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La presenza della pala dedicata a san Biagio in San Gallo, per quanto si debba essere ben consapevoli che è successiva di cinque secoli dall’ultima menzione documentaria, consente forse di lasciare aperta

l’ipotesi che la chiesa dedicata al santo vescovo di Sebaste potesse trovarsi sul colle di Soligo. Come

ritenevano per tradizione, certo senza disporre dell’attrezzatura documentaria messa in atto e pondera-

tamente discussa da Cagnin, Sbardella e attingendo a lui Pasin, nonché Schiratti.

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1 Pasin 1928, pp. 63-67. L’autore attinge a Storia di Soligo, memoria manoscritta del predecessore Gioacchino Sbardella, parroco di Soligo dal 1846 al 1878. Il manoscritto, prima pres- so l’archiVio parrocchialedi soligo, è ora depositato pres- so l’archiVio diocesaNodi Vittorio VeNeto, attualmente in via di riordino. Il manoscritto non è stato reperito.

2 Pasin 1928, p. 64. Ripetono questo dato, ad esempio, Dall’A- nese, Martorel 1991, p. 82; Tomasi 1998, I, p. 435. Bevilacqua (2001, p. 42) ricorda «un affresco quattrocentesco con le im- magini dei santi Floriano e Gallo».

3 I dipinti restaurati nell’occasione sono illustrati e schedati da Fossaluzza, in Fondazione Cassamarca 2004, pp. 72-84, con bibliografia.

4 L’opera è tra quelle illustrate da chi scrive in occasione del restauro, cfr. Fossaluzza, in Fondazione Cassamarca 2004, pp. 72-73. Se ne anticipa ora la datazione in base alla men- zione del 1599 qui di seguito riportata, Infra nota seguente. Un primo catalogo, eppure già molto ricco, dell’anonimo pit- tore che la realizza è esemplato da Fossaluzza, in Fondazione

Cassamarca 2004, pp. 178-186. Per le opere di Pozzoserrato

che sono di riferimento per l’artista, si veda il catalogo signifi- cativamente aumentato proposto da chi scrive con il sostegno di nuovi riscontri documentari, cfr. Fossaluzza 2011, pp. 152 segg.

5 archiVio diocesaNodi Vittorio VeNeto, Archivio Vecchio,

Visite Pastorali, busta 33, fascicolo V-22, c. 67r. Negli atti si

ricorda la processione «secunda die pascalis»; la chiesa non ha

onus nè redditi, non si celebra se non ad libitum del rettore di

Soligo.

6 Stemma: spaccato d’azzurro e d’argento a due rose dall’uno all’altro. Cfr. Bernardi 1845, pp. 264-288; Botteon 1912, pp. 75-77. Sulla cattedra cenedese fu predecessore di Leonardo Mocenigo (13 gennaio 1598-20 maggio 1623) il cugino Mar- cantonio Mocenigo (20 marzo 1586-rinuncia lì 13 gennaio 1598).

7 Fossaluzza 2003, I.3, pp. 355-356, 391 figg. 20.53, 393 -395 figg. 20.55-20.57; Idem, in Fondazione Cassamarca 2004, p. 72. Come sopra osservato, infra nota 1, il manoscritto di Sbardella (1874-1875) al quale Pasin attinse è ancora da indi- viduare nel riordino dell’archivio della parrocchia di Soligo, solo di recente depositato presso l’archiVio diocesaNo di Vittorio VeNeto. I dati ai quali si fa riferimento non sembra- no pertinenti alla memoria redatta nel 1740 dal parroco Loren- zo Michieletti, in occasione della visita pastorale del vescovo Lorenzo da Ponte di quell’anno. Anche a quest’ultima Pasin (1928, pp. 70-71) fa ripetuti rinvii, mentre non cita affatto Sbardella.

