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la prevenzione terziaria, disposizioni che proteggono in modo diretto la persona.

La sicurezza49 è un lavoro che si fa tutti i giorni in azienda, seguendo delle buone prassi, delle tecniche di buona condotta, adottate volontariamente dagli imprenditori e che poi vanno esportate da azienda ad azienda per migliorare la prevenzione a livello generale e globale.

7.1 I Sistemi di Gestione della Salute e della Sicurezza (SGSL)

Le aziende hanno diversi modi per combattere le problematiche50 legate alla sicurezza: alcune reagiscono agli infortuni, alle malattie professionali o all’assenteismo solo dopo che si verificano, a causa della scarsa competenza in materia; mentre altre organizzazioni, più impegnate, cercano di anticipare la possibilità che gli incidenti si verifichino, inserendo la SSL nella gestione dell’organizzazione.

Negli ultimi anni si è diffusa la convinzione che la maggior parte degli infortuni e delle malattie professionali sia causata dall’organizzazione stessa.

Per questo motivo, oggi le aziende puntano a strumenti efficaci per gestire al meglio la salute e la sicurezza dei lavoratori. Da questi bisogni sono nati i “Sistemi di gestione della salute e sicurezza” codificato nelle Linee Guida UNI-INAIL per un sistema di gestione della salute e sicurezza-sul lavoro (SGSL).

Lo scopo di questa procedura, secondo l’INAIL, si collega all’obiettivo di

“promuovere e diffondere la cultura della sicurezza e la tutela della salute in azienda aumentando la sensibilità nei confronti della percezione del rischio e di garantire il monitoraggio continuo del sistema”.

49 CREL Sardegna, La sicurezza sul luogo di lavoro in Sardegna, 2009, pag.258

I SGSL sono dei sistemi organizzativi finalizzati a garantire il raggiungimento degli obiettivi di salute e sicurezza che le imprese si sono poste, attraverso la massimizzazione dei benefici e riducendo i costi. Lo scopo principale delle aziende che hanno inserito nella loro organizzazione un sistema di gestione della sicurezza, è quello di diminuire gli infortuni e le malattie professionali.

Quando parliamo di “Sistemi di Gestione”, ci riferiamo a un insieme di differenti elementi connessi tra loro quali: “la struttura organizzativa, l’attività di pianificazione,

responsabilità, prassi, procedure, processi e risorse per elaborare, mettere in atto, conseguire, riesaminare e mantenere attiva la politica aziendale51“.

È una procedura che coinvolge tutti i soggetti aziendali, dai dirigenti ai lavoratori e può essere adottata in qualsiasi realtà aziendale.

7.1.1 Fasi del Sistema di Gestione della Sicurezza

Il SGSL permette di gestire in modo organico e sistematico la salute e la sicurezza ottenendo:

• migliori e continue prestazioni di sicurezza; • il rispetto delle norme;

• riduzione degli infortuni e delle situazioni pericolose.

Le sequenze per realizzare un SGSL sono riportate schematicamente nella figura 12 e si articola attraverso una fase ciclica52legata al Principio della ruota di Deming PDCA (plan, do, check, act).

Le fasi del SGSL partono dalla Pianificazione, Attuazione, Monitoraggio e il Riesame del sistema, attraverso un processo definito “Spirale del miglioramento continuo”.

52http://sicurezzasullavoro.inail.it/CanaleSicurezza/LineeGuida.html#wlp_LineeGuida

Pianificazione

Prima di tutto bisogna raccogliere tutte le informazioni sulla struttura organizzativa per verificarne l’efficienza, questa prima fase prende il nome di “esame iniziale”.

I vertici dell’organizzazione devono poi stabilire la politica di salute e sicurezza che intendono adottare redigendo un documento scritto, allo scopo di dare un’idea dei valori, degli obiettivi, dei piani di azione che metteranno in atto.

Una volta che la politica si è resa concreta, si passa alla Pianificazione di una strategia nell’ambito del SGSL, tenendo conto:

• degli obiettivi e dei traguardi misurabili; • degli strumenti adatti a misurare i risultati;

• definizione delle risorse necessarie per raggiungere gli obiettivi.

La Pianificazione deve tenere conto anche:

• di tutte le attività lavorative, ordinarie e straordinari; • le attività di tutto il personale;

• le situazioni di emergenza;

• le strutture, i macchinati, i luoghi;

Il SGSL si concentra sulla valutazione dei rischi e sulla loro riduzione. Per questo motivo prende in analisi i vari processi dell’organizzazione.

