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Principali modifiche alla legge 394/1991

Dopo l’approvazione nel 1991 della legge 394, in più occasioni pubbliche ed in particolare in un’intervista al giornalista Valter Giuliano sul periodico PARCHI del quale era direttore (n. 52/2007, pagg. 36-40), lo scrivente ebbe a prevedere che i tentativi di scardinare l’impianto normativo si sarebbero reiterati più volte perché la legge era in anticipo sui tempi per il livello generale, culturale ed etico-politico, della nostra classe dirigente e delle nostre comunità (dimostrato, ad esempio, dalla diffusa aspirazione a condoni edilizi-urbanistici o dall’accettazione dell’inquinamento di Città tra le più affascinanti del mondo come Venezia, Mantova, Ravenna e Ferrara), salvo i dissensi di alcune frange, minoritarie nella società, di validi appartenenti ad associazioni di tutela e a eroici comitati locali formati e sostenuti economicamente da cittadini con i proprii risparmi.

E, infatti, a più riprese, non sono mancati gli assalti all’integrità della legge 394/1991: alcuni sono andati a segno come l’abolizione del Comitato Stato-Regioni e della Consulta Tecnica per le Aree Naturali Protette che in dieci anni di vita aveva svolto un’attività consultiva intensa e preziosa indirizzando al Ministro dell’Ambiente di turno anche pareri di propria iniziativa che erano normativamente consentiti ma forse furono talvolta più subiti che graditi; così anche, per quanto riguarda le modalità per la nomina del Direttore del Parco che nel testo inizialmente proposto doveva avvenire per titoli ed esami, mentre poi è rimasta la procedura concorsuale per soli titoli e il direttore e scelto in una rosa di tre candidati proposti dal Consiglio direttivo tra soggetti iscritti all’Albo degli idonei alla Direzione.

Altri tentativi di travolgere la legge, più penetranti e invasivi, sono invece rientrati. Auspice Desideria Pasolini Dall’Onda che fu tra i soci fondatori di Italia Nostra, una delegazione (di cui lo scrivente faceva parte) si incontrò con il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi per sventare una manovra volta ad autorizzare l’esercizio della caccia nei Parchi che, oltre alla contraddizione intrinseca di attività venatorie in un ambito territoriale destinato alla salvaguardia e alla conservazione della fauna selvatica, avrebbe infranto le Convenzioni Internazionali sulla difesa della fauna selvatica medesima e delle zone umide, sottoscritte anche dallo Stato italiano: il che avrebbe esposto l’Italia a una grave censura internazionale.

L’offensiva più insidiosa di una parte della società politica prese corpo nel 2016 quando il disegno di legge di un senatore fu approvato in prima lettura dal Senato ma poi non ebbe seguito per l’iniziativa apprezzabile di Giorgio Boscagli e di Francesco Mezzatesta, che costituirono il cosiddetto Gruppo dei Trenta, autore di un appello, allarmato e documentato, alle istituzioni, a cominciare dal Parlamento e dal Governo, tramite le associazioni di protezione ambientale e il periodico OASIS che riuscì a bloccare una serie di proposte che miravano –ad esempio- a compensare con royalties agli enti parco l’invasione di attività degradanti per l’ambiente e la salute o ad inserire rappresentanti di associazioni di categorie economiche nei consigli direttivi dei parchi nazionali a scapito della presenza di qualificati esperti designati dalla comunità scientifica e dall’associazionismo naturalistico e chiedendo che i Presidenti non venissero scelti tra adepti dei partiti politici come tali ma tra persone specificamente competenti, esperte e indipendenti.

Più recentemente, in positivo si può registrare che in un provvedimento del 19 maggio 2020 sono state approvate procedure più semplici, più veloci e meno macchinose per la nomina dei presidenti e dei consiglieri dei Parchi nazionali e si è introdotta la parità di genere nei consigli direttivi.

15 Inoltre per i Parchi nazionali sono state istituite le cosiddette Zone Economiche Ambientali (Z.E.A.) in cui si prevedono agevolazioni e vantaggi fiscali per i soggetti privati che intendano avviare nella zona consentita del parco attività imprenditoriali ecosostenibili come quelle di guide escursionistiche ambientali e di guide del parco (riconosciute). La doglianza, che è stata opportunamente sollevata, riguarda l’esclusione dei parchi regionali dal beneficio particolare delle Z.E.A.

