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Il processo di debiasing, o correzione degli errori comportamentali, si pone come obiettivo tanto la riduzione quanto l’eliminazione dei bias comportamentali e delle euristiche che interessano i comportamenti degli individui.

Alla base del processo di debiasing stanno l’individuazione e la spiegazione dell’errore. Si è convinti, infatti, che spiegare al soggetto l’errore, anche tramite esempi concreti, possa aiutarlo a riconoscerlo ed evitarlo quando si troverà nuovamente a fronteggiare la medesima situazione. Naturalmente, la mera identificazione e spiegazione dell’errore e del giusto comportamento, non sono sufficienti alla sua eliminazione. Solo l’esperienza futura e il continuo ripetersi della situazione in questione potranno far in modo che il giusto comportamento si imprima indelebilmente nella mente dell’individuo. L’allenamento continuo e la ripetizione della corretta procedura sono indispensabili in questo ambito.

De Meza (De Meza, Irlenbusch e Reyniers, 2008) sostiene che alcune tra le più importanti tecniche di

debiasing siano il consider-the-opposite, il training (learning by doing), l’accountability, le group decisions e

la fissazione di un voluntary cooling-off-period.

2.1 CONSIDER-THE-OPPOSITE

Questo semplice comportamento si risolve nel porsi autonomamente delle domande come ad esempio: “Quali potrebbero essere le ragioni per le quali il mio comportamento si dimostrerà sbagliato?”.

Il metodo del consider the opposite sembra essere efficace contro numerosi bias tra i quali l’ancoraggio50, l’overconfidence51 e l’euristica della disponibilità52.

Per quanto riguarda in particolar modo l’euristica dell’ancoraggio un esempio dell’efficacia del consider the

opposite è la seguente: in un ipotetico scenario di vendita di un’auto usata a due gruppi di soggetti furono

fornite tutte le informazioni rilevanti per una sua valutazione, nonché un prezzo di partenza (ancora), dalle quali dovevano poi formulare un prezzo secondo loro ideale. Ad uno dei due gruppi era stato però suggerito di pensare a delle ragioni per le quali il prezzo di partenza fosse inappropriato. Il risultato di tale esperimento è stato un maggior allontanamento dall’ancora da parte del gruppo di soggetti al quale era stato consigliato l’approccio contro fattuale.

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Per una più completa trattazione della materia si veda: Mussweiler, Strack, Pfeiffer, 2000

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Per una più completa trattazione della materia si veda: Soll, Klayman, 2004

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Per quanto riguarda invece la mera generazione di una lista di pro e contro, questo metodo sembra non essere efficace (Hoch, 1985).

2.2 TRANING (LEARNING-BY-DOING)

L’aumentare la conoscenza e la capacità di identificazione dei bias non sempre sembra avere un effetto positivo nella loro correzione, almeno non per tutti i generi di bias. Prendendo come esempio il bias del senno di poi, il rendere consapevole i soggetti della sua esistenza non li rende meno vulnerabili allo stesso53. Ciò che sembra efficace contro questo tipo di errori è invece il learning-by-doing. Lo sperimentare concretamente situazioni nelle quali questo bias appare ed ottenere un feedback immediato su ciò che esso provoca sembra essere un metodo efficiente per la sua correzione. Questo metodo di insegnamento può essere facilmente implementato grazie a simulazioni interattive proposte online.

È stato dimostrato (Weber e Welfens, 2006) come il training possa ridurre anche il disposition effect. In particolare, soggetti che frequentemente operano nel mercato finanziario sembrano essere meno soggetti al disposition effect, mantengono quindi in portafoglio i titoli con rendimento positivo più a lungo rispetto ai soggetti meno attivi nel mercato finanziario.

