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PROMOZIONE DEI PROCESSI MOTIVAZIONALI

Scuola secondaria di primo/secondo grado

7. PROMOZIONE DEI PROCESSI MOTIVAZIONALI

La competenza motivazionale è la riconsiderazione delle proposte didattiche e dello strumento di valutazione utilizzato, per individuare se e in che senso possono essere considerati motivanti.

Si provi ad autovalutare la capacità di motivare gli studenti, scegliendo i contenuti e le metodologie più adatte per favorire il coinvolgimento e l’interesse.

a. Pensa di aver tenuto in considerazione la motivazione degli studenti nella stesura del suo percorso didattico? Se sì, in che modo?

b. Pensa di aver tenuto in considerazione la motivazione degli studenti nella sua lezione?

Se sì, in che modo?

c. Pensa di aver tenuto in considerazione la motivazione degli studenti nella costruzione del suo strumento di valutazione? Se sì, in che modo?

d. La motivazione è data dalla capacità dell’insegnante di connettere la propria proposta con il momento esistenziale che i ragazzi stanno vivendo. Nella sua programmazione e realizzazione ha cercato di tener conto del contesto esistenziale degli alunni a lei

affidati? Rivedendo il suo piano di lavoro e le sue proposte didattiche, in che modo è stato attento al “compito di sviluppo” (= ciò che gli alunni sentono come compito profondo e personale nella loro fase di sviluppo): ha trattato temi e argomenti che effettivamente li riguardano? Ha utilizzato modalità di interazione che li renda protagonisti e capiti/valorizzati?

e. E la sua motivazione personale nei riguardi dell’insegnamento?

8. GESTIONE DEI CONFLITTI

Alla luce della riflessione fatta nel tirocinio precedente e degli stimoli riportati in seguito, si individui un conflitto tra studenti al quale ha assistito o che ha dovuto gestire e se ne analizzino gli elementi essenziali.

Gestire positivamente i conflitti non è qualcosa che si improvvisa, ma è possibile impararlo, addestrare capacità che ci aiutino a capire meglio dove e come intervenire, come

modificare dinamiche violente in risorse.

Ecco alcune delle competenze necessarie per gestire i conflitti positivamente.

CONOSCENZA DI SÈ E DELL’ALTRO COMUNICAZIONE

COOPERAZIONE

GESTIONE DEL POTERE FIDUCIA

PENSIERO DIVERGENTE E CREATIVO VALORIZZAZIONE (autostima)

Una delle regole delle regole fondamentali è ricordarsi che da un conflitto risolto non devono uscire né vinti né vincitori, ma persone soddisfatte di aver trovato un punto d’incontro. Nella gestione di un conflitto è importante:

considerare gli interessi di tutti gli attori coinvolti;

separare e distinguere le persone dal problema;

La soluzione deve essere accettabile per entrambe le parti;

La decisione deve essere condivisa dalla maggioranza.

Cinque possibili atteggiamenti di fronte al conflitto EVITO IL CONFLITTO

VANTAGGI: calma le acque, lascia sbollire; se il conflitto non è molto importante si attenuerà da solo; non mette in difficoltà l’altro se la sente di affrontarlo (o non ha capito che c’è); non mi sento di affrontarlo io e non mi costringo a farlo.

SVANTAGGI: indica scarsa autostima, paura e debolezza; il conflitto resta latente e potrebbe esplodere quando meno me lo aspetti, senza poter controllare la situazione; si perde l’occasione di chiarire;

MI IMPONGO

VANTAGGI: viene messo in atto quando si ha poco tempo a disposizione, si ha la certezza di essere nel giusto, si vuole trarre un risultato immediato, non si teme che i rapporti

interpersonali vengano compromessi; esprime decisione, fermezza e forza; buona autostima;

SVANTAGGI: non si ascolta e si rischia l’isolamento; facilmente comporta le critiche e l’animosità dell’altro; si rischia la contrapposizione sterile

MI ADEGUO

VANTAGGI: è veloce ed esprime disponibilità all’ascolto della proposta/soluzione altrui, sperando in un ricambio o in una negoziazione successiva; non provoca escalation di violenza

SVANTAGGI: potrebbe esprimere debolezza e poca autostima (se è frequente); chi non esprime le proprie idee potrebbe essere ignorato dagli altri nella ricerca di soluzioni favorisce la non cooperazione e la delega.