I benefici anzidetti si aggiungono a quelli che già la legge 394/1991 aveva apprestato con l’art. 7 assicurando la precedenza nei finanziamenti pubblici di una serie di opere a favore dei Comuni e Province ricadenti nel territorio del parco.

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TUTELARE L’AMBIENTE, A PRESCINDERE!

Fabiano Martinelli

A partire dal 2018, il movimento internazionale “Fridays for future” ha riportato l’attenzione dei

media e della società sul grande tema del cambiamento climatico, della tutela ambientale e della

difesa della biosfera. Da allora, ogni essere umano conosce o ha sentito parlare di Greta Thunberg, la giovane attivista svedese - madrina del movimento - che ha saputo trasformare una protesta pacifica isolata in un movimento globale non violento in cui si riconoscono persone di ogni età e di ogni classe sociale, ma soprattutto giovani adolescenti.

Il movimento è nato dalla consapevolezza che l’uomo, con il suo intervento e la sua attività, sta compromettendo l’equilibrio del pianeta Terra e il suo intero ecosistema con danni gravi, talvolta peraltro irreversibili, per la biodiversità e per l’essere umano stesso. Un movimento che guarda al futuro e che chiede a tutti noi di non distruggerlo.

L’incontro della Conferenza delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (COP26), svoltosi a Glasgow nel 2021, ha costituito un momento di intensi negoziati tra gli Stati sui tagli alle emissioni di gas serra e si è concluso con l’inatteso, ma benvenuto annuncio di Stati Uniti e Cina, le due più grandi economie mondiali e, di conseguenza, anche le più inquinanti, di voler avviare un percorso bilaterale di collaborazione sul fronte climatico per limitare il riscaldamento del pianeta. Infatti, già in apertura del COP26 Mario Draghi aveva ricordato l’adagio della Commissione Europea secondo cui “azzerare le emissioni al 2050 con le sole rinnovabili non è realistico”.

Da parte italiana, la politica ha sempre sottolineato la propria solidarietà verso il movimento

“Fridays for future”, e numerosi sono stati gli impegni assunti per rilanciare la questione ambientale su più fronti - non ultimo il PNRR (anche se l’idea del governo Draghi di usare questi fondi per installare, nei prossimi 9 anni, 70 gigawatt di potenza da energie rinnovabili, in particolare solare ed eolico, significherebbe tappezzare di pannelli oltre 200 mila ettari, quasi il 2%

della superficie coltivata in Italia: vorrebbe dire piantare pale eoliche ovunque, compromettendo un paesaggio secolare e la risorsa del turismo).

Se, da una parte, è tuttora in corso, al Senato della Repubblica, la discussione sul Disegno di Legge n. 83 della XVIII legislatura con cui il Parlamento italiano intende modificare la Costituzione per introdurre, tra le altre cose, all’art. 9: “la tutela dell'ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi, anche nell'interesse delle future generazioni”; dall’altra parte, i dati del rapporto Ecosistema urbano 2021 di Legambiente denunciano un immobilismo delle politiche ambientali nei 105 capoluoghi di provincia dello stivale e un arretramento dovuto alle conseguenze della pandemia (come l’incremento del tasso di motorizzazione a fronte di un tracollo della percentuale sull’uso dei trasporti pubblici). Proprio questo ultimo preoccupante aspetto dovrebbe diventare una delle battaglie più importanti da parte delle associazioni ambientaliste; perché è partendo dal basso, ovvero dai comportamenti civici di cittadini e istituzioni a livello locale che si può veramente sensibilizzare quante più persone possibili sulla questione climatica-ambientale e imprimere un nuovo corso al futuro sviluppo delle città, dei territori e del mondo intero. Del resto, è innegabile che la questione ambientale sia ormai un tema che tocca tutti quanti noi in prima persona, basti pensare ai danni provocati dalle alluvioni, dalle piogge estreme, dalle tempeste di ghiaccio e dalle grandinate estive che sono triplicate nel 2021 e che sono tutte attribuibili all’aumento delle temperature globali.

