Dacché questa prestigiosa onorificenza venne istituita nel 1901, nessuno scrittore cinese fino alla fine del XX secolo era riuscito ad ottenerla. Negli anni venero fatti molti nomi, tra cui Lu Xun 鲁迅 (1881- 1936), il quale aveva dichiarato che avrebbe rifiutato il premio perché lo considerava essenzialmente “occidentale”, Lao She 老舍 (1899-1966), Shen Congwen 沈从文(1902-1988), Ba Jin 巴金 (1904-) e, per quanto riguarda l'era contemporanea, Bei Dao北島, reputato il favorito per diversi anni, Wang Meng王蒙e Bai Xianyong 白先勇).
Finalmente, il 12 ottobre 2000, una delle più importanti opere di Gao Xingjian, La montagna dell'anima, gli ha permesso di conseguire l'ambito premio, suscitando senza dubbio grandissimo scalpore e critiche positive e negative da parte della comunità letteraria cinese. Infatti, il 14 ottobre dello stesso anno un comunicato dell'agenzia Nuova Cina riportava che, durante una conferenza stampa, un responsabile dell'Associazione degli scrittori cinesi aveva dichiarato che l'assegnazione di questo premio aveva risvolti più politici che letterari.
Nonostante molti scrittori come Wang Shuo 王朔, Mo Yan 莫言, Yang Lian 楊煉 (in esilio in Australia) e altri che risiedevano al di fuori della Cina fossero letteralmente entusiasti della notizia, questo avvenimento venne considerato a livello sociale più come un'offesa nei confronti del paese che un elemento di vanto per la comunità letteraria. Infatti, l'Associazione degli scrittori cinesi respinse Gao Xingjian, in quanto criticato per il suo “inquinamento spirituale” e denunciò l'Accademia Svedese, poiché il riconoscimento dato allo scrittore venne percepito come un non-riconoscimento verso il governo cinese. Per contro a Taiwan e a Hong Kong, Gao Xinjian fu accolto con entusiasmo dalle autorità governative e universitarie, a tal punto che ad Hong Kong gli venne conferita la laurea honoris causa presso la prestigiosa Chinese University e, malgrado il rifiuto da parte della madre patria e la scarsa popolarità tra la maggior parte dei lettori, egli divenne oggetto di studi.
L'interesse e la stima da parte di Taiwan e Hong Kong per Gao Xingjian risalgono già al 1984, quando il giornale di traduzioni anglo- cantonese Renditions譯叢 pubblicò un'edizione speciale sulla letteratura cinese contemporanea, nella quale la sua commedia Chezan 車站 (La
fermata dell'autobus, 1983) venne citata e tradotta.8 Ciò rappresenta uno dei primi forti interessi verso lo scrittore al di fuori della Cina che, scrivendo in lingua inglese, venne stimato come drammaturgo per la sua rottura con le antiche convenzioni del teatro cinese, vecchie di più di cinquant'anni.
Al giorno d'oggi, le librerie di Taiwan e Hong Kong sono colme di ristampe di libri di Gao, sia in cinese che tradotte in inglese, e ciò conferma chiaramente come ai tempi non gli venne riconosciuta la fama che meritava e che rimase poco conosciuto agli occhi di molti lettori finché non vinse il Premio Nobel nel 2000, tanto da arrivare fino in
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Europa ed in Nord America. Nelle testate francesi quali Le Monde, Le
Figaro, L'Humanité e Libération vennero inserite sezioni speciali su
recensioni e discussioni sulla straordinaria identità di Gao quale cittadino francese che scriveva in cinese. Negli Stati Uniti, i giornali New York
Times e Timese Literary Supplement sul suo essere uno scrittore
dissidente che in Cina è bandito.9
L'attribuzione del Premio Nobel per la letteratura ad uno scrittore di lingua cinese costituiva un forte incoraggiamento ed un importante monito per gli scrittori cinesi, in esilio e non, ancora vessati dalla politica cinese. La lingua e letteratura cinese conquistarono a pieno titolo il loro spazio nella dimensione letteraria internazionale, ma ciò andò a scontrarsi contro la questione del nazionalismo cinese, supportato fortemente dallo stesso governo: una reazione a doppia mandata che sovvertì l'ordine cognitivo naturale imposto dalla madre patria, secondo cui il riconoscimento di ciò che non era riconosciuto implica il non riconoscimento di ciò che era conosciuto. In altre parole, dare visibilità o riconoscere importanza a qualcosa o a qualcuno che, secondo l’ideologia cinese, non deve averne, svilisce poi ciò che invece ne ha. In base alla tradizione cinese, così come nelle politiche cinesi contemporanee, l'identità dell'individuo non è caratterizzata solo da come uno definisce se stesso, ma è anche definita dal sistema dialogico che viene a crearsi in relazione al suo effettivo riconoscimento nella società.
Indipendentemente dal fatto che si possa essere preoccupati o incoraggiati dalle prospettive future della globalizzazione della cultura, il trend è chiaro: in un mondo che sta rimanendo schiacciato da un rapido avanzamento tecnologico e da una estesa integrazione economica, la creazione letteraria sta finalmente riuscendo a rompere i limiti dei confini geografici nazionali. E Gao Xingjian ne è l'esempio. Il suo talento letterario è fondato sulla sua grande capacità di sintesi tra il patrimonio cinese con le tradizioni culturali e letterarie occidentali. Egli infatti sostiene che nonostante viva in Francia, la cultura e la spiritualità cinese risiedono dentro di lui. Non è un caso dunque se l'esilio per Gao è un elemento rilevante ai fini della sua esperienza, sotto diversi punti di vista: l'essere fisicamente in esilio, gli rimembra l'esilio spirituale che intraprese durante il suo viaggio sui monti del Sichuan, uno sforzo voluto e desiderato nel tentativo di fuggire dalle persecuzioni politiche della cultura collettivista dei primi anni ottanta. Inoltre, il senso di abbandono e allontanamento, generato dall’esilio e dal conseguente cambio culturale, non sono problemi prettamente cinesi, ma è una condizione umana del ventesimo secolo.
Questi due punti di vista, assieme ad altre tematiche, sono vivamente descritte in quella che viene definita dalla critica “un'opera di validità universale”, per le sue intuizioni pungenti e le innovazioni linguistiche, definite all'avanguardia per l'uso del linguaggio e transculturali per la loro validità aldilà dei confini nazionali. Le parole che Gao Xingjian pronunciò al ricevimento del Premio Nobel riassumono in maniera esaustiva il suo senso di gratitudine verso una forma di riconoscimento che la madrepatria gli aveva negato e lasciano trapelare
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quanto il suo essere innovativo sia stato compreso dai lettori:
Vi ringrazio per avermi conferito il Premio Nobel per la letteratura, una letteratura che è incrollabile nella sua indipendenza e che non evita la sofferenza umana ne l'oppressione politica, ma che non è al servizio della politica. Ringrazio ognuno di voi per il conferimento del premio più prestigioso per i lavori che sono stati rimossi dal mercato della scrittura, lavori che hanno sollevato poca attenzione, ma che veramente vale la pena leggere. Allo stesso tempo, ringrazio l'Accademia Svedese di avermi consentito di salire su questo podio per parlare prima agli occhi del mondo. Ad una debole voce di un fragile individuo che difficilmente vale la pena ascoltare e che normalmente non viene sentita dai media è stato permesso di rivolgersi al mondo.10