Prima di elaborare un protocollo motorio è obbligatorio ovviamente sapere quali sono le componenti da migliorare. In questo elaborato sono state prese in considerazione le condizioni che determinano stabilità articolare. È stato illustrato il ruolo fondamentale della capsula, della cartilagine e soprattutto dei legamenti e dei muscoli nella gestione dell’articolazione dell’anca. Gli abduttori giocano un ruolo di primaria importanza. Essendo un’articolazione mobile su tre assi e tre gradi di libertà, è stato osservato come ad ogni posizione dinamica che si assume, il ruolo dei muscoli cambia. Un muscolo può svolgere funzione di flessione dell’anca o di estensione, di abduzione o di adduzione, di rotatore interno o esterno ma nello stesso tempo, nel corso di attività dinamica può svolgere questi tre ruoli contemporaneamente. I protocolli di esercizi devono mirare a stabilizzare l’articolazione, ma anche a dare al soggetto una dimensione funzionale del movimento, per svolgere senza problemi attività quotidiane e ritornare a praticare sport con il piacere di farlo. Il numero di revisioni-riprotesizzazioni è aumentato negli ultimi anni. Questo fattore può essere spiegato dall’aumento degli impianti in una fascia di età più bassa. Bisogna incentivare il ritorno a svolgere attività sportive che venivano svolte prima della sostituzione. L’attività fisica mostra benefici innumerevoli per contrastare problematiche che possono instaurarsi all’interno del corpo, siano esse cardiocircolatorie o muscolo scheletriche.
I protocolli AFA che vengono utilizzati per protesi d’anca, prevedono, oltre al rinforzo dei muscoli abduttori e degli estensori, un allenamento globale del corpo per ridare al soggetto la capacità di svolgere qualsiasi attività quotidiana. Un esempio di protocollo di lavoro prevede:
❖ esercizi aerobici: la cyclette, per esempio, un movimento ciclico e a basso impatto. L’allenamento aerobico serve a questi soggetti per diminuire di peso e non sovraccaricare troppo la protesi e l’arto controlaterale.
❖ lavoro a terra: abduzioni-bicicletta in decubito laterale. Dalla posizione di decubito supino sollevare il bacino (ponte) per aumentare la forza a livello del grande gluteo. Da decubito prono sollevare la gamba tesa con un peso dietro la caviglia. Un esercizio simile può essere svolto in piedi con l’elastico, con l’aiuto di un bastone. Sappiamo che il
34 movimento di estensione consiste nel portare l’arto inferiore posteriormente dal piano frontale.
❖ salite e discese da step reggendosi sulla spalliera: rinforzo forza arti inferiori per la salita delle scale che in questi pazienti mostra deficit anche dopo intervento.
❖ potenziamento abduttori con macchine isotoniche: non si usa per motivi che sono stati già espressi, l’adductor machine.
❖ potenziamento gastrocnemio e soleo: esercizi di sollevamento delle punte e esercizi con macchina isotonica (calf da seduto).
❖ co-contrazioni: la perdita di corretta sequenza motoria è un evento che si verifica in questi soggetti. Questo co-contrazioni consistono nel contrarre simultaneamente i muscoli anteriori e posteriori della coscia. Da seduto, angolo di 90° tra coscia e gamba, spingere sul tallone come se si dovesse schiacciare qualcosa.
❖ studiare, osservare se ci sono problemi nella deambulazione.
❖ potenziamento dei muscoli addominali: ovviamente in una posizione di sicurezza con blocco osseo. Consistono in un sollevamento delle gambe flesse, nelle retrazioni addominali, ecc.
❖ potenziamento arti superiori.
❖ esercizi di mobilizzazione per allungare muscoli che tendono a irrigidirsi. ❖ allungamento o sequenza yoga adattata.
❖ GRI: ginnastica respiratoria intrinseca [8].
Ragionare nell’insieme è fondamentale per ristabilire sensazioni di benessere in un individuo. Questo protocollo prevede esercizi di rinforzo dei muscoli dell’anca e il rinforzo di quasi tutti i muscoli del corpo. Si vuole ridare funzionalità al movimento con esercizi di respirazione, con tecniche di yoga che migliorano l’equilibrio e con co-contrazioni che hanno l’obiettivo di ridare una corretta sequenza di attivazione muscolare. Prima di cominciare a svolgere gli esercizi è opportuna una fase di allungamento muscolare per ridare al muscolo il suo allineamento e evitare retrazioni muscolo-fasciali. Un disequilibrio muscolare comporta adattamenti di altri muscoli che possono portare all’instaurarsi di rigidità e deformità. Un muscolo può essere tonico o può essere fasico, cioè formato per lo più rispettivamente da fibre ossidative e aerobiche o fibre glicolitiche e anaerobiche. La muscolatura tonica è soggetta a retrarsi, la muscolatura fasica a indebolirsi. Nel caso nell’anca, pensando a questo andamento avremo muscoli adduttori, estensori (hamstrings) retto femorale, ileopsoas, piriforme e tensore della fascia lata più soggetti a retrazioni.
35 Mentre i muscoli stabilizzatori piccolo e medio gluteo, il muscolo grande gluteo e i due vasti laterale e mediale sono soggetti a indebolimento. Viene da sé pensare su quali muscoli è importante fare opportuno allungamento.
Questa tesi vuole evidenziare il ruolo dell’allenamento neuromuscolare per migliorare l’andatura e l’equilibrio posturale, le quali dimostrano ancora carenze in soggetti con protesi d’anca, anche dopo due anni dall’intervento. Quando si deve ristabilire una mobilità normale dopo intervento di protesi, bisogna considerare che il soggetto può avere forti rigidità muscolari e schemi di movimento errati, dovuti alla condizione precedente. Le patologie degenerative illustrate nel capitolo 3 non comportano solo una perdita di integrità, ma anche squilibri muscolari, asimmetrie, alterazioni delle vie che governano il movimento e che controllano movimenti involontari come la postura e il cammino. Nonostante la sostituzione dell’anca sia un intervento molto efficace nel migliorare la sensazione di dolore e la mobilità, e nonostante la fisioterapia subito dopo l’intervento, migliori molto la funzionalità dell’articolazione, è stato riscontrato, secondo alcuni studi, come vi siano ancora delle limitazioni sull’andatura, sulla velocità del cammino e sull’equilibrio statico e dinamico anche dopo 2-3 anni. Nel primo periodo dopo l’intervento deficit propriocettivi possono instaurarsi sia per l’adattamento del soggetto ad una condizione nuova, sia per la condizione precedente all’intervento che ha determinato alterazioni della postura e del cammino. Se questi deficit persistono è bene associare a esercizi di rinforzo qualcosa che stimoli tutte le componenti che controllano l’equilibrio del corpo. Vi è un netto miglioramento rispetto alla funzionalità preoperatoria ma ci sono ancora differenze significative rispetto alla normalità. Per avere informazioni sulla funzionalità del soggetto si effettuano test che danno informazioni sulla statica e sulla dinamica[10] [11] [12].