Contemporaneità del pensiero di Ozanam
L’industrializzazione del XIX secolo fu inscindibile dal fenomeno del pauperismo. Sia il progetto della teoria socialista che la teoria rivoluzionaria comunista erano rivolti alla risoluzione della questione sociale e all’eradicazione della povertà dalla società. Nella Francia di Ozanam, sostenitore della terza via, la conciliazione tra liberalismo e cristianesimo, oltre ai pensieri politici precedentemente citati di Saint-Simon e Proudhon, trovarono consenso il falansterianismo di Charles Fourier19 (1772-1835), lo statalismo di Louis Blanc20 (1811-1882) e la proposta di Pierre
19Fourier ‹furi̯é›, François-Marie-Charles. - Pensatore politico e riformatore sociale (Besançon 1772 - Parigi 1837),
(Treccani, Enciclopedia on-line) uno dei principali esponenti del socialismo utopistico. Nato da una famiglia di commercianti, nonostante la sua avversione per lo spirito mercantile dovette darsi agli affari e viaggiò in Francia,
Germania, Paesi Bassi e Russia. Rientrato in Francia, si trovò implicato nelle vicende della Rivoluzione francese: fu arrestato due volte e perse i suoi beni. Nel 1808 pubblicò un opuscolo Sur les charlataneries commerciales, caustica denuncia dello spirito mercantile, e la sua prima vasta opera intitolata Théorie des quatre mouvements et des destinées générales. Critico implacabile della proprietà privata, della libera concorrenza, della produzione per il profitto, F. denuncia l'intero sistema della moderna civiltà industriale ("Tout est vicieux dans le système industriel, il n'est qu'un monde à rebours"), generatore di crisi economiche, di miseria, di disoccupazione e di un vero e proprio "feudalismo mercantile" dominato dalla frode, dalla menzogna e dall'ipocrisia. Collocandosi per certi aspetti sulla scia di Rousseau, F. completa questa sua radicale critica della nuova civiltà con un vasto progetto di ricostruzione sociale fondato sul "principio di attrazione" e sulla libera associazione degli uomini in unità collettive denominate "falangi". Le falangi vivono in edifici (falansterî) nei quali gli individui conducono una vita collettiva alternandosi nell'esercizio dei mestieri fuori da ogni rigida divisione del lavoro e da ogni vincolo coattivo e permanente. Ricercando per questa nuova società un fondamento etico-politico, F. giunge a escogitare, recependo influenze utilitariste, una vera e propria matematica delle passioni e a sostituire le tradizionali gerarchie politiche con istituzioni atte a garantire il rispetto delle differenze dei meriti. In questo progetto utopistico di F. non manca neppure uno sfondo misticheggiante. Numerosi furono i tentativi di pratica organizzazione dei falansterî, proseguiti anche dai discepoli di F. dopo la sua morte. Il fourierismo si diffuse in Francia a opera di Victor Considérant, in Russia a opera di Herzen e del circolo Petraševskij, nonché in
Inghilterra e negli Stati Uniti. Altre opere: Traité de l'association domestique et agricole (1822), Nouveau monde industriel et sociétaire (1829), Fausse industrie (1835-36).
20Blanc, Jean-Joseph-Charles-Louis. - Uomo politico francese (Madrid 1811 - Cannes 1882); interessato ai problemi
sociali, sulla Revue du progrès (da lui fondata nel 1839) denunziò vigorosamente le conseguenze della miseria e dell'ignoranza, con la sua attività di giornalista e di storico (Histoire de dix ans 1830-40, 5 voll., 1841-44; l'Histoire de la révolution française, 12 voll., 1847-62, nella quale richiamava l'attenzione sul programma "sociale" della Convenzione e della Montagna) si pose fra i capi dell'opposizione democratica alla Monarchia di luglio. Nel suo radicale democraticismo si raccoglievano i motivi più profondi dell'umanitarismo socialistico: calore di simpatia verso il proletariato, che bisognava salvare dallo stritolamento progressivo dell'economia borghese, sollecitazione aperta agli uomini "di coscienza e di ragione" perché alleviassero l'ingiustizia e l'oppressione. Le proposte concrete non andavano al di là delle premesse saintsimoniane, con la proposta della socializzazione progressiva dei mezzi di produzione, della creazione d'una società collettivistica (a base corporativa), ma davano forza di convinzione al suo linguaggio la robusta eloquenza, l'impegno morale, la saldezza e dirittura del carattere. Membro del governo provvisorio nel 1848, cercò di far entrare nella realtà concreta il principio a lui caro dell'"organizzazione del lavoro"; ma più teorico che realizzatore, incapace di un'azione decisa, deluse le speranze popolari e, dopo i fatti del maggio e del giugno, dovette riparare in Inghilterra, ove rimase fino al 1870. Membro dell'Assemblea nazionale del 1871, si schierò contro la Comune di Parigi e nel 1876 fu uno dei fondatori del partito radicalsocialista francese.
