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La quotidianità a Tor Sapienza

Pratiche di “integrazione” romanì a via Salviati e Roma Est

4.4. La quotidianità a Tor Sapienza

Tor Sapienza è un quartiere noto per essere scenario di sollevazioni popolari legate alla presenza di stranieri e “zingari”, sovente capri espiatori ai quali viene attribuita le colpa del degrado che caratterizza la zona. Il Comitato di quartiere ha spesso documentato i roghi tossici provenienti da “Salviati 2”, tentando di sollecitare l’amministrazione a prendere dei provvedimenti per mettere fine a tale pratica, lesiva

della salute di tutti gli abitanti della zona, sia rom che non467. La questione di tali roghi interessa i “campi” in generale, ma “Salviati 2” è, secondo un rappresentante della polizia, quello “specializzato in questo settore dell’illecito”468.

Tuttavia, nonostante la gravità di questa situazione, e seppure molti gagé italiani manifestino, soprattutto di fronte a giornalisti, rigetto e malcontento rispetto alla presenza dei rom nel “proprio” quartiere, la quotidianità a Tor Sapienza non appare così conflittuale. M., una ragazza di 26 anni, mi spiega ad esempio che “fanno tipo i servizi di Quarto Grado in televisione, che vengono a Tor Sapienza e gli abitanti dicono di cacciarci via, ma in realtà è tutto tranquillo e dopo quelle trasmissioni mi sembra che gli italiani ci amano di più!”469. Anche secondo J., una ragazza di 31 anni, “Quando vengono le telecamere parlano tutti male di noi, ma quando vanno via è tutto a posto. Tutti i negozianti ci conoscono, ci trattano bene. Al 777 [un bar vicino al “campo”] vanno sempre i nostri, ci guadagnano un sacco su di noi. Anche al ristorante 999 [un ristorante vicino al “campo”] i nostri ci stanno sempre, e anche a Ipercarni, a Carrefour. Ci conoscono da sempre”470.

M., un’altra ragazza di 28 anni, le cui figlie frequentano l’istituto scolastico G. Gesmundo sito nella piazza principale del quartiere, racconta: “Io sto benissimo a Tor Sapienza, con le mamme delle compagne di scuola di M. e B. ci vediamo tutti i giorni quando le vado a prendere, usciamo insieme qualche volta e porto sempre M. e B. alle feste di compleanno e invito gli altri quando loro fanno il compleanno. Sono pure nel gruppo WhatsApp delle mamme e mio marito in quello dei padri. Lo sanno che so zingara. Non li invito qui perché mi vergogno ma lo sanno che vivo al campo […]”471.

467 Cfr. ad esempio, F. Angeli, Roma, ancora roghi tossici a Tor Sapienza davanti ai vigili, la

Repubblica, 11 gennaio 2018, https://video.repubblica.it/edizione/roma/roma-ancora-roghi-tossici-a- tor-sapienza-davanti-i-vigili/294253/294863

468 Intervistato, come già scritto, in qualità di osservatore privilegiato il 12 settembre 2016. 469 Intervista effettuata il 16 ottobre 2016.

470 Intervista effettuata 21 ottobre 2016. 471 Intervistata effettuata il 1 dicembre 2016.

Ciò ovviamente non significa che i rom presenti presso l’insediamento non siano soggetti a processi di esclusione, e altresì di autoesclusione, ma che i media talora mettono in rilievo la presenza di un grado di conflittualità superiore rispetto a quello che effettivamente sussiste nella vita quotidiana del quartiere. I rom frequentano i negozi, supermercati, bar, tabaccherie e ristoranti della zona; usufruiscono del consultorio e degli studi medici. I loro figli, oggi giovani ragazzi, sono cresciuti nel quartiere. Capita che alcuni bambini, accompagnati dalle proprie madri, vadano, nella giornata di Halloween, presso le abitazioni del quartiere per il tipico “dolcetto o scherzetto?”.

Nei bar i rom acquistano perlopiù sigarette e caffè e giocano alle slot machine e video poker. Spesso si recano presso un ristorante con menu illimitato italiano/cinese/giapponese a tariffa fissa. Frequentare i bar e gli esercizi commerciali diviene l’occasione per chiacchierare con i proprietari e impiegati anche di questioni più personali, e commentare fatti di cronaca o programmi televisivi, con assoluta predilezione, condivisa con i gagé di zona, per i programmi cosiddetti “trash” delle reti Mediaset. In particolare, “Amici”, “Uomini e Donne” e “C’è posta per te” condotti da Maria De Filippi. A., una ragazza di 33 anni, mi spiega ad esempio che ha scelto di chiamare suo figlio maggiore come uno dei protagonisti del programma “Amici”, e che suo marito ha poi deciso di chiamare la secondogenita come una nota modella472.

