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Profili di vulnerabilità e impoverimento

Parte II Dentro la cris

3. Povertà e processi di impoverimento in tre aree metropolitane (Torino, Roma, Napoli)

3.1 Torino I “nuovi” pover

3.1.1 Profili di vulnerabilità e impoverimento

Dalle interviste realizzate emergono alcuni profili a maggiore rischio di vulnerabilità economica e di impoverimento, su cui la ricerca in corso prevede un approfondimento mirato con il ricorso a interviste in profondità e osservazione sul campo. Dati i fenomeni di crescente precarietà lavorativa, di precoce espulsione dal mercato del lavoro, di perdita del potere di acquisto di salari e pensioni, questi profili sono accomunati da una capacità di reddito ridotta, insufficiente a coprire le esigenze anche ordinarie del nucleo familiare.

Particolarmente a rischio risultano, per esempio, le famiglie monoreddito. I nuclei basati sul modello del male breadwinner, vale a dire imperniati su una forte divisione sessuale dei ruoli per cui la donna provvede alle esigenze di cura e di riproduzione, mentre l’uomo procura il reddito sul mercato, risultano particolarmente fragili. In una congiuntura di forte crisi, come quella che la città di Torino sta attraversando, i costi della dipendenza dal male breadwinner possono diventare molto alti. Si amplificano a livello familiare gli effetti della riduzione dell’occupazione o della riduzione del reddito, o aumentano le difficoltà di adattamento a livello individuale nel caso di rottura della coppia, se i soggetti non dispongono di sufficienti risorse per assicurarsi la propria riproduzione sociale o per integrarsi adeguatamente negli ambiti che sono importanti per l’acquisizione della cittadinanza sociale.38

Alla dimensione dell’inadeguatezza o deprivazione economica, più o meno grave, si intersecano e si combinano in modi differenti altre dimensioni che riguardano prevalentemente l’abitazione, la salute, le relazioni di coppia, la rete familiare. Fra gli

37 Istituito nel 2004, il servizio prevede l’anticipo di parte del trattamento di Cassa Integrazione Straordinaria ai lavoratori provenienti da aziende fallite, in liquidazione coatta amministrativa o in amministrazione straordinaria). Nasce dalla volontà dell’amministrazione comunale di contribuire ad attenuare le difficoltà economiche in cui vengono a trovarsi questi lavoratori, anche a causa dei ritardi con cui viene erogata la Cigs da parte dell’Inps, con effetti che ricadono sull’intero sistema economico Il servizio viene erogato sulla base di una convenzione stipulata tra il Comune di Torino e l’Inps Piemonte e prevede che l’Inps versi alla Città la quota spettante al lavoratore interessato. L’anticipo previsto è di 600 euro mensili per 12 mesi, al termine dei quali, per ciascun lavoratore, è previsto un conguaglio per compensare la differenza tra quanto erogato dall’Inps alla Città (quota Cigs effettivamente spettante) e quanto erogato dalla Città al lavoratore. Inizialmente previsto per i soli lavoratori residenti a Torino, il servizio è stato esteso a partire dal 2005 anche ai lavoratori residenti in altri comuni della provincia convenzionatisi con il Comune di Torino. Si tratta di un intervento messo a punto in occasione della precedente crisi economica che ha investito la città, nel 2003, per tamponare situazioni a rischio di forte impoverimento, rispetto a cui nella congiuntura attuale aumenta in modo significativo la domanda. 38 L’organizzazione della vita delle persone dentro una famiglia di questo tipo è stata, e resta tuttora, una delle modalità principali per garantire l’inclusione in un modello “familistico” di cittadinanza, basato sull’assunzione che il benessere dei componenti del nucleo, in particolare bambini e genitori anziani, debba dipendere dalle cure delle madri/figlie adulte, a cui si richiede implicitamente di dipendere dal reddito del marito.

127 aspetti che meritano attenzione, vanno menzionate l’estensione dell’area del rischio

abitativo, la vulnerabilità sociale delle reti di relazioni, la separazione come evento che può esporre individui e famiglie, in particolare le donne, a nuovi rischi di sperimentare situazioni difficilmente sostenibili e compensabili e di scivolare in povertà.39

I profili di popolazione, oggetto di esplorazione in questa ricerca, sono inoltre caratterizzati da tipi di rischi e da domande di servizi e interventi di sostegno molto differenziati.

