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PSICOLOGIA DI COMUNITÀ E DIFFERENZE DI GENERE

Chair: Luca Pietrantoni, Università di Bologna

SESSISMO AMBIVALENTE E OGGETTIVAZIONE: IL RUOLO DEI VALORI DI RIFERIMENTO E L’INCIDENZA SUL

BENESSERE

Angelica Cinicola, Norma De Piccoli, Chiara Rollero

Università degli Studi di Torino

Introduzione: negli ultimi anni sembra essersi sviluppata una particolare attenzione al sessismo, ritenendo anche la genesi del femminicidio non solo una reazione che ha la sua origine in caratteristiche psicologiche individuali, ma una conseguenza di stereotipi di genere, ampiamente noti e sviluppati da una più che decennale tradizione di ricerca psicosociale. Anche in Italia, e anche presso generazioni di giovani donne e uomini acculturati, persistono pattern culturali che legittimano le differenze di genere (De Piccoli, Rollero, 2010), spesso mascherate da valori ritenuti positivi (leggi: sessismo benevolo). Il sessismo benevolo costituisce una forma mascherata e sottile che concorre a consolidare i ruoli di genere. Il sessismo, come è noto, esprime valori e significati attribuiti ai ruoli di genere, sia maschili sia femminili, e ha rilevanti implicazioni psicologiche poiché concorre a enfatizzare la centralità del corpo femminile, come evidenziato dalla teoria dell’oggettivazione (Fredrickson, Roberts, 1997), con conseguenze in termini di identità,

autostima e benessere. Il presente lavoro si pone l’obiettivo di indagare non solo la relazione tra sessismo ambivalente e oggettivazione, ma anche il ruolo che in tale relazione assumono i valori di riferimento, nonché l’incidenza su autostima e benessere. Metodi: hanno preso parte alla ricerca circa 200 studenti e studentesse universitari/e. Lo strumento è costituito da un questionario autosomministrato composto dalle seguenti scale: Satisfaction With Life Scale (Diener et al., 1985); Positive and Negative Affect Schedule (Watson, Clark e Tellegen, 1988); Rosenberg’s Self-Esteem Scale (Rosenberg, 1965); Ambivalent Sexism Inventory (Glick, Fiske, 1996); Ambivalence Toward Men Inventory (Glick, Fiske, 1999); Schwartz Value Survey (Schwartz, 1992); Objectified Body Consciousness Scale (McKinley, Hyde, 1996); Body Image Coping Strategies Inventory (Cash, Santos, Williams, 2005).

Risultati: i risultati intendono indagare la relazione tra sessismo e oggettivazione, prendendo in considerazione anche il ruolo dei valori di riferimento. Sarà inoltre testato il ruolo che tali variabili rivestono ai fini del benessere e dell’autostima.

Conclusioni: verrà dunque posta particolare attenzione al ruolo che i valori che sostengono l’equità sociale hanno rispetto al benessere e alla riduzione del sessismo di genere.

Riferimenti bibliografici.

De Piccoli N., Rollero C. (2010). Differenze e disuguaglianze di genere tra Nord e Sud d’Italia. Attualità di uno stereotipo. Psicologia

di Comunità, 2: 65-74.

Fredrickson B.L., Roberts T. (1997). Objectification theory: Toward understanding women’s lived experiences and mental health risks.

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RELAZIONI DI GENERE E AFFETTIVITÀ:

PROGETTAZIONE, REALIZZAZIONE E VALUTAZIONE DI UN PERCORSO DI FORMAZIONE ATTIVA RIVOLTO ALLE

SCUOLE

Mara Olocco, Paolo Francesco Cottone

Università degli Studi di Padova

L'uso di modelli relazionali di genere stereotipati, rigidi e conflittuali anziché cooperanti e flessibili rappresenta uno degli aspetti coinvolti negli scenari di violenza. Le differenze di genere trovano espressione nelle interazioni quotidiane come "una pratica di improvvisazione all'interno di una scena di costrizione" (Butler, 2004), dove la dimensione culturale e quella sociale intervengono nelle definizioni dei ruoli e nell' "esibizione ritualizzata del genere" (Goffman, 2009). Tra gli adolescenti si osserva come l'attribuzione e l'adeguamento a ruoli che diventano "prigioni" possa ostacolare un'espressione autentica di sé e un incontro con l'altro come occasione di crescita e di confronto costruttivo. Questo evidenzia la necessità di promuovere percorsi formativi nei contesti scolastici che favoriscano il confronto sulle diversità e la possibilità di interagire attraverso ruoli di genere flessibili e modalità relazionali orientate al riconoscimento di sé e dell'altro.

