• Non ci sono risultati.

PARTE I LA DIPENDENZA DA FACEBOOK

2. PROBLEMI DI COMUNICAZIONE RELATIVI AL MESSAGGIO

Il testo soprariportato è stato strutturato e impostato tenendo conto di alcune valutazioni tecniche di impostazione in ordine all'impatto comunicativo del messaggio stesso sulle persone contattate e sulle loro possibili reazioni allo stesso, quindi ponendo una particolare attenzione alla scelta dei termini in esso contenuti e sul loro significato psico-relazionale.

Prima preoccupazione, il testo vuole innanzitutto specificare che non esistono risposte giuste o sbagliate.

54

Infatti, partire da questa precisazione è stato ritenuto opportuno visto che molte persone potrebbero sentirsi “giudicate”, e quindi era opportuno rimarcare la necessità di incoraggiare la spontaneità; e questo è stato fatto utilizzando la parola “caratterizza”: essa, infatti, pone l’enfasi sull’elemento personale di ciascuna risposta, legittimandola.

Altra preoccupazione è stata quella di specificare di compilare il test una sola volta.

Questo è dovuto al fatto che Google Docs fornisce questionari che possono essere falsati da questa variabile: il questionario può essere infatti compilato fino a tre volte di fila dallo stesso IP, prima di essere riconosciuto come fake.

Questo potrebbe rappresentare una potenziale criticità, e questo è necessario sottolinearlo; ma il fatto che siano in tutto cinquantacinque domande, almeno in parte, può proteggere da questo fattore di rischio: il test richiede circa cinque minuti di compilazione, se una persona non è interessata a farlo, probabilmente non avrà voglia di falsarlo più di una volta.

Ulteriore, importante, preoccupazione è stata quella di sottolineare l’elemento di anonimato con “totalmente”.

L'uso di 'totalmente' serviva, infatti a cercare di tranquillizzare quelle persone che potrebbero soffrire di un’effettiva dipendenza e che si vergognerebbero ad esporla, o quelle tendenti alla sospettosità che avrebbero delle remore a

compilare un questionario su internet.

C’è d'altra parte da specificare che, anche se anche avessimo voluto, sarebbe stato impossibile raggiungere i dati personali e l’identità dei compilatori, in quanto Google Docs non fornisce tali informazioni, solo quelle temporali (data ed ora della compilazione).

55

Infine, lo studio, in quel testo, ha anche preso in esame un ultimo problema, che avrebbe potuto rappresentare una potenziale criticità: l'incentivo positivo alla compilazione, in assenza di un’effettiva ricompensa per i compilatori.

Detto molto crudamente: “Perché mai una persona dovrebbe spendere cinque minuti della propria vita per compilare questo questionario?”

Il testo soprariportato si preoccupa allora di specificare che “Verrà pubblicato sulla pagina Facebook del Laboratorio di Comunicazione in Medicina

(LabCoM) il risultato con le statistiche globali.”

La soluzione individuata è stata quindi quella di incentivare comunque la compilazione del test sottolineando la questione delle 'statistiche globali',

promettendo che verranno pubblicate sulla pagina Facebook del LabCoM, e così anche garantendo che l'impegno e lo sforzo compilativo delle persone troverà una importante soddisfazione e restituzione attraverso la pubblicazione dei risultati dello studio.

In questo modo lo studio persegue anche l'obiettivo di creare un 'filo diretto' con una vasta platea di 'navigatori', di rappresentare per loro uno stimolo di

riflessione e di autovalutazione, stuzzicandone la curiosità, e di diffondere, conseguentemente, una prima interessante analisi sul comportamento di chi ha confidenza con il social network.

Infine, un altro problema è l'assenza di un logo Fifty For Facebook sulla finestra del link di Google docs.

Martin Lindstrom115, nella sua opera “Neuromarketing”, descrive l’importanza di avere un simbolo efficace, e come questo poi sia quello che salta all’occhio del cliente (cliente/spettatore) in prima istanza.

Nel proporre un simbolo bisogna ricordare che è ciò che ci interfaccia sia col pubblico che col singolo, nel crearlo, non è necessario creare qualcosa di troppo elaborato, deve essere un simbolo che diventi un tormentone.

56 Img. 3: Il primo messaggio del LabCoM su Facebook (20 dicembre, 2013)

Come invece possiamo esplicitamente vedere da questo messaggio (il primo in ordine cronologico) , a sinistra, accanto alla scritta “Fifty For Facebook” e “docs.google.com”, c'è uno spazio bianco con al centro la scritta Google a metà (nelle altre versioni, dove il messaggio era diverso e si chiedeva di pubblicare il link, non c’era nemmeno la mezza scritta Google).

In questo messaggio si può quindi osservare che viene presentato un questionario, un prodotto, ma non viene messo alcun simbolo. Il prodotto non ha marchio.

Tutto questo perché l’account di Google Docs utilizzato non era a pagamento, e, per gli utenti non paganti, il programma non offre questo optional.

A questo proposito, quindi soffermando l'attenzione ancora un po' sulla questione del brand, ovvero il legame psicologico di rappresentatività che il

57

consumatore instaura con un determinato prodotto o servizio, può essere utile fare riferimento al marchio di una importante e famosa multinazionale, la Nike. Se dico “Nike”, alla maggior parte dei lettori verrà in mente questo.

Img. 4: Il simbolo Nike, che è nato come un segno su un foglio di prove.

Questo simbolo – come si buon ben osservare - non ha nulla di particolarmente elaborato: è nato come un semplice frego su un foglio di carta.

I produttori della Nike, infatti, avevano bandito un concorso per decidere il logo definitivo, ma nel foglio opzioni nessuna era stata data per buona.

E invece, proprio il frego della matita per cassare quel documento è stato ritenuto come il più efficace per l’esposizione al pubblico.

'Fifty For Facebook', dunque, si presenta senza alcun logo; quindi, le persone, non avranno la possibilità di associare Fifty For Facebook' ad un simbolo riconoscibile, quindi non si creerà alcun brand.

58

CAP. 2 CARATTERISTICHE STRUTTURALI DEL

TEST