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3.2 Stare su Facebook: tra strategie di presenza e ricerca di nuova socialità

3.2.1. Pubblico e privato al tempo di Facebook

Quello che sorprende di queste modalità di costruire la propria presenza in rete è la tendenza delle persone che “sono in Facebook” a “portar fuori” quello che tradizionalmente veniva gelosamente custodito dalla possibilità di essere scrutato dallo sguardo altrui: quello che si percepisce chiaramente è lo slittamento del confine tra ciò che definiamo abitualmente come sfera pubblica e sfera privata. Questo slittamento del privato verso il pubblico non è una prerogativa di Facebook, ma del fenomeno del social networking e della diffusione dei nuovi media in generale. Stefana Broadbent (2009), antropologa e visiting scholar presso lo University College di Londra, ha fatto notare come proprio questo aspetto costituisca uno degli effetti più rilevanti dell’impatto sociale delle ICT. Casa e lavoro, nella nostra tradizione, sono concettualizzati come situazioni da tenere necessariamente separate; serietà e impegno

dentro un’organizzazione sono direttamente funzionali alla capacità di chi lavora di “tenere fuori” tutto ciò che è personale e riconducibile alla casa, come attesta esemplarmente il sistema-scuola:

«The strict separation between home and workplace, meant that when entering the work arena the "personal" self must be shed. (...) The school therefore represents the first institution in which an oppositional model of private/professional, is enacted. The main techniques to ensure a successful cleavage between the environments will subsequently be repeated in the workplace: physical separation of the center of activity from the homes of the participants, rituals of entry in the environment, separation from other communities by markers (uniforms, badges, Ids), control of entry and exit, schedules, rituals for group bonding (assemblies, house system, teams, competitions, hierarchies, punishment for lack of participation) control of attention».

Facebook e gli altri ambienti di social networking scardinano questo schema facendo irrompere la comunicazione personale anche dentro spazi e tempi che tradizionalmente non la prevedevano.

Storicamente i mezzi di comunicazione di massa e i mezzi di comunicazione interpersonale sono stati associati non soltanto a tecnologie diverse, ma anche a spazi sociali diversi: se i mass media sono infatti facilmente riconducibili a uno spazio pubblico (la polis, la piazza), i secondi sono considerati come caratteristici di uno spazio privato (Bennato, 2007, p. 167). Rispetto a questa presunta dicotomia, Internet si configura simultaneamente come mass medium e personal medium (ibid. ) , oltrepassando la contrapposizione pubblico/privato attraverso una relazione di tipo “multidimensionale” (Bakardjiieva, 2003).

Nella riflessione sociologica contemporanea, l’ambito degli affetti riceve una attenzione crescente, dei sentimenti e delle emozioni. Sembra plausibile l’opinione di chi sostiene (come fanno con molta chiarezza de Singly 2003: 188 e Hochschild 2006: 72-77) che questa dimensione essenziale della

modernità sia stata tanto a lungo ignorata dalla maggior parte degli studiosi della società, perché questi condividevano con gli uomini del XIX secolo la preoccupazione per la sfera pubblica, in cui si poteva esercitare la facoltà eminentemente maschile della razionalità, e la sottovalutazione dell’autonoma rilevanza della sfera privata, riservata all’emotività e al sentimentalismo delle donne; finché proprio i movimenti femministi non hanno fatto emergere la portata delle trasformazioni nel sentire di donne e uomini rispetto all’amore, alla sessualità e ai sentimenti. Questo processo, iniziato con la modernità, sta divenendo sempre più complicato per un numero sempre più ampio di persone, per almeno tre motivi distinti, ancorché interconnessi. Innanzitutto le società in cui i contemporanei si trovano a vivere sono sempre più differenziate e mescolate culturalmente al loro interno, rendendo più diffusa e acuta la consapevolezza che esistono visioni alternative in merito a ciò che è giusto fare e sentire e che è possibile entrare a far parte di una pluralità di cerchie sociali, ognuna con regole diverse rispetto a ciò che è accettabile che sia fatto e sentito (Hannerz 2001; Wievorka2002). In secondo luogo in queste società, con l’affermarsi dei principi democratici, si è formalmente sancito il passaggio dalla subordinazione ad una morale collettiva all’esigenza di una auto-definizione etica (Kaufmann 2001): non sono più solo alcune persone eccezionali, ma ogni individuo comune che si trova ad avere la responsabilità di cercare di vivere conformandosi intimamente ai principi morali in cui crede49.