Attuazione

Una volta che il vertice ha deciso la politica da adottare, ha chiarito il suo impegno e dopo che il SGSL è stato pianificato, quest’ultimo viene strutturato e attuato.

Con l’attuazione del SGSL ogni attività lavorativa viene analizzata, stabilite procedure documentate e procedure di registrazione formali che permettono un riscontro oggettivo53.

Il personale deve essere informato e a ognuno sono affidate specifiche mansioni; devono essere predisposte attività di prevenzione di verifica e formazione; l’azienda valuta i rischi.

Monitoraggio

Nella fase di monitoraggio si tiene conto che “sia le sorveglianze che le misurazioni delle caratteristiche delle operazioni e/o attività che possono produrre impatti significativi sulla sicurezza e salute dei lavoratori (compresa la gestione delle non conformità, azioni correttive e preventive) sia le attività di audit sul SGSL”54. Ogni risultato deve essere monitorato e misurato per poi essere registrato.

Riesame del sistema

Dopo che le attività del SGSL sono state monitorate, “il vertice aziendale dovrebbe sottoporre a riesame le attività del sistema di gestione della sicurezza per valutare se il sistema sia adeguatamente attuato e si mantenga idoneo al conseguimento degli obiettivi e della politica della sicurezza stabilita dall’azienda55“.

Il riesame si basa sulle informazioni e i dati raccolti durante l’adozione del SGSL, più i risultati delle ispezioni e le attività di sorveglianza, ed è la ripetizione dell’esame iniziale56 e ha lo scopo di correggere gli eventuali errori di gestione e individuare nuovi obiettivi.

Le finalità del un sistema di gestione possono essere sintetizzate come segue: • delineare una politica;

• definire gli obiettivi da raggiungere;

• definire i mezzi, le risorse umane ed economiche; • gestire la documentazione; • revisioni periodiche. 54 http://www.puntosicuro.it/sicurezza-sul-lavoro-C-1/tipologie-di-contenuto-C-6/sgsl-modelli-organizzativi- dlgs-231/01-C-58/sgsl-fasi-progettuali-linee-guida-uni-inail-criticita-AR-9222/ 55 http://www.puntosicuro.it/sicurezza-sul-lavoro-C-1/tipologie-di-contenuto-C-6/sgsl-modelli-organizzativi- dlgs-231/01-C-58/sgsl-fasi-progettuali-linee-guida-uni-inail-criticita-AR-9222/ 56 http://www.formazioneesicurezza.it/12_Tesi/Documenti/Savogin%20Marco%20- %20Tesi%20Ohsas%2018001.pdf

7.1.2 L’efficacia del SGSL

L’INAIL prima fra tutte pone l’accento sull’importanza che ha un efficiente SGSL57 per le aziende, riscontrando risultati come:

• Riduzione concreta degli infortuni e malattie professionali che portano alla riduzione dei costi della mancata sicurezza.

• Aumento dell’efficienza aziendale;

• Riduzione del premio da versare all’INAIL;

• Migliorare l’immagine interna ed esterna dell’organizzazione.

I vantaggi sono anche percepiti dai lavoratori che: 1) Lavorano in condizioni di maggior sicurezza;

2) Riduzione degli infortuni e delle malattie professionali; 3) Partecipazione alle decisioni dell’azienda.

Affinché il SGSL sia efficace è importante che i soggetti collaborino e si impegnino al raggiungimento degli obiettivi di sicurezza che si erano posti. Per questo motivo l’azienda dovrebbe garantire il coinvolgimento e l’informazione di tutti i dipendenti. Va sottolineato che questo sistema viene adottato volontariamente dalle aziende, il Testo Unico all’art. 30 definisce solamente le caratteristiche che un sistema di gestione deve possedere.

7.2 I Quasi Incidenti

Le azioni volte a eliminare o ridurre il rischio d’incidenti, in linea generale possono agire in due modi58:

• rimuovendo tutte le fonti di pericolo che possono provocare incidenti, migliorando le macchine, gli impianti, gli ambienti di lavoro;

• oppure eliminando gli atti insicuri, attraverso la formazione, l’addestramento del personale.

Gli incidenti sono definiti degli eventi imprevisti che non possono essere evitati se la causa non è stata rilevata.

H. W. Heinrich, nella sua teoria “Effetto domino”, sostiene che un incidente è prodotto da una serie di cause che producono una reazione a catena, raramente dunque, è causato da una sola causa o circostanza. Secondo Heinrich l’88% delle cause che determinano un infortunio è però prodotto da comportamenti sbagliati degli stessi lavoratori; il 10% invece è determinato da cause pericolose e il 2% dalle perdite. Nel 1931 Heinrich teorizzò il famoso “Triangolo della sicurezza”, in cui sostiene che su 29 infortuni di piccola entità e 1 grave o mortale corrispondano 300 incidenti che non vengono registrati e che vengono definiti “Quasi Incidenti”.