8 Ringrazio la restauratrice Ragna Notthoff per l’aiuto prestato nel verificare la data dell’iscrizione.

9 Affresco staccato, cm 140x86. Fossaluzza 2003, I.3, pp. 355, 390 fig. 20.52, 392 fig. 20.54, 382 nota 6. Offre una prezio- sa indicazione sulla provenienza dall’antica parrocchiale nel 1934 la fotografia d’archivio conservata presso la Fototeca dell’Istituto di Storia dell’Arte della Fondazione Giorgio Cini di Venezia. Sulla provenienza si tenga conto dei dati di Binotto 1984, p. 332.

10 Moschetti 1932, pp. 159-160; Fossaluzza 2003, I.3, pp. 356- 357 fig. 20.15.

11 Longhi 1926, pp. 109-114.

12 Coletti 1956. Il testo, considerata l’importanza che assume

per l’arte di questi territori, è di nuovo edito in Fossaluzza 2003, I.4, pp. 220-224.

13 Per tali risvolti fa ricorso alla stessa categoria di «vivarini- smo» ad esempio Remigio Marini 1963, pp. 195-208. 14 Fossaluzza 2003, I.3, pp. 358 figg. 20-17, 20.18, 382 nota 16. 15 Fossaluzza 2003, I.3, pp.363 fig. 20.25, 383 nota 30. La ripre-

sa fotografica su cui si basa questa proposta data al 1959. 16 Edito da Moschetti 1932, I, p. 167, fig. 140. Illustrato in se-

guito da Fossaluzza, in Cassamarca 1995, pp. 74-75; Idem 2003, I.3, pp. 341 fig. 20.3, 358-359, 382 nota 17, 396-397 figg. 20.58.59. In quest’ultimo contributo se ne precisa la col- locazione e cronologia.

17 Riguardo questi due pittori si rinvia al capitolo che segue in questo volume.

18 Sull’iconografia di san Pietro apostolo e il valore simbolico della chiave, si rinvia a quanto osservato a proposito dell’im- magine riemersa nella chiesa di Santa Maria dei Broli a Farra,

infra, pp. 101, 145 nota 137, 138.

Sulle prime attestazioni della chiesa di San Pietro a Soligo basti qui il rinvio a Cagnin 1997, pp. 118, 124, 139 nota 48. Più in generale, sulla cronologia riguardante la chiesa e chi la resse, si rinvia a Tomasi 1998, I, pp. 444-446.

19 Per quest’opera e gli aspetti documentari che la riguardano si consenta il rinvio a Fossaluzza 1983, pp. 245-246 doc. 11: accordo tra Francesco da Milano e gli uomini della villa di Soligo per il pagamento e la stima della pala, 11 dicembre 1537; Idem 1993, p. 134, doc. 19: Francesco Beccaruzzi è intervenuto come perito assieme al pittore Rigato da Venezia nella vertenza fra gli abitanti di Soligo e Francesco da Milano a motivo del prezzo della pala da quest’ultimo eseguita per la chiesa parrocchiale, 22 aprile 1539, sentenza arbitraria. Nella letteratura critica, compendiata da Falsarella (in Bevilacqua, Falsarella 1997, I, p. 589) si equivoca sistematicamente l’i- dentificazione corretta di san Bovo con quella errata di san Floriano.

L’elenco dei parroci della chiesa di San Pietro di Soligo inco- mincia dal 1446, cfr. Maschietto 1915, p. 67; Tommasi 1998, I, pp. 444-446.

20 Sul rapporto fra il nome del santo e l’immagine che lo iden- tifica si veda quanto osservato, in generale, a proposito di sant’Agnese e san Cristoforo nelle fondamentali ricerche di Delehaye 1934, pp. 130,133, 144-145. Casi più volte ripetuti per quanto riguarda san Bovo da Rigaux 1996, p. 171; Eadem 2001, p. 190. Pertanto si veda infra, pp. 321-322, 347 nota 87. 21 Si rinvia ai documenti segnalati da Cagnin 1997, pp. 147-148,

153-154 nota 15; Tommasi 1998, I, p. 435.

