• Non ci sono risultati.

quali il bostrico acuminato (Ips acuminatus) e i blastofagi (Tomicus minor e T piniperda).l

I soprassuoli più colpiti sono generalmente quelli sostitutivi di pino nero, ottenuti attraverso programmi di riforestazione su suoli difficili (calcarei, rocciosi, superficiali) nelle fasce collinari e submontane dell’area esalpica, utilizzando la specie Pinus ni-

gra (Arnold) var. austriaca proprio per la sua flessibilità ecologi-

ca. Tra i principali obiettivi di questi impianti vi erano la prote- zione dall’aridità (copertura del suolo), attraverso la regolazione idrogeologica, e la preparazione di suoli più complessi in grado di sostenere fitocenosi a maggior grado di evoluzione e stabilità. Caratteristica di questi soprassuoli “pionieri” è, quindi, la transi- torietà: raggiunta la maturità essi diventano via via più vulnera- bili a varie malattie, che innescano processi evolutivi vegetazio- nali di tipo successionale. Ciò induce l’inevitabile conseguenza di cambiamenti nella composizione e nella struttura dei boschi in questione, più o meno intensi in funzione della presenza e della gravità dei fenomeni di moria che si manifestano.

Negli ultimi due decenni la gestione dei problemi fitosanitari delle pinete, attraverso operazioni di taglio (di sgombero o pic- coli tagli a raso) volte a favorire l’affermazione di popolamenti misti di latifoglie autoctone, ha comportato spesso cambiamen- ti evidenti nell’assetto storico-paesaggistico di alcune vallate, anche se limitati ai fondivalle.

Diverse sono le considerazioni riguardanti lo stato fitosanitario dei boschi di pino silvestre, in cui esso è presente in purezza o

come specie dominante. Innanzitutto, tali formazioni non pos- sono essere ricondotte a un’unica tipologia, ma a diversi “tipi forestali” (Pineta xerica endalpica, P. silicicola, P. calcicola xerica,

P. igrofila, P. mesofila) caratterizzati principalmente in base alle

condizioni ecologiche in cui crescono (substrato, fascia altitudi- nale, zona ecologica, umidità).

Esse possono essere primarie, secondarie o anche di neoforma- zione e la loro futura evoluzione non è sempre prevedibile o scontata; molte di esse hanno carattere di stabilità e la gestio- ne delle perturbazioni va quindi affrontata con criteri diversi rispetto al caso dei soprassuoli di pino nero. In quelli di pino silvestre le avversità biotiche sono meno frequenti, sia per una

Aghi con aree depigmentate a seguito delle punture

Pinete fortemente infestate da Haematoloma dorsatum in alta Valle dei Laghi

CICALINE,

FuNGHI E

COCCINIGLIE

sa infestazione di Haematoloma dorsatum (Ahrens, 1812), un Omottero Cercopide associato a pini e altre conifere.

Gli adulti di questa cicalina hanno dimensioni di 6-8 mm, capo e torace neri, ali anteriori rosse, anche lungo il margine esterno (carattere distintivo), con tre macchie nere per ala più o meno estese, che confluiscono alla vista dorsale in un disegno a X.

Le femmine depongono le uova nella lettiera. Le neanidi, ap- pena uscite, s’insediano sulle radici di piante erbacee (Grami- nacee), conducendovi l'intero ciclo di sviluppo che va dall’esta- te alla primavera successiva. Caratteristica degli stadi giovanili, comune alla maggior parte dei Cercopoidei e che spiega il nome comune di “sputacchine”, è la produzione di una schiu- ma biancastra, che ne avvolge e ne protegge il corpo.

Il danno è arrecato esclusivamente dagli adulti, che nel peri- odo da aprile a giugno-luglio pungono gli aghi di uno o più anni per raggiungere il sistema vascolare della pianta, determi- nando la comparsa di caratteristiche bande trasversali depig- mentate, talora con una macchia rossa centrale in corrispon- denza della puntura.