Leroux21 (1789-1871). Egli riversò il termine solidarietà comunemente utilizzato nell’accezione
giuridica (pagamento in solido dei soci), nella sua concezione di società. Affermò che aveva introdotto il vocabolo nella filosofia e nella religione che costituì insieme alla carità, il filo conduttore del suo pensiero politico e sociale. Evolvendosi dalla dottrina sansimoniana diverrà il fautore di una filosofia religiosa del progresso sociale il cui fine era di risollevare il proletariato attraverso una nuova religione sociale dell'umanità alla quale diede il nome di "solidarismo”. La solidarietà sociale doveva subentrare alla carità cristiana, considerata troppo soggetta alla sorte per costruire su di essa l’emancipazione del proletariato. Anche il sentimento rivoluzionario di fraternité venne ritenuto inadeguato a tale scopo.
Nell’ambito del pensiero solidaristico trova collocazione Leon Bourgeois22 (1851-1925) con la sua
polarizzazione della solidarietà sociale: da obbligo morale di chi ha troppo verso chi ha troppo poco a obbligo giuridico di contribuzione verso i meno abbienti, andando a identificare lo Stato quale garante dell’adempimento del simil-contratto sociale da lui proposto. Dal punto di vista pratico le teorie solidaristiche dettero luogo alla legislazione propizia alle masse dei salariati, all’istituzione del credito a loro dedicato e furono propulsore della nascita del cooperativismo. A tal proposito ricordiamo l’economista Charles Gide23 (1847-1932) esponente di spicco della École de Nîmes
sostenitrice del cooperativismo quale strumento per affrancarsi dal salario. Non si trattava di
21Leroux, Pierre. - Pubblicista e uomo politico francese (Bercy, Parigi, 1797 - Parigi 1871). Seguace di C.-H. Saint-
Simon, collaborò (dal 1824) a Le Globe e nel 1841 fu uno dei fondatori della Revue indépendante; precorse le idee positiviste di A. Comte, propugnando una nuova religione sociale dell'umanità alla quale diede il nome di "solidarismo", che ebbe una certa influenza anche su letterati e romanzieri (G. Sand e V. Hugo, nell'esilio comune a Jersey). Tra i primi (1835 circa) usò il termine socialismo. Prese parte alla rivoluzione di febbraio del 1848, fu membro della Costituente e della Legislativa. Inclinò più tardi verso un misticismo d'ispirazione tra pitagorica e buddista. Dopo il colpo di stato del 1851 si rifugiò in Inghilterra, e tornò in Francia solo nel 1869. Opere principali: De l'égalité (1838); Réfutation de l'éclectisme (1839); De l'humanité, de son principe et de son avenir (2 voll., 1840); Sept discours (2 voll., 1841); Du christianisme et de ses origines démocratiques (1848); Projet d'une constitution démocratique et sociale (1848).
