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Stefano Pemigotti

La storia delle tecnologie per la stampa è stata fino ad oggi distinta in tre fasi o ondate: la composizione a piombo, la foto­ composizione e i sistemi dedicati.

Tralasciamo le prime due che qui non ci interessano e occu­ piamoci della Terza Ondata, iniziata nella seconda metà degli anni Settanta. Essa ha visto l’affermarsi nei giornali dei sistemi elettronici dedicati, destinati cioè a svolgere compiti ben defini­ ti, come scrivere testi, impaginare, comporre.

In quel momento l’informatica, orientata prevalentemente al­ l’elaborazione dei dati, era lontana dalle esigenze dell’editoria. Ciò ha favorito la crescita di un settore specializzato dell’indu­ stria del computer, dal quale è fino ad oggi dipeso lo sviluppo tecnologico dei giornali.

Se guardiamo, però, a quanto è avvenuto in questo decennio, ci si accorge che nessuno dei progressi tecnologici che stanno rapidamente trasformando il modo di produrre i giornali è stato ottenuto dai tradizionali fornitori di sistemi dedicati. E suffi­ ciente fare riferimento al personal computer, alle reti, alle me­ morie e alle fibre ottiche, ai sistemi di telecomunicazione.

Lo stesso fenomeno del desktop publìshing o editoria indivi­ duale, ritenuto la vera rivoluzione informatica degli anni Ottan­ ta, è nato all’esterno del «mondo della stampa», comprendendo in esso anche chi realizza gli strumenti necessari a produrre i giornali.

L ’ultimo esempio, in ordine di tempo, ci è stato fornito da Steve Jobs, fondatore della Apple, che alcuni mesi fa ha presen­ tato la sua nuova creatura, NexT, un potente personal compu­ ter dalle caratteristiche rivoluzionarie. Ne ricordo solo alcune: è il primo ad impiegare una memoria ottica riscrivibile da 250 milioni di caratteri; dispone di una interfaccia modellabile dal- l’utilizzatore e di una funzione Searcher per ricevere automatica- mente le informazioni che ci interessano, memorizzate in

ban-che dati interne o esterne; è predisposto per elaborare testo, suono e immagini; l’utente può collegare un microfono al com­ puter, digitalizzare un messaggio sonoro e poi integrarlo con un testo scritto.

NexT viene offerto insieme alla versione digitale del diziona­ rio Webster, delle opere complete di Shakespeare, dell’Oxford Book of Quotations — una raccolta di citazioni — e del Webster Thesaurus — un dizionario dei sinonimi. Per la ricerca ci si ser­ ve della funzione Digital Librarían, che consente di disporre istan­ taneamente dell’indice di tutti i testi contenenti una data parola o una frase.

Ancora un volta, dunque, delle innovazioni importanti, che faranno sentire il loro effetto anche sull’editoria, sono state pro­ dotte al di fuori del «mondo della stampa». Comincia a delinear­ si a questo punto il significato della Quarta Ondata.

La novità principale è che le aziende specilizzate nella costru­ zione di sistemi editoriali dedicati sono state tecnologicamente superate dalle altre società di informatica. E facile prevedere che con l’imporsi di alcuni standard al livello intemazionale, questa tendenza sarà rinforzata.

Possiamo perciò affermare con una certa sicurezza che i gior­ nali sono destinati a diventare, per quanto riguarda le tecnolo­ gie, una appendice dell’informatica.

È dunque finita l’epoca dei sistemi dedicati, e se n’è aperta una nuova — la Quarta appunto —, nella quale i sistemi per l’editoria sono costruiti con componenti prodotti da società co­ me Ibm, Apple, Digital e così via, e sono basati su standard.

Non c’è più alcuna differenza sostanziale, per quanto riguarda l’hardware, le macchine, fra un sistema redazionale e un sistema utilizzato, per esempio, per gestire una banca o una qualsiasi azienza. Le tecnologie sono assolutamente le stesse. La differen­ za sta ovviamente nei programmi, nell’intelligenza che circola all’interno dei circuiti dei calcolatori.

Negli Stati Uniti ci si riferisce al sistema editoriale, quello utilizzato nelle redazioni, come ad un sistema generai purpose,

utilizzabile cioè per compiti diversi, anche se la funzione princi­ pale resta quella dell’elaborazione del testo. Ciò aumenta le

pos-sibilità di integrazione con le altre aree «produttive» del giorna­ le: amministrazione, marketing, distribuzione, e così via.