Il training sembra essere particolarmente efficace anche contro l’importanza che i soggetti attribuiscono ai

sunk costs come dimostrato da uno studio di Larrick, Morgan e Nisbett condotto su un campione di studenti

nel 1990. È stato dimostrato inoltre che nel settore delle carte di credito durante i primi tre anni dall’apertura del conto, le spese pagate dal nuovo possessore della carta di credito diminuiscono del 75% grazie al feedback negativo ricevuto dal soggetto: pagando le spese il soggetto impara come evitarle in futuro (Agarwal, Driscoll, Gabaix, Laibson, 2011).

2.3 ACCOUNTABILITY

Accountability o affidabilità sta a significare, in questo particolare contesto, che i soggetti nel prendere una

decisione devono prima cercare di riflettere su come spiegherebbero a terzi le motivazioni che gli hanno spinti ad agire in un modo invece che in un altro. È stato dimostrato che questo modo di comportarsi spinge gli individui a prendere in considerazione i punti deboli della scelta che stanno per compiere. L’affidabilità

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che un terzo ripone nella bontà della scelta fatta da un individuo spinge lo stesso ad agire in maniera più consapevole e a prendere in considerazione tutte le eventuali problematiche relative alla scelta stessa 54 .

2.4 GROUP DECISIONS

Prendere decisioni in gruppo sembra essere un buon metodo di debiasing per diverse ragioni: il gruppo nel suo complesso può attuare un ulteriore controllo sulla bontà delle decisioni prese da un affiliato, si creano inoltre delle sinergie grazie alle diverse conoscenze e capacità che i soggetti hanno. Ogni soggetto appartenente al gruppo può sottolineare mancanze o punti di forza riguardanti una particolare situazione che possono invece sfuggire ad un individuo isolatamente. Naturalmente, come già sottolineato nel primo capitolo di questo lavoro, l’influenza che gli altri soggetti hanno non è sempre di carattere positivo: un soggetto potrebbe farsi convincere della bontà di una decisione solo perché decide di seguire la maggioranza del gruppo, che non è detto sia sempre nel giusto, oppure potrebbe decidere di non proporre la sua idea per paura del giudizio del gruppo stesso.

2.5 COOLING-OFF-PERIOD

Numerosi studi tra i quali quello di Loewenstein (Loewenstein, 1996) hanno dimostrato che persone felici formulano troppo ottimistiche previsioni per il futuro, al contrario, soggetti che attraversano un momento di tristezza tendono a formularne di troppo pessimistiche. Ciò è stato dimostrato anche con applicazione ai giudizi sull’ andamento dei titoli nel mercato finanziario. Ci sono quindi numerose evidenze che fattori psicologici hanno preponderante influenza nelle scelte degli individui rispetto anche ad alti livelli di conoscenze e competenze nel campo in questione. Ottiene quindi spazio l’idea che l’imposizione volontaria di periodi entro i quali esercitare il diritto di recesso possa essere un metodo di debiasing efficace contro gli stati emotivi dei soggetti che spesso gli conducono a scelte non ottimali.

Per concludere, la correzione degli errori comportamentali è come visto sopra estremamente difficoltosa poiché gli errori in questione nascono da modi di ragionare che sono estremamente radicati nel cervello. De Meza sostiene come ciò che deve essere insegnato non siano nozioni di finanza ma modi di pensare e ragionare: “What should be taught may not be explicit financial capability but thinking skills” (De Meza, Irlenbusch, Reyniers, 2008)

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Per evidenze empiriche sulla bontà dell’accountability si vedano: Kennedy, 1993; Kruglanski, Freund, 1983; Webster, Richter, Kruglanski, 1996

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Inoltre, in particolare nel mercato finanziario, ad una specifica scelta non corrisponde sempre un univoco risultato. Vi sono innumerevoli fattori, al di fuori del controllo dell’investitore, che interagiscono con le scelte dello stesso e che portano ad esiti anche molto diversi da quelli voluti. Sussiste anche un problema intertemporale in quanto gli esiti delle decisioni nei mercati finanziari si vedono nel medio - lungo termine, ciò non aiuta gli operatori a correggere i propri errori in maniera celere.