22Bourgeois, Léon-Victor-Auguste. - Giurista e uomo politico francese (Parigi 1851 - Oger, Épernay, 1925), (Treccani,
Enciclopedia on-line) esponente del Partito radical-socialista, teorico del riformismo sociale di ispirazione solidaristica. Dal 1888 deputato, fu presidente del Consiglio nel 1895-96. Successivamente più volte ministro, presidente della Camera (1902-04) e del senato (1920-23), fu delegato francese alla Società delle Nazioni (1919). Per la sua opera nella redazione del patto societario gli fu conferito nel 1920 il premio Nobel per la pace. Tra le sue opere: Solidarité (1896), La politique de la prévoyance sociale (1914-19), L'oeuvre de la Société des Nations, 1920-23 (1923).
23Gide, Charles. - Economista francese (Uzès, Gard, 1847 - Parigi 1932), (Treccani,Enciclopedia on-line) zio di André;
prof. nelle univ. di Bordeaux, Montpellier e Parigi, fondatore (1887) e condirettore della Revue d'économie politique. Socio straniero dei Lincei (1914). Appartenne alla scuola da lui stesso detta della solidarité, fautrice del sistema cooperativistico e delle altre forme di associazione volontaria. La sua apertura verso approcci diversi in campo economico e storico-sociologico lo portò a contrastare il predominio del pensiero liberista. Oltre agli eccellenti Principes d'économie politique (1884; 24a ed. 1924), sono importanti: La nouvelle école (1890), Cours d'économie politique (1895), La coopération (1900), L'économie sociale (1905), Histoire des doctrines économiques (in collab. con Ch. Rist, 1909; 7a ed. 1947).
minacciare la proprietà privata fondamento del capitalismo ma ancora una volta di considerare il principio di solidarietà come un percorso alternativo tra liberalismo e marxismo. Questo tipo di solidarietà - dichiara Gide - «non è come la libertà o l' uguaglianza, un puro ideale: è un fatto meglio stabilito dalla scienza e dalla storia, l'interdipendenza degli uomini sta aumentando ogni giorno »24.
Al solidarismo francese si ricollegano le proposte dei diritti sociali, il cooperativismo cattolico o socialista e una grande e reciproca influenza con la socialdemocrazia tedesca che fondò enti ed istituzioni a favore delle classi più deboli. Il vescovo di Magonza von Ketteler25 (1811-1877)
fautore in Germania del movimento cristiano sociale, contestò apertamente lo sfruttamento capitalista delle masse operaie, il liberalismo e si appellò all’intervento statale regolatore dell’economia. Fondò i Christlichsoziale Blätter e favorì il cooperativismo. Il padre gesuita Heinrich Pesch26 (1854-1892) elaborò una teoria, il solidarismo cristiano, opponendosi sia al
liberalismo che al socialismo, orientandosi su una concezione organica e morale della società che si basava sulla necessaria solidarietà dei gruppi sociali e sulla subordinazione degli interessi privati al benessere collettivo.
24 Charles Gide, Cooperazione ed economia sociale:1886-1904
25 Ketteler ‹kètëlër›, Wilhelm Emmanuel barone von. - Prelato cattolico (Münster in Vestfalia 1811 - Burghausen,
Baviera, 1877). (Treccani, Enciclopedia on-line) Sacerdote (1844), dal 1850 vescovo di Magonza, fu l'anima del movimento cristiano-sociale in Germania; polemizzò contro gli abusi del nascente capitalismo, opponendosi al liberismo, invocando l'illuminato intervento statale nell'economia e promuovendo il movimento cooperativistico. Fondò i Christlichsoziale Blätter, organizzò il Congresso cattolico di Düsseldorf e la Conferenza di Fulda con l'intento di richiamare l'episcopato sui gravi problemi sociali del momento; scrisse di politica e di economia (Die Arbeiterfrage und das Christentum, 1844; Liberalismus, Sozialismus und Christentum, 1871; Die Katholiken im deutschen Reich, 1873, ecc.). Deputato al parlamento tedesco, fu importante oppositore del Kulturkampf.
26 Heinrich Pesch (Colonia, 17 settembre 1854 – Valkenburg, 1º aprile 1926) (Wikipedia) è stato un economista e
sociologo tedesco, esponente di spicco del solidarismo cristiano. La sua opera principale, Lehrbuch der Nationalökonomie,[5] è considerata una fonte dell'enciclica sociale di papa Pio XI Quadragesimo anno.Heinrich Pesch
teorizzò il solidarismo cristiano, un sistema fondato su valori morali di solidarietà sociale dove gli individui pongano in secondo piano i loro interessi privati a favore di quelli collettivi.
