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IL PROCESSO DI REDISTRIBUZIONE DELLA POPOLAZIONE NEL TERRITORIO DELLA VALDERA.

I differenziali di crescita dei comuni, scomposti nelle componenti naturale e migratoria, che sono stati descritti nelle pagine precedenti, ci consentono di delineare sommariamente il processo di redistribuzione della popolazione che si è realizzato all’interno della zona della Valdera nell’ultimo cinquantennio16.

Dagli inizi degli anni ’50 fino ai primi anni ’80 la crescita della popolazione ha privilegiato, sia pure con accenti diversi nel corso dei tre decenni, il “centro” del sistema territoriale a scapito delle aree più periferiche e marginali, le quali hanno perso consistenti quote di popolazione.

Negli anni ’50 e ’60, infatti, il sistema economico della Valdera è investito da una radicale e travolgente industrializzazione che provoca una contrazione delle attività agricole, finora caratterizzate da un elevato grado di arretratezza e quindi da una bassa produttività. Conseguentemente la popolazione inizia a cercare lavoro nelle zone in cui si sviluppano attività

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Per un’analisi delle fasi del “ciclo di vita” del sistema urbano e della sue classificazioni, cfr., tra gli altri, Berry, 1976; Van den Berg, 1982; Van der Borg, 1991; Emanuel,1997; Berry, 1976, citati in Venturi S. et al. (2005), in corso di stampa.

industriali e manifatturiere, nella ricerca di maggiori certezze (Cecchella, 1988).

Dobbiamo però fare una differenziazione tra due distinte forme di esodo: uno di tipo rurale, che ha portato i contadini a trasferirsi nei centri urbani, ed uno di tipo agricolo, in conseguenza del quale la popolazione ha abbandonato l’attività agricola ma non ha cambiato la propria residenza. I comuni di Pontedera, Ponsacco, Capannoli, Bientina e Calcinaia, dal 1951 al 1981 realizzano un notevole incremento di popolazione.

Lo sviluppo demografico è particolarmente intenso nei comuni di Pontedera e Ponsacco, centri più urbanizzati della zona. E’ molto interessante notare come entrambi, in questo trentennio, abbassino il loro “grado di ruralità”17: Pontedera scende dal 25,8% nel 1951 al 2,7% nel 1981, Ponsacco dal 38,7% al 3,4%.

A Pontedera, come noto, l’unità produttiva principale che si sviluppa è la Piaggio18, intorno alla quale nasce un indotto di piccole e medie industrie specializzate nel settore metalmeccanico.

Dopo aver conosciuto un aumento demografico del 25% nel corso degli anni ’50, il ritmo di crescita di Pontedera va però progressivamente

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Indica la percentuale della popolazione attiva dedita all’agricoltura, rispetto alla popolazione attiva totale (A. Cecchella, M. Pinna, La Valdera, 1988).

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La Piaggio si insedia a Pontedera nel 1924 per la costruzione di motori per aerei. Nell’immediato dopoguerra si specializza nella costruzione della VESPA e diviene il centro gravitazionale di flussi di forza-lavoro dalle campagne circostanti.

attenuandosi negli anni ’60 (+11%) e ’70 (+5,5%) per effetto dei fenomeni recessivi che hanno caratterizzato il settore metalmeccanico.

Pontedera ha esercitato effetti gravitazionali su tutte le zone circostanti sia in termini di flussi pendolari, sia sotto forma di migrazioni destinate a impoverire dal punto di vista demografico le aree collinari.

A Ponsacco, in questo periodo, si sviluppa in modo rapido e diffuso l’industria del mobile, che genera attività da essa indotte, come la costruzione di macchinari per la lavorazione del legno. Ponsacco, a differenza di Pontedera, ha visto il maggior incremento percentuale della popolazione nel corso degli anni ’60 con un valore pari al +29,3%, contro il +19,5% del decennio precedente; a partire dagli anni ’70 si registra un rallentamento di tale crescita (+9,9%).

Capannoli, che può essere considerato una sorta di anello di congiunzione tra il “centro” e la zona più marginale della Valdera, ha sperimentato un forte sviluppo industriale negli anni ’50-’60, grazie all’insediamento di un grande mobilificio.