Con la Quarta Ondata è iniziato un forte processo di ristrut­ turazione mondiale del settore, del quale in Italia si è avuta poca eco. Ma se si consultano i dati diffusi dalle più affermate società di ricerca, si può facilmente vedere che negli ultimi due anni sono calate fortemente le vendite delle aziende produttrici dei vecchi sistemi dedicati. Si stanno imponendo, invece, picco­ le società dotate di una maggiore flessibilità e dinamicità, che integrano insieme i componenti standard offerti dall’industria del computer e aggiungono i programmi richiesti.

Anche le grandi corporation stanno entrando nel settore. In Italia, per esempio, I’Ibm, in collaborazione con alcune testate locali, ha avviato un progetto per la realizzazione del proprio sistema editoriale.

Ma veniamo a come dovrebbero essere costruiti i sistemi edi­ toriali della Quarta Ondata. I due principi guida sono l’intelli­ genza distribuita e gli standard.

Ogni giornalista dovrebbe disporre di un personal computer, collegato in rete a quello degli altri redattori, dotato di tutti gli strumenti per svolgere il proprio lavoro: programmi per scri­ vere e correggere i testi, per disegnare grafici, per accedere a banche dati interne ed esterne alla redazione, per controllare e seguire la realizzazione della pagina, e così via. Tutto ciò non è possibile farlo con i terminali non intelligenti dei sistemi della Terza Ondata.

Voglio precisare che non sto parlando di assegnare compiti diversi ai giornalisti, i quali restano soli depositari della ricerca e della selezione dell’informazione, e della creazione degli articoli.

Il personal computer, le reti, e i programmi esistenti sono però strumenti utili al giornalista per migliorare la qualità e la completezza dell’informazione, strumenti che sarebbe stupido tra­ scurare.

Gli standard — siamo passati al secondo principio — garanti­ scono il continuo miglioramento del sistema, in quanto permet­ tono di utilizzare subito le novità di hardware e di software lanciate sul mercato, e nello stesso tempo assicurano la compati­ bilità fra componenti di marche diverse.

La Quarta Ondata è già da più di un anno una realtà nel Nord America. Dapprima i piccoli giornali, e poi recentemente grandi testate come «The Chicago Tribune» e «The Toronto Star», hanno scelto sistemi basati sull’intelligenza distribuita e sugli standard dell’informatica. I due quotidiani citati stanno per installare sistemi composti da più di.300 personal computer col­ legati da reti locali ad ampie banche dati.

In Europa, sono state soprattutto le nuove testate ad orien­ tarsi verso sistemi di questo tipo.

In Italia la Quarta Ondata sta facendo la sua timida appari­ zione in alcuni giornali, in particolare locali. Ma, diversamente da quanto sta avvenendo nel resto del mondo, in Italia si sta partendo dal basso, dalla tipografia, per poi arrivare, si spera, alle redazioni. Molti giornalisti si oppongono infatti all’introdu­ zione delle reti di personal computer nelle redazioni. Il timore è che questa macchina, e le sue potenzialità, mettano in pericolo le specificità della professione giornalistica. Gli standard e le reti di telecomunicazioni favoriscono anche il processo di integrazio­ ne delle redazioni e le «sinergie» di gruppo, che sono fra gli argomenti al centro di queste due giornate.

Non è mio compito toccare questi problemi, che possono es­ sere risolti solo in sede di trattativa sindacale con gli editori. Quello“' che mi preme sottolineare è il rischio che l’editoria ita­ liana resti tecnologicamente arretrata rispetto agli altri paesi avanzati.

Come sapete, il grado di flessibilità e adattabilità dei giornali, in breve la loro competitività, è funzione anche delle scelte tec­ nologiche. I sistemi della Quarta Ondata sono la risposta più corretta alle sfide che i giornali dovranno affrontare nel mercato dei mezzi di comunicazione di massa degli anni Novanta.

I giornali italiani continuano invece ad utilizzare e ad acqui­ stare sistemi della Terza Ondata. Il paradosso è che tutti parla­ no di nuove tecnologie riferendosi ad essi, mentre al contrario si tratta di tecnologie sorpassate, anacronistiche, destinate a non evolvere, perché nessuno è oggi disposto a investire in ricerca e sviluppo sui sistemi dedicati, nemmeno i loro costruttori. Il nuovo orizzonte della ricerca è infatti quello definito dagli stan­ dard dell’informatica.

Riepilogando, con la Quarta Ondata l’industria dei giornali è entrata in una nuova era, nella quale non potrà più essere considerata un settore specializzato che necessita di tecnologie specializzate, ma, come detto all’inizio, una appendice, una ap­ plicazione, dell’informatica generale.

NUOVE TECNOLOGIE DELL’INFORMAZIONE

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