In questi ultimi anni, proprio dal mondo dell’associazionismo ambientalista è emersa l’idea di una

“Costituente ecologista” che non si è mai realmente realizzata, ma di cui il Presidente della LIPU,

Giuliano Tallone, ha analizzato alcune proposte in un suo articolo pubblicato su “Gazzetta

Ambiente” nel 2010. Tra queste, ad esempio, mi piace riportare all’attenzione di chi legge, l’idea di

valorizzare l’enorme potenziale del circuito virtuoso che lega le nostre città d’arte con il turismo,

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con le produzioni agricole tipiche e locali, con i beni archeologici e storici, con i parchi e le riserve naturali e con il paesaggio in generale. E tutto questo si realizza più facilmente dal basso che dall’alto, “fare rete” è la vera scommessa per un futuro più sostenibile e, proprio per questo, il ruolo dell’associazionismo, non solo ambientalista, è fondamentale. Mettere insieme Slow Food con i Centri commerciali naturali, le associazioni di categoria degli albergatori con quelle degli agricoltori, i sistemi museali con le realtà artigianali locali, valorizzare la tipicità, ritrovare la bellezza e l’empatia del localismo per riequilibrare l’alienazione prodotta dalla società promossa della “globalizzazione” senza chiudersi, però, sotto il proprio Campanile, bensì valorizzando e mettendo a sistema la propria specificità.

Parafrasando il famoso discorso di insediamento di J.F. Kennedy alla Casa Bianca nel 1961: non

chiediamoci che cosa gli altri possono fare per noi, ma che cosa noi possiamo fare per noi stessi,

per gli altri, e per il nostro paese. Solo ribaltando la prospettiva e rendendoci parte attiva

possiamo provare a cambiare le cose. In meglio!

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I PARCHI NEL TEMPO DELLA TRANSIZIONE ECOLOGICA Sergio Paglialunga

Negli ultimi tempi è stato posto al centro dell’attenzione politica il problema della transizione ecologica. Allo stesso Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare nel febbraio 2021 è stato cambiata denominazione per essere al “passo con i tempi” e indicare già dalla propria denominazione le priorità e il programma da perseguire.

Innanzi tutto chiariamo cosa si intende per transizione ecologica. “Con questa espressione si intende il passaggio o la trasformazione da un sistema produttivo intensivo e non sostenibile dal punto di vista dell’impiego delle risorse, a un modello che invece ha nella sostenibilità, ambientale, sociale ed economica, il proprio punto di forza”

1

.

Alcuni punti chiave per garantire la transizione ecologica sono

2

:

1. Fonti rinnovabili: senza un aumento degli investimenti nelle forme di energia che rispettano le risorse provenienti dal mondo naturale e che quindi non inquinano e non si esauriscono, non sarà possibile nemmeno raggiungere gli obiettivi europei.

2. Mobilità Elettrica: utilizzo dell’energia elettrica per il trasporto. Il settore dei trasporti è uno dei maggiori responsabili dell’inquinamento atmosferico. Per raggiungere l’obiettivo di 6 milioni di veicoli elettrici al 2030 bisogna investire davvero sulla mobilità cittadina, regionale e trasporto elettrico.

3. Digital Energy: uso di tecnologie digitali avanzate lungo la filiera dell’energia.

4. Energy Storage, ovvero accumulo e stoccaggio dell’energia in ottica di una maggiore efficienza energetica.

5. Smart Building: realizzare edifici in cui gli impianti per l’efficientamento energetico siano gestiti in maniera intelligente e automatizzata.

6. Economia Circolare: un’economia pensata per potersi rigenerare da sola, dove gli eventuali rifiuti vengono viste come risorse e non ci sono sprechi. Una visione nuova della produzione, del consumo, dello smaltimento e della logistica.

7. Modello agroecologico: ridurre l’uso di pesticidi e prevedere un ulteriore aumento della superficie da dedicare all’agricoltura biologica. È necessario intervenire sul sistema degli allevamenti intensivi per ridurre emissioni e impatti su salute e ambiente.

Da queste brevi considerazioni risulta evidente l’importanza della transizione ecologica per correggere le “storture” che sono presenti nel modello di sviluppo ed anche nei modelli di vita attualmente utilizzati che si sono dimostrati non sostenibili.

Di fronte ai cambiamenti climatici le cui conseguenze sono ormai percepite e subite da strati sempre più larghi della popolazione, i nuovi c’è un movimento popolare che partendo dai giovani sta coinvolgendo strati sempre più ampi di popolazione e che hanno trovato in Greta Thunberg il personaggio-simbolo, rivendicano una migliore qualità ambientale, e la transizione ecologica è la risposta Politico-istituzionale a tale esigenza, come recentemente è stato evidenziato dal G20 di Roma e dalla Conferenza ONU di Glasgow sui Cambiamenti Climatici (C26).

