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Presidenza M I L L O .

La Sedata è aperta alle o r e 9 p o m .

Presidente. — Non si d a lettura del verbale della seduta di questa

m a n e stantechè c ' è stato poco tempo e n o n sufficiente p e r formu-larlo. I Signori Relatori favoriscano di d a r lettura della relazione

della 4.a Sezione.

GIROLAMI , Presidente della 4." Sezione. — Stantechè m a n c a il

Relatore della Sezione, h o pregato il Signor Cabella qui presente affinchè favorisca di d a r lettura della relazione di cui si tratta.

(Il Signor Cabella legge la seguente Relazione).

i c p i o t i !

Innanzi tutto la quarta Sezione non può astenersi dal manifestarvi l'esitanza che ha provato nell' affrontare il vasto ed arduo tema che venne affidato alla sua disamina, il quale oltre al presentare un lar-ghissimo campo di discussione nell'ordine dei fatti esige altresi un corredo di dottrina e scienza economica che non sempre di certo forma la caratteristica degli uomini d'affari. Per altro ha creduto di pro-cedere innanzi, affidandosi che l'indole pratica del nostro Congresso mira più a considerare le questioni sul terreno dei fatti che non su quello teorico.

Quando nel 1851 il Conte di Cavour con nobile ardire, seguendo 1'esempio di altre nazioni, proclamava da noi i fecondi principii del libero scambio abbattendo le barriere del Colbertismo, l'Italia impre-parata ancora al nuovo regime economico a cui veniva esposta, si trovò improvvisamente in lotta a forze impari colle nazioni che avevano, collo immenso sviluppo delle grandi industrie e degli estesi traffici, formato già in gran parte la propria potenza economica e finanziaria!

Donde un forte spostamento di interessi, donde una serie di lagni che pervenuti incessanti al Governo, trassero molti nell'erronea cre-denza che i nuovi principii ra chiudessero più il germe del male che quello del bene.

Ma se talune provincie risentirono fortemente del novello stato di cose, al contrario è forza riconoscere che dal 1851 in poi lo svi-luppo industriale e commerciale del Paese ha ricevuto tale un impulso che fino allora erasi sperato invano di raggiungere.

D' altra parte non v' ha dubbio che il libero scambio applicato nel senso più lato ed assoluto torna più profittevole ai popoli che già si trovano forti nelle industrie. È però, altresì, fatto inoppugnabile che applicato con sistemi razionali ed opportuni avvia grado a grado anche le nazioni più deboli nel sentiero della prosperità e della ricchezza. Epperò a raggiungere l'intento moderatore un giusto mezzo lo si trova nei trattati di commercio, i quali informati ai principii della reciprocità più lata, facilitano lo scambio dei prodotti manufatti e delle materie prime.

È un fatto che oggidì d* ogni intorno spira 1* aura favorevole alla scuola protettrice e nè mancherebbero le ragioni per sostenerla.

F r a gli argomenti che si recano a sostegno vi ha quello che 1' ec-celso grado di ricchezza e di potenza industriale di cui al giorno d'oggi godono la Francia e l'Inghilterra venne preparato anzitutto da un periodo protezionista.

Certo chi voglia badare solo alla parvenza delle cose, troverà in ciò un fondo di ragione, ma al contrario per poco che si esamini la storia dei traffici di parecchie nazioni riuscirà facile constatare che tale asserto non in tutto è vero.

Valga solo l'accennare che nel tempo in cui più fiorirono le industrie ed i commerci dell' Italia e specialmente delle vecchie repubbliche che nei mari del Levante, colla Francia e con le Fiandre avevano estesi traffici in quel tempo appunto vigevano sistemi informati al libero scambio, essendo concesse pi commercianti ogni sorta di franchigie.

123 Di fronte ad un tale fatto ed altri ancora, che si ommettono per amore di brevità, è lecito dedurre che le cause di aumento o di di-minuzione di potenza commerciale e industriale, non conviene limitarsi a ricercarle in questo o quel sistema di regime economico, ma bensì ancora nelle condizioni politiche e finanziarie in cui si trovano i popoli.

Ed invero quali sono le cause di prostrazione a cui soggiaciono da qualche tempo le industrie di tutte le nazioni ?

