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Il viaggio in Spagna di Rubens su cui bisogna concentrare il nostro interesse fu fatto molti anni prima e anche in quellʼoccasione il pittore fiammingo copiò diversi quadri, ma non riscosse lo stesso successo che invece otterrà venticinque anni dopo.

Partì da Mantova il 5 marzo del 1603, incaricato di portare doni diplomatici per il re e per il duca di Lerma, per il quale in particolare portò quasi quaranta dipinti tra cui diciassette copie da Raffaello di Pietro Facchetti e altre da Tiziano e da altri pittori633. In questa occasione la abilità artistica di Rubens viene sfruttata

per assistere la spedizione dei quadri e per, in caso gli fosse stato richiesto, dipingere egli stesso dei nuovi quadri634. Quindi iniziò una serie di ritratti di

donne della corte spagnola635 che erano stati commissionati dal duca di

Mantova. Lʼunico dipinto che gli fu commissionato dalla corte e che rimane documentato fu il ritratto equestre di Lerma che iniziò nel settembre del 1603. Dipinse inoltre, in sostituzione di alcuni dipinti che si erano rovinati durante il viaggio da Mantova, i due filosofi Democrito e Eraclito636, probabilmente con

lʼintento di presentarsi alla corte per ottenere alcune commissioni637.

633 Sarah Schroth, The private collection of the duque de Lerma, Ph.D.Diss, New york, 1990, p.

25, 28-29.

634 Alexander Vergara, Rubens and his Spanish Patrons, Cambridge, 1999, p.7.

635 Lettera del duca di Mantova a Chieppio, 5 marzo 1603 (Rooses - Ruelens, Correspondance de Rubens et document épistolaire concernant sa vie et ses œuvres, 1600-1608, V.1,XV, p.79):

“...et perche Pietro Paolo riesce assai bene nelle pitture di ritratti, vogliamo che restando altre

Dame di qualità, oltre quelle che fece ritrarre costi il Co. Vincenzo, vi vagliate dellʼopera sua per mandarcene i ritratti con minor spesa et forse con maggior eccellenza.”; e di Iberti a Chieppio,

21 luglio 1603. (Rooses - Ruelens, Correspondance de Rubens et document épistolaire

concernant sa vie et ses œuvres, 1600-1608, V.1, XLV, p.198): “Il Fiamengo ha dato prencipio a far i ritrati che S.A. ha ordinato, et e apostato epr qualche servitio al Sr Duca de Lerma, ma non

finisce S.E. di risolversi”.

636 Princeton, New Jersey, The Barbara Piaseka Collection Foundation.

637 Nella lettera del 18 luglio 1603 Iberti riferisce al duca di Mantova che Lerma gli aveva chiesto

“se lʼhaveva mandato per fermarsi al servitio di S.M. che ne havrebbe havuto piacere. Io risposi

per non perder questo servitore che lʼA.V. lʼhavea mandato solo per accompagnar le pitture et solo per dar conto di esse non sapendo dʼaccertar il gusto di S.M. e di S.E. in altro, ma il tempo che si sarebbe fermato quì havrebbe però servito lʼE.S. in quel che più le fosse piaciuto, parendome che inclinava a comandargli qualche soggetto.” in: Rooses - Ruelens, Correspondance de Rubens et document épistolaire concernant sa vie et ses œuvres,

Lʼoccasione del viaggio in Spagna mise Rubens nelle condizioni di poter continuare i suoi studi, che in Italia lo avevano portato a confrontarsi con i grandi del Rinascimento638, sfruttando la ricchezza della collezione di Filippo III.

Un disegno in particolare639 (attuale ubicazione sconosciuta) è tratto dal Martirio

di Santiago di Navarrete (Fig.224): il dipinto di Navarrete era nel monastero

dellʼEscorial e Rubens lo dovette vedere lì. Lʼinteresse di Rubens per Navarrete mostra la stima in cui il pittore doveva essere tenuto presso la corte spagnola: come racconta anche Sigüenza, i dipinti del Mudo venivano spesso copiati dai giovani pittori, che, probabilmente, nel lucidare i dipinti, avevano recato danno agli stessi:

“y también algunas copias que se han hecho de ella [lʼAdorazione dei Pastori]

de manchebos que saben poco, han hecho su parte de daño”640.