3.1.1.1 Lavoratori precari

Più testimoni qualificati evidenziano le difficoltà economiche e occupazionali dei lavoratori flessibili, che avvertono più degli altri il rischio di perdere il posto di lavoro, soprattutto se con un contratto in scadenza, e non hanno accesso a forme di integrazione al reddito. La precarietà è una condizione che si accompagna a difficoltà economiche, talvolta gravi, ma l’incertezza del reddito mina anche la possibilità di fare progetti di vita e di godere di una certa sicurezza. «I primi che hanno sofferto questa crisi sono stati i lavoratori in somministrazione, questo lo abbiamo rilevato dalla seconda metà del 2008 attraverso la lettura non del fatturato delle aziende bensì degli ordinativi, noi abbiamo il previsionale, vale a dire il portafoglio, per cui le aziende oggi comprano già ore di lavoro somministrato per i prossimi mesi. Abbiamo rilevato dal confronto anno su anno che il portafoglio 2009 era molto più basso rispetto al 2008 e rispetto al 2007. Il lavoro in somministrazione in un certo senso anticipa la crisi. Dei lavoratori somministrati che sono stati espulsi dal mercato del lavoro, gli stranieri sono quelli più colpiti. Prima della crisi le aziende ricorrevano ai lavoratori immigrati per una carenza di manodopera, nella maggior parte dei casi nei settori della produzione. I lavoratori italiani sono stati sempre meno disponibili degli stranieri ai lavori in linea di produzione, sulla macchina, quei lavori ripetitivi, non necessariamente faticosi, ma per così dire di basso prestigio sociale, che poi in molti casi corrispondono anche ai lavori meno qualificati, in ambienti rumorosi o caldi. Prima della crisi le aziende, anche noi come agenzia di somministrazione, facevamo lavorare molto gli stranieri, con la crisi si è creata una maggiore disponibilità di lavoratori italiani sul mercato del lavoro somministrato o dei rapporti a termine. Le imprese usano di più gli italiani, perché ne trovano di più, e sono lavoratori di qualità che magari hanno lavorato per molto tempo nelle imprese» (Obiettivo Lavoro, agenzia per il lavoro). Sugli stranieri si sofferma l’attenzione di molti interlocutori privilegiati, che denunciano l’incidenza degli immigrati fra i lavoratori assunti con contratti interinali e l’aumento degli espulsi dal mercato del lavoro con il mancato rinnovo dei contratti in scadenza.40

Per contro, c’è anche chi sottolinea che «negli ultimi tempi vediamo la povertà delle famiglie. Famiglie con figli e un solo reddito, ma soprattutto lavori precari, tre-sei mesi in una cooperativa, vanno in tutte le parrocchie, siamo diventati un paese di mendicanti. Sono soprattutto le nostre famiglie che vanno indietro, sono gli italiani che stanno diventando più poveri. L’insicurezza mina le famiglie e le famiglie si sgretolano» (Centro Vincenziano).

La tematica che emerge dalle interviste ai soggetti interessati è soprattutto quella delle ripercussioni dell’incertezza del lavoro sulle diverse sfere della vita. La precarietà può associarsi a situazioni di grave deprivazione anche rispetto al soddisfacimento dei

39 Rispetto a questo punto gli interlocutori privilegiati denunciano l’aumento dell’instabilità familiare ed evidenziano la particolare fragilità delle donne sole con figli, soprattutto a causa delle difficoltà di conciliazione fra lavoro e compiti di cura.

40 Stime regionali sul saldo fra cessazioni e avviamenti al febbraio 2009 rivelano un crollo degli avviamenti interinali del 40% e un calo degli avviamenti di stranieri del 42% (Agenzia Piemonte Lavoro).

128 bisogni primari. Per molti le spese per l’abitazione costituiscono un onere pesante. Il

rischio di perdere la casa è legato a difficoltà economiche che si cumulano e non trovano meccanismi frenanti. La combinazione fra problemi di salute e capacità lavorativa espone a particolare vulnerabilità quando il sistema di tutele è debole. Per alcuni individui, soprattutto stranieri, emerge una flessibilità protratta nel tempo che si configura come una precarietà consolidata. Le storie di vita raccolte raccontano di un’estrema fragilità delle condizioni di vita, con oscillazioni fra periodi nei quali il reddito è sufficiente e altri in condizioni di disagio economico più o meno intenso.

