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6. Parametri internazionali e certificazione dei laboratori

1.2. Il principio di riservatezza

Ad oggi, nel nostro ordinamento, manca una definizione puntuale del diritto alla riservatezza, il quale assume aspetti multiformi a seconda degli ambiti di riferimento.

La nascita e l'evoluzione del diritto alla riservatezza vedono come protagonista la Corte Costituzionale, la quale ha tracciato il suo percorso in materia in un periodo di circa quarant'anni. Tuttavia, la giurisprudenza costituzionale non è riuscita a delineare parametri precisi per definire il contenuto di tale diritto o per agganciarlo ad una specifica norma costituzionale. La progressiva specificazione dei contenuti del diritto alla

privacy da parte della Corte Costituzionale è avvenuta a causa

della costante necessità di un bilanciamento con diritti ed interessi diversi, spesso incompatibili, ma espressamente tutelati dalla Costituzione (soprattutto nell'ambito degli accertamenti penali). Però, non è stato possibile delimitare nettamente i confini del diritto alla riservatezza, in quanto questo è in grado di assumere numerose sfaccettature, talvolta 159GENNARI, Bioinformazione e indagini penali: la legge n. 85 del 30 giugno

2009, in Resp. civ e prev., 2009, 2635.

160MARCHESE, CAENAZZO, RODRIGUEZ, La materia penale e il “doppio binario” della Corte europea: le garanzie al di là delle apparenze, in Riv. ital. dir. proc. pen., 2013, 1870.

suscettibili di sovrapporsi con diritti costituzionalmente garantiti, talvolta non riconducibili a schemi predeterminati. Proprio per questo, la Corte costituzionale ha deciso di muoversi in linea con la giurisprudenza della Corte Europea dei Diritti Umani, la quale non ha mai dettato una regola generale, applicando il parametro specifico (che manca a livello interno), ossia l'art. 8 CEDU, ai singoli casi concreti.

In virtù di ciò, la Corte costituzionale ha affrontato i singoli casi concreti rinunciando a dettare una definizione espressa e generale del diritto alla privacy. D'altronde, questa strategia corrisponde al tipo di giudizio che è affidato al giudice delle leggi nel nostro ordinamento, il quale è chiamato a risolvere un conflitto non generale ed astratto, bensì ancorato al caso concreto161.

Ripercorrendo l'iter del giudice delle leggi in materia, vediamo come nelle prime sentenze costituzionali la Corte si limitava a richiamare la riservatezza sullo sfondo, qualificandola come un generico valore ricompreso nella sfera della libertà della persona e comprimibile per tutelare le opposte esigenze della collettività nel campo della sicurezza, dell'economia e della finanza pubblica162.

È stato negli anni settanta che la giurisprudenza costituzionale in materia di riservatezza ha compiuto un notevole passo in avanti: con la sentenza n. 34 del 1973163 la Corte costituzionale, esprimendosi in materia di intercettazione telefonica, ha 161AA.VV. Protezione dei dati personali e accertamento penale, a cura di NEGRI,

Roma, 2007, 27 e ss.

162Corte Cost., 28 giugno 1963, n. 121, in Gazz. Uff., n. 187, 13 luglio 1963. 163Corte Cost., 6 aprile 1973, n. 34, in Giur. Cost., 1973, 317.

ancorato il diritto alla riservatezza a norme costituzionali ben precise ed ha individuato un duplice piano di tutela di questo diritto, il quale rilevava, in questo caso, come diritto alla segretezza delle comunicazioni.

Innanzitutto, il diritto alla riservatezza è stato riconosciuto come connaturale ai diritti della personalità, definiti inviolabili dall'art. 2 Cost.

Tuttavia, il riferimento a tale articolo, quale norma fondante del diritto in questione, non forniva indicazioni sul contenuto dello stesso, ma era semplicemente un generale riconoscimento di una serie di diritti, tra cui la riservatezza; inoltre, non essendo determinata la fattispecie, non si potevano individuare i limiti del diritto né gli strumenti giuridici della sua tutela.

Pertanto, la Corte ha affiancato una seconda norma di riferimento per il diritto alla riservatezza delle comunicazioni: l'art. 15 Cost., il quale prevede specifici obblighi per lo Stato nel caso in cui, per la tutela di altri interessi costituzionali, si debba comprimere la riservatezza.