In quest'ottica, si è progettato e realizzato l'intervento di formazione sugli stereotipi di genere che ha coinvolto studenti e insegnanti di un Istituto EnAIP. Il percorso ha previsto sei incontri con gli studenti di due classi del primo anno, di età compresa tra i 14 e i 17 anni (Gruppo A = 21 maschi; Gruppo B = 12 femmine e 9 maschi). La formazione ha previsto una metodologia attiva, integrando esercizi corporei e narrativi, improvvisazioni e role playing, realizzazioni di foto e dibattiti, per favorire l'emersione del punto di vista degli

studenti e il confronto sugli scenari della loro quotidianità. Sono stati realizzati, inoltre, due incontri con gli insegnanti e un incontro conclusivo di confronto tra studenti e insegnanti.

La valutazione dell'intervento formativo ha previsto un'analisi qualitativa delle risposte ad un questionario, dei resoconti degli incontri con gli studenti e con gli insegnanti e dei materiali visivi prodotti. I processi valutativi hanno consentito di monitorare l'attività nelle diverse fasi di realizzazione e di descrivere i risvolti dell'intervento formativo rispetto agli obiettivi del progetto. Gli studenti hanno evidenziato un implemento nelle competenze di riconoscimento degli stereotipi di genere e dei processi attraverso cui questi si costruiscono e si realizzano nella quotidianità; la sperimentazione di sé in un ruolo attivo ha favorito la realizzazione di materiali e di prodotti come strumenti di discussione con gli adulti e con i coetanei; il gioco e la costruzione di uno spazio diversificato nel contesto scolastico ha consentito di far emergere le criticità relazionali che gli studenti sperimentano nel gruppo, i ruoli attribuiti e impersonati, ma anche l'espressione dei loro bisogni.

Riferimenti bibliografici.

Butler J. (2004), Scambi di genere. Identità, sesso e desiderio, Sansoni, Firenze.

Goffman E. (2009), I rapporti tra i sessi, a cura di Prandini R., Armando Editore, Roma.

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LE RELAZIONI TRA PERSONALITÀ, INDICE DI MASSA CORPOREA E IMMAGINE CORPOREA NEGLI

ADOLESCENTI MASCHI E FEMMINE Veronica Rosa, Manuela Tomai

Università di Roma La Sapienza

Il sovrappeso e l’obesità in infanzia e in adolescenza stanno diventando rilevanti problemi di salute pubblica, perché legati a disagi fisici e mentali e associati all’obesità negli adulti, alla stigmatizzazione sociale, all’autostima e alla soddisfazione/insoddisfazione per l’immagine corporea. In linea con quanto accade nei paesi occidentali, la situazione italiana appare particolarmente critica, poiché connotata da un trend incrementale del sovrappeso e dell’obesità a quest’età. Diversi studi indicano come questi fenomeni siano correlati, tra varie dimensioni, alla personalità dei bambini e degli adolescenti. Soprattutto in adolescenza i fattori di maggior impatto sono rappresentati dalle caratteristiche individuali e familiari e dalle influenze socioculturali. I pari costituiscono un fattore critico di pressione. Infatti, le conversazioni tra pari sull’apparenza e la comparazione con i modelli sociali e il peso predicono cambiamenti nell’affezione per il corpo tra gli adolescenti. Nei maschi e nelle femmine, con l’aumentare dell’età, alti livelli di obesità sono negativamente legati al concetto di sé, aspetto a sua volta fortemente relazionato all’immagine corporea.

Scopo del presente contributo è stato quello di indagare le relazioni fra tratti di personalità, indice di massa corporea e immagine corporea, in ragazze e ragazzi di 14/15 e 18/19 anni, confrontando tra loro sia le fasce d’età sia il genere. A un campione di studenti (250 delle prime superiori e 250 delle quinte superiori) bilanciato per genere e per aree geografiche di provenienza sono stati somministrati in forma anonima questionari per indagare le variabili

messe in relazione. I tratti di personalità sono stati indagati attraverso la versione per adulti del Big Five (Caprara, Barbaranelli, Borgogni e Vecchione, 2013). L’indice di massa corporea è stato misurato calcolando il rapporto peso/altezza e la misura della circonferenza-vita. L’immagine corporea è stata misurata attraverso la dimensione Soddisfazione per l’Immagine corporea della versione italiana del TMA (Laghi e Pallini, 2008).

