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3. Prima delle interviste: la fase preparatoria

3.2 I problemi con lo staff di Nixon

Verso i primi di luglio, durante una cena, Frank Gannon e Jack Brennan (capo dello staff di Nixon) chiesero a Frost una nuova proroga della data di inzio delle registrazioni.

Infatti, gli spiegarono che l'ex presidente non era in grado di concentrarsi su due questioni molto importanti, quali erano le interviste e le sue memorie, nello stesso periodo; per questo motivo, poiché sembrava che le memorie non sarebbero state pronte fino ad aprile o maggio del 1977, evidentemente sarebbe stato impossibile registrare le interviste prima di maggio o giugno dello stesso anno.

Frost aveva in mente di registrare tra novembre e dicembre, per cui questo ritardo gli avrebbe creato grossi problemi, in particolare con la Syndicast e con i network, sia quelli che avevano già comprato le interviste, sia quelli con cui le trattative erano in corso; per questo, rifiutò, spiegando che aveva già firmato dei contratti in base agli accordi presi con lo staff di Nixon, per cui non poteva più accettare ulteriori ritardi.

Brennan reagì dicendo che, se la sua risposta era quella, il suo cliente preferiva restituirgli il suo anticipo e chiamarsi fuori dall'intera impresa.

Frost, con più calma possibile, gli ricordò che la rescissione del contratto prevedeva una penale di circa venti milioni di dollari.

A questo punto, Brennan rispose che avrebbe parlato con Nixon e atteso sue istruzioni.135

Dopo circa 15 giorni, Brennan richiamò, affermando che Nixon non voleva affatto tirarsi indietro, ma sottolineando che, registrando a dicembre, Frost non avrebbe potuto parlare del Watergate.

Frost rispose che questo faceva parte del contratto fin dall'inizio, e che era pronto a

registrare a dicembre parlando di tutto tranne del Watergate; a quel punto, Brennan precisò che la definizione di Watergate comprendeva tutto ciò che riguardava il concetto di colpa, quindi non solo l'ingresso nel quartier generale democratico, la copertura e le dimissioni di Nixon, ma anche tutta la situazione precedente, vale a dire il sistema di registrazioni, le Carte del Pentagono e la squadra dei cosiddetti “idraulici”, assunti da Nixon per compiere gli scassi.136

Frost era furioso, ma riuscì a concludere la chiamata con un tono civile e lasciò a John Birt il compito di trattare con Brennan.

Fu una decisone felice: Birt accettò la preoccupazione di Brennan per la buona riuscita dell'autobiografia di Nixon, ma chiese che le registrazioni avvenissero entro marzo e le trasmissioni a maggio e che il Watergate fosse il tema di una delle quattro trasmissioni. Brennan non sembrò contrario, e fu fissata una riunione a San Clemente per decidere i particolari alla presenza di Nixon, Frost e Marv Minoff, presidente della Paradine.

Fu subito chiaro che Nixon non pensava di poter terminare le sue memorie prima di maggio per cui, se Frost avesse accettato le sue condizioni, le registrazioni delle interviste non sarebbero potute iniziare prima di allora; Frost gli spiegò che questo significava rimandare la messa in onda almeno ad agosto, un mese nel quale nessuna delle stazione con cui aveva preso accordi si aspettava elevati indici di ascolto.

“Non mi risulta” disse Nixon con amarezza“abbiamo avuto un sacco di audience il 9 agosto del 1974”.137

“Certo” rispose Frost “ma cosa farà per ripeterlo?”.138

Frost ripropose l'offerta di Birt: registrare a marzo per trasmettere a maggio, ma con il permesso di usare il Watergate come soggetto di una delle quattro trasmissioni: era indispensabile rendere le interviste il più possibile interessanti per

136J.Reston jr, Niente è illegale, Milano, Piemme, 2008.

137“I don't know about that. We got a hell of an audience on August 9, 1974” D.Frost, I Gave Them a Sword:

Behind the Scenes of the Nixon Interviews, London, McMillan, 1978. (T.d.A.)

recuperare credibilità con gli investitori e con i partner, specie con la Pacific Video, che continuava ad opporsi alle richieste dello staff di Nixon.