Non è egli forse la sconfinata avidità dei subiti guadagni che distoglie il capitale dalle imprese serie per volgerli a speculazioni aleatorie? La eccessività della produzione che non trova sufficiente alimento nel limitato consumo? Le condizioni incerte e minacciose della politica europea ed altre ancora d' ordine secondario ?

Noi subiamo gli effetti perniciosi di questo stato di cose e ne r i -sentiamo tanto più quanto minore è la nostra forza.

Dunque è per lo meno azzardato innalzare lo' stendardo dell' opposi-zione contro più un sistema che un altro ; conviene, al contrario, cercare ed adottare l'azione moderatrice a salvaguardia dell' interesse generale. Se i trattati stipulati in un tempo in cui per l'Italia le esigenze politiche si imponevano agli interessi commerciali e finanziari, non furono atti abbastanza per sviluppare nel miglior modo le nostre in-dustrie, procuriamo di raccomandare al Governo che nella compila-zione dei nuovi trattati non venga perduto di vista lo stato attuale delle industrie non solo, ma anche della navigazione, fonte precipua di prosperità per il nostro paese. Dunque, lungi da noi, l'idea di ab-bandonare i grandi principii di Riccardo Cobden temperati colle esi-genze delle interne condizioni economiche del nostro paese.

A cotesti principii si è informata la quarta Sezione, affidandosi di poter conciliare gli interessi di tutti, imperocché, o signori, se a non pochi apparisce più bella l'idea di abbandonarsi al protezionismo, come quello che facendo sparire ogni concorrenza potrebbe per alcun tempo avvantaggiare talune industrie, non è men vero, però, che cotesto regime non servirebbe che all'interesse di pochi con danno evidente degli interessi generali per difetto appunto di quella concor-renza che è la giusta moderatrice tra le esigenze della produzione e l'utile dei consumatori.

Eppertauto la quarta Sezione vi propone le seguenti conclusioni: 1 S i esprime il parere che si parta dal principio di perfetta r e -ciprocità di trattamento commerciale e marittimo, comprendendo in questo anche le provenienze indirette e del cabotaggio.

si abbiano presenti le condizioni delle industrie nazionali onde non ne sia impedito lo sviluppo.

Sul secondo quesito relativo alle riforme doganali che dovrebbero essere suggerite per il pronto disbrigo delle operazioni commerciali, e diminuire gli incentivi al contrabbando, la quarta Sezione ha dovuto esaminare se le vigenti discipline doganali rispondono a quei bisogni di celerità e speditezza che furono sempre una necessità dei commerci, ma tanto più in oggi in cui i nuovi mezzi di comunicazione creati dalle ferrovie, dalla navigazione a vapore e dai telegrafi avvicinando i popoli fra di loro, fecero subire ai traffici una trasformazione che non consente il minimo indugio ed incaglio.

E noi pur troppo abbiamo dovuto riconoscere che ad ogni piè so-spinto si trovano gravissimi inciampi nelle soverchie disposizioni dei regolamenti, nelle fiscali formalità a cui è sottoposto il commercio le quali ne arrestano la sua attività; e chi si addentrasse nei minuti det-tagli di queste disposizioni sarebbe quasi indotto a supporre che si ebbe in mira più di combattere un nemico che di favorire i traffici.

È vero che disgraziatamente anche nel commercio si trova chi per avidità di grossi guadagni non si perita a recare grave danno agli interessi del paese anche con offesa della pubblica moralità; ma ciò è quello che accade in tutte le cose umane e non deve accogliersi come regola l'eccezione, assai al certo più rara di quello che si mostra di credere. È duopo del resto persuadersi che con le ecces-sive fiscalità si ottiene lo scopo opposto a quello che si mira, dandosi un eccitamento alle frodi ed ai contrabbandi che come sono di danno al pubblico erario sono una vera piaga dell'onesto commercio.

Portando un esame generale alle tariffe doganali non si può a meno di convincersi che esse conducono alle stesse ed anche a più gravi conseguenze quando sono compilate con meno sani criteri e con rap-porto non adeguato tra il valore di alcune merci ed i dazi da cui sono colpite, creando i forti dazi un incentivo alla trasgressione dei doveri dell' onesto commercio. Troverete sempre chi tenterà di frodare il pubblico erario quando gli offrirete campo a grossi guadagni pure affrontando le forti spese richieste per questo illecito fine, il quale, giova non dimenticare, ha bisogno per essere realizzato, della con-nivenza di molti, tentando dappertutto la corruzione, senza della quale è indubitato che sarebbe assai difficile ogni contrabbando.

