è sempre lì a ricordargli g li im pe­

gni che ha contratto con Dio e con i fra telli, e rappresenta in que­

sto modo la lib e rtà della sua risposta alla chiam ata di Dio.

La Regola tutela molti valori

E videntem ente la R egola non svolge in seno alla com unità religiosa unicam ente questa funzione negativa, di difesa: svolge soprattutto funzione positiva di promozione dei v alo ri che essa

(51) L. Bo u y e r, o .e ., p . 596.

(2266) 32 —

contiene: valori del V angelo, vissuti attraverso il carism a del Fon­

datore; valori di comunione fraterna e di m issione d ivin a a sal­

vezza dei giovani. M a appunto perché li contiene, è facile che la loro espressione com unitaria venga gravem ente com prom essa qua­

lora non sia garan tita una sufficiente osservanza.

Siamo d ’accordo: non ogni inosservanza com prom ette in ugual m isura ta li valori. E ’ innegabile in fatti che tra i valo ri che la R egola tu tela e promuove, esiste una gerarchia.

A lcuni sono così fondam entali da id en tificarsi con la stessa v ita cristiana. A ltri scaturiscono come irrin u n ciab ili esigenze della v ita religiosa in genere (così com’è stata espressa dal Concilio V aticano I I ) o, in particolare, dallo stile di v ita religio sa a cui siamo stati chiam ati e che abbiamo liberam ente abbracciato. A ltri valori sono nelle scelte che la Congregazione ha fatto attraverso il suo massimo organo responsabile, dopo una lunga consultazione, per poter rispondere nel modo m igliore, n ella situazione attu ale, alla m issione che Dio le ha affidato, e alle attese d ella Chiesa e del mondo. A ltri infine, specialm ente q u elli concernenti le stru t­

ture organizzative, sono scelte operative di strum enti giud icati idonei a prom uovere arm onicam ente la nostra v ita e la nostra m issione.

Siam o pure d ’accordo che non ogni articolo d ella R egola risu lta espresso in identica form a: in alcuni si tratta della defini­

zione d ’un progetto di v ita di cui sono indicate solo le lin ee fon­

dam entali, e le cui ulterio ri determ inazioni sono affidate a ll’in i­

ziativa responsabile delle com unità isp etto riali o lo cali; in altri invece si tratta di precise determ inazioni che devono perciò essere attuate da tu tti.

Se ciascuno osservasse solo ciò che gli è gradito

O gni inosservanza o interpretazione arb itraria della R egola è un allentam ento del vincolo di coesione che ci lega g li uni agli a ltri, è una ro ttura di comunione che non può assolutam ente essere voluta da Dio. Dio vuole che noi viviam o e lavoriam o in ­

(2 2 6 7)

siem e (5 2 ) in com unione fratern a: e la lin ea v isib ile di conver­

genza d i tale com unione è espressa d alla Regola.

Q uanto qu i viene detto circa la R egola, v a ugualm ente affer­

mato d elle deliberazioni prese ai diversi liv e lli d i v ita com uni­

taria, secondo il risp ettivo grado di com petenza e d i responsa­

b ilità (C ap ito li e C onsigli Isp etto riali, C onsigli d ella C om unità e A ssem blee dei C onfratelli).

L ’assurdità del contrario non sarebbe certo d ifficile a dim o­

strarsi: basterebbe per un istante pensare che cosa avverrebbe in Congregazione se prevalesse, in teoria o in p ratica, il principio che ciascuno si sentisse im pegnato a osservare, di quanto è stato legittim am ente stab ilito , solo ciò che g li è gradito , o che rien tra n ei suoi p u n ti d i v ista, trascurando tutto il resto. Sarebbe l ’in i­

zio d el regno d e ll’individualism o egoista eretto a sistem a d i v ita, ag li antipodi del Regno di C risto, che è regno di g iu stizia, di am ore e di pace. Sarebbe pure la dissoluzione della Congregazione come com pagine sociale, venendo meno quel p rim o rdiale ele­

mento d i ogni um ana convivenza che è la reciproca fiducia.

Pensiam o infine quale im poverim ento della nostra v ita re­

ligio sa, quale ostacolo alla nostra comunione fratern a, q u ale svuo­

tam ento d e ll’efficacia del nostro apostolato, con la fatale conse­

guente ste rilità in fatto d i vocazioni, potrebbe produrre la siste­

m atica inosservanza di un gruppo notevole d i co n fratelli a ll’in ­ terno d ella Congregazione. L a storia d egli O rdini e Congrega­

zioni religio se dim ostra la dolorosa realtà di queste prospettive.

Può d arsi che qualcuno a questo punto pensi o tem a che con tu tti qu esti argom enti si voglia assolutizzare la R egola. N ulla d i tutto ciò. N el raccom andare caldam ente l ’osservanza non pos­

siamo affatto dim enticare che giustam ente il sabato è stato fatto per l ’uomo e non l ’uomo p er il sabato (5 3 ); e così la R egola è a servizio d ella v ita e d ella m issione della Congregazione, e non può e non d ev’essere di ostacolo, di vero ostacolo, alla sua vera

(52) Costit., art. 50.

