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3. CARATTERIZZAZIONE DEL RISCALDAMENTO DOMESTICO

3.3 Focus su biomasse per riscaldamento

3.3.6 La questione ambientale

Quando si parla di programmazione energetica e questioni ambientali spesso si fa riferimento alle emissioni di CO2, ma non bisogna affatto trascurare la problematica della qualità dell’aria. Studi recenti e rilevazioni sulla qualità dell’aria a livello locale hanno evidenziato una presenza di inquinanti atmosferici e composti tossici (fra cui il particolato ma anche idrocarburi policiclici aromatici ed in particolare il benzo(a)pirene, che risultano tra gli altri anche dalla combustione di biomasse legnose), ancora troppo elevata in alcune zone del Paese, nonostante l’approvazione e attuazione di norme nazionali ed europee abbastanza stringenti sulle emissioni sia degli impianti industriali che del parco autoveicoli.

L’incidenza delle concentrazioni di alcuni inquinanti atmosferici, fra cui il particolato, nella diffusione di patologie dell’apparato respiratorio negli esseri umani è un fatto riconosciuto da numerose indagini epidemiologiche a livello mondiale. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), in un rapporto del 201429, stimava che nel 2012 l’inquinamento dell’aria sia stato responsabile nel mondo di circa 7 milioni di decessi, il che lo confermerebbe come il principale rischio ambientale per la salute.

Il progetto VIIAS (Valutazione integrata dell’Impatto dell’Inquinamento atmosferico sull’Ambiente e sulla Salute) finanziato dal Centro Controllo Malattie del Ministero della Salute30, valuta per l’Italia in circa 30000 decessi l’anno l’impatto del solo particolato fine (PM2,5) sulla salute, pari al 7% di tutte le morti esclusi gli incidenti. Lo studio segnala che il 29% della popolazione vive in zone dove la concentrazione degli inquinanti è sopra la soglia di legge, e che l’inquinamento colpisce per il 65% del totale il Nord Italia (per la somma di inquinamento industriale, congestione del traffico urbano, ma anche dell’uso di biomasse per riscaldamento).

La Pianura Padana risulta essere una delle regioni più inquinate in Europa a causa della sua alta densità, sia di popolazione che di attività economiche. Gli effetti dell’alto livello di antropizzazione vengono peggiorati dalle caratteristiche orografiche del bacino, che ostacolano la circolazione dell’aria per effetto dell’invaso che viene creato da mare, Alpi e Appennini (Figura 35).

Negli ultimi anni le statistiche evidenziano che il settore che più contribuisce al peggioramento della qualità dell’aria in Italia è quello del riscaldamento, dove, nonostante i miglioramenti delle prestazioni dei dispositivi, si assiste ad un incremento delle emissioni (sia PM10 che PM2,5) causato prevalentemente dall’uso delle biomasse (Figura 36 e Figura 37, voce “Non industrial

combustion plants”). Negli altri settori, invece, si è registrato un netto calo delle emissioni dovuto a migliori tecniche di combustione, soprattutto nelle auto, e all’impiego di combustibili più puliti.

Figura 35 - Concentrazioni medie annuali di PM10 in Europa nel 2011

Fonte: Agenzia Europea dell’Ambiente (EEA), 2013

Figura 36 - Trend delle emissioni di PM10 in Italia dal 1990 al 2011 (Gg)

Figura 37 - Trend delle emissioni di PM2.5 in Italia dal 1990 al 2011 (Gg)

Fonte: elaborazione ENEA su dati ISPRA

Per quanto riguarda le biomasse, si stanno conducendo sforzi nello stesso senso, sia a livello amministrativo sia tecnologico, ma l’inquinamento da uso termico delle biomasse oscilla all’interno di un ampio intervallo e l’effettiva collocazione dipende dalla tipologia, tecnologia e dall’efficienza dell’impianto di combustione, dal tipo di combustibile e anche dalle pratiche di utilizzo.

Ad oggi, i limiti normativi nazionali di emissione per gli impianti alimentati a biomassa sono differenziati. Per impianti con potenza nominale <50 MW (periodi di misura di un’ora nelle condizioni più critiche di funzionamento), si veda la Tabella 16.

Tabella 16 - Limiti di emissione per impianti alimentati a biomassa con potenza nominale < 50 MW

inquinante

Limite di emissione(mg/Nm3)

gas secco, 11% O2, 0°C, 0,1013 MPa

periodo di riferimento

potenza termica nominale (MW)

> 0,035 ÷ ≤ 0,15 > 0,15 ÷ 3 > 3 ÷ ≤ 6 > 6 ÷ ≤ 20 > 20 PM ora 200 100 30 giorno CO ora 350 300 250 200 giorno 150 100 COT ora 30 20 giorno 10 NOxb ora 500 400 giorno 300 200 SOxb ora 200

Per impianti con potenza nominale > 50 MW i limiti di emissione dipendono dall’anno e dalla procedura di autorizzazione.

