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III. I registri della massa delle prestanze.

3. Massa Nuove Prestanze Ponte.

3.1 Le prestanze nella Lucchesia pisana.

La nuova Massa nacque con la grave perdita di Lucca, ma alcuni Pisani si videro ri- conoscere la parte di prestiti forzosi prelevati dai beni in Lucchesia durante la guerra con-

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Un centenario grosso equivate a 10 tonnellate e mezzo.

167 R. Castiglione, Le finanze del Comune di Pisa dal 1355 al 1368, in «Bollettino Storico Pisano»,

LXXV, (2006), pp. 97 – 98.

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I canovari ebbero il compito di acquisire una partita di 7000 staiora a 48 soldi per unità, per rivenderlo a 54 così da poter rimborsare i prestastori. ASP, Comune, Divisione A, n. 64, c.4r.

169 Altre persone che parteciparono con una quota di centario furono Francesco da Pettori per 25 fiorini,

Giovanni di ser Bernardo con 25, Giovanni di Enrico Bue con 37, 5, Pandolfo dei Lanfranchi con 25. Castiglione, Le finanze del Comune di Pisa dal 1355 al 1368, p. 98.

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Gli interessi scesero da 8 fiorini 58 soldi 7 denari a 6 fiorini e 57 soldi. La cifra potrebbe sembrare irrisoria, ma se pensiamo che un balestriere costava circa 3 fiorini l’anno voleva dire avere le disponibilità per un uomo in più.

tro Firenze e segnalate nel registro di Ponte. Inizialmente era pensabile che il parziale fosse già inserito nel capitale anche se veniva data la notizia, ma nella pagina di Giovanni di Matteo Burdonesi qualcuno aggiunse in numeri arabi 1048 fiorini, 16 soldi e 2 denari, il totale dalla somma dei due capitali172. L’aggiunta fu opera probabilmente del partitore per fare il corretto calcolo degli interessi, data l’importanza assunta dalla cifra. Altri personag- gi che ebbero lo stesso riconoscimento furono: Ser Colo Benevieni da Scorno per 144 fio- rini 3 soldi e 6 denari dai prelievi fatti nel contado e nella città di Lucca, che si aggiunge- vano ai 3402 versati in Pisa173. Altra persona che ottenne lo stesso trattamento fu Andrea di Iacopo Scarso, che ottenne un incremento dei ricavi del 6% rispetto al compenso maturato solo in Pisa174.

La Lucchesia tra il 1362 e il 1364 non contribuì solo con le imposte versate a Pisa, conseguenza degli accordi del luglio 1342, ma fu obbligata a partecipare a vari prestiti per il calo delle gabelle versate in contemporanea alle continue spese pisane per continuare la guerra175. In verità anche in passato a Lucca furono imposti mutui, ma per cifre molto infe- riori, con la richiesta massima di 4000 fiorini, come il 25 Maggio 1358 a 80 cittadini, e la garanzia di restuire il capitale con un interesse del 10%, ma fu utilizzata anche l’imposizione forzata del sale per ottenere denaro fresco176

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Un mese dopo lo scoppio del conflitto furono imposti a 600 cittadini 16.000 fiorini di prestito, con quote variabili tra i 10 e i 100 fiorini, seguito a Settembre da un’ulteriore richiesta di 20.000 garantiti dalla Sega, una tassazione giornaliera d’invenzione pisana pa- ragonabile ad un’imposta diretta. Non si richiedeva la cifra desiderata intera in un solo ver- samento, ma ogni giorni si esigeva un contributo fino ad ottenere la cifra richiesta. La par- ticolare forma di contribuzione comparve già durante la guerra per Lucca, ma il nuovo di- spendio di risorse portò nuovamente al suo impiego.

172 ASP, Comune, Divisione A, n. 226, c. 199r. 173

Ibid., c. 106r.

174 Ibid., c. 112v.

175 Dal Silva sappiamo che nel 1369 Lucca versava ogni anno 36.000 fiorini, ma negli anni passati il

valore benché oscillante, tra un minimo di 37381 e un massimo di 42.860, era molto più alto. Nel 1342 per la stipulazione degli accordi di pace, Pisa ottenne la consegna di 64.000 fiorini su 79.000 registrati dai camerlenghi cittadini, alla fine della signoria dell’imperatore Lucca garantiva un’entrata, sebbene più bassa, di 49.254 fiorini. Castiglione, Le finanze del Comune di Pisa dal 1355 al 1368, p. 87. R. Castiglione, Il

debito pubblico del Comune di Pisa in alcuni documenti privati, in «Bollettino Storico Pisano», LXXIV,

(2005), p. 194.