La sua dottrina può essere considerata un ponte tra il pensiero sociale cattolico espresso nell'enciclica Rerum novarum (1891) di Leone XIII e quello teorizzato nella Quadragesimo anno (1931) di Pio XI.
Dopo la pubblicazione dell'opera di Adam Smith La ricchezza delle nazioni (1776), l'economia si presenta come uno studio scientifico separato da considerazioni etiche e filosofiche. L'attività economica tendente a realizzare il massimo interesse, soprattutto monetario, si svolge secondo leggi meccaniche rappresentate matematicamente.
Le raffigurazioni matematiche, non a caso, o perché le ignorasse, sono invece quasi del tutto assenti nei volumi dell'opera di Pesch che privilegia invece lo studio della natura dell'uomo e il suo rapporto con la famiglia, la società e la proprietà curando anche di evidenziare i rapporti dell'economia con le scienze sociali.
Pesch, economista cattolico, contesta il socialismo e ogni forma di sistema collettivistico. La proprietà privata, la famiglia e lo Stato sono per lui la garanzia dell'ordine sociale.
Rifiuta altresì l'egoismo del capitalismo e del libero mercato a cui contrappone la naturale reciproca interdipendenza di tutti che si esprime nell'ideale del solidarismo.
Capitale e lavoro sono reciprocamente connessi e interdipendenti e quindi nessun contrasto dovrebbe nascere tra loro. È assurdo pensare che la società possa progredire se i suoi membri pensino a soddisfare i propri particolari interessi così come in una famiglia la massima felicità si realizza quando ognuno collabora al benessere di tutti.
Il panorama religioso politico e sociale francese tra la fine Ottocento e l’inizio del Novecento fu permeato dallo spirito corporativista di arti e mestieri la cui radice affonda nel solidarismo. La nascente legislazione sociale riconobbe il principio di solidarietà come portante per l’associazionismo, il cooperativismo imprenditoriale e del proletariato. L’intervento statale era riconosciuto in tempo di crisi economico-sociale e come regolatore del conflitto sindacale.
Osserviamo che l’analisi della questione sociale in ogni epoca storica contiene in ogni suo passaggio la rivendicazione dei diritti sociali, della solidarietà e l’evoluzione della Dottrina sociale della Chiesa, riconducibili al precursore del movimento sociale cattolico Frédéric Ozanam. La definizione del termine solidarietà si incontra per la prima volta nel “Discours sur l’ésprit positif” nel 1844, del padre della sociologia Auguste Comte (1789-1857) […] il legame di ciascuno con tutti, sotto una pluralità di spetti, tale da rendere involontariamente familiare l’intimo sentimento della solidarietà sociale, adeguatamente inteso in tutte le epoche e in tutti i luoghi”. Il concetto espresso è quello del vincolo sociale come sinonimo di coesione sociale.
Nella storia dell’umanità, il primo fattore di coesione sociale è stato e resta tuttora la religione, in particolar modo nelle società premoderne come dimostrò il sociologo Émile Durkheim27 (1858-
1857) in “Les formes élémentaires de la vie religieuse” del 1912. I miti religiosi come fondamento della società primitiva. Altra importante opera fu “De la division du travail social” del 1839 in cui afferma che la divisione del lavoro sostituirà la religione come fulcro principale della coesione sociale; gli attori sociali dipendenti gli uni dagli altri in virtù della reciproca differenziazione delle
27Durkheim ⟨dürkèm⟩, Émile. - Sociologo francese (Épinal, Vosgi, 1858 - Parigi 1917). È stato uno dei fondatori della
sociologia. In De la division du travail social (1893) distinse tra la "solidarietà meccanica" (o istintiva) delle società primitive e la "solidarietà organica", cioè consensuale, tipica delle società più evolute. Introdusse il concetto di anomia per indicare la condizione di sradicamento sociale dell'individuo per la perdita delle norme di riferimento collettivo. Indicò quale compito specifico della sociologia lo studio dei fatti sociali, ossia dei fenomeni sociali come dati esterni e indipendenti rispetto agli individui (Les règles de la méthode sociologique ,1895). Celebre l'indagine sul suicidio (1897) impostata su questo metodo.
