• Non ci sono risultati.

3. IL LAVORO CON I MINORI STRANIERI NON ACCOMPAGNATI DI ALCUNE COMUNITÀ DEL FRIULI VENEZIA GIULIA

3.3 I L PROGETTO EDUCATIVO INDIVIDUALIZZATO

Uno dei requisiti minimi per l'apertura di una Comunità per minori prescritti dalla legge n.149/2001 e dal Decreto Ministeriale n. 308/2001, articolo 5, è la stesura per ogni ospite di un progetto educativo individualizzato con obiettivi, strumenti, modalità d'intervento educativo e metodi di verifica.

Nel progetto personalizzato sono contenuti per ogni minore:

i dati anagrafici; la composizione familiare; la condizione socio-sanitaria; la situazione scolastica e formativa; la data e le motivazioni dell'inserimento; la durata del collocamento e le finalità del lavoro educativo; gli obiettivi del progetto.

Il progetto personalizzato è considerato uno strumento esclusivamente educativo, ma in realtà assume anche valenze sociali e organizzative. Esso contiene i

101

compiti e le finalità degli interventi educativi, le teorie di riferimento degli operatori, le griglie di valutazione.

Esso rappresenta uno strumento in evoluzione, flessibile a seconda del minore, della sua storia, del suo sviluppo e del percorso formativo.180

Il piano educativo è un programma elaborato e discusso tra il minore, il Servizio sociale e la Comunità ospitante; si tratta di uno strumento personalizzato e duttile.

Il progetto considera una serie di elementi legati al passato del minore che ne determinano il comportamento, in particolare il suo profilo, le sue origini, la sua situazione familiare, le cause della migrazione e il percorso migratorio.

Esso esamina questi fattori ricollegandoli alla situazione attuale ossia alle aspirazioni del minore, al suo status giuridico e alle possibilità offerte nel Paese di accoglienza e nel Paese di origine; chiarifica e consolida le prospettive future del minore, accertandosi che sia garantito il rispetto del suo interesse superiore, che siano tutelati i suoi diritti e che sviluppi le attitudini necessarie per una partecipazione alla vita della società.181

Il progetto presuppone il reciproco impegno del minore e degli operatori coinvolti, con obiettivi chiari e responsabilità definite.

180 Saglietti, op. cit., pp. 68-69

181 www.coe.int/migration, Progetti di vita per minori stranieri non accompagnati. Manuale per gli operatori

102

Esso mira a sviluppare le capacità e il potenziale del minore, aiutandolo a stimolare la sua autonomia, il suo senso di responsabilità e la sua capacità di resilienza, per consentirgli di diventare un membro attivo della società.

Nessun individuo giunto di recente in un ambiente sconosciuto, tanto meno un minore straniero, è capace di ipotizzare, in modo coerente e razionale, le scelte possibili.

È importante spiegare al ragazzo il significato del progetto personalizzato, il concetto di strumenti e di mezzi appropriati per conseguirlo; gli obiettivi sono suddivisi in fasi, con chiare indicazioni riguardanti l’assistenza che il minore riceve, i soggetti che la forniscono, le responsabilità del ragazzo, il sistema di verifica della realizzazione del progetto e le eventuali soluzioni alternative che si possono ipotizzare.182

In altri termini, il progetto personalizzato è il fondamento dell’inserimento e della permanenza del minore in Comunità.

Esso si definisce, generalmente, durante i primi due mesi dall’accoglienza dopo un’osservazione dell’equipe, rivolta principalmente a valutare le risorse personali e familiari e le disfunzioni relazionali del minore e della sua famiglia.

Il progetto individualizzato si definisce all’interno della Comunità, in collaborazione con il Servizio sociale, e generalmente descrive obiettivi volti a garantire un’adeguata crescita e maturazione del minore.