Gli aghi possono mantenere la striatura oppure seccarsi com- pletamente e cadere: maggiore è la defogliazione, più la co- lorazione delle chiome vira verso il grigio. Al termine della stagione vegetativa il fenomeno sembra attenuarsi proprio per la perdita degli aghi maggiormente colpiti, a fronte però di una maggiore trasparenza della chioma e di un’inevitabile riduzio- ne della sua funzionalità.

Nel corso delle indagini, soprattutto nelle aree più umide, sono stati riscontrati sintomi fogliari più o meno diffusi, in parte confondibili con quelli causati da Haematoloma, ma in realtà imputabili all’infezione di un fungo patogeno, quale potrebbe essere Mycosphaerella pini. In alcune zone di fondovalle, invece, sono stati riscontrati ammassi biancastri sugli aghi, con ingial- limento degli stessi, sintomi d’infestazione di una cocciniglia bianca del pino, Leucaspis sp..

A oggi non sono noti casi di elevata mortalità causata diretta- mente da H. dorsatum, ma un’infestazione come quella osser- vata, soprattutto nel caso dovesse ripetersi il prossimo anno, avrà sicuramente un forte impatto negativo sulla vitalità delle piante nel medio periodo, rendendole vulnerabili nei confronti di patogeni o xilofagi secondari. H. dorsatum potrebbe anche agire nel favorire la diffusione, attraverso le sue punture, di patologie latenti.

Nel prossimo futuro andrà quindi posta grande attenzione allo stato fitosanitario delle pinete e alla loro capacità di reagire alla forte defogliazione. Se per certi versi tale quadro patologico potrebbe essere alla base di un forte impulso alla sostituzione delle formazioni di pino con boschi misti di latifoglie, sarà comunque opportuno attuare una stretta vigilanza, anche per evitare la diffusione di altre patologie.

maggior resistenza della specie, sia per l’influenza dei fattori climatici, che limitano la diffusione tanto di fitofagi termofili (come la processionaria del pino), quanto di certi funghi fogliari. Va comunque ricordato che negli ultimi decenni si è manife- stata su tutto l’arco alpino una situazione di “deperimento del pino silvestre”, a eziologia complessa e non del tutto chiarita, particolarmente intensa nelle grandi valli trasversali (Val Veno- sta, Val d’Aosta).

In base agli studi effettuati fino a oggi, si ritiene che il driver principale del fenomeno sia il cambiamento climatico, cui fre- quentemente si associano fattori biotici (insetti, nematodi, fun- ghi patogeni) che accentuano l’indebolimento delle piante, por- tandole, talvolta, anche alla morte.

A questo quadro, già complesso, vanno aggiunte le “minacce” rappresentate da organismi da quarantena di temuta introduzio- ne, il cui controllo preventivo è reso obbligatorio da regolamenti comunitari. Tra le essenze forestali, quelle del genere Pinus sono le più esposte a tali rischi e di conseguenza le più “ispezionate”; tra i monitoraggi obbligatori eseguiti, basti ricordare quelli del temutissimo nematode Bursaphelenchus xilophilus e dell’agente del cancro resinoso Gibberella (=Fusarium) circinata.

È questo il motivo per cui, all’inizio della scorsa estate, la com- parsa in molte pinete di una colorazione rossastra omogenea, con un processo più o meno avanzato di perdita fogliare, ha messo in allerta tanto il personale del Servizio Foreste e fauna, quanto gli addetti FEM al monitoraggio fitosanitario dei bo- schi trentini. Il fenomeno si è presentato inizialmente in Valle dei Laghi, per estendersi poi in Val d’Adige, Val di Cembra, Vallagarina e relative valli laterali.

Più colpite erano le formazioni di pino nero della fascia col- linare, ma risalendo lungo i versanti delle valli erano danneg- giati anche i pini silvestri fino a 1200-1300 m s.l.m., pur con i sintomi attenuati.

L’ispezione visiva ha permesso di escludere da una parte l’ar- rivo di nuove patologie, dall’altra recrudescenze d’infezioni di

Diplodia sapinea, peraltro presenti, ma molto localizzate. La

responsabilità del danno è stata invece attribuita a un’inten-

Adulto di Haematoloma dorsatum e caratteristico danno sugli aghi

Sintomi dell’attacco su chioma di pino nero.

GESTIONE DELLA