125 1.° Il Congresso riconosce esistere pur troppo soverchio cumulo di formalità nella legislazione Doganale che inceppano lo sviluppo commerciale che si svolge a mezzo delle ferrovie, della navigazione a vapore e dei telegrafi. Opina che sia necessaria una radicale revi-sione delle vigenti Leggi e Regolamenti doganali da studiarsi col concorso di persone speciali ed anche delegate dalle Camere di Com-mercio.

2." Deplorando la piaga del contrabbando che il commercio onesto desidera di veder cessare, opina che sia necessaria una riorganizza-zione del Corpo delle Guardie Doganali che corrisponda in miglior modo al servizio, e di ridurre saggiamente il dazio su alcune merci estere gravate in modo da dare incentivo al contrabbando con danno dell' erario.

Relatori

FRANCESCO GIROLAMI Pres. LUIGI ARGENTO.

G. BARABINO, Segr.

Presidente. — La discussione è aperta sulle proposte fatte dalla Sezione, come emerge dalla relazione testé letta.

La prima proposta comprende la parte che si riferisce ai prin-cipii a cui vorremmo informati i trattati di commercio.

La seconda parte si riferisce alla riforma doganale.

La discussione è aperta. Darò lettura della prima proposta « E pertanto la quarta Sezione propone le seguenti conclusioni: 1.° Si esprime il parere che si parta dal principio di perfetta reciprocità di trattamenti commerciali e marittimi comprendendo in questa anche la provenienza indiretta ed il cabotaggio ».

Se nessuno chiede la parola la metterò in votazione.

Coloro che approvano la proposta sono pregati ad alzar la mano. È approvata.

Presidente. — Ecco la seconda proposta:

« Nella conclusione dei trattati di Commercio colle altre nazioni si abbiano presenti le condizioni delle industrie nazionali onde non ne sia impedito lo sviluppo ».

Se nessuno chiede la parola niellerò ai voti questa seconda p r o -posta.

Coloro che approvano sono pregati ad alzar la mano. La proposta è approvata,

Presidente. - Veniamo alla seconda parte; ecco le proposte dei Signori Relatori:

1.a 11 Congresso riconosce esistere pur troppo soverchio cumulo di formalità nella legislazione doganale che inceppano lo sviluppo del commercio che si svolge a mezzo delle ferrovie, dei vapori. e dei telegrafi. Opina che sia necessaria una radicale revisione delle vigenti leggi e regolamenti doganali da studiarsi col concorso di persone speciali, ed anche Delegati delle Camere di Commercio.

Se nessuno domanda la parola io pongo ai voti la proposta. Chi è d'opinione che si approvi favorisca alzar la mano. È approvata.

Presidente. — Darò lettura della proposta della seconda parte : « Il Congresso deplorando la piaga del contrabbando che il com-mercio onesto desidera di veder cessare, opina che sia necessaria una radicale riorganizzazione del corpo delle guardie doganali che risponda nel miglior modo al servizio, e di ridurre saggiamente il dazio su alune merci estere gravate in modo da dare incentivo al contrabbando con danno dell'erario ».

Se nessuno chiede la parola la metterò ai voti.

REMAGGI. — A m e pare che quest'ultima parte sia un poco in contraddizione colla risposta che si è già data al quesito. Voglio dire che accennando al voto di ribassare alcuni dazii siccome nella prima parte della votazione si è detto che il Governo procuri di tutelare le industrie nazionali o r a chiedendo invece il ribasso a qualche categoria mi sembra che vi possa essere contraddizione. Accenno questa idea perchè altri più valenti di m e possano svi-lupparla.

D E STEFANI. — Risponderò all'egregio collega che si tratta sem-plicemente di materie prime, come caffè, cacao, pepe, canella che forniscono elemento alle industrie. Dirò per esempio di alcuni generi, di alcuni articoli di drogherie, di coloniali che furono portati ad

127 un punto tale di dazio nella recente tariffa da sorpassare od equi-valere almeno il valore intrinseco.