D. insegnò sociologia all'università di Bordeaux e dal 1902 alla Sorbona. Diresse l'Année sociologique dal 1896 al 1912. Si interessò attivamente alla politica francese, soprattutto ai programmi per l'istruzione pubblica, e fu fautore di una concezione corporativa del socialismo in polemica con le correnti marxiste e utopiste del tempo. Nell'idea che ne aveva D., lo scopo principale della politica moderna era la restaurazione di un ordine sociale le cui norme fossero sufficientemente stabili per gli individui.
Di queste idee v'è ampia traccia negli scritti politici e pedagogici, pubbl. postumi: Éducation et sociologie (1922), L'éducation morale (1925), Le socialisme (1928), Leçons de sociologie (1950). Nella prima opera di D. - De la division du travail social (1893; trad. it. 1962) - reagì contro la concezione che la società industriale fosse basata esclusivamente sulla logica individualistica di mercato. Les règles de la méthode sociologique (1895; trad. it. 1971) costituisce il primo vero trattato di metodologia empirica delle scienze sociali e orienta anche l'indagine successiva sulle tipologie sociali del suicidio (Le suicide, 1897; trad. it. 1969). L'interesse per la religione, come nucleo stesso dell'ordine sociale, lo portò nella sua ultima opera, Les formes élémentaires de la vie religieuse (1912; trad. it. 1963), ad affrontare una serie di ricerche etno-antropologiche sulle tribù "totemiche" dell'Australia, dalle quali trasse le prove a sostegno della tesi per cui la forza di penetrazione e di legittimazione delle norme sociali deriva dal carattere di sacralità con cui vengono interiorizzate dagli individui.
attività lavorative. Le sue elaborazioni concettuali lo posero lontano dalla teoria economica individualista quanto dal marxismo; rivendicando nella sua azione politica una visione corporativa del socialismo e un sistema normativo sufficientemente stabile per gli individui che garantisse ordine sociale.
Il principio di sussidiaretà in forma esplicita lo scopriamo nell'enciclica Quadragesimo Anno del 1931 promulgata da papa Pio XI (1922-1939), […] perché l'oggetto naturale di qualsiasi intervento della società stessa è quello di aiutare in maniera suppletiva (subsidium) le membra del corpo sociale, non già distruggerle e assorbirle”. Esercizio delle prerogative del potere statale senza invadere le competenze dei corpi intermedi. Con il Concilio Vaticano II (1962-1965) si riconobbe ufficialmente la missione apostolica del laico nella società e la si definì come espressione della stessa vocazione cristiana. Corresponsabilità di tutte le parti per uno sviluppo solidale dell’umanità. La testimonianza laica della fede, dell’insigne intellettuale cattolico Professor Ozanam, anticipò pienamente il contenuto della Lumen Gentium; dedicata proprio alla definizione del profilo del laico cristiano.
Il magistero di papa Giovanni Paolo II affrontò la questione sociale dal punto di vista della perdita del senso del lavoro. Nella Laborem Exercens pubblicata nel 1981 affermò che […] sia la prima industrializzazione che ha creato la cosiddetta questione operaia, sia i successivi cambiamenti industriali, dimostrano eloquentemente che, anche nell'epoca del «lavoro» sempre più meccanizzato, il soggetto proprio del lavoro rimane l'uomo. Non c'è, infatti, alcun dubbio che il lavoro umano abbia un suo valore etico, il quale senza mezzi termini e direttamente rimane legato al fatto che colui che lo compie è una persona, un soggetto consapevole e libero, cioè un soggetto che decide di se stesso […] questa verità, che costituisce in un certo senso lo stesso fondamentale e perenne midollo della dottrina cristiana sul lavoro umano, ha avuto ed ha un significato primario per la formulazione degli importanti problemi sociali a misura di intere epoche”. La tematica è intrinseca al riconoscimento del valore della vita in termini assoluti e non relativi. Nel centesimo anniversario della Rerum Novarun il papa promulgò nel 1991 l’enciclica Centesimus annus in cui perseguì l’analisi del socialismo e del capitalismo alla luce del crollo dei regimi comunisti ammonendo l’umanità sulle conseguenze della negazione di Dio.