176 Questi furono i casi limiti, in altri casi le cifre richieste furono più modeste come nel Giugno 1352

quando cento famiglie Lucchesi dovettero versare 2333 fiorini in anticipo della Dogana del sale per pagare la rata garantita ai Fiorentini. Castiglione, Le finanze del Comune di Pisa dal 1355 al 1368, p. 90.

La richiesta di denaro del marzo 1363 da 50.000 fiorini permette di conoscere la quota di contribuzione lucchese, un quarto del totale (12.500) e il rapporto di partecipazio- ne rimase solitamente quello, con un ritorno garantito sempre al 10%, coperto dalla gabella del vino. Un mutuo di pari importo fu richiesto a giugno, ma l’interesse scese al 5% per dare respiro alle casse177.

La prestanza era la maniera con cui Pisa colmava la mancanza di prelievo in tempi rapidi. Le relazioni con Lucca erano regolate da patti annuali difficili alterare per non cor- rere il rischio di sollevazioni in città durante questo delicato periodo: la conseguenza fu di rendere difficile il rimborso e i relativi interessi. La perdita di Lucca fu un grave danno per le entrate comunali, ma ai cittadini con proprietà nel contado che contrassero il mutuo fu riconosciuto ugualmente il rimborso. Alcune di queste cifre sono talmente importanti, co- me quella di Giovanni di Matteo Burdonesi superiore al capitale versato in Pisa, da far ri- tenere che non è presente solamente la loro quota versata durante la guerra, ma anche titoli altrui da lui acquistati.

Per Lucca partecipare alle prestanze fu un’operazione esosa, neanche durante la si- gnoria di Castruccio la città visse una pressione finanziara del genere, benché le informa- zioni sul debito siano scarse fino alla conquista pisana178. Mettendola a confronto con Pisa, non ci furono mai veri e propri programmi di restituzione delle somme, ma il 30 giugno 1334 le autorità costituirono il libro dei debiti e tra i suoi sottoscrittori c’era Bartolomeo Sbarra, figlio di Iacopo, tesoriere imperiale a Pisa. Questa specie di piccola Massa derivava da una serie di mutui a sostegno della politica di Castruccio: uno di questi, di cui non cono- sciamo l’ammontare, servì per cingere d’assedio Pisa nell’Ottobre 1327, mentre 1.500 fio- rini furono il contributo richiesto per la nomina a vicario imperiale nel 1328.

Dopo l’assedio di Pisa vi è la notizia di altri due mutui per 7.000 fiorini da parte di Castruccio a un gruppo consistente di cittadini. Purtroppo i registri, che erano in mano ai camerlenghi, furono distrutti durante le rivolte contro il Duca179. Questo periodo fu sicu- ramente un’anomalia rispetto rispetto alla fase comunale, tuttavia entrambe le fasi si basa- rono su richieste occasionali e di limitato livello economico, con le castrucciane ricordate per la mancanza di rimborso. Fino alla conquista pisana il sistema creditizio pubblico luc- chese era di un livello inferiore e anche il passaggio al dominio dei della Scala, nonostante

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Castiglione, Le finanze del Comune di Pisa dal 1355 al 1368, pp. 69 – 72.

178 M. Ginatempo, Prima del debito. Finanziamento della spesa pubblica e gestione del deficit nelle

grandi città toscane (1200 – 1350), Firenze 2000, pp. 30 – 31.

il salto di qualità perché furono messe a garanzia diverse entrate a scopo di rimborso180, le cifre non superarono mai la soglia precedente basandosi sui contribuenti più ricchi al con- trario della Repubblica Pisana, che preferiva bandire prestanze pubbliche di un livello mol- to più grande suddividendolo tra città e comitato, dimostrazione di un controllo territoriale maggiore.

La richiesta limitata era anche per l’assenza di imposizioni come le date, basando le proprie esigenze sulle prestanze e le gabelle come nel caso Fiorentino, ma preferendo il rimborso in tempi brevi come i Pisani. L’ingresso in un sistema fiscale più avanzato permi- se l’apertura di mutui tra l’aprile e l’agosto del 1343 per 40.000 fiorini, e le ripercussioni avvennero solamente perché era difficile riuscire a rimborsare quando anche le gabelle erano sequestrate dai dominatori.