Dobbiamo a questo punto fare una considerazione: come abbiamo detto, Ponsacco e Capannoli dagli anni ’50 hanno conosciuto un decollo dell’industria del legno e del mobile, assumendo il ruolo polarizzante nei confronti di una serie di comuni marginali che restano legati essenzialmente al settore agricolo.

Allo stesso tempo, entrambi i comuni sono stati però soggetti ad un esodo di tipo agricolo, grazie alla loro vicinanza a Pontedera; non si assiste, perciò ad una perdita di popolazione, ma solamente ad uno spostamento giornaliero verso il “centro” industriale.

Calcinaia negli anni ’60 sperimenta una grandissima industrializzazione (soprattutto nella frazione di Fornacette), così come il comune di Bientina. La fase di urbanizzazione del “ciclo di vita” del sistema territoriale della Valdera sia attenua nel corso degli anni ’70, quando iniziano a manifestarsi i primi segnali di suburbanizzazione. Questa situazione prende corpo decisamente tra gli inizi degli anni ’80 e gli inizi degli anni ’90 e si consolida nel decennio che conclude il XX secolo.

Infatti tra il censimento del 1991 e quello del 2001, il centro urbano di Pontedera sperimenta un decremento della popolazione di poco inferiore al 6%. I comuni di Ponsacco, Bientina, Calcinaia e Capannoli (la “corona” intorno al centro) proseguono nel loro incremento, seppure con ritmi minori rispetto ai decenni precedenti.

La crescita demografica si diffonde verso alcuni comuni rurali tradizionalmente ai margini del sistema, che avevano fino ad allora subito perdite consistenti di popolazione.

Questo spostamento del baricentro demografico verso le zone più periferiche ha alla sua origine diverse cause. Innanzi tutto, molti dipendenti

della Piaggio e delle industrie “satellite”, si sono insediati nei paesi circostanti per gli alti costi degli alloggi in città, prediligendo la mobilità giornaliera periferia-centro.

Altro elemento importante è lo sviluppo di attività economiche che la maggioranza dei comuni periferici ha conosciuto. In particolare, già da diversi anni, è sorto un notevole interesse intorno ai vecchi cascinali abbandonati e degradati dal tempo, per la creazione di strutture agrituristiche.

Infine non si può escludere che nelle scelte residenziali, abbia giocato un desiderio di “ritorno” ad uno stile di vita più rurale e di uno spazio abitativo più confortevole.

NOTE CONCLUSIVE

Scopo di queste note conclusive è sviluppare alcune riflessioni sugli aspetti e sulle problematiche discusse nelle pagine precedenti.

In particolare abbiamo osservato che nell’ultimo cinquantennio il modello italiano è stato caratterizzato da alcune importanti modificazioni, quali l’invecchiamento della popolazione, la diminuzione del livello di fecondità e il crescente afflusso di immigrati stranieri. In linea con questi cambiamenti, si sono andate affermando nella Valdera alcune trasformazioni demografiche che hanno modificato la sua struttura e la sua dinamica.

Il primo aspetto esaminato è quello dell’invecchiamento della popolazione che ha avuto come logica conseguenza un incremento del grado di femminilizzazione; la Valdera ha sperimentato questo fenomeno con un’intensità maggiore rispetto all’Italia, ma con toni meno accentuati nei confronti della Toscana.

Nella ricerca di una sua interpretazione, si è fatto ricorso all’analisi dei fenomeni di movimento naturale e migratorio.

Negli ultimi decenni a livello nazionale si è assistito ad un progressivo decremento delle nascite, ma a partire dal 2001 la situazione ha iniziato a presentare qualche segno di ripresa tanto che in Italia nel 2004 il saldo

naturale è tornato ad essere positivo per la prima volta dal 1992; qualche cenno di ripresa della natalità si sta verificando anche in Toscana e in Valdera, ma la sua intensità non è ancora tale da riportare a segno positivo il saldo naturale che nel 2004 continua ad essere negativo, sia pure con toni meno marcati rispetti agli anni precedenti.

Il progressivo invecchiamento della popolazione, dovuto alla caduta della fecondità e alla riduzione dei rischi di morte alle varie età, ha determinato nella Valdera un progressivo e lento incremento del tasso generico di mortalità. D’altro canto la forte riduzione della propensione a mettere al mondo dei figli e le modificazioni della struttura per età hanno prodotto una progressiva e rapida diminuzione del tasso generico di natalità.