L’indirizzo di un internet point gestito da persone originarie del Bangladesh è utilizzato dai rom per ricevere le lettere che i loro cari gli spediscono. In un supermercato in particolare, a Djurdjevdan, la festa di San Giorgio celebrata (anche) dai rom il 6 maggio, è possibile trovare pecore intere da cucinare al girarrosto, come vuole la tradizione: “Oggi la vendono perché sanno che è la festa nostra e che noi le compriamo”473, mi spiega E.

Nel quartiere si va a fare la spesa quotidianamente, acquistando alimenti e casalinghi,

472 Estratto dal diario di campo, 26 agosto 2016. 473 Estratto dal diario di campo, 6 maggio 2016.

e si sviluppano così relazioni di prossimità con impiegati e proprietari delle attività commerciali. “Quattrocchi”, ad esempio, il proprietario di un negozio di casalinghi soprannominato in questo modo perché indossa gli occhiali, è ben noto ai rom di “Salviati 2”. A diversi di loro fa credito intrattenendosi pure per chiacchiere e scherzi. Alcuni sviluppano pure offerte ad hoc per delle romnià. Come il gastronomo di un piccolo supermercato, che per cinque euro riempie di affettati il carrello di O.:

“[…]Incontro O. verso le 12 a via Salviati e andiamo insieme a Tor Sapienza a fare dei giri: andiamo allo sportello bancomat dell’ufficio postale a controllare se ha ricevuto i soldi di un sussidio […]. E’ sollevata dal fatto che i soldi effettivamente ci siano […]. Ci prendiamo dell’acqua in un bar di Tor Sapienza, poi in un bar un caffè […]. Prima di rientrare a casa andiamo al 777 dove O. compra le sigarette. I rapporti tra lei e la barista sono molto cordiali. “Ciao bella”, le dice O. “Ciao cara”, risponde la barista. Poi andiamo a comprare il pane presso un piccolo supermercato e lì vedo che O. conosce bene il salumiere che le riserva un trattamento di favore; lei gli dà cinque euro e lui “a piacere” gli prepara un bel pacco di affettati che supera di molto il costo di cinque euro. Ritorniamo a casa dopo circa un paio d’ore […]”474.

A parte la persistenza dei roghi tossici, da quello che ho potuto constatare frequentando insieme ai rom il quartiere, essi cercano generalmente di mantenere, nella propria quotidianità, rapporti tranquilli con i gagé che vi abitano, spiegando questo atteggiamento anche tramite il detto “dove mangio non caco”475. A questo proposito, spesso sostengono ad esempio che, anche chi commette i furti negli appartamenti, non li effettua a Tor Sapienza. Così come rivendicano che quelli praticati all’interno delle macchine (per rubare stereo, valigie…), e gli scippi effettuati di fronte alla questura adiacente il “campo”, sono perpetrati non ai danni degli italiani, ma degli stranieri, e quindi in qualche modo giustificati poiché qualitativamente diversi.

Una minoranza di romnià a Tor Sapienza porta avanti anche le proprie attività lavorative informali. In particolare, il rovistaggio nei cassonetti dell’immondizia al

474 Estratto dal diario di campo, 13 settembre 2016.

475 Il detto “non cacare dove mangi!” costituiva una norma di condotta anche presso i Xoraxané Roma

studiati da Piasere a Verona alla fine degli anni Settanta. Cfr. L. Piasere, L’organizzazione produttiva di un gruppo di Xoraxané Romà, in Id (a cura di), Comunità girovaghe, comunità zingare, Liguori, Napoli,1995, p. 355.

fine di raccogliere beni destinati alla vendita: una pratica che gli abitanti del quartiere volente o nolente solitamente tollerano, regalando talora a queste donne anche prodotti e alimenti. Rispetto alla sua vita nel quartiere, B. racconta: “Io giro tranquillamente. Certo, dipende pure come vai. E’ ovvio che se entri che puzzi, con le gonne lunghe, un po’ sporche, ci guardano male. Comunque anche alle romnià che vanno per secchi a Tor Sapienza magari le vecchiette gli regalano le cose”476.

Tuttavia, come altri rom xoraxané bosniaci477, anche i rom di “Salviati 2” tendono a

mantenere separato il quartiere nel quale vivono da quelli in cui sistematicamente svolgono le proprie attività lavorative, che comunque non sono distanti dall’insediamento stesso. Nel prossimo paragrafo mi occuperò dei lavori informali che i rom di “Salviati 2” svolgono, concentrandomi in particolare su quella del rovistaggio nei cassonetti dell’immondizia alla ricerca di prodotti che vengono poi venduti presso i mercati dell’usato: attività che, da quanto è emerso nel corso della ricerca etnografica, rivestono un ruolo chiave nella positiva “integrazione” dei rom nel tessuto sociale.