22 Si rinvia ai regesti di Cagnin 1997, p. 154 nota 15; Tommasi 1998, I, p. 435.

23 Cagnin 1997, p. 154 nota 15.

24 Verci 1790, pp. 63-65, 75-76. In realtà, nella ricostruzione di Verci si riferisce che il 6 settembre 1378 furono «spianati» il castello di Cessalto e di Solighetto, senza più menzionare quello di Soligo. Sulla distruzione di quest’ultimo castello ri- porta le notizie secondo tradizione, ad esempio, Pasin 1928, pp. 60-61. La premessa è il tradimento di Gherardo da Ca- mino così ricostruita da Verci: «Perché da tutti i lati ardesse l’incendio di guerra, Gerardo da Camino rubellò dalla Repub- blica, e si attaccò al partito de’ Collegati. Egli uscì da Trivigi segretamente agli otto di luglio colle sue genti, e portando Note

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seco cinquanta milla ducati da lui rubati nella città andò a’ suoi castelli, che erano Portobuffoletto, Codignano, la Motta, Fregona, Soligo e Solighetto. I Conti di Collalto Ensedisio e Rambaldo furono i primi che avvisassero la Repubblica di questa ribellione, e furono i primi eziandio ad armar le genti contro il ribelle Caminese».

25 L’elenco è di Cagnin 1994, p. 37; Idem 1997, pp.147-148. Si aggiunga, leggendo Pasin (1928, p. 71), la dedicazione di una chiesa che diviene in seguito più esplicitamente dedicata ai Santi Vittore e Corona ubicata in borgo De Faveri, l’ubi- cazione «nel Furlan» di Santa Giustina. Per un ragguaglio su queste chiese di Soligo si veda inoltre Tomasi 1998, I, pp. 433-434, 438, 440-441, 443, 444-445, 447-448; Angella, Bongi 1995.

26 Pone su questo il dubbio Passolunghi (1980, p. 76), tuttavia considerando la chiesa nel contesto del censimento delle fon- dazioni benedettine della Marca Trevigiana.

27 Per quanto sia un’opinione riconosciuta a una tradizione lo- cale, Passolunghi (1980, p. 76 nota 1) si premura di verifica- re quanto riportato da Pasin (1928, p. 63), accertando che il nome del presunto fondatore non figura nel repertorio dei pro- fessi del monastero di Sangallo stilato da Henggeller 1929. 28 archiVio diocesaNo di Vittorio VeNeto, Archivio dei

Vescovi, Vescovo Lorenzo da Ponte, Terza Visita Pastorale

1761-1767, busta 38, fascicolo 28, n. 187, cc. 130-131.

La segnalazione è di Passolunghi 1980, p. 77. Lo studioso indica gli inizi del secolo XIX come momento dell’eventuale soppressione, ma per congettura e senza fornire espliciti ele- menti.

Lo studioso (ibidem, 1980, p. 77) segnala le visite pastorali settecentesche che annoverano San Gallo. Si veda anche il repertorio completo riguardante Soligo di Pasin 1928, p. 72. 29 Boillon 1965, col. 16; Raggi 1965, col. 19.

30 Boillon 1965, col. 17; Raggi 1965, col. 19. Pertanto, non vi sono giustificazioni per identificarlo con san Gallo vescovo di Aosta del VI secolo.

31 Infra nota 5.

32 Lo ricorda Stefano dal Bianco nell’annotazione alla poesia di Andrea Zanzotto «San Gal sora la sòn». Cfr. Andrea Zanzotto 1999, pp. 728-729, 1645.

33 Boillon 1965, col. 18.

34 Tavola, cm 27,5x16,5. Figurava sul lato destro del registro superiore. Cfr. Kaftal, Bisogni 1978, coll. 343-345. Per una compiuta lettura anche iconografica degli scomparti del polit- tico si rinvia a Chiara Rigoni, in Pinacoteca Civica di Vicenza 2003, pp. 117-123 cat. 9.

35 Roberto Longhi (1947, p. 186) ritenne il polittico frutto dell’assemblaggio di due trittici e lo data circa al 1480 circa. Riguardo l’autore e per la datazione confermata dell’opera si veda Cessi 1969, p. 261. Si rinvia, inoltre, a Rossi 1994, pp. 106, 135-136 cat. 25, 147 figg. 1-6; Olivari 1998, pp. 29-31. La datazione è avanzata verso la fine attività del pittore, e si ipotizza un unico complesso. È identificato con san Gallo vescovo di Aosta da Gaia Maffioletti 2015, p. 22.