Figura 13 Triangolo della Sicurezza

Gli incidenti mortali sono solo la punta dell’iceberg di una serie di azioni insicure che non sempre determinano degli incidenti, ma il ripeterli aumenta la probabilità che si verifichi l’incidente grave.

La prevenzione non si fa su un caso d’incidente mortale ma bensì sui 300 incidenti determinati da atti insicuri dei lavoratori. Analizzare le cause che hanno provocato in precedenza infortuni, cioè i quasi incidenti e i comportamenti a rischio, catalogarli e eliminare le fonti di pericolo permette di ridurre la probabilità che si verifichino di nuovo. Sono definiti “errori umani”59 quando un incidente non può essere riconducibile a un guasto dei macchinari, del sistema e la responsabilità viene perciò attribuita all’essere umano.

Gli studi svolti dall’INAIL sostengono la teoria di Heinrich “dell’Effetto Domino”, poiché un infortunio può essere causato da “più cause prossime”; attribuendo però all’attività dell’infortunato la principale causa che determina incidenti (55%). Per questo è necessario adoperarsi per controllarlo, anche se gli errori umani sono difficili da controllare, perché legati a caratteristiche intrinseche del lavoratore.

Dagli anni ‘70, per far fronte al problema dei quasi incidenti, volta a migliorare la sicurezza dei lavoratori, sono stati elaborati diversi metodi, finalizzati al controllo del comportamento umano.

7.2.1 La metodologia Behavior Based Safety

Per chi intende controllare i comportamenti umani, è spesso arduo rispondere a domande60 come:

• “Quali sono i comportamenti da migliorare?” • “Quali gli strumenti adatti a migliorarli?” • “Come misurare il miglioramento?”

59 http://www.asurzona2.marche.it/bo/allegati/UserFiles/2/maria%20pia3.pdf

60 Behavior-based safety: i risultati raggiunti nell’applicazione in un contesto industriale, Nicola Bottura, Ali,

Le risposte possono essere trovate attraverso una metodologia, la Behavior Based

Safety nata in America negli anni settanta. Lo studio condotto da un gruppo di

psicologi prendeva in esame il comportamento umano e l’ambiente di lavoro, allo scopo di ridurre i comportamenti a rischio e così gli incidenti, mettendo al centro il Fattore Umano e premiando i comportamenti sicuri.

Il metodo Behavior Based Safety (Comportamento basato sulla sicurezza) è una metodologia scientifica che si rifà alla Behavior Analysis (Scienze del Comportamento). Quest’ultima riguarda un campo della psicologia che studia il comportamento umano per cercare soluzioni volte a migliorare la sicurezza sul lavoro. Al centro del metodo, sono i Comportamenti compiuti dai lavoratori, che producono risultati; se vogliamo migliorare i risultati, dobbiamo migliorare i comportamenti. Sulla base degli studi di B.F. Skinner61, psicologo comportamentale, lo studio sul comportamento si basa sull’osservazione di cosa fanno i lavoratori, perché lo fanno dopo di ché, cerca di modificarlo attraverso il Paradigma del condizionamento operante. Il paradigma sostiene che il comportamento umano62:

• “è preceduto da una serie di antecedenti”; • “è seguito da una serie di conseguenze”.

Gli antecedenti, possono essere: la formazione, informazione, un compito ricevuto da un superiore e le conseguenze, sanzioni disciplinari, un premio; tutti questi elementi contribuiscono a modificare il comportamento umano.

61 http://nuke.bbs-italia.org/BBS/tabid/469/Default.aspx

62Behavior-based safety: i risultati raggiunti nell’applicazione in un contesto industriale, Nicola Bottura, Ali, Ambiente lavoro impresa s.r.l.,

Le conseguenze hanno un ruolo più decisivo rispetto agli antecedenti, poiché sono più efficaci e dirette. Normalmente le persone tendono a compiere sempre gli stessi comportamenti che ritengono produrre dei benefici, mentre quelli che hanno prodotto conseguenze negative o nulle non vengono ripetute.

Da questa semplice analisi possiamo dedurre che per modificare il comportamento sul luogo di lavoro bisogna focalizzarsi sulle conseguenze.

Il Behavior based safety63 è un modello gestionale che ha come obiettivo l’identificazione e l’eliminazione dei rischi per la sicurezza analizzando i comportamenti.

