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! La scelta di adottate una modalità strettamente ecologica (Pontecorvo & Arcidiacono, 2007), quale quella di osservare e studiare le interazioni in famiglia così come accadono nel loro contesto naturale (le abitazioni delle famiglie) , ha 62

comportato una fase preliminare di contatto e negoziazione per individuare i partecipanti alla ricerca e per poter entrare nelle loro case.!

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“Riuscire a fare ricerca all’interno dei contesti quotidiani non è semplice e affatto scontato. […] Accedere al contesto implica dunque necessariamente una certa forzatura dei ‘confini’ dei contesti e degli eventi, e le persone non sono sempre così desiderose di esporre le loro pratiche a uno sguardo altrui.”!

(Zucchermaglio et al., 2013: 51-52)!

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! Negoziare l’accesso al campo è una pratica che caratterizza la ricerca etnografica e situata ed è una fase cruciale per la tenuta della ricerca stessa. Nei contatti preliminari con i possibili partecipanti, il ricercatore ha la possibilità di familiarizzare con il contesto di indagine, con i repertori interpretativi, il lessico e le pratiche dei partecipanti. I primi incontri hanno lo scopo di definire con i partecipanti le modalità e i tempi della loro collaborazione così come di illustrare alcune questioni

La scelta di considerare la casa come contesto naturale della famiglia merita di essere

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ulteriormente problematizzata. Non tutti infatti concordano su questa definizione. Silverman (2008) si rifa ad esempio al lavoro di Gubrium e Holstein (1987) in cui gli autori sostengono l’idea di famiglia non come fenomeno uniforme, rintracciabile in un solo contesto ma piuttosto come fenomeno “situazionale” e “contestualizzato”. Secondo i due autori dunque questa prosttiva permette di allargare gli ambiti in cui osservare le famiglie otre i confini delle loro case. La famiglia non è mai un fatto puramente privato, ma gli stessi membri della famiglia ricorrono a rappresentazioni collettive (come i modi di dire o le immagini di vita dei telefilm) per descrivere il loro comportamento e inoltre presentano la “realtà” della loro vita familiare in modo differenti a seconda del pubblico a cui si rivolgono .(Silverman, 2008: 119-120). Scegliere dunque l’abitazione comune come luogo privilegiato per osservare le famiglie veicola una specifica rappresentazione della domesticità. Come sottolineano Padiglione, Fatigante e Giorgi (2007: 59), tale scelta, operata ad esempio anche nel contesto della ricerca internazionale sulla vita quotidiana delle famiglie di classe media, denota l’identificazione del privato come “marcatore di appartenenza della famiglia nucleare contemporanea”.

che regolano la relazione tra partecipanti e ricercatore, come il consenso informato e la tutela della privacy.!

! In questo paragrafo rendiamo conto delle pratiche che hanno caratterizzato l’accesso al campo nell’ambito della presente ricerca.!

! Per lo svolgimento di questa ricerca, l’accesso al campo si è strutturato in due fasi. In un primo momento sono state individuate le famiglie disponibili a partecipare alla ricerca, attraverso contatti telefonici o telematici. Successivamente, è stato organizzato un incontro presso l’abitazione delle famiglie che hanno aderito al progetto per definire più nel dettaglio le fasi e le procedure della ricerca, per firmare il consenso alle riprese e al trattamento dei dati e per definire, insieme ai genitori, il collocamento della telecamera nello spazio domestico.!

! Inizialmente le famiglie contattate sono state scelte nell’ambito delle relazioni personali della ricercatrice. I primi contatti, dunque, sono stati presi con amici e conoscenti attraverso un messaggio di posta elettronica. La scelta di avviare una primo contatto attraverso la mediazione del supporto tecnologico è stata determinata dalla volontà di lasciare alle famiglie la possibilità di uno spazio e un tempo autonomi per la valutazione delle proposta di partecipare. Tramite un messaggio privato (cfr. Figura 1), sono state contattate 5 famiglie le cui caratteristiche corrispondevano a quelle definite nel disegno della ricerca (cfr. paragrafo 5.2). Il messaggio è stato inviato ad entrambi i genitori, nei casi in cui la ricercatrice disponeva del contatto sia della madre che del padre, o solo ad uno dei due, prevalentemente la madre. Delle 5 famiglie contattate, tutte hanno accettato di partecipare alla ricerca, anche se poi una è stata esclusa in ragione dell’età dei figli.!

Figura 1 - Messaggio di posta elettronica inviato nella fase di contatto!

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! Come si può osservare il registro scelto per presentare la ricerca alle famiglie è molto informale: esso si basa su precise scelte retoriche che cercano di mitigare attraverso l’ironia (cfr. la scelta di riferirsi alla ricerca come ad una “cosa curiosa”) e la lusinga (“ho pensato ad alcuni amici veneziani, primi fra tutti a voi”) la richiesta di partecipare al progetto di ricerca. Già in questo primo contatto vengono anche illustrati ai partecipanti, in modo molto generale, gli scopi della ricerca, le modalità di partecipazione e la tutela dei dati raccolti.!