(53) Me., 2,27.

3

(2268) 3 4

m issione. In fa tti ciò che spezza la com unione non è tanto l ’inos­

servanza della lettera, quanto l ’individualism o e l ’arb itrarietà di tale inosservanza, direttam ente contraria allo spirito, che è spirito di so lidarietà, di carità e di comunione.

L a carità non cerca il proprio interesse (non è egoista) ma il vero bene degli altri, e anche questo bene vuole • realizzarlo

« in com unione » con i propri fra telli (non è in d ivid u alista). M a appunto per realizzare ciò, e per realizzarlo in questo m odo, per evitare ogni arb itrarietà e individualism o n e ll’operare il bene, per­

ché veram ente l ’eccezione alla lettera possa essere R egola secondo lo spirito, bisogna operare, secondo l ’espressione di Don Bosco, avendo « sem pre lo sguardo rivolto al centro di u n ità » (5 4 ). E n elle cose di m aggiore im portanza si deve agire — ai diversi li­

v elli di com petenza — d ’accordo con la com unità di cui facciamo p arte: solo il consenso di essa come « quotidiano in terp rete della volontà di Dio » (5 5 ) ci può garantire che stiam o percorrendo la v ia per cui Dio ci chiam a.

La Regola favorisce la comunione salesiana

M a approfondiam o la nostra riflessione e allarghiam o g li orizzonti. Dicendo che la Regola è a servizio d ella persona e della com unità, vogliam o sottolineare una realtà molto p o sitiva, e cioè che la fed eltà alla R egola è lo strum ento p iù im portante per rea­

lizzare la com unione salesiana a tu tti i liv e lli, q u ella « v ita di co­

m unione » che è per noi Salesiani u n ’esigenza fondam entale e una via sicura per realizzare la nostra vocazione » (5 6 ).

In fa tti se noi crediam o che « la Società Salesiana è n ata non da solo progetto umano m a per in iziativa di Dio » (5 7 ),

dob-(5 4 ) Memorie Biogr., 12 ,8 2 . (5 5 ) Costit., a rt. 9 1 . ( 5 6 ) Ibid., a rt. 5 0 . (5 7 ) Ibid., art. 1.

(2 2 6 9)

biam o pure credere che è Dio che ci ha chiam ati in essa affidan­

doci d ei fra te lli da am are (5 8 ), per realizzare in com unione con essi n ella consacrazione religiosa il progetto apostolico di Don Bo­

sco: cioè di « essere, con stile salesiano, i segni e i p o rtato ri d el­

l ’am ore di Dio ai giovani, specialm ente ai p iù poveri » (5 9 ).

I l vincolo che unisce g li uni agli a ltri è quello d ella carità, che è stata effusa n ei nostri cuori dallo Sp irito , n ella consacra­

zione battesim ale che ci ha fatti m em bri del Corpo di C risto e m em bri d ella C hiesa, e fig li di Dio n el C risto, e perciò fra te lli tra noi. Q uesta carità fraterna e apostolica è stata rafforzata, ed è diventata p er ciascuno di noi un im pegno solenne, d avan ti a Dio e ai confratelli, con la professione d ei consigli evangelici. O ra tale carità, p er i rapporti e g li im pegni che suppone, tende per sua in tim a n atu ra a farsi visib ile, sociale.

La R egola non è che l ’espressione sociale d egli im pegni da noi assunti con la professione religiosa: in essa sono d efin iti il progetto di v ita religioso-apostolica che noi intendiam o realiz­

zare in com unione con i nostri confratelli, i rapporti che ci legano g li u n i ag li altri, g li im pegni reciproci. Se da un lato la com unità salesiana con l ’accettazione della professione d ’un confratello s’im pegna a o ffrirgli la p ossibilità di realizzare n el proprio am bito la chiam ata divin a, per parte sua « il confratello si sente im pe­

gnato a costruire la com unità in cui vive » (6 0 ); e il m inim o di questo suo im pegno è di osservare fedelm ente la R egola.

A nche se la pratica della R egola non esaurisce le esigenze d e ll’im pegno assunto, essendo solo « una via che conduce a l­

l ’Am ore » (6 1 ), è sem pre però « l a via s ic u r a » per in terp retare ciò che Dio vuole da ciascuno di noi (6 2 ), per renderci capaci di adem piere g li im pegni solenni espressi n ella nuova form ula d ella professione: « V ivere n ella Società Salesiana in com unione

(58) Ibid., art. 51.

(59) Ibid., art. 2.

(60) Ibid., art. 52.

(61) Ibid., Proemio.

(62) Ibid., art. 91 e 200; cfr. Atti del CGS n. 638.