L’analisi è svolta a campione dei lavoratori e si articola in 4 momenti ciclici che sono: 1. identificare, elencare, catalogare i comportamenti che sono stati considerati

critici, che se compiuti in maniera insicura, possono sfociare in un incidente (behavioral inventory o pinpointing);

2. analizzare i comportamenti sul posto di lavoro e la frequenza con la quale vengono compiuti (behavioral audit o behavioral observation);

3. identificare il comportamento critico, affrontarlo, analizzare le cause sulla base degli antecedenti e conseguenze e predisporre le misure di correzione (behavior analisys);

4. applicare le azioni correttive necessarie per migliorare il comportamento.

La prima fase è il punto di forza del modello, l’osservazione dei comportamenti critici se sono svolti in maniera sicura o insicura, questi ultimi sono quelli cui bisogna prestare la maggior attenzione perché possono produrre incidenti.

Il sistema Behavior Based Safety “funziona con un meccanismo di auto-correzione”; una volta che si è verificato un incidente causato da un determinato comportamento, s’identifica e di conseguenza si dispongono azioni correttive; che possono essere corsi di formazione o addestramento.

I comportamenti sicuri devono essere premiati e incoraggiati in modo tale che le

63Behavior-based safety: i risultati raggiunti nell’applicazione in un contesto industriale, Nicola Bottura, Ali, Ambiente lavoro impresa s.r.l.,

persone capiscano che otterranno da essi maggiori benefici rispetto ad adottare comportamenti insicuri.

Il metodo deve essere validato nel tempo e deve essere soggetto a revisione in caso di infortunio provocato da un comportamento che si reputava sicuro.

7.2.2 La politica del rischio zero

L’Italia possiede un’eredità culturale basata sul “rischio accettabile”, condiviso nelle aziende, che porta a bloccare gli investimenti in prevenzione e impedisce la diffusione di comportamenti da adottare quotidianamente per eliminare i rischi.

Le eredità qualche volta devono lasciare il passo a nuove culture che vanno al passo con i tempi ma che soprattutto comprendono gli sbagli del passato e puntano a non commetterli più, così ora molte aziende hanno deciso di puntare a una politica del

rischio zero.

In concreto la politica a rischio zero si basa su due momenti distinti, il conseguimento

del rischio zero e il mantenimento nel tempo di tale obiettivo, possibile attraverso:

investimenti in prevenzione a livelli crescenti e superiori ai costi sociali fino alla completa eliminazione dei costi sociali; mantenendo il rischio zero raggiunto attraverso una situazione in cui i costi di prevenzione sono i costi totali della sicurezza, poiché i costi sociali sono pari a zero.

L’obiettivo del “rischio zero”64 è per molti irraggiungibile, ma il gruppo EDISON Gas, sembra esserci riuscita.

Sulla piattaforma petrolifera Vega, da sempre considerato un luogo di lavoro che presenta molti rischi, è da dieci anni che a non accade un infortunio.

64http://www.puntosicuro.it/sicurezza-sul-lavoro-C-1/tipologie-di-rischio-C-5/rischio-esplosione-atmosfere- esplosive-atex-C-40/l-obiettivo-rischio-zero-non-una-utopia-AR-22/

La piattaforma ubicata nel canale di Sicilia, è composta di un impianto stabile di perforazione, con 21 pozzi di produzione e di sistemi per trattare il petrolio.

La EDISON ha investito molto in sicurezza e l’amministratore delegato afferma che il risultato è stato possibile attraverso una forte politica aziendale in materia di sicurezza, composta da costanti attività di formazione e addestramento.

Ogni settimana sulla piattaforma si svolgono esercitazioni antincendio, di evacuazione, e incontri in cui si parla della sicurezza.

7.3 Strumenti di sviluppo della salute sui luoghi di lavoro

Il tasso d’infortuni dipende molto spesso dall’impatto che la “cultura della sicurezza” ha sulle persone.

Il datore di lavoro è chi per primo deve dare il buon esempio, adottandi comportamenti sicuri, credendo nei valori della sicurezza e trasmettendoli a tutti65.

I valori della Cultura della Sicurezza possono essere: • prima la sicurezza e poi la Produttività;

• adottare comportamenti che non creino pericoli per chi ci sta intorno; • rispetto, onestà, fiducia;

• rispettare le norme;

• seguire comportamenti etici; • pari opportunità.

Adottare questi valori e sostituirli con quelli sbagliati è possibile cambiando gli atteggiamenti errati finora compiuti, sostituendo il modo di credere e pensare delle persone con nuove credenze e informazioni.