In questo modo, si è iniziato a delineare un diritto ancorato a precise norme costituzionali e si è innalzato uno schermo protettivo a tutela dello stesso164.

In particolare, dal combinato disposto dell'art. 2 con l'art. 15 è emerso che le parti possono sempre eccepire, nel corso del processo, l'illegittimità del ricorso al mezzo dell'intercettazione. Altresì, è stato affermato l'obbligo giuridico del segreto degli operatori che vengono a contatto con il materiale trattato, 164AA.VV. Protezione dei dati personali e accertamento penale, a cura di NEGRI,

nonché il principio per cui è acquisibile agli atti solo il materiale pertinente ai fatti.

Da questa decisione in poi, la Corte ha utilizzato sempre lo stesso schema, affiancando, di volta in volta, all'art. 2 Cost. riferimenti normativi differenti e adatti al caso concreto.

In particolare, si ricorda la sentenza n. 38 del 1973, nella quale la Corte costituzionale, giudicando prevalente il diritto alla

privacy rispetto alle esigenze della libertà di stampa, ha

ancorato il primo agli articoli 2, 3 comma 2, e 13 comma 1 Cost., i quali «riconoscono e garantiscono i diritti inviolabili dell'uomo tra i quali rientra quello del proprio decoro, del proprio onore, della propria rispettabilità, riservatezza, intimità e reputazione sanciti espressamente dagli artt. 8 e 10 della CEDU»165.

Sebbene le varie pronunce costituzionali non abbiano portato al riconoscimento di un parametro univoco per la definizione del diritto alla riservatezza, la stessa è stata dichiarata appartenente al nucleo essenziale dei valori della personalità e ad allontanare ogni perplessità circa il suo rango costituzionale è intervenuta la sentenza costituzionale n. 173 del 2009 che ha parlato di «un diritto fondamentale riguardante la vita privata dei cittadini nei suoi molteplici aspetti», riaffermando la necessità di dare al 165Corte Cost., 5 aprile 1973, n. 38, in Gazz. Uff. del 18 aprile 1973, n. 102 del 18 aprile 1973, nella quale la Corte costituzionale era stata chiamata a giudicare la legittimità delle norme che inibivano l'uso dell'immagine altrui anche quando destinata alla stampa.

Ancora, vedi Corte Cost., 24 aprile 2002, n. 135, in Foro it., 2004, 390. In questa sentenza in materia di videoriprese, la Corte ha richiamato il legislatore al rispetto dell'articolo 14 Cost., qualora avesse voluto regolare la ripresa nel domicilio come mezzo d'indagine estraneo alla captazione telefonica, in quanto, in questo caso, era la libertà di domicilio, espressione di un più generale concetto di riservatezza, ad essere messa in pericolo.

diritto fondamentale alla riservatezza una tutela più intensa, rispetto a quanto già fatto166.

Le questioni che in questa sede ci interessano attengono a due particolari ambiti della riservatezza167: la physical privacy e la

informational privacy.

La prima viene in gioco nella fase del prelievo di campioni biologici senza il consenso dell'interessato168, mentre la seconda, che coincide con la facoltà di trattenere i dati nella propria sfera privata e – quando gli stessi siano ormai fuori dalla propria disponibilità – di controllarne diffusione ed uso pubblico, può essere compressa dall'archiviazione elettronica dei dati genetici169.

In altre parole, quest'ultima sfumatura del diritto alla riservatezza coincide con il diritto all'autodeterminazione dell'individuo in ordine alla conoscibilità del dato personale170, in virtù del qual diritto l'individuo è posto in condizione di poter conoscere il tipo di informazioni di cui lo Stato dispone e il modo in cui possono essere impiegate.

Siamo di fronte ad un versante attivo della riservatezza, diverso 166 C. cost. Sent. 11 giugno 2009, n. 173 in Giur. Cost., 2009, 1929.

Cfr. GENNARI, Genetica forense e Codice della privacy: riflessioni su vecchie e nuove banche dati, in Resp. civ.e prev., 2011, 1187.

167La dottrina ha osservato, infatti, come le componenti del diritto alla privacy siano tre, le quali sono spesso collegate tra loro: la physical privacy; la decisional privacy; la informational privacy. La prima «is concerned with the protection of one's home and one's bodily integrity»; la seconda «entails the right to render personal decisions without undue external pressure» e la terza corrisponde al diritto «to control one's personal information». Cfr. MAYER- SCHÖNBERG, Strand of privacy: Dna databases, Informational Privacy, and the OECD Guidelines, in AA.VV. Dna and the Criminal Justice System, Massachusetts, 2004, 224.