Durante il suo pontificato proclamò Frédéric Ozanam beato nel 1997 […] Disquisitio de vita et actuositate Servi Dei F. Ozanam a cura della Sacra Congregazione per le cause dei Santi, pubblicata a Roma nel 1980, il Decreto di riconoscimento del grado eroico delle virtù teologali e cardinali del 1993 ed il successivo riconoscimento del miracolo attribuito all’intercessione del Servo di Dio, hanno portato alla sua beatificazione a Parigi, il 22 agosto 1997, da parte del Papa Giovanni Paolo
II, in occasione della XII Giornata mondiale della Gioventù. Ricerche e studi più recenti sulla figura e la santità di Ozanam ne hanno certamente accresciuto la conoscenza soprattutto nel contesto del suo tempo, ma resta ugualmente da approfondire il suo forte carisma di profeta dei tempi nuovi e la sua attualità, che lo rendono, come ha affermato Giovanni Paolo II, «un modello ancora attuale dei giovani cristiani laici». (Fondazione Nazionale Società di San Vincenzo de’ Paoli)28.
Il nuovo ciclo della Dottrina Sociale della Chiesa si aprirà con l’enciclica di papa Benedetto XVI Caritas in Veritate del 2009; per la prima volta la questione sociale verrà contestualizzata all’interno di un mondo globalizzato dominato dalla speculazione finanziaria. All’indomani dei fallimenti delle piazze finanziarie mondiali, sottolineò che lo scambio di mercato non era in grado di generare la coesione sociale, uno degli assi portanti dell’umana società.
[…] Il mercato, lasciato al solo principio dell’equivalenza di valore dei beni scambiati, non riesce a produrre quella coesione sociale di cui pure ha bisogno per ben funzionare. Senza forme interne di solidarietà e di fiducia reciproca, il mercato non può pienamente espletare la propria funzione economica. Ed oggi è questa fiducia che è venuta a mancare, e la perdita della fiducia è una perdita grave”.
La centralità dell’etica del lavoro, la politica economica equamente distributiva delle risorse materiali connesse con il principio della gratuità come presupposti per uno sviluppo umano integrale; non stigmatizzazione della logica di profitto ma inclusione di altro tipo di obiettivi dell’attività economica. A livello meso dunque, riscontreremo gli esempi virtuosi di organizzazioni cosiddette del Terzo settore, posizionate tra le imprese profit e quelle non profit […] Non si tratta solo di un terzo settore, ma di una nuova ampia realtà composita, che coinvolge il privato e il pubblico e che non esclude il profitto, ma lo considera strumento per realizzare finalità umane e sociali”. La questione sociale in papa Benedetto XVI si svilupperà sotto la prospettiva antropologica e dell’insegnamento primario della Chiesa: la carità verso il prossimo.
Papa Francesco, salito al soglio pontificio nell’anno 2013 in seguito alle dimissioni del suo predecessore, colloca l’interdipendenza tra crisi ambientale e sociale al centro della sua enciclica Laudato sì promulgata nel 2015; il papa ci illustra l’ecologia integrale precisando che “non si tratta di un’enciclica verde ma di un’enciclica sociale” […] «Non ci sono due crisi separate, una ambientale e un’altra sociale, bensì una sola e complessa crisi socio-ambientale. Le direttrici per la soluzione richiedono un approccio integrale per combattere la povertà, per restituire la dignità agli esclusi e nello stesso tempo per prendersi cura della natura» (n. 139) […] «non possiamo fare a
meno di riconoscere che un vero approccio ecologico diventa sempre un approccio sociale, che deve integrare la giustizia nelle discussioni sull’ambiente, per ascoltare tanto il grido della terra