Per gli impianti per la produzione di energia elettrica alimentati a biocombustibili liquidi i limiti di emissione sono (a 6% O2 nei fumi):

• PM < 150 mg/Nm3 (pot. nominale < 5 MW); PM < 100 mg/Nm3 (pot. nominale > 5 MW) • NOx < 500 mg/Nm3

• SO2 < 1700 mg/Nm3 (con contenuto di zolfo nel combustibile superiore a 1%).

Per gli impianti per la produzione di energia elettrica alimentati a biogas i limiti di emissione sono (a 5% O2 nei fumi):

• COT < 150 mg/Nm3 (pot. nominale < 3 MW); COT < 100 mg/Nm3 (pot. nominale > 3 MW)

• CO < 800 mg/Nm3 (pot. nominale < 3 MW); CO < 650 mg/Nm3 (pot. nominale > 3 MW) • NOx < 500 mg/Nm3 (pot. nominale < 3 MW); NOx < 450 mg/Nm3 (pot. nominale > 3

MW)

• HCl < 10 mg/Nm3

In Italia non esistono regolamentazioni per il controllo delle emissioni generate da apparecchi di riscaldamento con potenza inferiore a 35 kW.

I procedimenti di infrazione cui l’Italia è stata sottoposta da parte della Commissione Europea (l’Italia è il Paese che, in base agli ultimi dati del 2010, ha il più alto numero di zone con superamento del limite giornaliero di PM10: 54 su 128) impongono azioni urgenti di

miglioramento a livello regionale. A tal scopo, le singole Regioni si stanno dotando di Piani di risanamento della qualità dell’aria, tra i quali il più significativo è sicuramente il Piano della regione Lombardia, che coinvolge l’intero bacino padano attraverso il Tavolo di Coordinamento Interregionale delle Regioni della Valle del Po.

Il Piano Regionale degli Interventi per la qualità dell’Aria (PRIA, 2013) è infatti uno strumento di programmazione che opera con specifiche misure in tutti i settori coinvolti nel rilascio di emissioni in atmosfera, rivolgendosi prioritariamente agli inquinanti per i quali non si e ancora conseguito il rispetto del limite: particolato fine (PM10 e PM2.5), biossido di azoto (NO2), benzo(a)pirene e ozono (O3).

Gli strumenti di cui si avvale il Piano sono di tipo normativo, di sostegno economico-finanziario (incentivi e fiscalità di scopo) e informativo, suddivisi in Programmi Regionali di intervento corrispondenti ad altrettanti macro-settori: mobilità e trasporti. energia, agricoltura e foreste. Nel PEAR (Programma Energetico Ambientale Regionale) sono quindi indicate anche misure riguardanti l’utilizzo di biomasse come fonte di energia rinnovabile, con particolare attenzione ai fenomeni emissivi prodotti dai piccoli impianti a legna. Per questi sono state adottate le seguenti misure:

• Divieto di utilizzo, solo se sono disponibili altri sistemi di riscaldamento, di impianti domestici (caminetti aperti o chiusi e stufe) alimentati a biomassa legnosa aventi un rendimento inferiore al 63%, dal 15 ottobre al 15 aprile di ogni anno, nei comuni al di sotto dei 300 m di altitudine. Il provvedimento attuale interessa già l’85% della popolazione lombarda e potrà essere esteso ad altre aree del territorio regionale; • Divieto di combustione all’aperto in tutto il territorio regionale.

Gli impianti a legna sono inoltre equiparati dal PRIA agli impianti termici alimentati a metano o gasolio e quindi per essi valgono le seguenti prescrizioni:

• Nuove installazioni eseguite da personale abilitato, secondo il DM 37/2008;

• Obbligo di manutenzione per gli apparecchi (come indicato dal DPR 74/2013 e dalla norma UNI 10683/2012)

• Controlli e ispezioni come per gli altri impianti termici;

• Censimento degli apparecchi a legna nel Catasto Regionale degli Impianti Termici (CURIT);

• Introduzione di un rendimento energetico minimo peri nuovi impianti da installare. La classificazione energetica degli apparecchi domestici a legna sarà inoltre introdotta a livello nazionale su proposta della regione Lombardia e delle altre regioni del bacino padano, con il fine di introdurre sul mercato apparecchi che abbiano prestazioni emissive ed energetiche ben definite.

4. L’EVOLUZIONE DEL SISTEMA ENERGETICO E AMBIENTALE ITALIANO AL

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