! Altre quattro famiglie sono state contattate nell’ambito delle conoscenze maturate in campo professionale. In questi casi i contatti sono avvenuti o telefonicamente o di persona, per lo più con uno solo dei genitori. Delle famiglie contattate per questa via, solo una ha accettato di partecipare. In questo caso i contatti e i relativi accordi sulle modalità di partecipazione sono stati presi solo con la madre, che si è proposta come mediatrice nel presentare la ricerca al padre. !63

! Infine una famiglia è stata contatta attraverso le conoscenze dirette di una amica della ricercatrice. La famiglia, che ha accettato di partecipare, è stata poi contattata telefonicamente anche dalla ricercatrice stessa, allo scopo di presentare nel dettaglio il progetto di ricerca.!

! I contatti sono stati presi esclusivamente con i genitori e non sono mai stati coinvolti i bambini. Sono stati i genitori, in un tempo successivo, a presentare e motivare ai figli le ragione della loro partecipazione alla ricerca.!

! Dopo l’accettazione di partecipare al progetto, è stato organizzato un incontro tra ricercatrice e genitori, preliminare all’avvio della ricerca, presso l’abitazione di ciascuna famiglia. In questa occasione, sono stati illustrati più nel dettaglio gli scopi, i tempi e le procedure della ricerca ed è stato presentato il modulo del consenso informato.!

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Il dato è posto in evidenza perché ha costituito a nostro avviso un limite nella successiva

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relazione con la famiglia stessa. Durante le fasi della ricerca, infatti, la ricercatrice non ha mai avuto modo di conoscere e presentare il progetto di ricerca al padre. Gli orari di lavoro del padre non hanno permesso, neanche durante la fase delle videoregistrazioni, un possibile incontro e scambio. In diversi momenti, nel corso delle cene riprese, il padre ha poi manifestato apertamente una certa insofferenza rispetto alla situazione di ricerca e alla gestione della telecamera. La famiglia inoltre ha interrotto la partecipazione dopo tre riprese, benché l’accordo fosse di riprendere 5 cene. L’interruzione delle riprese è stata ufficialmente giustificata in relazione alla partenza per le vacanze dei bambini. Ciò è accaduto con una sola delle famiglie coinvolte nella ricerca.

! ! 5.1.1 Negoziare il consenso informato!

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! Prima di avviare le registrazioni delle cene, è stato chiesto ai genitori di firmare il consenso informato per il trattamento dei dati. Ogni genitore ha firmato per sé e per ciascuno dei figli, come previsto per la normativa relativa ai minori.!

! Sul modulo del consenso informato presentato ad ogni famiglia sono state 64

riportare tutte le informazioni note in quel momento (Zucchermaglio et al., 2013: 56) alla ricercatrice: gli scopi della ricerca, la strumentazione adottata, le modalità di analisi e di trattamento dei dati raccolti e le modalità di divulgazione, nel rispetto dell’anonimato, del trattamento sensibile dei dati e della privacy di ogni persona coinvolta. Sempre come previsto dalla normativa, ai partecipanti è stato comunicato anche il loro diritto di ritirare il consenso in qualsiasi momento della ricerca.!

! Il consenso informato, come strumento di accesso del ricercatore al contesto di ricerca, non può essere considerato esclusivamente come una procedura burocratica che ricercatore e partecipanti devono necessariamente adempiere. Oggi, esso è oggetto di un ampio dibattito, trasversale a diversi campi di studio e ricerca, quali l’ambito medico, legale, filosofico, etico (Fatigante & Orletti, 2014).!

! Nell’ambito degli studi di Analisi della Conversazione e di etnometodologia, i momenti di presentazione e firma del consenso informato sono diventati specifici oggetti di analisi (cfr. Mondada, 2006; Fatigante & Orletti, 2014) così come le domande e dubbi che i partecipanti sollevano nel corso della ricerca rispetto alle procedure di analisi e al trattamento futuro dei dati (Alby et al., 2014).!

! Il carattere anticipatorio (“anticipatory regulatory regime, Murphy & Dingwall, 2007) della richiesta del consenso è uno degli aspetti più problematici, sollevato dal dibattito in merito. In particolare nell’ambito delle ricerche etnografiche, in cui il percorso della ricerca non può essere definito schematicamente e a priori, rimane aperta la questione di quanto i partecipanti possano essere messi al corrente e, quindi essere pienamente consapevoli, nel momento in sui accettano di partecipare alla ricerca. !

! La partecipazione, così come la conduzione della ricerca stessa, diventano quindi aspetti del processo di “costruzione della conoscenza” che vanno negoziati di volta in volta. Da questo punto di vista, il consenso informato è considerato come un artefatto culturale e situato. Esso non ha solo il valore di prerequisito alla ricerca, 65

ma piuttosto è una realizzazione collaborativa tra ricercatore e partecipanti (Padiglione et al., 2007), soggetta costantemente a ridefinizioni e negoziazioni che si

In Appendice, è presentato il modulo proposto e firmato dalle famiglie che hanno

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partecipato alla ricerca.

Marzano (2007), paragonando il contesto italiano a quello anglosassone in merito alla

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quesitone del consenso informato nell’ambito delle ricerche etnografiche in contesti ospedalieri, mette in luce la dimensione prettamente culturale di tale strumento, mostrando come esso risenta del clima socio-culturale che connota la realtà indagata.

realizzano nel corso della ricerca. Da questo punto di vista i partecipanti sono c o n s i d e r a t i c o m e i n t e r l o c u t o r i e p a r t n e r l e g i t t i m i d e l l ’ i m p r e s a conoscitiva.” (Zucchermaglio et al., 2013: 56).!

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