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III. I registri della massa delle prestanze.

2. La provvisione del febbraio 1370.

Il testo per la creazione della Massa non si trova all’interno dei registri degli Anziani, ma nel volume dei Consigli generali. Nella 1877 Clemente Lupi e E. Morpurgo, presso l’accademia dei Lincei, pubblicarono uno studio riguardante gli istituti finanziari dei diversi stati italiani del XIV secolo. Riguardo alla Repubblica Pisana oltre a fare un veloce elenco delle prestanze dall’inizio del Trecento fino al 1370, fu edita criticamente la provvisione che portò alla nascita del nuovo monte del debito141.

La riorganizzazione prevedeva l’unificazione di quattro prestanze: la vecchia Massa, creata il 28 Marzo 1348 durante il governo di Andrea Gambacorta, quella della carne dell’Aprile 1359, il prestito del Giugno 1363, detta degli Inglesi e infine la serie di prestiti contratti a partire dal Febbraio 1366 per la guerra contro Firenze e gli eventi che ne seguirono.

La riunificazione in un’unica somma portò le istituzioni a definire come agire per chiudere i singoli prestiti individuali, e i loro relativi interessi, per applicarvi il nuovo tasso d’interesse. Tutti coloro che ancora detenevano crediti della Massa del 1348, e ipotizzo fossero molti, si vedevano trasferire l’intero ammontare all’interno del nuovo debito. Anche gli interessi accumulati vennero calcolati parzialmente come credito, ma con un metodo abbastanza complesso: sarebbero diventati parte del capitale della nuova Massa le tre paghe annuali fino al I di aprile 1370, calcolati al 10%, mentre gli interessi ottenuti dall’aprile al novembre successivo furono stimati al 5%142

. Tutto quello che rimaneva da ottenere prima di queste tre paghe, era separato dall’ammontare e iscritto in un registro

141 E. Morpurgo – C. Lupi, La critica storica e gli studi intorno alle istituzioni finanziarie,

principalmente nelle repubbliche italiane del Medioevo, in «Atti della Regia Accademia dei Lincei», anno

CCLXXIV, (1876 – 1877), s. 3, Memorie della Classe di scienze morali, storiche e filologiche, I, appendice III, p. 158 sgg. Il testo originale è possibile consultarlo in: ASP, Comune, Divisione A, n. 197, cc. 157 – 160.

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“Et quod tres page lucri dicte Masse veteris pro tribus annis finiendis in Kalendis Aprelìs proxime venturis, ad rationem decem per centenarium in anno, ut consuetum erat , et lucrum quod contingit pro primo capitali tantum a dictis Kalendis Aprelis usque ad sequentes Kalendas Novembris, ad rationem tamen quinque per centenarium, similiter ponatur pro capitali in dicta nova Massa.” Morpurgo – Lupi,

diverso143. Tramite questa serie di operazioni il Comune cercò di ridurre la pressione di un monte difficoltoso da rimborsare visto il protrarsi per più di venti anni.

La rubrica successiva spiegava le modalità di gestione del prestito della carne e degli Inglesi. I capitali furono inseriti nel nuovo monte, ma per il secondo vennero inseriti anche gli interessi maturati, calcolati al 10%, fino al primo dicembre 1368, eccetto coloro che ricevettero il rimborso del prestito entro la data prevista144. A chi partecipava ancora al prestito, ma aveva ottenuto almeno il pagamento degli interessi al valore stabilito nel 1363, il 20%, tale somma sarebbe stato sottratto dal capitale versato145. Gli interessi maturati dopo il primo dicembre 1368, come per la vecchia Massa del 1348, sarebbero stati ricalcolati con il nuovo indice e inseriti in un registro a parte. La restituzione delle vecchie rendite ebbe la precedenza e fu specificato nelle rubriche della provvisione che la loro estinzione sarebbe dovuta avvenire prima che maturassero gli interessi della nuova Massa.

Si cercò, al contrario di città come Firenze, di scoraggiare il mercato dei titoli e coloro che avessero voluto vendere il proprio titolo potevano farlo per la metà del valore, mentre l’altra parte era sottoposta a tassazione, dimezzando anche l’interesse.

