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PRINCIPI IPERTESTUALI E RAPPRESENTAZIONE LINGUISTICA

Nel documento Indeterminatezza e mutamento linguistico (pagine 56-61)

L’uso del termine “grammatica universale” serve, dal punto di vista espresso in questo libro, per indicare condizioni specificamente

47 Nelle ultime pagine del suo libro introduttivo alla scienza linguistica, Louis

Hjelmslev scrive: “Ma anche se arriviamo ad una ripartizione nuova, che dà più importanza allo stato linguistico e ne dà meno alla trasformazione linguistica, resta il fatto che la lingua si trasforma. E il linguista deve cercare una spiegazione causale di questa trasformazione” [1970, p. 151].Nel secondo capitolo vedremo con attenzione il concetto di cambiamento che ha in mente Hjelmslev. Due studiosi che si sono particolarmente dedicati allo studio del cambiamento come proprietà fondamentale del sistema linguistico, e delle cui idee faremo largo uso, sono stati Eugenio Coseriu [cfr. p.e. 1958; 1971] ed Eric Lenneberg [cfr. p.e. 1967].

48 Come abbiamo visto in precedenza a proposito della sintassi di /MICA/ in diverse

varietà dell’italiano standard.

49 Per esempio durante il passaggio dalla declinazione latina a quelle neolatine: “Il

tramonto del sistema flessivo latino è dovuto alla molteplicità delle declinazioni e alla conseguente difficoltà di un uso corretto delle varie desinenze” [Rohlfs 1954, p. 6]. Qui Rohlfs parla di “uso corretto”, laddove nella nostra ipotesi si tratterebbe di molteplicità di forme instabili, funzionali allo stato di lingua.

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linguistiche della facoltà di linguaggio. Queste condizioni, per funzionare fuori dalle costruzioni teoriche, necessitano di essere strettamente collegate con molte altre funzioni cognitive in un equilibrio dinamico. Nell’attività pragmatica, in qualsiasi dialogo, le funzioni extralinguistiche determinano il successo della comprensione o meno. L’enunciato “non sta piovendo” da un punto di vista strettamente linguistico-teorico non presenta alcun problema, ma se sta piovendo può generare un cortocircuito comunicativo. Se, come ritengo, è necessario concentrarsi solo sui fattori linguistici in gioco per comprendere il nucleo del funzionamento del sistema prescindendo da presunte incoerenze semantiche50 ed errori pragmatici, allora il concetto di “grammatica universale” emerge, sia nel corso del tempo ontogenetico sia filogenetico, dal rapporto interattivo dell’organismo linguistico con l’ambiente linguistico e si sostanzia nella capacità di immagazzinare e strutturare un lessico e una sintassi e nella capacità motoria e sensoriale di produrre enunciati finalizzati alla veicolazione semantica. Le regole specifiche di una lingua particolare (la concatenazione lessico-morfo-sintattica), fluide e dinamiche, dovrebbero risiedere in quel corpo collettivo o mente estesa rappresentata da ciò che ho chiamato “ambiente linguistico”, il luogo reale in cui i cervelli dei parlanti producono il linguaggio.51

Nelle teorie linguistiche ci sono concetti chiave per descrivere una teoria. Parole come “catalogazione”, “tassonomia”, “dipendenza”, “categorizzazione”, “sotto-categorizzazione”, “entrata lessicale” sono strumenti concettuali con cui si cerca di descrivere la struttura, il sistema; e parole come “connessione”, “rete di relazioni”, “paradigma”, “rapporti associativi” danno un’immagine rappresentativa del sistema, sempre conseguente ai significati che sono stati attribuiti ai principi generali. Il sistema ipertestuale, che come principio generale ha il concetto di “ipertesto”, non pone vincoli in base a ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, corretto o scorretto, comprensibile o incomprensibile, grammaticale o non grammaticale. Può non essere configurato come un sistema linguistico che abbia come obiettivo eliminare l’errore e

50 Affronterò questo argomento nel prossimo capitolo. Una presunta incoerenza

semantica per esempio è la nota frase “idee verdi incolore dormono furiosamente”.

51 In questa ottica, a livello evolutivo e dello sviluppo sono di conforto la teoria

dell’equilibrio piagetiano e la teoria della doppia evoluzione di Eric Lenneberg, come si vedrà nel capitolo 3.

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dedurre solo le cosiddette frasi ben formate. Nel caso della sintassi di /MICA/ avremmo la possibilità di rappresentare tutte le posizioni distributive dell’avverbio nel contesto di frase. Analizzando gli atti di

parole, dati empirici che possono essere trattati come corpora in

formato elettronico, si dovrebbero definire gradualmente le posizioni sintattiche attuali e potenziali di una forma qualsiasi (per esempio /MICA/) rispetto a uno stato di lingua documentabile. Queste definizioni possono essere stabilite sia per mezzo di rilevazioni statistiche sui

corpora sia classificando le varianti locutorie dei parlanti in base alle

varietà attuali della lingua standard e ai dialetti connessi con questa. In questo modo è possibile seguire gli slittamenti sintattici delle forme sotto esame e individuare le tendenze al cambiamento.52 Ciò che è fondamentale è avere una rappresentazione adeguata delle potenzialità, e dunque delle posizioni sintattiche statisticamente dubbie e rilevate tali o considerate sbagliate nel giudizio dei parlanti.

In questo senso la struttura ipertestuale che abbiamo delineato può rappresentare un sistema che sovrapponga al concetto di “errore” o di “dubbio” quello di “potenzialità”, e che abbia come obbiettivo analizzare le ambiguità linguistiche di qualsiasi genere utilizzando la tensione teorica che si viene a creare tra attualità e potenzialità di uno stato di lingua qualsiasi, divenendo così una specie di microscopio teorico che indaga lenticolarmente il linguaggio, ne cerca i funzionamenti e ne individua le tendenze. Empiricamente ciò è possibile solo analizzando, insieme al sistema rappresentato, gli atti linguistici dei parlanti. Il sistema ipertesto può essere costituito da configurazioni attuali e potenziali. Molti aspetti potenziali nelle lingue tendono costantemente verso una propria attualizzazione, il che vuol dire provocare uno squilibrio e un riequilibrio del sistema. Questo processo, in alcune epoche, può coinvolgere tutte le aree e tutti i livelli linguistici: per esempio durante la caduta della forme declinate nella lingua latina, che ha prodotto uno sconvolgimento delle funzioni grammaticali in tutte le aree della lingua.

Come sostiene Coseriu [1971], la lingua reale deve essere rappresentata con più precisione nella struttura astratta. Così gli enunciati, gli atti linguistici, che sono vaghi e hanno caratteristiche

52 Lo stesso vale anche per cambiamenti di ordine superiore, molto più complessi,

come gli spostamenti tra tendenze parametriche del tipo SOV => SVO o OSV, e così via (v. nota 42).

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sfumate, forti valori connotativi e si adattano alle situazioni reali, danno molte indicazioni sul funzionamento della lingua che non le frasi, che sono uno strumento astratto, troppo legate alle idealizzazioni teoriche dei linguisti, a cui devono rispondere.

Da questo punto di vista, il problema della disambiguazione della vaghezza linguistica passa proprio per la via dell’ambiguità, dove l’ambiguità è costituita da configurazioni attuali e potenziali, ovvero da reti di relazioni complesse rappresentabili in tutti i livelli linguistici, osservabili e documentabili nella ricerca empirica.

CAPITOLO 2

L’INDETERMINATEZZA E IL MUTAMENTO

Nel documento Indeterminatezza e mutamento linguistico (pagine 56-61)

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