Le azioni che permettono la diffusione dell’importanza del tema sono numerose,

largamente incentivate dallo stato, possono andare dalle leggi alle Linee Guida alle Procedure Operative.

7.3.1 L’Informazione e la formazione

Il D.Lgs. 106/2009 stabilisce che la formazione, l’informazione e l’addestramento dei lavoratori sono attività necessarie del sistema di prevenzione e della cultura della sicurezza.

Una formazione efficiente ed efficace è un elemento importantissimo per prevenire la sicurezza al pari di un dispositivo di protezione ed è legata ai comportamenti, questi ultimi, come in precedenza analizzato, sono spesso le cause che scatenano l’incidente. Con la formazione si possono modificare i comportamenti sbagliati insegnando ai lavoratori le nozione e le azioni per ridurre i rischi e tutelare la propria salute. Il datore di lavoro deve assicurare la formazione su: concetti di prevenzione, protezione, pericoli, incidenti, diritti e doveri da rispettare e soprattutto sui rischi specifici.

La formazione è predisposta per i nuovi assunti, per cambio di mansione o introduzione di nuovi macchinari, tecnologie o sostanze.

La durata e i contenuti variano secondo la tipologia d’azienda, della mansione svolta e del livello di pericolo.

L’Informazione permette ai lavoratori di migliorare la percezione del rischio presente in azienda e così controllarlo, ciò consiste in un “processo di organizzazione e unificazione sensoriale che attiva un processo valutativo, con attribuzione di significato, a cui consegue un comportamento” 66

Il datore di lavoro deve provvedere affinché i suoi dipendenti siano informare in modo chiaro e comprensibile:

• sui pericoli connessi alla produzione in generale, sull’attività svolta e le norme di sicurezza da rispettare;

66 http://www.puntosicuro.it/sicurezza-sul-lavoro-C-1/rubriche-C-98/interviste-inchieste-C-117/un-lavoratore-su-

• sulle procedure di primo soccorso, norme antincendio e l’evacuazione e sui nominativi dei responsabili delle suddette misure;

• sui nominativi del Rappresentante dei lavoratori, l’RSPP e il Medico competente.

L’INAIL ogni anno finanzia circa mezzo milione di risorse finalizzate alla formazione e l’informazione. Se ad esempio, si tenessero dei corsi sull’uso delle funi per il montaggio dei ponteggi e se proprio grazie al corso svolto, nel giro di un anno non cade neanche un lavoratore, si risparmierebbe più delle risorse investite in formazione. Questo esempio vuole mostrare quanto poco si investe in prevenzione nel nostro paese ma soprattutto quanto è più conveniente rispetto a un infortunio.

La prevenzione è un argomento legato alla cultura che le persone hanno della sicurezza, più è elevata e più le persone sono responsabili.

Il luogo dove si forma la cultura è la scuola, culla della formazione primaria, in cui si apprendono nozioni e conoscenze.

Data l’importanza sociale che il tema della sicurezza ha per tutte le società civili e per la diffusione della cultura, è necessario che il tema entri da subito a contatto con i giovani che saranno i cittadini lavoratori di domani.

Le attività che si possono svolgere nelle scuole per creare un imprinting della sicurezza sui giovani sono numerose; possono essere corsi teorici o visite nei luoghi di lavoro, per fargli vedere da vicino quali sono i rischi e come si possono prevenire.

In conclusione, l’informazione e l’informazione, sono attività obbligatorie per tutti i lavoratori con la finalità di prevenire gli infortuni o le inabilità. Ma l’informazione è il canale attraverso cui si diffonde la conoscenza e arricchisce la cultura. La sicurezza è un argomento che interessa tutti e se tutti pensassimo in modo sicuro anche i nostri comportamenti e i luoghi, in cui passiamo la maggior parte della nostra giornata, sarebbero a norma ma soprattutto avremmo la preparazione adeguata per gestire i possibili pericoli.

7.3.2 La partecipazione

I primi soggetti chiamati a promuovere una cultura della salute e sicurezza, che incoraggi i lavoratori a parteciparvi sono i datori di lavoro.

I manager devono essere i divulgatori di una cultura della sicurezza capace di trasmettere informazioni volte a modificare i comportamenti sbagliati.

Avere dei luoghi di lavoro sani e sicuri non è però un lavoro che può fare solo il datore di lavoro, perché molto spesso sono i lavoratori e i loro rappresentanti che possono offrire più di tutti delle soluzioni per gestire i rischi, ovviamente date dalla conoscenza e dall’esperienza.

Affinché la prevenzione sia realmente efficace, è necessario che le persone non la vedano solo come un obbligo normativo o come un onere che riguarda solo gli attori

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