I 40 anni risultano uno spartiacque che differenzia le prospettive di occupazione, al di sotto del quale le occasioni e la durata dei contratti sono migliori, mentre al di sopra si entra in un’area di potenziale criticità. Tuttavia aumentano i soggetti collocati nelle classi d’età più adulte, per lo più di sesso maschile e con responsabilità familiari, che sono alla ricerca di una nuova collocazione e si rivolgono alle agenzie di lavoro in somministrazione, come conseguenza delle difficoltà del settore industriale.

3.1.1.2 Cassaintegrati

La crisi incide soprattutto sui capifamiglia di mezza età, che si sentono respinti nel mercato del lavoro e diventano particolarmente vulnerabili in una situazione di generale peggioramento delle condizioni di lavoro. I soggetti più esposti al rischio di impoverimento sono uomini in cassa integrazione, in particolare i cinquantenni, difficilmente ricollocabili sul mercato del lavoro e non ancora in età da pensione. Diversi testimoni qualificati concordano nel ritenere questi lavoratori particolarmente fragili e richiamano l’attenzione sulle difficoltà incontrate nel reperire opportunità lavorative e nell’offrire sostegno.41

Per questi soggetti, soprattutto se a bassa istruzione e qualificazione, il transito verso la povertà può essere anche molto veloce. La cassa integrazione comporta una drastica riduzione del reddito, nel caso degli operai intervistati il suo ammontare si aggira intorno alle 500–600 euro mensili.

Dai racconti traspaiono condizioni di vita a rischio di forte inadeguatezza, vulnerabilità rispetto alla salute, un reddito non sufficiente a far fronte alle esigenze della vita quotidiana, l’assenza di riserve cui attingere, il rischio di scivolare in processi di morosità, fenomeni diffusi di indebitamento. La “crisi economica” assume nella percezione soggettiva molta rilevanza: ad essa viene ricondotta la condizione di deprivazione.

«Fra i lavoratori delle Carrozzerie c’è molta preoccupazione, una depressione totale, c’è la paura di perdere il posto di lavoro da un momento all’altro… dipende dal modello, c’è molta tensione e competizione. Chi lavora su un modello che va molto per cui in quella settimana sono arrivate delle commesse lavora e invece il collega che lavora su una linea che non va, allora ha un provvedimento di cassa, sono delle assenze settimanali… I lavoratori in cassa integrazione come vivono? Arrivano da casa già con i problemi loro, poi fanno un lavoro ripetitivo, paranoico, a questo si sommano altri problemi, problemi coniugali, problemi economici, chi ha dei figli non riesce a pagare gli studi o le gite a scuola. Io li sento. Molti non hanno nemmeno voglia di tornare a casa quando finiscono, molti non riescono a sopravvivere… e molti si rivolgono alle finanziarie. Noi come Fiom abbiamo aperto da qualche mese uno sportello antiusura, è

41 Per esempio, evidenziano alcune criticità rispetto allo strumento del tirocinio: oltre all’impossibilità di attivare tirocini in aziende che hanno fatto ricorso alla cassa integrazione, vengono segnalate difficoltà sempre maggiori di portarli a termine con esito positivo trasformandoli in assunzioni, soprattutto per le persone non giovani; inoltre richiamano l’attenzione sulla competizione fra i poveri nell’accesso a questa risorsa e nei suoi esiti, nella misura in cui si presentano persone più qualificate e scolarizzate.

129 l’effetto di questa crisi sicuramente, c’è molta gente che viene a parlarmi dei debiti…

cessioni del quinto dello stipendio, pignoramenti di un terzo o un quinto dello stipendio, dipende… Tfr magari già preso, c’è molta gente che si inventa anche delle cose pur di prendere dei soldi dal Tfr. Per dire, si fanno fare dei preventivi dai dentisti, vanno la prima volta poi basta non ci vanno più e con quei soldi pagano l’affitto o addirittura servono per mangiare, per fare la spesa; c’è gente che va a chiedere prestiti anche da 100 o 50 euro, gente che mi chiede in fabbrica se ho 10 euro da prestare che poi non le vedi più… Questo fenomeno si sentiva un po’ meno qualche anno fa. Dall’ultima crisi della Fiat del 2002 fino alle ferie scorse, adesso si sta allargando moltissimo (Operaio Fiat alle Carrozzerie di Mirafiori, delegato Fiom, 45 anni).