Inoltre, il ritardo aveva anche un costo in termini finanziari, calcolato in circa 100.000 dollari. Nixon propose di ridurre la sua retribuzione per coprire le spese, ma Frost pensò che questo avrebbe potuto creare degli ostacoli all'obiettività dell'intervista, e preferì declinare l'offerta e proporre come contropartita alcune ore aggiuntive di registrazione.

A questo punto, Nixon si trovò costretto ad accettare sia le ore di registrazione in più, sia che una delle trasmissioni previste fosse dedicata al Watergate e il gruppo si lasciò con un accordo verbale139.

Quando però Marv Minoff inviò a Jack Brennan una bozza di contratto contenente i cambiamenti a cui l'ex presidente aveva acconsentito, in particolare le nuove date e le nuove regole sul Watergate, il capo dello staff di Nixon rispose con una lettera in cui scriveva che nella riunione non era stato raggiunto nessun accordo che modificasse le norme contrattuali sul Watergate.

Dopo una lunga serie di telefonate tra Minoff, Brennan e i rispettivi legali, divenne chiaro che Nixon si riparava dietro la possibilità di un ingiunzione del giudice che gli impedisse di parlare.

In realtà, Frost aveva chiesto informazioni a riguardo a Philip Lacovara, che aveva lavorato come avvocato presso l'ufficio del procuratore speciale, e sapeva che gli appelli del processo Watergati erano giunti a un punto tale per cui le parole di Nixon non avrebbero potuto influenzarli.

Conoscendo l'improbabilità per lo staff di Nixon di ricevere un'ingiunzione di questo tipo, Frost propose una nuova clausola nella quale si specificava che una delle trasmissioni sarebbe stata dedicata al Watergate, salvo divieto del giudice competente.

La lettera fu spedita il 3 novembre, ma non ottenne risposta.

Il 7 dicembre, Frost aveva un impegno in California e ne approfittò per organizzare

un incontro con Frank Gannon.

Gli disse di essere perplesso per il fatto che, alla fine, Nixon si comportasse in modo corretto con lui; non capiva, però, per quale motivo il suo staff dovesse comportarsi in maniera tale da privarlo di ogni credibilità.

Un paio di giorni dopo, Marv Minoff ricevette il nuovo contratto, appena tre mesi prima dell'inizio delle registrazioni.140

In generale, tutti i contatti con lo staff di Nixon erano particolamente stressanti, perchè ad ogni incontro occorrevano continui suggerimenti all'importanza dell'onestà e del candore di Nixon; inoltre, non mancavano attriti causati dalla protettività di Jack Brennan nei confronti dell'ex presidente, cui lo legava un rapporto sicuramente più affettivo che professionale, come dimostra una conversazione che Frost riporta come estremamente significativa.

Un paio di settimane prima delle interviste, dopo una seduta fotografica, Brennan confidò a Frost la sua paura che il giornalista avrebbe messo in cattiva luce Nixon con un montaggio fazioso; Frost rispose che, da parte sua, temeva il loro ostruzionismo.

Una volta confrontate le rispettive paure, il dialogo divenne più aperto.

“Sai” disse Brennan “ il 60 per cento di quello che ha fatto questo ragazzo nel suo lavoro era giusto. E il 30 per cento poteva essere sbagliato, ma a quel tempo lui pensava che fosse giusto. Se ci freghi su quel 60 per cento io ti rovinerò, dovessi metterci tutta la vita.”141

Brennan stava ammettendo che c'era una percentuale, seppure minima, di azioni che Nixon aveva compiuto sapendo di sbagliare! Frost non sottilizzò sulle percentuali e rispose:

“E se tu farai ostruzionismo sul 10 per cento io ti rovinerò, dovessi metterci tutta la vita.”142

140 D.Frost, I Gave Them a Sword: Behind the Scenes of the Nixon Interviews, London, McMillan, 1978. 141 “You know, 60 percent of what this guy did in office was right; and 30 percent may hav been wrong, but he

thought it was right at the time. If you screw us on the 60 percent, I'm going to ruin you if it takes the rest of my life.” D.Frost(with B. Zelnick), Frost/Nixon, London, McMillan, 2007.( T.d.A.).