Quindi credo che realmente la forma data all'espressione sia consentanea perfettamente ai desideri espressi dalla Commissione nella Sezione nella quale fu formulata questa proposta.

REMAGGI. — Dietro schiarimenti favoriti dall'egregio collega nostro, proporrei l'emendamento che allora si accennasse sopra generi di materie prime: proporrei cioè l'emendamento di aggiungere alcuni generi di materie prime.

Perchè dicendo alcuni generi, è troppo generica l'espressione. D E STEFANI. — Non vorrei essere tacciato di essere stato in contraddizione. L a massima parte di questi articoli sono precisa-mente materie prime, come cacao, pepe ed altre; m a ve ne sono anche alcuni come i preparati chimici, che non sono propriamente materie p r i m e ; m a che p u r e colla nuova tariffa possono offrire largo campo a! contrabbando.

Ecco perchè la Sezione quarta s ' è occupata di questi dazi. Non tutte sono materie prime; m a ve n e sono alcune di lavorate su cui non possiamo competere, e che possono dare largo tributo a chi vuol fare contrabbando. Desidero che questi fatti sieno bene schiariti a verbale.

OD ETTI GIACOMO. — Signori ; io ho chiesto la parola per fare u n a proposta sul complesso delle conclusioni della Commissione. Intendea appunto di sorgere a fare questa proposta per prevenire una discussione sopra questo argomento, discussione che era facile prevedere sulla legge e regolamento che viene a fissare i nuovi dazi doganali. Perchè, o Signori se noi entriamo in questa materia, migliaia e migliaia sono gli articoli sui quali taluni vorrà aumento, tal'altro diminuzione. O r a avendo noi appreso che il Governo Francese respinge il trattato già firmato dal Governo Francese sotto il Ministero passato, e fir-mato già dai nostri negoziatori ed approvato dal Parlamento, io

faccio u n a proposta radicale.

La F r a n c i a , o Signori, di fronte all'Italia si regola come enfant gâté.

Dì questo potea aver ragione dodici anni or sono, quando per considerazioni di alta politica a noi Conveniva di cedere, di far concessioni in materia economica, per avere vantaggio nella politica. Allora, o Signori, non eravamo costituiti in nazione: ora noi siamo Italiani. E b b e n e , o Signori, noi possiamo trattare da pari a pari colla Francia. Vedendo che la Francia disconosce queste convenzioni, e vorrebbe dettarci diritti e dazi protezionisti in suo favore, sono sorto per fare una proposta radicale al Congresso. Ed è che il Congresso fa voto, fa istanza al Governo, perchè, troncata ogni titubanza e tutte le trattative che potessero anche desiderarsi per modificazioni al trattato, l'Italia applichi verso la Francia le tariffe generali testé votate dal Parlamento; e cosi si avrà un trattamento uguale colle altre Nazioni.

F a r e m o un esperimento; e ci gioveremo di questo esperimento per fare più tardi altri trattati.

Questa è la proposta che mi permetto di fare al Congresso, e prego i miei Delegati di volerla appoggiare nella speranza che' il Governo vorrà dare qualche peso al voto delle Camere di Commercio perchè è il voto di gente pratica che lavora, che si agita nel com-mercio e nelle industrie, certo individualmente a proprio vantaggio, m a nel complesso a vantaggio della ricchezza nazionale, a maggiore lustro della Nazione. D u n q u e , o Signori, invito il Congresso ad appoggiare la m i a proposta e far giungere questa istanza del Com-mercio italiano, che desidera di vedere applicate queste tariffe ge-nerali a partire dal 1.° luglio.

GIROLAMI. — Io non ho domandato la parola per una nuova proposta che non ha avuto luogo nella Sezione, m a che oggi viene proposta con molto calore al Congresso; ma sopra di essa parlerò quando sarà opportuno.

Credo di dover sostenere in qualche modo l'operato della Sezione inquantochè il preopinante ha detto che tra il protezionismo che si volea usare verso l'Italia, e il dazio di alcuni generi che si volea ribassare vi era contraddizione. Ma questa contraddizione non esiste perchè noi abbiamo detto di favorire possibilmente quelle industrie, le quali non essendo perfezionate debbono in qualche modo essere

129 protette affinchè possano reggersi e non debbano sottostare a so-verchia concorrenza.