36 Che fosse dotata di tre altari lo confermano, in fase tarda, ad esempio gli atti della visita pastorale del vescovo di Cèneda

Lorenzo da Ponte del 1761, segnalata infra, nota 28.

37 Per l’iconografia e i patronati basti qui il rinvio Gordini 1963, coll. 167-160; Celletti 1963, coll. 160-165; Brandi, Vighy 1963, coll. 165-170.

38 Per l’illustrazione della pala (cm 178x85) dopo il restauro si rinvia a Fossaluzza in Fondazione Cassamarca 2004, pp. 80-85. Sul retro è tracciato in punta di pennello con colore bruno un angioletto con la tavolozza in mano, mentre indica l’iscrizione. Questa contiene il suo nome («Daminus») e la data 1707. Il testo latino si può tradurre al modo seguente, riferendosi egli al supporto di tela del dipinto: molti dissero che Damino dipingeva stracci, vedete questa cosa che dipin- ge era uno straccio. Nell’occasione si è potuto enucleare un primo gruppo di opere di questo pittore, correggendo alcu- ne attribuzioni che hanno chiamato in causa i pittori Mattia Gremsel e Antonio Bellucci (o il figlio Giovan Battista) che, risaputamente, muore a Soligo nel 1726.

39 Maschietto 1915, p. 67.

40 Angella, Bongi 1992; Cagnin 1997, pp. 109 segg.

41 Per la sintesi che qui si propone si attinge, oltre a Cagnin 1997, pp. 109 segg., in particolare a Canzian 20001, p. 44;

Idem 20002, p. 126 e nota 64; con segnalazione dei documenti

contenenti le denominazioni qui riportate.

archiViodi statodi VeNezia, Corporazioni Religiose Sop- presse, San Michele in Isola di Murano, busta 15 pergamena 1200, 10 maggio 1200: il documento è rogato presso il «ca-

strum» di Gabriele da Camino. Cagnin 1997, I, p. 138 nota 33.

archiViodi statodi VeNezia, Corporazioni Religiose Sop- presse, San Michele in Isola di Murano, busta 16 pergamena 1379, 10 febbraio 1232: il documento fa menzione di «Soli- cum comunis Tarvisii». Cagnin 1997, I, p. 138 nota 33. 42 Cagnin 1997, I, p. 111: «il 12 febbraio 1211 Filippo, vescovo

di Feltre e Belluno, per far fronte ai debiti del suo episcopato, con il consenso del capitolo della chiesa di Belluno e Feltre investì per 12043 lire Biaquino da Camino, agente anche a nome dei fratelli Guecellone e Gabriele, del castrum Solici de famulis, contestualmente ai castelli di Costa, Missio, Fregona e Oderzo con la giurisdizione sulle rispettive curie, conceden- do ai Caminesi il diritto e la possibilità di alienare senza alcun impedimento fino a metà del feudo appena ricevuto». 43 Il Comune di Treviso «in seguito ad un accordo con i Cami-

nesi ed il vescovo di Belluno, acquistò per 6000 lire dallo stesso vescovo Filippo con il consenso dei signori da Camino il castello di Soligo con la pienezza dei diritti giurisdizionali sul territorio soggetto al castrum». Cagnin 1997, I, p. 112. 44 Cagnin 1997, I, p. 118.

45 Cagnin 1997, I, pp. 110, 123-124, 136 nota 12; Angella, Bon- gi 2002.

46 Cagnin 1997, I, pp. 124, 141 nota 79, 147. Il testamento con data 21 febbraio 1224 è edito da Verci 1786, I, p. 66, doc. 51. Se ne tiene conto a proposito di San Vigilio a Posmòn di Col San Martino, infra, pp. 334, 351 nota 179. Picotti (1905, p. 43 e nota 1) segnala un’altra trascrizione con data 27 febbraio 1224.

47 Sbardella, ms., 1875-1875; Pasin 1928, p. 16; Schiratti 1937, p. 40.

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