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Einaudi, Torino 1987, ed. orig. 1984, trad.

dal tedesco di Anna Maria Marietti,

pp. 138, Lit. 18.000

La possibilità di fondare una moralità universalisti ca senza ricorrere a verità superiori di natura religiosa o metafisica, è al centro delle riflessioni di E. Tugendhat, uno dei più vivaci esponenti della filosofia analitica in Germania. Problemi di etica raccoglie una serie di scritti volti sia a discutere le più significative concezioni filosofico-morali passate e presenti, sia a definire i

contor-ni di una nuova teoria etica in una ricerca disposta a dialogare con le scienze empiriche della socializzazione, ma soprattutto disposta a mettere sempre nuovamente in

discussione i propri risultati. Tugendhat intende dare una dimensione più ampiamente filosofica a quell'impo-stazione semantica propria della filosofìa analitica del linguaggio morale inglese e americana, cui pure metodo-logicamente non si deve rinunciare, ma che di per sé è insufficiente essendo limitata all'analisi del significato delle proposizioni morali. Da un lato è infatti necessario chiarire concettualmente cosa si intende con "morale" e cosa significhino quelle asserzioni qualificate come "mo-rali" (p. es. dire che un'azione è buona o cattiva, che si deve agire in un certo modo...): il presupposto semantico è soddisfatto nel momento in cui individuiamo quale sia il predicato che deve convenire a una norma affinché in essa venga espressa la proprietà ritenuta essenziale per la moralità e che rappresenta il contenuto di ciò che deve essere fondato (per Tugendhat vale il predicato "ugual-mente buono per tutti"). Dall'altro si devono legittima-re, giustificalegittima-re, fondare appunto, le proprie convinzioni morali se le si vuole sostenere di fronte ad altri e se si

vuole che gli altri si assoggettino ad esse. È proprio questa dimensione intersoggettiva a rappresentare la peculiari-tà del discorso della fondazione in sede morale. Qui la fondazione è infatti in primo luogo necessaria, "un

biso-gno della vita concreta", e in secondo luogo irriducibile al modello conosciuto per le proposizioni assertorie: non si tratta di "una fondazione di (un'asserzione), ma (di) una fondazione per (un agire)" finalizzata alla parteci-pazione alla prassi intersoggettiva definita da un sistema

normativo. Anche la scelta del predicato di fondazione è legata alla dimensione intersoggettiva, dal momento che deve poter offrire un motivo valido per assoggettarsi liberamente a un dato sistema di norme. Si tratta di un processo di comunicazione volto a realizzare quella che

Tugendhat definisce una "morale di minima", una mo-rale cioè che non fa appello a presupposti di ordine trascendente, ma riflette l'interesse di ognuno ad accor-darsi su una prassi sancita da norme la cui validità sia

"ugualmente bene per tutti". C. Salvi

SERGIO SORRENTINO, E r m e n e u

-tica e filosofia trascendentale. La filosofia di Schleiermacher come progetto di comprensio-ne dell'altro, Clueb, Bologna 1986, pp. 359, Lit. 29.000.

Di fronte alla difficile situazione congiunturale in cui versa la filoso-fia, caratterizzata dalla crisi della ra-zionalità e dal bisogno della comuni-cazione, l'autore rivendica l'attualità del pensiero di Schleiermacher, in quanto "istituito su un proprio fon-damento e articolato su protocolli di validità". Un pensiero che riesce a comporre il complesso contrasto fra razionalità e ciò che è altro rispetto al pensiero, cioè la diversità e la crea-tività. Attraverso una attenta analisi delle principali opere schleiermache-riane l'autore cerca di mostrare qua-le sia il peculiare rapporto che si in-staura tra l'ermeneutica e la filosofia trascendentale. Tutta la meditazione religiosa del pensatore romantico ri-vela una caratteristica "curvatura er-meneutica", ma l'ermeneutica ri-manda ad un livello di fondazione ulteriore, garantito dalla impostazio-ne trascendentale; questa svolge — tanto nella sfera conoscitiva, quanto in quella etica — la funzione ai anti-cipazione dell'esperienza. In conclu-sione il modello trascendentale in Schleiermacher garantirebbe al

pen-sare la necessaria criticità (legame con i fatti), discorsività (tra concetto e giudizio, induzione e deduzione) e complementarietà (circolarità del si-stema del sapere).

T. Griffero

O T F R I E D H Ò F F E , I m m a n u e l

Kant, Il Mulino, Bologna 1986, ed. orig. 1983, trad. dal tedesco di Sonia Carboncini, pp. 320, Lit. 25.000.

STEPHAN KORNER, Kant, Later-za, Bari 1987, ed. orig. 1955, trad. dall'inglese di Gaia Valeria Va-ron, pp. 260, Lit. 15.000.

Compaiono a distanza di qualche mese le traduzioni di due opere le cui edizioni originali sono separate da quasi trenta anni. Comune ad en-trambe è il carattere divulgativo, l'ambizione ad una considerazione complessiva dell'opera kantiana, la volontà di inserire il pensiero di Kant nel dibattito filosofico contem-poraneo, soprattutto anglosassone. Il lavoro di Korner è una piana espo-sizione delle principali tematiche ed argomentazioni delle tre Critiche, inframmezzata da confronti, spesso

piuttosto esteriori, con altre posizio-ni filosofiche moderne e contempo-ranee; parti, queste, che mostrano naturalmente con maggiore eviden-za il segno degli anni. Qualche per-plessità solleva la trattazione dell'E-stetica trascendentale, in cui l'origi-nale interpretazione dell'A. si con-fonde pericolosamente con l'esposi-zione. Più completa (e più rigorosa) la monografia di Hoffe, che affianca alla centrale considerazione delle Critiche una sintetica ma esauriente introduzione storico-biografica ed un attento esame della filosofia kan-tiana della storia e della religione. Il pensiero di Kant viene altresì consi-derato nei suoi rapporti con le filo-sofie moderne e contemporanee, nelle sue interazioni ed influenze. Completa il lavoro un'appendice di Valerio Verrà sulla recezione di Kant in Italia, una schematica crono-logia della vita di Kant ed un'ampia bibliografia ragionata della letteratu-ra kantiana, in particolare tedesca ed anglosassone,

D. Strila

N O V I T À Annette von Droste Hiilshoff

IL FAGGIO DEGLI EBREI

Edizione italiana a cura di Francesco Politi C o l l a n a « O m i k r o n » , n. 23; pp. 124, L. 13.000 IL PIACEVOL RAGIONAMENTO DE L'ARETINO Dialogo di Giulia e di Madalena

A cura di Claudio Galderisi, Introduzione di Enrico Ruli, P r e s e n t a z i o n e di G i o v a n n i Aquilecchia

C o l l a n a « O m i k r o n » , n. 24; pp. 132, L. 15.000

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