(2 2 7 0)

d i spirito e di azione con i m iei confratelli, donare tu tte le m ie forze per q u elli a cui tu, Signore m i m anderai, specialm ente per i giovani più poveri, e collaborare in questo modo alla m issione d ella Chiesa » ; e tutto questo « secondo la via evangelica trac­

ciata dalle Costituzioni salesiane » (6 3 ).

« Far di tutto per vincolarci in un solo spirito »

M a questa via evangelica tracciata d alle C ostituzioni Sale­

siane non realizza soltanto al livello d i com unità locale e Ispetto­

ria le la « comunione di spirito e di azione » , m a allarga g li oriz­

zonti e ci perm ette di fare reale e concreto quanto dice l ’articolo 56 d elle stesse C ostituzioni: « La nostra vocazione ci introduce n ella com unità m ondiale salesiana facendoci partecipare alla com unione di spirito, di testim onianza e di servizio che la Congregazione offre alla Chiesa universale » .

Don Bosco — lo sappiam o — sentiva profondam ente q ue­

sta esigenza d i com unione a livello di Congregazione. « Bisogna far di tutto p er vincolarci in un solo spirito » , diceva ai d iretto ri salesiani (6 4 ); e sono senza numero le sue insistenze perché tu tta la Congregazione si m antenesse u n ita per rendere efficace la sua m issione. E parlava di unità di spirito, u n ità di corpo, u n ità di d i­

rezione, u n ità di comando e perfino di un ità di sentim enti (6 5 ).

« Se si infiltra fra noi un po’ di divisione, la Congregazione non procederà più bene. U niti in un cuor solo si farà dieci volte tanto di lavoro e si lavorerà meglio » (6 6 ).

E tu tti conosciamo l ’afferm azione del C apitolo G enerale:

« L ’u n ità a livello m ondiale trova la sua prim a espressione n elle Costituzioni. Q ueste tracciano in fatti per tutto il mondo salesiano le lin ee fondam entali del nostro credo, della nostra v ita e d ella

(6 3 ) Costit., art. 7 4.

(64) Memorie Biogr., 13,286.

(65) Cfr. Memorie Biogr., 13,286; 7,626; 7,847; 9,572; 12,499.

(66) Memorie Biogr., 12,384; Cfr. anche 13,304.

37 — (2 2 7 1) nostra m issione » (6 7 ); e in esse si appoggia il m inistero di u n ità affidato in particolare al R ettor M aggiore, a l suo C onsiglio, ai Superiori.

Il C apitolo G enerale rispondeva così « a un bisogno m olto forte sentito in Congregazione, quello cioè di chiarificare e rin fo r­

zare le lin ee essenziali d e ll’un ità, per salvaguardare il progetto originario del Fondatore e m antenere la v ita e l ’efficacia d ella Congregazione » (6 8 ).

C arissim i, oggi più che m ai la Congregazione ha bisogno di questa com unione totale di spirito per l ’efficacia della sua m issione.

La Regola e i « doni personali »

O ggi si insiste molto n ella « realizzazione personale » e n ella valorizzazione dei « doni personali » . M a sentiam o ciò che dice in proposito un autore m oderno: « T alvolta le fam iglie religiose hanno in terp retato questo aspetto come un incentivo a ll’in izia­

tiv a spontanea, e come una giustificazione per ogni religioso nel

”fare ciò a cui si sente attratto ” . M a una certa p rospettiva di esagerata lib ertà n e ll’attuare qualsiasi sogno apostolico in d ivid u a­

le non è un fondam ento solido per la form azione dei chiam ati e la coesione della com unità. Chi vuol fare com unque il lavoro che a lu i p are, è da pensare che lo farebbe m eglio fuo ri della v ita religiosa.

« L a vera forza di attrazione per un Istitu to consiste n el fatto che esso sia, e si m anifesti, come un "gruppo ecclesiale”

che orienta le doti dei suoi m em bri verso uno specifico ed effi­

cace apostolato. L a cred ib ilità di un Istitu to in questo settore d i­

pende d alla chiarezza del suo impegno nel continuare con effica­

cia un autentico apostolato » (6 9 ).

L a fed eltà alle Costituzioni è l ’unica garanzia di questa

com-( 6 7 ) Atti del CGS, n . 7 2 0 . (68) Ibid.

(6 9 ) Ah e rn Ba r n a b a s, Vita Consacrata, gennaio 1 9 7 4 , pag. 7 .

(2 2 7 2)

pattezza universale, che fa visibile ed efficace a livello di Chiesa la m issione salesiana, facendo sì che le attiv ità di tu tti entrino realm ente n ella to talità del progetto salesiano per la salvezza dei giovani. Q uesta è l ’unica strada per riconquistare quello « spi­

rito di corpo » così necessario nelle attu ali situazioni sociologiche

rito di corpo » così necessario nelle attu ali situazioni sociologiche

Nel documento DON BOSCO CI PARLA NELLE COSTITUZIONI (pagine 26-42)

Documenti correlati