L’ andamento differenziale tra i due tassi si è risolto, a partire dalla metà degli anni ’70, in un eccesso del primo rispetto al secondo e quindi in una trasformazione da positivo in negativo del saldo naturale.

Sembra plausibile ritenere che il comportamento fecondo ed i rischi di morte della popolazione della Valdera non siano significativamente diversi da quelli che hanno caratterizzato l’intera popolazione della regione. Di conseguenza si può ipotizzare che il minor grado di invecchiamento della popolazione della Valdera sia l’effetto di saldi migratori netti positivi relativamente più consistenti e/o strutturalmente più giovani rispetto a quelli sperimentati nel periodo considerato dalla Toscana.

L’ultimo aspetto che è stato considerato sono le modalità con cui nel cinquantennio si è realizzato il processo di redistribuzione della popolazione all’interno della Valdera e come è andato modificandosi il ruolo delle varie componenti del sistema territoriale. Si sono così potute evidenziare le fasi attraverso cui è transitato il modello degli insediamenti residenziali. Dopo una prima fase di urbanizzazione in cui Pontedera e i comuni “cornice” (Ponsacco, Calcinaia, Capannoli e Bientina), sperimentano un processo di industrializzazione e fungono da attrattori nei confronti delle zone più marginali, il sistema territoriale passa ad uno stadio di suburbanizzazione che prende corpo dalla metà degli anni ’80, e in conseguenza del quale il centro urbano capoluogo del sistema territoriale perde per la prima volta popolazione, i comuni “cornice” rallentano la loro crescita e recuperano popolazione alcuni comuni tradizionalmente ai margini del sistema che finora avevano subito rilevanti perdite demografiche.

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI.

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LINK INTERNET.

Per la parte relativa all’Italia.

www.istat.it

http://dawinci.istat.it www.demo.istat.it

Per la parte relativa alla Toscana.

www.regione.toscana.it www.irpet.it

Per la parte relativa alla Valdera.

www.provincia.pisa.it www.valdera.org www.comune.bientina.pi.it www.comune.calcinaia.pi.it www.comune.capannoli.pi.it www.comune.cascianaterme.pi.it www.comune.chianni.pi.it www.comune.crespina.pi.it www.comune.lajatico.pi.it www.comune.lari.pi.it www.comune.palaia.pi.it www.comune.peccioli.pi.it www.comune.ponsacco.pi.it www.comune.pontedera.pi.it www.comune.terricciola.pi.it www.comune.vicopisano.pi.it

APPENDICE

I.A. Per il capitolo relativo all’Italia.

TAB. I.A.1. Valori dei principali indicatori demografici, 2001

Indice di vecchiaia Indice di dipendenza

1991 2001 Diff % 1991 2001 Diff % Toscana 158,3 192,3 21,5 46,8 51,9 10,9 Italia 96,6 131,4 36,0 45,3 49,0 8,2

Fonte: dati ISTAT.

TAB. I.A.2. Ripartizione territoriale dell’ immigrazione, 2001-2003.

2001 2002 2003

v.a. % v.a. % v.a. % Nord Ovest 444.876 32,7 495.609 32,8 731.851 33,4

Nord Est 328.488 24,1 392.212 25,9 536.972 24,5 Centro 396.834 29,2 428.509 28,3 614.555 28,0 Sud 133.263 9,7 134.678 8,9 230.534 10,5 Isole 59.169 4,3 61.316 4,0 80.087 3,6

Fonte: Dossier Statistico Immigrazione Caritas/Migrantes. Elaborazioni su dati del Ministero dell’ Interno.

II.A. Per il capitolo relativo alla Toscana.

TAB. II.A.2. Cittadini immigrati regolarmente soggiornanti al 31/12/2003.

Popolazione Variazione annuale % Ripartizione territ. %

Firenze 58.779 72,4 33,6 Prato 22.379 69,7 12,8 Arezzo 17.348 42,8 9,9 Pisa 16.108 42,0 9,2 Siena 13.622 39,3 7,8 Lucca 11.805 68,2 6,7 Pistoia 11.536 39,0 6,6 Livorno 9.906 46,5 5,7 Grosseto 8.316 60,4 4,8 Massa Carrara 5.227 43,8 3,0 Toscana 175.026 57,0 100,0

Fonte: Dossier Statistico Immigrazione Caritas/Migrantes. Elaborazioni su dati del Ministero dell’Interno.

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