Chi possedeva titoli di credito si vide applicare un profitto annuo del 5%, indice veramente esiguo per la storia pisana raggiunto solamente nella fase finale della guerra contro Firenze, con inizio nel novembre di quell’anno; al rimborso furono assegnate: le tasse sulle carni macellate in città e nell’area circostante a partire dal maggio venturo, i diritti sulle dogane del sale in città, a Piombino, Castiglione della Pescaia e nel contado, un terzo delle gabelle sul vino al minuto in città e nell’area circostante e gli introiti derivanti dalla vendita del ferro dell’isola d’Elba, una volta terminata l’operazione di vendita ai Genovesi.

Tutte le gabelle citate erano vincolate alla nuova Massa fino alla restituzione di questa, e il Comune con gli Anziani non avrebbe potuto compiere nessuna azione che

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“Et quod restantes recipere ultra dictas tres pacas scribantur, et ponantur quod debeant habere pro coequatione pacarum divisim a suo capitali et in diversis libris.” Morpurgo - Lupi., La critica storica e gli

studi intorno alle istituzioni finanziarie, p. 158.

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“Et etiam scribatur in dicta nova massa habentibus in prestantia Anglieorum, pro lucro secuto a Kalendis Decembris Mccclxviiij citra, decem pro quolibet centenario ponendo inde et cura capitali in dicta nova Massa et illis solummodo qui pro capitali eis scriptum nichil fuit solutum seu restitutum a dictis Kalendis Decembris Mccclxviiij citra.” Ibid., p. 158.

145 “Illis vero qui receperunt a dictis Kalendis Decembris Mccclxviiij citra prò capitali scripto eis in

prestantia Anglicorum unam pacam seu solutionem ad rationem viginti pro centenario, certis participibus dicte prestantie restitutis et facta predicta quidem paca , diminui debeat pro capitali eorum. Et illud quod restat, detracta et diminuta dicta paca, poni debeat pro capitali in nova Massa, ut predicitur, tantum et non ultra.” Ibid., p. 158.

assolvesse, o dilatasse i tempi, di pagamento146. La loro liberazione sarebbe avvenuta quando tutti i prestiti fossero stati estinti.

Chi aveva subito condanne, o non aveva la possibilità di versare nuove date, focatici o prestiti, si vedeva decurtata la cifra dal registro per un valore triplo rispetto all’importo richiesto, ma il Comune cancellava così la sanzione senza far perdere la possibilità di assumere uffici. Quest’ultima norma vedeva un’eccezione nei confronti del Doge e dei suoi sostenitori, compresi coloro che diedero asilo nella propria dimora. I ribelli non solo non potevano assumere pubblici incarichi, ma coloro che vennero banditi dovettero vivere lontano da Pisa per quindici anni, gli anni di esilio dei Gambacorta da Pisa. Inoltre il loro nominativo non doveva essere inscritto nei registri e coloro che vantavano dei diritti contro di essi potevano richiedere il sequestro del capitale versato per l’importo rivendicato, purché avvenisse prima della formazione della Massa mentre il Comune sequestrava per sé la somma o quanto rimaneva di essa147.

Le condanne emesse dai podestà, dai sindaci e dagli altri ufficiali, ad eccezione del capitano di custodia, sarebbero raddoppiate.

La moneta fiorentina era ormai egemone e infatti tutte le cifre dovevano essere ridotte in fiorini per il valore del tempo di tre lire e dieci soldi (settanta soldi in totale), il cambio ufficiale del tempo. Questa operazione aveva lo scopo di ridurre il valore del debito stesso, in particolare del Monte del 1348, con il fiorino scambiato ad un prezzo più basso rispetto il 1370148.

Furono eletti per un anno due partitores provenienti dalla classe mercantile, Bartolo Murcio e Betto Griffi, che ricevettero una paga di 50 lire e il divieto di subaffittare la carica. I due ufficiali furono obbligati a restituire il ricalcolo degli interessi tra aprile e novembre e non avrebbero ottenuto gli interessi per l’anno seguente, periodo in cui furono

146 “Et quod Comune Pisanum vel domini Antiani Pisani Populi, qui pro tempore erunt, vel aliquis

alius, non possint facere vel condere vel statuere aliquam provisionem vel reformationem, statutum vel consilium vel aliquem contractum facere vel alium quemcumque actum, in quibus deliberarent vel absolverent aliquem qui solvere teneatur et debeat predictos dirictus et cabeIlas nec aliquam dilationem vel terminum eis facere vel concedere nec se modo aliquo commictere.” Morpurgo – Lupi, La critica

storica e gli studi intorno alle istituzioni finanziarie, p. 158.