142“And if you stonewall us on the 10 percent, I'm going to ruin you if it takes the rest of my life.” D.Frost(with B. Zelnick), Frost/Nixon, London, McMillan, 2007.(T.d.A.).

Nonostante l'aggressività di questa discussione, Frost confessò di averla trovata “stranamente incoraggiante”.143

Dal punto di vista pratico, rimanevano ancora alcuni problemi da risolvere, sia tecnici che economici.

Frost pranzò a Londra con il famoso finanziere Jimmy Goldsmith della Banque Occidentale, che si dichiarò interessato al progetto e promise che, se la Paradine avesse trovato la metà della cifra necessaria, lui avrebbe contribuito con l'altra metà. Era un'ottimo risultato, anche se trovare il resto della somma non sarebbe stato semplice.

Inoltre, occorreva riempire gli spazi pubblicitari: la Syndicast aveva contatto tutte le maggiori compagnie del settore, ma nessuna sembrava interessata alle interviste, per quanto promettenti sembrassero in termini di audience. Era chiaro che gli spazi sarebbero stati venduti singolarmente alle piccole compagnie o alle aziende locali, soluzione molto più faticosa e meno remunerativa.

Il problema, come un pubblicitario spiegò allo stesso Frost, era che la metà delle agenzie di pubblicità non volevano avere niente a che fare con Nixon nemmeno quando era presidente, le altre stavano cercando di fare dimenticare che l'avevano fatto.

Finalmente, dopo che la Hollywood Radio and Television ebbe promosso le interviste, la prima società si fece avanti per richiedere una sponsorizzazione: erano solo pochi spot, ma si trattava di un primo segnale del fatto che la serietà delle intenzioni di Frost si stava diffondendo.

Anche la stampa stava iniziando a cambiare atteggiamento e a vedere Frost come un inquisitore; il 15 dicembre Frost e Minoff furono intervistati da New York Times e il 6 gennaio incontrarono il direttore di TV Guide, che riteneva le interviste meritevoli di una copertina.

A questo punto, i tempi erano maturi per cercare altri finanziamenti. Frost tornò

dalla Polygram, per chiedere se voleva aumentare il suo investimento iniziale. La Polygram promise 400.000 dollari a fronte di una garanzia di 250.000 da Frost, che li ottenne dalla Paradine.

In questo modo, si attivò anche l'investimento promesso da Goldsmith, e l'elenco degli investitori fu completo: Polygram, Banque Occidentale, Pacific Video, Syndicast e Paradine.144

A febbraio, Frost visitò la residenza di San Clemente insieme allo staff tecnico, che notò un'interferenza con il segnale della stazione di trasmissione della guardia costiera; non essendo possibile eliminarlo, si cercò un'altra sistemazione: la casa del Sig. Harold Smith, che si trovava a circa dieci miglia da San Clemente ed era abbastanza spaziosa per entrambi gli staff, oltre ad aver ricevuto l'approvazione delle guardie del corpo di Nixon e dei tecnici.145

Intanto, Frost manteneva i contatti con Time e TV Guide per la promozione delle interviste: Time voleva il pieno accesso ai contenuti delle interviste per sincerarsi del loro valore, ma Frost voleva garantirne la riservatezza fino alla messa in onda. Alla fine, lui e il direttore di Time si misero d'accordo sulla pubblicazione di una serie di estratti dalla prima trasmissione, in modo da incuriosire i lettori e salvaguardare i contenuti della quarta trasmissione, quella sul Watergate.

A parte la copertina di TV Guide, Time fu l'unica rivista a poter scattare delle foto durante la registrazione delle interviste e a pubblicarne una videostoria.146

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