Carl Schmitt,
Il concetto di «politico»
Nemico non è il concorrente o l’avversario in generale. Nemico non è neppure l’avversario privato che ci odia in base a
sentimenti di antipatia. Nemico è solo un insieme di uomini che combatte almeno virtualmente, e che si contrappone ad un altro
raggruppamento umano dello stesso genere. Nemico è solo il nemico pubblico, poiché tutto ciò che si riferisce ad un simile raggruppamento, e in particolare ad un intero popolo, diventa
per ciò stesso pubblico. Il nemico è l’hostis, non l’inimicus in senso ampio. (…) La contrapposizione politica è la più intensa ed
estrema di tutte e ogni altra contrapposizione concreta è tanto più politica quanto più si avvicina al punto estremo, quello del
raggruppamento in base ai concetti di amico-nemico…
Carl Schmitt,
Il concetto di «politico»
Nel concetto di nemico rientra l’eventualità, in termini reali, di una lotta. Questo termine va impiegato prescindendo da tutti i mutamenti casuali o dipendenti dallo sviluppo storico della tecnica militare e delle
armi. La guerra è lotta armata fra unità politiche organizzate, la guerra civile è lotta armata all’interno di un’unità organizzata (che
proprio perciò però sta divenendo problematica). L’essenza del concetto di arma sta nel fatto che essa è uno strumento di uccisione
fisica di uomini. Come il termine di nemico anche quello di lotta dev’essere qui inteso nel senso di un’originarietà assoluta. Esso non
significa concorrenza, non la lotta «puramente spirituale» della discussione, non il simbolico «lottare» che alla fine ogni uomo in qualche modo compie sempre, poiché in realtà l’intera vita umana è
una «lotta» ed ogni uomo un «combattente».
Carl Schmitt,
Il concetto di «politico»
I concetti di amico, nemico e lotta acquistano il loro significato reale dal fatto che si riferiscono in modo specifico alla possibilità reale dell’uccisione fisica. La
guerra consegue dall’ostilità poiché questa è
negazione assoluta di ogni altro essere. La guerra è solo la realizzazione estrema dell’ostilità. Essa non ha
bisogno di essere vista come qualcosa di ideale o di desiderabile: essa deve però esistere come possibilità reale, perché il concetto di nemico possa mantenere il
suo significato…
Carl Schmitt,
Il concetto di «politico»
Allo Stato, in quanto unità sostanzialmente politica, compete il jus belli, cioè la possibilità reale di
determinare, in dati casi e in forza di una decisione propria, il nemico e di combatterlo. E’ poi indifferente con quali mezzi tecnici la guerra verrà condotta, quale
organizzazione militare esista, quante probabilità vi siano di vincere la guerra, purché il popolo
politicamente uno sia pronto a combattere per la sua esistenza ed indipendenza: nel che esso determina, in
forza di decisione propria, la sua indipendenza e libertà.
Carl Schmitt,
Il concetto di «politico»
(…) Lo Stato come unità politica decisiva ha concentrato presso di sé una competenza immensa: la possibilità di far la guerra e quindi spesso
di disporre della vita degli uomini. Infatti il jus belli contiene una disposizione di questo tipo; esso comporta la duplice possibilità di ottenere dagli appartenenti al proprio popolo la disponibilità a morire e ad uccidere, e di uccidere gli uomini che stanno dalla parte del nemico.
Il compito di uno Stato normale consiste però soprattutto nell’assicurare all’interno dello Stato e del suo territorio una pace stabile, nello stabilire
«tranquillità, sicurezza e ordine» e di procurare in tal modo la situazione normale che funge da presupposto perché le norme giuridiche possano
aver vigore, poiché ogni norma presuppone una situazione normale e non vi è norma che possa aver valore per una situazione completamente
abnorme nei suoi confronti
Carl Schmitt,
Il concetto di «politico»
Se uno Stato combatte il suo nemico politico in nome
dell’umanità, la sua non è una guerra dell’umanità, ma una guerra per la quale un determinato Stato cerca di impadronirsi, contro il
suo avversario di un concetto universale per potersi identificare con esso (a spese del suo nemico), allo stesso modo come si possono utilizzare a torto i concetti di pace, giustizia, progresso, civiltà, per rivendicarli a sé e sottrarli al nemico. L’umanità è uno
strumento particolarmente idoneo alle espansioni imperialistiche ed è, nella sua orma etico-umanitaria, un veicolo specifico dell’imperialismo economico. A questo proposito vale, pur con una modifica necessaria, una massima di Proudhon: chi parla di
umanità, vuol trarvi in inganno.
Carl Schmitt,
Il concetto di «politico»
Se uno Stato combatte il suo nemico politico in nome
dell’umanità, la sua non è una guerra dell’umanità, ma una guerra per la quale un determinato Stato cerca di impadronirsi, contro il
suo avversario di un concetto universale per potersi identificare con esso (a spese del suo nemico), allo stesso modo come si possono utilizzare a torto i concetti di pace, giustizia, progresso, civiltà, per rivendicarli a sé e sottrarli al nemico. L’umanità è uno
strumento particolarmente idoneo alle espansioni imperialistiche ed è, nella sua orma etico-umanitaria, un veicolo specifico dell’imperialismo economico. A questo proposito vale, pur con una modifica necessaria, una massima di Proudhon: chi parla di
umanità, vuol trarvi in inganno.
Carl Schmitt,
Il concetto di «politico»
Proclamare il concetto di umanità, richiamarsi all’umanità, monopolizzare questa parola: tutto ciò potrebbe
manifestare soltanto – visto che non si possono impiegare termini del genere senza conseguenze di un certo tipo – la
terribile pretesa che al nemico va tolta la qualità di un uomo, che esso dev’essere dichiarato la.loi e hors-l’umanité e quindi che la guerra deve essere portata fino
all’estrema inumanità. Ma al di fuori di questa
utilizzazione altamente politica del termine non politico di umanità, non vi sono guerre dell’umanità come tale
Carl Schmitt,
Il concetto di «politico»
[La] necessità di pacificazione interna porta, in situazioni critiche, al fatto che lo Stato, in quanto unità politica, determina da sé, finché esiste, anche il
«nemico interno». In tutti gli Stati esiste perciò in qualche forma ciò che il diritto statale delle repubbliche greche conosceva come dichiarazione di polemios e il diritto statale romano come dichiarazione di hostis: forme cioè più o meno acute, automatiche o efficaci solo in base a leggi speciali, manifeste o celate in prescrizioni generali, di bando, di proscrizione, di estromissione dalla comunità di pace, di collocazione hors la loi, in una parola di dichiarazione di ostilità interna allo Stato. Questo è il segno, a seconda del comportamento di colui che è stato dichiarato nemico dello Stato, della guerra civile, cioè del superamento dello Stato come unità politica organizzata, pacificata al suo interno, chiusa territorialmente e impenetrabile ai nemici. Il successivo destino di questa unità sarà poi deciso dalla guerra civile…
Carl Schmitt,