168Vd. cap. 2, par 2.1.

169FANUELE, Dati genetici e procedimento penale, Padova, 2009, 65.

170GALGANI, Libertà personale e 'raccolta' di campioni biologici: eccessi di zelo difensivo o formalismi della Suprema Corte?, in Riv. ital. dir. proc. pen., 2008, 1829.

dal concetto che la maggior parte di sentenze costituzionali, avendo a che fare con la materia processuale penale, hanno riguardato (ovvero la riservatezza come libertà da intrusioni ed invasioni esterne, provenienti dal processo penale nell'intento di acquisire conoscenze utili).

In particolare, il riconoscimento del diritto alla protezione dei dati personali si è avuto con il d.lgs. 30 giugno 2003, n. 196: il Codice della privacy ne consacra l'autonomia rispetto al più generico diritto alla riservatezza.

Il perimetro della nuova area di tutela emerge nella sua ampiezza, in particolare, dalle definizioni di «dato personale», il quale si identifica con ogni informazione relativa a persona fisica o giuridica, ente od associazione, individuata o individuabile, anche in via indiretta, e di «trattamento», che consiste in ogni operazione che comporti la raccolta, la registrazione, la conservazione, la consultazione, l'elaborazione, il raffronto, l'utilizzo, l'interconnessione, il blocco, la comunicazione, la diffusione, la cancellazione e la distruzione di dati (art.4).

Più che un diritto unitario vero e proprio, dunque, lo statuto della privacy si premura di tutelare un fascio di situazioni soggettive, da cui si estrapola il concetto di autodeterminazione informativa, traducibile nel bisogno di riaffermare la potestà del singolo sui dati a lui riferibili.

Il baricentro di tutela si sposta, così, dal bisogno di solitudine e discrezione (tutelato dall'originario nucleo del diritto alla riservatezza, così come identificato dalla Corte costituzionale nelle sentenze predette) alla necessità di esercitare un «controllo

sui detentori delle informazioni, in una prospettiva caratterizzata da redistribuzione di potere sociale»171.

Tuttavia, nonostante il riconoscimento del rango fondamentale del diritto all'autodeterminazione informativa, quasi tutti i poteri riconosciuti alla persona cui il dato si riferisce arretrano – sin quasi a svanire – di fronte ad esigenze di giustizia a cui fa fronte il processo penale: il conflitto tra l'esigenza di privatezza e il pubblico interesse all'accertamento degli illeciti penali viene risolto, dal legislatore del 2003, a tutto vantaggio del secondo172.

Il diritto all'autodeterminazione informativa, tra l'altro, non può dirsi adeguatamente sviluppato nella giurisprudenza della Corte Costituzionale, la quale in una sola occasione, ossia con la sent. 271 del 2005173, ha definito il diritto dei singoli in relazione ai propri dati personali. Dovendo chiarire il riparto delle competenze tra Stato e Regioni in materia di riservatezza, la Corte ha dichiarato che la materia dei dati personali non concerne prestazioni che lo Stato deve erogare ai cittadini, ma «una serie di diritti personali attribuiti ad ogni singolo interessato, consistenti nel potere di controllare le informazioni che lo riguardano e le modalità con cui viene effettuato il loro trattamento». Questa definizione ha permesso di risolvere il riparto in questa materia: la competenza è stata ricondotta non nella lettera m) dell'art. 117 Cost., ma nella lettera i).

171RODOTÀ, Persona, riservatezza, identità. Prime note sistematiche sui dati personali, in Riv. crit. Dir. priv., 1997, 590, cit.

172AA.VV. Protezione dei dati personali e accertamento penale, a cura di NEGRI, Roma, 2007, 3 e ss.

173Corte Cost., sent. n. 271 del 2005, in Urbanistica e appalti, 2005, 1285, con nota di CASSANO.

Nonostante non si possa, in base a questa parole della Corte, ritenere costituzionalizzata tale specifica nozione di privacy, bisogna comunque non trascurare l'avvicinamento della Corte ad una nozione più ampia e di gran lunga più complessa del diritto alla riservatezza174.