Auspicando che le azioni politiche che saranno poi attuate siano in grado di far fronte alle gravi urgenze ambientali in cui viviamo, è opportuno riflettere su quale sia il ruolo dei Parci ed in generale della Conservazione della Biodiversità nei nuovi scenari politici che si sono aperti.

Il tema dei parchi e delle aree protette è stato per lungo tempo al centro delle azioni ambientali attuate dai vari stati, a partire dai primi parchi istituiti nella seconda metà dell’ottocento negli Stati

1 https://economiacircolare.com/cosa-e-transizione-ecologica-perche-fondamentale-per-futuro/

2 https://energit.it/che-cos-e-la-transizione-ecologica/

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Uniti d’America

3

. A seguito di un affinamento delle conoscenze e delle politiche, l’Unione Europea ha incentrato la azione sulla protezione della biodiversità, lasciando ai singoli stati la scelta degli organismi attraverso cui attuare tale azione.

Questo ha portato a ricalibrare la politica sui parchi da parte di molti stati, tra i quali anche l’Italia, che ha conferito direttamente o tramite le regioni le competenze di protezione della biodiversità ai parchi, ove esistenti.

Ma i cambiamenti climatici e gli sconvolgimenti che stanno caratterizzando i nostri tempi hanno

“costretto” a porre l’attenzione sul comportamento umano. Infatti i grandi progressi della scienza e soprattutto quelli della tecnica, hanno messo a disposizione dell’uomo strumenti sempre più efficaci e potenti, senza che sia maturata proporzionalmente una consapevolezza della capacità distruttiva e dell’incidenza di tali strumenti nell’equilibrio globale. Le ricerche che sono state sempre più numerose ed approfondite hanno messo in evidenza il contributo negativo che l’azione umana sta producendo sul pianeta. Da qui la necessità di intervenire per ridurre se non annullare le azioni negative dell’uomo.

La necessità di intervenire per rendere più adeguato il modello di sviluppo alle esigenze della terra ha fatto introdurre numerosi cambiamenti, che oggi sono ancora “in nuce”, ma che per i quali sono stati fissati obiettivi, anche se ancora non è stato raggiunto un accordo sulla tempistica per raggiungerli da parte di tutti gli stati, ed in particolare da quelli sul cui territorio si produce la maggiore quantità di anidride carbonica.

In Italia, per sottolineare il cambiamento che si vuole attuare, si è ritenuto di individuare nel Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare il soggetto che dovrà promuovere la transizione, e si è cambiato nome anche al ministero denominandolo Ministero della Transizione ecologica.

In questa situazione quale è il ruolo del parco e delle aree protette? Sembra quasi che questa rinnovata tensione abbia messo in secondo piano o addirittura fuori gioco i parchi e le aree protette.

Per comprendere il ruolo dei parchi e delle aree protette in questo periodo è bene partire proprio dal significato dell’Ecologia.

“L’ecologia è una materia vasta e abbraccia numerose discipline, necessarie per capire i rapporti che intercorrono fra i vari esseri viventi e la realtà fisica circostante costituita da aria, acqua e rocce”

4

.

La transizione ecologica è quindi un processo che deve portare ad un corretto rapporto tra l’uomo e le sue attività e l’ambiente che lo circonda, nel rispetto di tutte le forme di vita esistenti. Il ruolo dei parchi e delle aree protette è quindi centrale perché ha come finalità la correttezza di questo rapporto anche in situazioni critiche in cui l’attività umana ha prodotto cambiamenti che rischiano di portare all’estinzione alcune specie animali e/o vegetali.

Ma questo contraddice con un’impostazione esclusivamente “tecnicistica” che interpreta la transizione ecologica come ricerca di nuove tecnologie sicuramente per migliorare la qualità ambientale, ma senza avere come prospettiva ultima un corretto equilibrio tra tutte le specie viventi e l’ambiente. Cioè come una nuova modalità con cui si riafferma la prevalenza dell’economia e delle sue leggi nel determinare l’azione dell’uomo.

E’ necessario perciò riporre al centro del dibattito il vero senso della transizione ecologica e la vera finalità per ridare significato e slancio all’azione dei parchi e delle aree protette.

3 Il primo parco ad essere istituito è stato il Parco Nazionale di Yellowstone nel 1872.

4 Tony Juniper “Il libro dell’ecologia “ 2020 pag. 11

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TOSCANA REGIONE DI PARCHI

Sergio Paglialunga

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