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Prevedibilità della crisi: realtà e falsi miti Sommario: 1 Segnalazioni della pericolosità del sistema finanziario.

La crisi dei mutui subprime negli Stati Unit

8. Prevedibilità della crisi: realtà e falsi miti Sommario: 1 Segnalazioni della pericolosità del sistema finanziario.

8.2 Un falso mito riguardo alla crisi.

8.1 Segnalazioni della pericolosità del sistema finanziario

La pericolosità del sistema finanziario delineato dal Washington consensus viene segnalata già dalla fine degli anni '90, durante la seconda amministrazione Clinton, dal futuro premio Nobel per l'Economia Joseph Stiglitz. Egli critica le politiche di liberalizzazione dei mercati dei capitali, promosse congiuntamente dal Tesoro statunitense e dal Fondo Monetario Internazionale, che avrebbero permesso ai capitali stranieri un più facile afflusso nelle banche e nelle aziende dei paesi in via di sviluppo. Parimenti, tali politiche avrebbero permesso alle economie avanzate e in particolare agli Stati Uniti un più facile accesso ai risparmi mondiali. La reazione del Segretario al Tesoro, Larry Summers, alle critiche di Stiglitz è di attivarsi per ottenere la sua rimozione198 dall'incarico di Chief Economist presso la World Bank, come poi effettivamente avvenuto199 nel novembre 1999. Ovviamente una personalità del calibro di Stiglitz non fatica certo a trovare un altra collocazione; tuttavia questo è un chiaro esempio di come denunciare con troppa foga gli squilibri del sistema finanziario, disegnato su misura per le grandi banche d'investimento di Wall Street, potesse portare, nei

198 Wade, R. H. (2002) “US hegemony and the World Bank: the fight over people and ideas”. Review of international political economy, Vol. 9, No. 2, pp. 215-243.

199 Stevenson, R.W. (1999) Outspoken chief economist leaving World Bank, New York Times, 25th November 1999.

più elevati ambienti istituzionali, a conseguenze spiacevoli e a un più o meno velato ostracismo.

Tra il 2000 e il 2005, cominciano a salire le preoccupazioni a livello internazionale sulla rischiosità del sistema finanziario. Si fanno infatti sempre più numerose le segnalazioni in ambito accademico e istituzionale dell'emergere di fattori di rischio che, se non affrontati, potrebbero portare al collasso dell'economia globale.

Destano preoccupazione il “deficit gemello” nelle partite correnti e nel bilancio pubblico dell'economia statunitense, la crescita debole dei paesi dell'Europa occidentale e i ricorrenti periodi di deflazione in Giappone. Vi è piena coscienza200 che il debito delle famiglie statunitensi costituisca una seria fragilità del sistema economico, tanto più in presenza di una probabile futura risalita dei tassi di interesse.

Segnalazioni circostanziate dei fattori di rischio arrivano con largo anticipo dal mondo accademico. George Kaufman e Kenneth Scott segnalano il ruolo della carente regolamentazione del settore bancario nel generare rischi di crisi sistemiche.201 Stephen Morris e Hyun Song Shin mostrano come i metodi di gestione del rischio adottati dagli operatori possano ingenerare una crisi di liquidità potenzialmente distruttiva del mercato.202 Economisti affermati come Nassim Taleb203, Nouriel Roubini e Andrew Lo204 segnalano dettagliatamente i rischi di

200 Il problema del debito privato statunitense è affrontato, ad esempio, nel manuale di macroeconomia: Abel, A.B., Bernanke, B.S. (2005) Macroeconomics. Pearson Addison Wesley. 201 Kaufman, G.G., Scott, K.E. (2003) “What is Systemic Risk, and Do Bank Regultors Retard or

Contribute to It?” The Independent Review, VIII(3), pp. 371-391.

202 Morris, S., Shin, H.S. (2004) “Liquidity Black Holes”, Review of Finance, Vol. 8, pp. 1-18. 203 Vedi ad esempio: Taleb, N.N. (2001) Fooled by Randomness... op. cit.

collasso dei mercati finanziari, dato dalla combinazione di: – bassi tassi di interesse della Fed;

– bolla speculativa nel mercato immobiliare; – sovra-indebitamento dell'economia;

– errati strumenti di valutazione del rischio;

– dimensioni enormi del mercato non regolamentato dei titoli derivati.