638 Michel Jaffé, Rubens and Italy, Oxford, 1977, p.19-58. Il percorso di Rubens in Italia toccò

prima di tutto Venezia, dove probabimente il pittore arrivò allʼinizio dellʼestate del 1600. La tappa veneziana non è documentata e viene dedotta da una lettera al fratello del 13 dicembre 1601 (Giuseppe Maria Pilo, Rubens e lʼeredità veneta, in: Rubens e lʼeredità veneta, Roma, 1990, p. 30) e dal fatto che, una volta in Spagna mostri già una certa conoscenza di Tiziano (Pilo, ivi, p. 40), come sembra confermare il disegno tratto dal Sacrificio di Isacco della sagrestia della chiesa della Salute (Vienna, Albertina - Michel Jaffé, Rubens and Italy, fig.71), e anche il disegno acquarellato tratto dalla cappella Malchiostro del duomo di Treviso che riproduce lʼApoteosi del vescovo Bernardo deʼ Rossi (Parigi, Louvre, Jaffé, col. plate, III): lʼimportanza dellʼinteresse di Rubens per Pordenone è sottolineata sia da Jaffè (p.39-40) che da Pilo (p.46). Dopo Venezia passa immediatamente al servizio dei Gonzaga, a Mantova e di qui viaggia a Firenze e Roma dove vede e disegna Leonardo - copia la scena della Lotta per lo stendardo in Palzzo vecchio (in un disegno, Parigi, Louvre - Jaffé fig.54 - e in un dipinto Vienna, Accademia di Belle Arti, Jaffé col. plate, IV), Raffaello - copia la arte superiore della Disputa nelle Stanze Vaticane (Torino, Biblioteca Reale - Jaffé, fig.38) e Michelangelo di cui copia brani del Giudizio (Sanpietroburgo, Ermitage - Jaffé, fig.10 e Parigi, Louvre, fig.13) e della volta della Sisitina (Parigi, Louvre Jaffé. fig. 18-19) ma di cui riproduce anche le statue di San Lorenzo (Parigi, Fondazione Custodia, Jaffé, fig.20). Rubens quindi al momento del suo arrivo in Spagna ha già avuto modo di esercitarsi sui principali artisti del Rinascimento italiano.

639 Il disegno (211x292 mm, carboncino con tocchi di sanguigna) è stato venduto da Sothebyʼs

(Londra) il 22 novembre 1974, lotto 51. Van Dyck riprodusse la testa di Santiago nel suo album: Michel Jaffé, Van Dyck Antwerp Sketchbook, Londra, 1966, V.1 p.66, V.2, p.218, V.1, Fig.XXV. cfr: Rosemarie Mulcahy, Juan Fernández de Navarrete El Mudo, pintor de Felipe II, Madrid, 1999, p.75-76.

Ma Rubens si concentrò soprattutto sui dipinti di pittori italiani presenti nella collezione spagnola: Sofonisba Anguissola, Raffaello641, ma soprattutto Tiziano,

di cui vide i quadri di soggetto religioso conservati nellʼEscorial642 e i ritratti che

si trovavano al Prado, che lasciarono una fortissima impronta sul suo modo di dipingere, in particolar modo sul suo modo di usare il colore643.

A riprova di questi studi, rimangono alcune copie, di difficile attribuzione, che Rubens probabilmente realizzò durante il suo primo soggiorno in Spagna da dipinti della collezione reale e che si trovano registrate nellʼinventario redatto alla morte del pittore fiammingo644 tra cui i più importanti ritratti dei sovrani

spagnoli: il ritratto di Carlo V con il bastone di comando645 (Detmond, coll.

641 Per la presenza di quadri di Raffaello in Spagna durante i regni di Filippo II e III: cfr: Rafaela

Mena Marqués, Presencia histórica de obras de Rafael en España, in: Rafael en España, exh. cat. Madrid, Prado, 1985, Madrid, 1985, p.11-14. Sui quadri di Raffaello presenti in Spagna segnalo il volume di José María Ruiz Manero, Pintura italiana del siglo XVI en España, 2, Rafael y su escuela, Madrid, 1996.

642 in: Rooses - Ruelens, Correspondance de Rubens et document épistolaire concernant sa vie et ses œuvres, 1600-1608, V.1, XXI, p.145-146, lettera a Chieppio del 24 maggio 1603, Rubens

dice espressamente di aver visitato lʼEscorial: “Si però la commissione del Sigr Ducca fosse

tale, havrei potuto con più honore suo e mio dar molto maggior satisfattione al Ducca de Lerma non essendo il buono da lui ignorato per singolar suo diletto e prattica di veder quotidianamente tante cose bellissime del Titiano e Raphaello et altri che mi hanno fatto stupire in qualità e in quantità, in casa del Re et in Escuriale et altrove, ma in quanto moderni niente che vaglia.” a643 F. Huemer, Corpus Rubenianum Ludwig Burchard, Part.19, Portraits I, London, 1977, p.

21-25. Sulle copie da Tiziano anche il recentissimo volume curato da Jeremy Wood, Rubens,

Copies and Adapations from Renaissance and Later Master, Italian Artists, 2,Titian and North Italian Art, v.1, London, Turnhout, 2010, p.42-49.

644 cfr: Jeffrey M. Muller, Rubens: The Artist as Collector, Princeton, 1989, p.94-155. A House of Art: Rubens as Collector, exh. cat. Anversa, Rubenshuis and Rubenianum, 6 marzo - 13 giugno

2004, Anversa, 2004.

645 Jeffrey M. Muller, Rubens: The Artist as Collector, Princeton, 1989, n.49, p.105, f.12.

“LʼEmpereur Charles Quint”. Justus Müller Hofstede, Rubens und Tizian: das Bild Karls V, «Münchener Jahrbuch der Bildenden Kunst», 18, 1967, p.33. cfr: Peter Paul Rubens

1577-1640, exh. cat. Colonia, Wallraft-Richartz Museum, 1977, ed: Michel Jaffé, Colonia, 1977,

V.1, n.86, p.311-312. Al numero 50 dellʼinventario di Rubens si trova il dipinto dellʼimperatrice Isabella (registrato come “LʼImperatrice Leonore sa femme”) di cui rimane solo una incisione di Pieter de Jode (Vienna, Albertina). Lʼidentificazione di questa copia con quella registrata nellʼinventario di Rubens è incerta cfr: A House of Art: Rubens as Collector, exh. cat. Anversa, Rubenshuis and Rubenianum, 2004, nota 1, p.107.