NEGOZIO

VANTAGGI: parziale soddisfazione di entrambe; esprime ascolto e rispetto, sia per l’altro che per sé stesso; entrambe giocano un ruolo attivo; favorisce la cooperazione.

SVANTAGGI: potrebbe lasciare parzialmente insoddisfatti, far covare rancore e voglia di prevaricare invece che di cooperare. Dipende dalla fiducia e dalla disponibilità di entrambe le parti, per cui non è sempre possibile. Ha bisogno di tempo.

COOPERO

VANTAGGI: porta il massimo di soddisfazione per entrambe le parti; esprime ascolto e rispetto, sia per l’altro che per sé stesso; esprime una buona autostima in entrambe le parti e il desiderio di non perdere la relazione; permette un ruolo attivo.

SVANTAGGI: ha bisogno di tanto tempo e della disponibilità e fiducia di entrambi, per cui non sempre è possibile; richiede una buona conoscenza di sé e dell’altro, e una buona capacità di comunicazione.

Secondo una ricerca della Columbia University, la gestione del conflitto per un leader è determinante.

I leader che di fronte ad un conflitto si pongono in maniera aggressiva, attaccando le risorse e creando un clima ostile, ottengono come risultato una

riduzione qualitativa delle performance del gruppo. Al polo opposto, i leader che di fronte ad un conflitto assumono un atteggiamento passivo preferiscono rimanere low profile, celare le proprie attitudini e non mettersi in gioco, per far spegnere l’incendio senza prendere posizione. Anche qui la scelta non è quella vincente.

La scelta giusta, invece, è essere assertivi: non sbilanciarsi in nessuna delle due direzioni estreme, essere diretti e sicuri per far sì che ogni conflitto all’orizzonte si trasformi in un’occasione di sano confronto, e soprattutto porsi in modo che la propria posizione sia rispettata e seguita, senza che le risorse debbano sentirsi sottomesse o poco valorizzate.

Come gestire i conflitti tra gli studenti?

La direzione

In casi di conflitti tra studente, questo è il metodo più immediato, non negoziale, dove l'autorità dell'adulto interviene in modo netto sui conflitti. L'intervento mira a dare indicazioni bene precise, degli ordini, con lo scopo di fermare il conflitto. Ciò non vuol dire scortesia o autoritarismo, ma dare precisi ordini da far eseguire. E' bene utilizzare il metodo direttivo quando non c'è tempo per negoziare, quando c'è in gioco la sicurezza degli studenti, quando questi sono fuori controllo o hanno necessità di avere precise indicazioni per riprendere l'autocontrollo. Bisogna ricordare che in questo modo si interviene

sull'indipendenza dello studente e può provocare risentimenti.

La mediazione

La mediazione ha come scopo di aiutare gli studenti ad elaborare il proprio conflitto, creandone le condizioni. Il mediatore deve incarnare il principio di onestà, non deve

interrompere, non deve prendere le parti o additare. Lo scopo è di sviluppare la soluzione o scegliere la soluzione più praticabile per la risoluzione del conflitto. Sono, comunque, i contendenti a trovare la strada. Un metodo che richiede tempo e sforzo, ma che punta alla soluzione radicale del problema.

L'arbitraggio

A differenza della mediazione, l'arbitraggio comporta un ruolo attivo da parte del docente.

Ascolta le parti e interviene indicando ai contendenti come gestire il conflitto. Se si dà alle persone in causa la possibilità di esprimere il proprio punto di vista, consente di

raggiungere una soluzione in breve tempo. Anche se non si giunge alla soluzione profonda e radicale del conflitto.

La sentenza

Questo metodo è bene utilizzarlo quando il docente comprende che il conflitto richiede non una soluzione del problema, ma la determinazione di chi ha ragione o torto. In questi casi si ascoltano e valutano le "prove", quindi si passa al giudizio. L'equità del giudizio

determinerà la credibilità del giudice. Ci dovrà essere necessariamente un vincitore ed un perdente oppure un vincitore o un quasi vincitore

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