Dai risultati delle analisi della varianza e delle regressioni gerarchiche è emerso che in prima adolescenza i tratti di personalità più legati alle relazioni e all’amicizia influenzano maggiormente l’obesità, mentre per gli adolescenti più grandi, si evidenziano relazioni di predizione della coscenziosità e della stabilità emotiva sul peso. Relativamente all’immagine corporea è emersa una forte relazione con il peso, in particolare nella prima adolescenza e soprattutto per le ragazze, che sono molto influenzate dal giudizio dei pari e dall’importanza sociale data all’immagine.

Questi risultati indirizzano lo sviluppo di interventi rivolti all’accrescimento di comportamenti legati alle caratteristiche di personalità predittive di condotte alimentari sane.

Riferimenti bibliografici.

Caprara G. V., Barbaranelli C., Borgogni L. e Vecchione M. (2013).

BFQ-2 Big Five Questionnaire – 2. Lo standard si è evoluto. Giunti,

OS, Firenze.

Laghi F. & Pallini S. (2008). Valutazione dell’autostima e caratteristiche di personalità in adolescenza, Giornale Italiano di

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AUTORI DI REATI SESSUALI TRA MARGINALITÀ E INCLUSIONE SOCIALE

Monia Vagni*, Sara Signoretti*, Danilo Musso*, Marco Ricci Messori**, Rachele Recanatini, Silvia Piersanti, Norman

Buccioletti, Vanessa Albertini, Catia Birgolotti

*Università degli Studi di Urbino Carlo Bo, **Università Politecnica delle Marche, Ancona

Introduzione: nella Casa Circondariale di Villa Fastiggi (Pesaro) viene portato avanti da circa tre anni, da un’equipe multidisciplinare, un trattamento intensificato per autori di reati sessuali. Questo trattamento è costituito da differenti attività terapeutiche, tra cui: abilità sociali, gestione dei conflitti, prevenzione della recidiva e arteterapia. Quest’ultima, attraverso l’utilizzo libero di diverse tecniche artistiche, permette ai partecipanti al trattamento di esprimersi anche su tematiche di matrice socio-relazionale. I contenuti graficamente riprodotti riprendono anche tematiche affrontate nelle altre attività trattamentali.

Metodi: il campione analizzato è composto da 15 soggetti, tutti di sesso maschile.

L'obiettivo del presente lavoro è quello di evidenziare come la produzione artistico-espressiva varia a seconda della presenza o assenza di alcune variabili, quali ad esempio: la vicinanza e il supporto familiare; la percezione dell’esterno, il distacco e la separazione dalla comunità detentiva, l’integrazione con la comunità esterna. La percezione e il senso di integrazione al contesto esterno, in particolar modo, è stato esaminato utilizzando tre dimensioni temporali: passato, presente e futuro.

E’ stata effettuata un’analisi qualitativa delle frequenze percentuali delle variabili di contenuto organizzate in scale nominali, relative a

caratteristiche ed indicatori presenti nelle produzioni artistiche- espressive dei detenuti. Le variabili riguardavano il senso di integrazione e appartenenza alla comunità esterna e al proprio sistema familiare.

Risultati: dalla presente ricerca qualitativa sono emerse modalità di relazione con l’esterno particolarmente interessanti e differenti tra coloro che sono vicini alla dimissione o che possono usufruire di permessi premio; e coloro che sono invece entrati da poco all’interno del contesto detentivo.

Nei soggetti dimettenti, la produzione artistica più ricorrente è rivolta al contesto familiare, lavorativo, e sociale esterno. La produzione rimanda alle dimensioni temporali presente e futura. Differentemente, coloro che sono entrati da poco esprimono attraverso lo strumento artistico, un maggior senso di appartenenza al contesto esterno facendo riferimento essenzialmente alla dimensione del passato.

Conclusioni: il presente lavoro di ricerca ha permesso di rilevare come le tecniche grafico-espressive permettono di rilevare alcuni vissuti, pensieri e stati d’animo che i detenuti vivono rispetto alla comunità esterna e familiare, nonché alla comunità carceraria. Tali elementi risultano utili nel fornire importanti indicazioni di approfondimento e di riflessione psicologica da sviluppare nelle altre attività psico-trattamentali.

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