Riguardo all'ultimo punto, la consapevolezza del potenziale distruttivo di alcuni titoli derivati viene riassunta da una celebre frase dell'imprenditore Warren Buffet, che nel 2003 li descrive come “armi finanziarie di distruzione di massa”205.

La coscienza dei rischi del sistema finanziario viene avvertita anche all'interno del Fondo Monetario Internazionale e in particolare dal suo Chief Economist, Raghuram Rajan. Nell'agosto 2005, a Jackson Hole durante il principale raduno annuale di economisti e banchieri centrali di tutto il mondo, Rajan stupisce la platea e attacca in maniera circostanziata la politica di Greenspan, ormai prossimo al pensionamento e responsabile di lasciare in eredità un sistema finanziario estremamente fragile.

Rajan206 sostiene che il rapido sviluppo di Asset Backed Securities e Credit Default Swaps porti allo sviluppo di una falsa confidenza nella

from Recent Hedge-Fund Liquidations”, Journal of Investment Management, Vol. 2, pp. 6-38. Chan, N., Getmansky, M., Haas, S., Lo, A. (2004) “Systemic Risk and Hedge Funds”, Conference Paper, NBER Conference on the Risks of Financial Institutions, Woodstock, 22-23 October 2004. 205 Buffet, W. (2002) “Chairman's letter” in Berkshire Hathaway Inc. 2002 Annual Report.

206 Rajan, R.G. (2005) “Has financial development made the world riskier?” Proceedings, Federal Reserve Bank of Kansas City, August 2005, pp. 313-369.

gestione del rischio e in particolare nell'evoluzione del rischio di credito in rischio di liquidità. Rajan sottolinea inoltre come il sistema di incentivi manageriali possa condurre a comportamenti opportunistici potenzialmente catastrofici per il sistema finanziario, dovuti ad azzardo morale e conflitti di interesse.

8.2 Un falso mito riguardo alla crisi

Le previsioni di Taleb, Roubini, Rajan e altri sul collasso del sistema finanziario si sono poi rivelate corrette. Possiamo quindi sfatare un mito che accompagna questa crisi fin dalle origini, ossia il fatto che gli economisti non abbiano saputo prevederla. Possiamo inoltre tentare di dare una spiegazione delle origini di questo falso mito.

La prima ragione si potrebbe rinvenire nel fatto che gli economisti, come altri accademici, non hanno come principale oggetto del loro studio quello di fare previsioni sull'andamento dell'economia; piuttosto, il loro ruolo consiste nello sviluppare gli strumenti di analisi da mettere a disposizione di chi poi dovrà effettuare tali valutazioni. C'è dunque relativamente poca convenienza a esporsi nel fare previsioni, soprattutto di natura pessimistica, tanto più che difficilmente queste troverebbero spazio nella letteratura scientifica. Inoltre, divulgare la notizia di un'imminente crisi catastrofica dei mercati finanziari, anche avendo la certezza e gli elementi per dimostrare le proprie teorie, rischia di rivelarsi controproducente. Un annuncio credibile potrebbe

addirittura accelerare la discesa verso la crisi. Un comportamento responsabile dovrebbe allora consistere nel circoscrivere i destinatari di tali previsioni ai rappresentanti della politica e delle istituzioni.

La reticenza ad esprimere previsioni riguardo a potenziali crisi potrebbe essere stata generata anche da un altro fattore: un conflitto di interesse interno ai maggiori centri accademici e di ricerca. Tra le principali università vi è infatti un incentivo legato al mantenimento di interrelazioni con le istituzioni finanziarie. Quindi si può ipotizzare che ci sia stata una sorta di incentivo nell'appoggiare le politiche sostenute a partire dagli anni '90 dal Washington consensus e dalle principali banche del settore finanziario. È dunque possibile che questi incentivi abbiano potuto in qualche misura influire, anche inconsapevolmente, sulla volontà di sostenere apertamente delle accuse impopolari e allarmistiche, quand'anche giustificate, nei confronti delle inefficienze del sistema finanziario e delle istituzioni.

9. Nuove prospettive per la regolamentazione