103

Esso si pone lo scopo di curare l’integrazione nel nuovo contesto sociale, di facilitare le relazioni con i coetanei e gli adulti, di sollecitare e implementare le autonomie e le competenze emotive e relazionali, di comprendere e mediare i rapporti e le dinamiche familiari, di rispettare gli altri nelle loro diversità culturali, linguistiche e religiose.183

Il progetto personalizzato è soggetto a verifiche periodiche stabilite dalla Comunità in collaborazione con i Servizi socio-sanitari; si può modificare in itinere, attraverso l’uso di feedback, e prevede la formulazione di semplici contratti con il minore che evidenzino l’individualità del percorso e le proprie responsabilità.

La struttura, generalmente, richiede il coinvolgimento del minore nel suo progetto; effettua interventi mirati alla comprensione ed elaborazione del disagio anche tramite l’ausilio di strumenti quali il colloquio con i genitori, l’osservazione e la valutazione.184

La condivisione del progetto individualizzato a favore di ciascun ospite integra aspetti di tutela, fattori educativi e di riparazione delle fragilità esistenziali.

Il progetto della Comunità è elaborato dall’equipe in collaborazione con il ragazzo, la famiglia e i Servizi nel rispetto dell’interesse superiore del minore e di quanto eventualmente disposto dall’Autorità Giudiziaria competente.

La struttura è soggetto corresponsabile e in rete con gli altri attori coinvolti nella situazione: Ente locale e Servizio sociale, Tribunale per i minorenni, scuola, centri di formazione professionale e associazioni.

183 www.coopilcigno.it 184 Ibidem

104

La Comunità non è un soggetto autoreferenziale e rifiuta deleghe totalizzanti, consapevole che è la costruzione del contesto di corresponsabilità a favorire la realizzazione degli obiettivi del progetto e a facilitare il percorso di crescita e maturazione del ragazzo.185

La professoressa Paola Bastianoni, docente presso la Facoltà di Psicologia dinamica presso l'Università degli Studi di Ferrara, predispone verso la fine degli anni Novanta del secolo scorso una metodologia che esplicita i legami tra comportamenti disfunzionali e azioni educative, prendendo spunto dallo strumento di verifica ideato da Le Poultier negli anni Novanta per collegare il lavoro educativo con i comportamenti dei minori presi in carico.

La metodologia prevede, nella fase iniziale di preparazione del progetto educativo, lo svolgimento di incontri degli operatori coinvolti nel caso per definire gli obiettivi perseguiti con il collocamento in Comunità e condividerli con tutti i soggetti.186

L'individuazione degli obiettivi implica il coinvolgimento degli operatori e dei minori nella progettazione e nell'elaborazione dello strumento di valutazione.

Quest'ultimo è costituito da tre fasi: la definizione degli obiettivi educativi, delle azioni facilitanti e degli atti professionali.

Gli obiettivi del progetto sono redatti per iscritto dall'equipe educativa, dopo un confronto sulla loro priorità.

Le finalità più frequenti indicate dagli operatori nel piano educativo sono:

185 www.garanteinfanzia.org, op. cit. 186 Bastianoni, Baiamonte, op. cit., p. 63

105

facilitare i rapporti con la famiglia; potenziare le abilità relazionali; favorire la socializzazione al di fuori della struttura; valorizzare le proprie risorse; controllare i comportamenti aggressivi.187

In seguito all'individuazione delle finalità si procede alla definizione, per ciascun obiettivo, di azioni facilitanti in grado di valutare la distanza dagli scopi del comportamento dei ragazzi.

L'ultima fase del progetto educativo, elaborato dalla professoressa Bastianoni, prevede la costruzione di una griglia di osservazione degli atti professionali orientati a facilitare il raggiungimento degli obiettivi.

Gli atti professionali sono interventi educativi specifici che gli operatori attuano per supportare i minori nel raggiungimento dei loro scopi.

Lo scambio reciproco con i ragazzi facilita la costruzione di relazioni e consente al minore di aprirsi ed esprimere i propri vissuti.188

187 Bastianoni, Baiamonte, op. cit., p. 64 188 Ivi., pp. 67-68

106

3.4

LE ATTIVITÀ E GLI INTERVENTI SVOLTI DALLE

C

OMUNITÀ PER MINORI