Per alcuni si riscontra un sentimento di resa e di passività. Altri invece reagiscono rivolgendosi in cerca di aiuto alla rete dell’assistenza, talvolta per la prima volta, incontrando diversi ostacoli. Molti denunciano la mancanza di sostegno adeguato da parte dell’ente pubblico e lamentano le difficoltà o l’impossibilità della presa in carico da parte dei servizi sociali e dunque di erogazione di interventi di assistenza economica, dati i requisiti troppo restrittivi. Dal circuito assistenziale privato si attingono risorse che vanno dal pacco viveri, agli indumenti riciclati, al pagamento delle utenze, a un aiuto economico per far fronte all’affitto o alla rata del mutuo.

Alcuni hanno alle spalle carriere lavorative regolari e continuative in fabbrica e sperimentano oggi condizioni di grave disagio economico in modo inatteso, con senso di spiazzamento e umiliazione. Altri invece, dalle carriere pregresse frammentate e disordinate, si trovano intrappolati talvolta da tempo in una condizione di reddito inadeguato e di conseguente pressione economica. Se l’esposizione alle difficoltà di bilancio è recente, la cassa integrazione e la prospettiva di perdita del lavoro procurano un trauma più forte e provocano vissuti di inadeguatezza e di incapacità personale, mettendo a dura prova l’immagine di sé e l’identità sociale. Il tema della vergogna emerge in relazione alla necessità di chiedere aiuto, anche alla propria famiglia d’origine. A fronte delle difficoltà si attivano le reti primarie, che tuttavia spesso non sono in grado di fornire un sostegno materiale adeguato, se non per brevi periodi, perché anch’esse provate da condizioni economiche insoddisfacenti (genitori anziani con pensioni basse, padri operai anch’essi in cassa integrazione o senza lavoro, genitori malati alle prese con esigenze di cura e gravati dalle spese mediche). In caso di separazione, per esempio, le famiglie d’origine accolgono in casa, data l’impossibilità dell’uomo di sostenere le spese di affitto di una abitazione per sé, oppure accudiscono i figli per permettere alla donna di fare qualche ora di lavoro in nero nel settore domestico.

Le condizioni di vita e la struttura dei vincoli e delle opportunità delle persone dipendono fortemente dal tipo e della composizione familiare, dal rapporto fra percettori di reddito e numero di componenti del nucleo, dal titolo di godimento dell’abitazione, dalle condizioni di salute. L’area della deprivazione economica si interseca in forme forse nuove con quella del rischio abitativo: aumenta il numero delle famiglie a rischio di sfratto.

Alcune interviste a cassaintegrati della New Holland rivelano per esempio come, per coloro che svolgevano lavori usuranti, le difficoltà a trovare una ricollocazione al di fuori della fabbrica di provenienza non siano dovute solo a una domanda di lavoro che preferisce giovani poco sindacalizzati e più facilmente “malleabili” da parte dei datori o a una questione di non corrispondenza tra aspettative dei lavoratori e lavori disponibili sul mercato, ma anche a oggettive difficoltà ad offrirsi per mansioni che, a causa del deterioramento delle condizioni fisiche, non potrebbero più fare. «Facevo il saldatore, a me piaceva, solo che i fumi mi hanno fatto venire un problema di respirazione… ho fatto diverse operazioni… per togliere i muchi che si erano accumulati… allora il

130 medico dell’infermeria al lavoro mi ha detto che non potevo più saldare e che mi

dovevo spostare da un’altra parte… e adesso sto in magazzino. Io adesso potrei pure trovare lavoro come saldatore, perché cercano e io ho tanti anni di esperienza, ma anche volendo non lo posso più fare. Anche lavori di magazzino, io c’ho due ernie al disco, che prima facevo il manovale, e quindi è difficile perché non è che posso fare tutto … e allora là [in fabbrica] sto bene perché non faccio robe pesanti. Ecco perché non… non è che si trovano lavori leggeri in giro… chi ti paga? devi rendere. L’unico lavoro che potrei fare è mettere i volantini, però ti pagano 15-20 euro al giorno…» (Operaio della New Holland in cassa integrazione, 53 anni). Diverse persone, infine, risultano formalmente in cassa integrazione, ma di fatto non hanno ancora percepito l’indennità di cassa dal mese di novembre o dicembre 2008, per i tempi lunghi di erogazione da parte dell’Inps. Per alcuni, solo in caso di fallimento dell’azienda o di procedura concorsuale in corso, il Comune anticipa – come si è detto – una quota del trattamento di cassa integrazione guadagni straordinaria, corrispondente a circa 600 euro al mese.