Infine, nella modernità il processo di individualizzazione si lega strettamente a quello di soggettivazione, al modo proprio di concepire i comportamenti, come manifestazione di sé di fronte agli altri; si determina quindi la necessità crescente di trovare una coerenza discorsiva (o giustificare le incoerenze, che è la stessa cosa) alle proprie vicende biografiche intese come manifestazione identitaria.

La relazione individualizzata rispetto alla società è la forma specifica in cui si strutturano le relazioni sociali nella società contemporanea: i network di

interazione individuale tendono a svincolarsi dalle organizzazioni, dalle istituzioni, dalle norme e dai limiti materiali, sulla base della convenienza personale e della adattabilità a progetti individuali. Ne deriva uno straordinario consolidamento della cultura dell’individualismo, che significa primato dei progetti e degli interessi personali sulle norme della società o dei gruppi di riferimento.

Quindi non solo le tecnologie non racchiudono la Rete ma, semmai, la Rete ha profondamente mutato il senso delle tecnologie, in particolare di quei dispositivi, che adoperiamo per comunicare. Come sostiene Umberto Galimberti, le tecnologie – non solo ma soprattutto quelle digitali – non costituiscono un mezzo, ma definiscono e circoscrivono un ambiente in cui noi abitiamo senza scegliere di farlo:

[...] quel mega-apparecchio, opportunamente chiamato rete, che solo un ritardo linguistico può definire un mezzo a disposizione dell’individuo per un fine da lui liberamente scelto. La rete, infatti, o come si dice a proposito dei computer il ciberspazio, è un mondo, quindi qualcosa di radicalmente diverso da un mezzo perché, a differenza del mezzo che ciascuno può impiegare per i fini che sceglie, col mondo non si dà altra libertà se non quella di prendervi parte o starsene in disparte (Galimberti 2003: 626-627).

Le relazioni on-line si differenziano da quelle offline per il fatto che non seguono gli stessi schemi di comunicazione e di interazione, tuttavia è importante tenere presente che esse vivono in comunione, e non in isolamento, dalle altre forme di socialità. In breve: internet non è un sostituto dei legami sociali faccia a faccia, ma si integra con essi secondo modalità tutte da esplorare (Marinelli 2004). I personal network online diventano una delle possibili forme di aggregazione sociale nella società attuale. Essi si estendono attraverso una molteplicità di ambienti sociali, rappresentano un’unione complessa, come la società in cui viviamo, all’interno della quale si confondono vincoli forti e vincoli deboli, individualismo e bisogno di confronto e di scambio. Il social network dà corpo al bisogno degli individui di socializzare

e di appartenere (Maffesoli, 1988): Facebook è rassicurante perché mostra il social network di ciascuno, fa sentire le persone vicine. Ecco perché la sfera privata, invece di ritirarsi da quella pubblica, esplode in essa facendo della nostra una società estroflessa, una società in cui il “personale” è sempre più spesso “pubblico”.

Come spiega ancora bene la Broadbent (2009): «People have embraced the possibility of intensifying their contacts with loved ones, with such speed and enthusiasm, are ready to spend such a significant portion of their income, that it is fair to say that a very fundamental need has been identified. I would like to call this a need for intimacy and constant companionship, the sense that a person you care for is at immediate reach. If a good thing or a bad thing happens in your day, it can be shared and support can come nearly immediately50».