147 “Et quod nullus rebellis et non obediens mandatis Pisani Comunis possit vel debeat scribi in dicta

nova Massa, verumtamen habentes iura contra aliquos rebelles qui recipere haberent in aliqua de dictis prestantiis possit in hiis sequi et attentare ius suum ante quam dieta Massa facta sit et non postea.” Ibid., p. 160.

in carica, ricevendo il “rimborso” dall’ufficio e dal salario ottenuto149

. Anche i notai erano due e avevano il compito di aggiornare le operazioni sopra il debito. Quando per qualche motivo non potevano svolgere il loro operato e non potevano essere sostituiti, unica giustificazione possibile era l’infortunio, il cancelliere dell’Anzianato si assumeva l’onere. Gli ultimi ufficiali nominati furono Piero del Lante, il quale da giurisperito ebbe il compito di ordinare e scrivere nelle corrette forme giuridiche gli atti, e i consultores incaricati di effettuare le stime senza l’obbligatorietà di avere un giudice al fianco e con l’inappellabilità delle loro dichiariazioni.

Le rubriche finali istruivano sulla compilazione dei registri: vi era un primo libro dove erano trascritto quanto rimanesse ancora da ottenere dal vecchio Monte affinché tutti potessero vedere la loro parte e non subissero frodi. Il I Novembre dell’anno successivo il notaio avrebbe dovuto comporre un nuovo registro dove fossero registrati i capitali non ancora rimborsati. Se qualche creditore aveva ancora da ottenere i vecchi interessi, questi ultimi si sommavano agli importi maturati l’anno successivo in maniera di non ingannarsi o creare danno reciproco150.

Il Comune garantiva la correttezza del proprio operato, ma per ogni contesa riguardante il nuovo monte delle prestanze, in particolare per quanto era stato ottenuto o assegnato, si poteva chiedere in qualsiasi momento agli ufficiali incaricati la verifica. La delicatezza del compito comportava la necessità di porvi qualcuno di fiducia e questi fu Andrea del fu Dino d’Appiano, il fratello del futuro signore di Pisa.

Analizzando il testo in generale una sensazione sembrerebbe venire fuori, nonché lo scopo per cui fu creata questa nuova Massa, evidenziata in due momenti, quando si parla delle gabelle impegnate per il rimborso e verso la parte finale della provvisione: il Comune cercò e pensò di riuscire ad annullare completamente il debito accumulato negli anni

149 “Et quod Bartalus Murcius et Bectus Griffus sint et intelligantur partitores dicte nove Masse, qui

etiam habeant restituere coequationem pacarum recipere debentibus in termino incipiendo Kalendis Aprelis proxime venturis et duraturo usque ad Kalendas Novembris proxime subsequentes; et a dictis Kalendis Novembris in quibus partiri incipit dicta nova Massa usque ad annum unum proxime secuturum cum officio et salario in presenti ordinamento conprehensis.” Morpurgo – Lupi, La critica storica e gli

studi intorno alle istituzioni finanziarie, p. 161.

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“Et quod dictus notarius, qui ordinaverit dictam novam Massam quolibet anno a Kalendis Novembris proxime venturis in antea debeat ordinare et componere libros partitorum novi anni dum quod partiri debent; in quibus Iibris ponatur Capitale quod est in Iibris partitorum veterum, si aliquid satisfactum non fuerit, et si satisfactum fuerit de Capitali, illud quod satisfactum et restitutum fuerit de Capitali minuatur. Et iuxta Capitale ponatur lucrum anni preteriti. Ei si quis restaret recipere lucrum vetus ponatur simul eum lucro proximi precedentis anni, retinendo semper apud se auctenticos cuiuslibet anni, ad hoc ut Comune Pisanum et participes dicte Masse nullum dampnum vol deceptionem valeant consequi vel habere.” Ibid., p. 161.

passati, oltre al rimborso dei vecchi interessi entro il nuovo anno fiscale, e questa fu l’intenzione dei Gambacorta all’inizio della loro signoria, ma gli impedirono la riuscita del progetto.