A proposito della ricerca di lavoro, chi integra con lavoro in nero segnala la difficoltà di trovare delle opportunità, oltre che di essere pagato. «So che ci sono persone che fanno i decoratori, aggiustano le scarpe, fanno i sarti, i camerieri, lo fanno in nero ma lo fanno perché hanno delle conoscenze… perché, ripeto, oggi non assumono più nemmeno in nero» (operaio Fiat). «La mia situazione è disperata, a 47 anni sei vecchio per il lavoro, in giro non si trova nulla, per fare un esempio tramite conoscenti ho avuto da smantellare un bagno, ho lavorato una giornata e ho fatto telefonate per tre settimane per prendere i soldi della giornata. La gente lo sa che sei disperato e ne approfitta» (Operaio in cassa integrazione straordinaria). Altri invece scelgono di adottare una strategia di resistenza in attesa di decisioni aziendali che possano migliorare le proprie condizioni di vita e ritengono troppo rischioso attivarsi per la ricerca di un lavoro alternativo: «Bisogna stringere i denti, far passare quest’anno, il 2009 e forse anche l’inizio del 2010… e bisogna spingere per andare oltre le 52 settimane per aspettare che dopo arrivi il lavoro. Perché il loro obiettivo [dell’azienda] secondo noi è quello di ridurre il personale… alla fine è già successo… i più anziani li accompagnano alla pensione e gli altri li reintegrano. A questo puntiamo. Dobbiamo stringere la cinghia per questo periodo… qualche cosa chiedi finché puoi ai genitori, ai suoceri, per le bollette, luce, riscaldamento! Se capita che devi andare al dentista come fai? Ma tiriamo avanti… lavorare non puoi… perché se ti beccano, ti licenziano in tronco! Non ha senso rischiare… poi per che cosa? Non si trova niente… anche perché vai via da un posto, tra virgolette, sicuro, perché hai un contratto a tempo indeterminato… anche perché è Fiat, male che vada ti lasciano a casa un anno in cassa integrazione. Però o ti sistemano da qualche parte o ti fanno rientrare, una delle due… Poi lavorare in nero non se ne parla perché non c’è più nulla, perché ci sono talmente tanti controlli che non c’è nessuno che ti prende e poi se io sto lavorando in nero, io sono licenziato in tronco… e allora non posso a 44 anni rischiare di perdere il posto di lavoro così perciò ti adatti e cerchi di andare avanti come riesci. Non ci sono più lavori a tempo indeterminato… ci sono lavori a progetto, a tempo determinato… io a 44 anni non posso permettermelo, con un mutuo sulle spalle non posso permettermi di perdere il lavoro… magari vado via di qua, sono perito meccanico, un posto lo trovo per due, tre mesi, un anno, e poi? Se tra un anno quello decide che non gli servo più? Dove vado? In una situazione Fiat è meglio così… fossi in una fabbrichetta più piccola ti dico no.. ma in Fiat se devono mandare fuori qualcuno sono gli anziani, ma quella è un’altra cosa perché li accompagnano alla pensione» (Operaio della New Holland in cassa integrazione). «Le imprese hanno comunque degli ordini, hanno il problema di farsi pagare dai loro clienti, per farsi pagare devono mantenere il servizio o mantenere i prodotti, per cui hanno bisogno di personale, devono risparmiare, perciò usano forme di

131 assunzione meno costose, usano forme di contratto atipico. Ma oggi le persone hanno

paura a sospendere l’indennità di cassa integrazione perché temono che, una volta interrotta, per riattivarla passino di nuovo dei mesi. Se una persona percepisce 700 euro e ha già utilizzato i suoi risparmi, ha paura ad accettare un contratto di lavoro per due- tre mesi. Questo sistema tende a disincentivare la rimessa in moto delle persone» (Agenzia per il lavoro).

Emergono in modo evidente, per esempio, le relazioni tra istruzione, opportunità lavorative, qualità dell’occupazione e livelli di reddito. Un intervistato lamenta la mancata possibilità di accedere a opportunità di lavoro per il fatto di non avere la terza media (47 anni, separato, due figli adolescenti, in cassa integrazione straordinaria). Un altro riferisce di aver cercato «lavoro come magazziniere in diversi supermercati, quelli