Rispetto poi a quelli articoli si è detto che manca un certo occhio di proporzione perchè colla spesa di cinque franchi ve ne sono sei di dazio, e certamente questo è fomite di contrabbando, perchè è facile e naturale il rischiare un valore di cinque per avere un premio di sei. Qui il dire che vi sia del vantaggio da parte del Governo è un' ironia, perchè anzi a causa del contrab-bando tutto ciò è fomite di danno all'erario e di immoralità. Del resto sulle altre questioni intendo bensì di prendere la parola; m a quando si trattasse di gettare un guanto di sfida, non credo che sia opportunità del nostro Congresso pacifico, nel quale non c o n -vengono che commercianti, e perchè da u n simile atto potrebbero nascere delle complicazioni le quali riuscirebbero a danno del com-mercio.

REMAGGI. — Io feci osservare questa cosa anche in seno della Sezione quarta di non mettere quell' inciso dove dice di ribassare le tariffe in alcuni articoli, e partiva dall'idea che coli'accennare al Governo che cercasse di tutelare le industrie nazionali, poi non tornasse bene il dire che si dovessero ribassare alcuni articoli nella tariffa per non incoraggiare il contrabbando. Però dopo avevo p r o -posto di aggiungere alcuni articoli di materie prime, sempre p e r lo scopo di voler tutelare le industrie nazionali. Se credono di fare questo emendamento, b e n e ; altrimenti io lo ritiro.

Presidente. — L a Commissione h a voluto riferirsi a quelle m a -terie che sono ma-terie p r i m e , m a che non servono alle industrie, come il pepe, il caffè, il cacao, che furono estremamente a u m e n tate di dazio. Ma se parliamo dello zucchero, questo è u n a m a -teria prima che serve all' industria. I Signori Relatori hanno voluto riferirsi precisamente a questi articoli che sono articoli di p r o d u -zione originale m a non servono alle industrie, e che sono gravati di molti dazii e forti, e che probabilmente facilitano il contrab-bando.

CURRO. — Nella Sezione, quando si propose questo articolo si accettò sulle ragioni che lo facevano dettare, e le ragioni furono

quelle (come ha spiegato l'egregio nostro Presidente), che moltis-simi articoli i quali sono gravati eccessivamente danno un incen-tivo al contrabbando.

Per esempio abbiamo articoli che valgono 3 0 lire e che sono gravati da 3 5 franchi di dazio.

Chi non rischia 3 0 per guadagnare 3 5 ?

Da questo si è scoperto come diversi contrabbandieri avendo un incentivo al guadagno si trovano spinti a tentare il contrabbando e con danno delle Finanze della Nazione. Ed allora s ' è detto: « Credete che il Governo nel gravare eccessivamente alcuni arti-coli n e ritragga vantaggio? N o , perchè facilitando i contrabbandi la Finanza non g u a d a g n a ; perde. Credete che il Commercio onesto ne ritiri vantaggio? No perchè il Commercio onesto non può competere col contrabbando. E si disse allora: senza p r e cisare più l'uno che l'altro articolo, ha creduto la Sezione di s e -gnalare come alcuni articoli sono tanto gravati di dazi che danno incentivo al contrabbando, e che perciò si prega il Governo a s t u -diare se non fosse per avventura cosa ben fatta di ribassare alcune tariffe. Perchè ribassando alcune tariffe si ottiene il bene della Fi-nanza ed il bene del Commercio onesto. Io perciò raccomanderei a ' m i e i colleghi di votare questo articolo, come quello che non porterebbe alcuna conseguenza dannosa, nè il Governo, io credo, riceverebbe con dispiacere questo voto.

MAZZONI. _ Domanderei la parola per uno schiarimento perso-nale. Io sono preoccupato della radicale riforma del Sig. Odetti, il quale h a votato per la Banca unica ed attualmente mi fa u n a riforma radicale. Prego l'Assemblea di prender nota di questo.

Presidente. — Se nessuno chiede la parola io pongo ai voti la seconda parte della seconda proposta della Relazione della quarta Sezione: « Il Congresso, deplorando, la piaga del contrabbando, che il Commercio onesto desidera di veder cessare, opina che sia ne-cessaria una radicale riorganizzazione del Corpo delle Guardie

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