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Analisi del colloquio

4. R ISCONTRI EMPIRIC

4.1 Premessa

Come si può evincere anche dal titolo di questo capitolo che segna la chiusura del nostro studio, il focus delle pagine che seguiranno sarà incentrato sull'esemplificazione empirica di alcuni fenomeni che, nei capitoli precedenti, sono stati trattati dal punto di vista teorico anche se, di alcuni di essi, abbiamo fornito anche riscontri empirici ed esemplificazioni.

Pertanto, il fulcro del capitolo sarà costituito dall'analisi di alcuni estratti che sono stati scelti perché rappresentativi di fenomeni ricorsivi e, attraverso detta analisi, dalla protopizzazione di alcune tendenze che sono peculiari nella negoziazione dialogica. L'impianto teoretico definito nei capitoli precedenti, funzionerà come motore profondo di tale lavoro e le categorie proposte analiticamente nelle pagine precedenti saranno utilizzate implicitamente come categorie e strumenti di riferimento.

Nello specifico, il capitolo si compone di una prima parte in cui brevemente viene presentato il campione di dati oggetto di studio, le modalità di raccolta degli stessi e vengono altresì ribadite alcune scelte di fondo nella gestione dei dati stessi. Tali scelte, di cui abbiamo accennato a più riprese nella pagine precedenti, si sono rese necessarie per tutelare le giuste richieste di tutela della privacy da parte delle aziende in cui si sono svolte le rilevazioni e dei collaboratori che vi lavorano. Come abbiamo detto e come

cercheremo di ribadire nelle prossime pagine, questa operazione non ha intaccato il rigore nella raccolta dei dati, così come la loro trattazione. A partire da queste precisazioni, nei paragrafi successivi utilizzeremo alcuni degli estratti dei colloqui presi in esame per mostrare ed analizzare alcune delle dinamiche che si sviluppano negli stessi e cercheremo di far vedere come tali dinamiche siano funzionali alla ricontestualizzazione dei bisogni dell'azienda in bisogni formativi del soggetto e quindi in pratiche formative. Abbiamo deciso, per comodità espositiva, di suddividere il capitolo in quattro aree tematiche, corrispondenti ad altrettanti paragrafi. Nel primo di essi, che segue la presentazione dettagliata del corpus di dati empirici, ci concentreremo principalmente sulle fasi che si dispiegano nell'arco del colloquio, ovvero mostreremo con esempi quale esse siano e come si comportino i locutori durante le distinte fasi. Si potrebbe dire che è uno sguardo più strutturale sulla dinamica colloquiale, che mira a mettere in evidenza, attraverso esemplificazioni, le fasi portanti di questa strategia di negoziazione.

Il paragrafo seguente adotta invece uno sguardo più soggettivo, nel senso che si focalizza sul ruolo degli attori del colloquio e sulle strategie che essi mettono in atto in questa sorta di partita a scacchi. Si mostreranno pertanto estratti in cui si manifestano le strategie proprie dell'intervistatore, l'uso dei dispositivi di dominanza per gestire la conversazione, l'utilizzo delle informazioni che l'intervistatore e il suo team conoscono a priori e che vengono attivate per gestire la dinamica della conversazione stessa, così come le pratiche di ricentramento della conversazione e gli small talk utilizzati dallo stesso119. Analizzeremo anche lo stile adottato dall'intervistatore per raggiungere i propri

scopi. Ci baseremo su un esempio che usiamo come prototipo per mostrare le strategie, sapendo, però, che lo stile soggettivo dell'intervistatore può variare sensibilmente. In parallelo a questa operazione, proporremo anche esempi che testimoniano della maggiore o minore consapevolezza da parte dell'intervistato sia del suo ruolo, sia dei suoi bisogni e di ciò che, in forma più o meno esplicita, l'azienda necessita da lui. Si tratta, in questo secondo caso, dell'altro polo dell'interazione nel colloquio e anche le

119 Con l'espressione pratiche di ricentramento intendiamo tutte quelle mosse che sono funzionali a riportare la conversazione sui temi che sono stati individuati dal regista come topici. Gli smal talk sono rappresentati da tutte quelle digressioni che solo apparentemente sono avulse dalla conversazione, ma che in realtà sono strategiche per la sua gestione.

strategie dell'intervistatore sono, in qualche forma, influenzate dalla maggiore o minore rispondenza dell'intervistato e dalla sua maggiore o minore consapevolezza dei propri bisogni. Il penultimo paragrafo, verterà sul ruolo che hanno i pre - giudizi che si possono avere sul soggetto protagonista del colloquio e che derivano dalle informazioni che il team che conduce il colloquio possiede grazie ai giudizi che sono stati forniti loro sull'intervistato. Mostreremo come, in alcuni casi, questi pregiudizi siano consoni a quanto si manifesta nel colloquio, mentre in altri casi il protagonista del colloquio stesso fornisce un'immagine differente da quella che appariva a partire dai pre - giudizi su di lui.

Infine, l'ultimo paragrafo si concentrerà sul processo di ricontestualizzazione dei bisogni aziendali in pratiche formative per il soggetto. Questo processo trova una sua prima realizzazione nella formulazione di quelli che abbiamo chiamato tag formativi ovvero prime macrocategorie, racchiuse appunto sotto un'etichetta, nelle quali far ricadere la pratica formativa che poi verrà raffinata e definita ex post nel Piano

Formativo Individuale.

Gli aspetti presi in esame in questo capitolo, che solo in parte ripercorrono quelli trattati nel capitolo precedente, non esauriscono tutti i possibili fenomeni che si manifestano nella pratica dialogica. Più semplicemente, sono stati scelti perché reputati significativi di questo tipo di colloquio asimmetrico e, dall'altro lato, sono stati utilizzati per mostrare una possibile modalità di analisi delle interazioni dialogiche istituzionali.

Il capitolo rappresenta il punto in cui le ipotesi teoriche e le scelte metodologiche proposte nei precedenti capitoli vengono a essere direttamente applicate a casi specifici mostrando, con ciò, come l'interna coerenza dello studio stesso. Esso prospetta, proprio per le scelte fatte, anche la possibilità che i modelli di analisi possano essere applicati, giocando sulla flessibilità in fase applicativa, anche ad altri ambiti differenti rispetto a quello del colloquio in azienda con finalità ben specifiche, ovvero con lo scopo di far incontrare i bisogni dell'azienda con quelli specifici del soggetto protagonista del colloquio attraverso la mediazione della pratica dialogica.

4.2 Tipologia della popolazione presa in esame e modalità di intervista

Prima di entrare nell'esposizione del campione di dati in nostro possesso occorre esplicitare alcuni accorgimenti, già accennati tra le righe nelle pagine precedenti, circa la gestione dei dati stessi, Nel nostro caso il corpus di dati è composto da trascrizioni di interviste a cui chi scrive ha assistito in qualità di osservatore e che, come sarà ormai chiaro, si svolgono con lo scopo di definire insieme all'intervistatore le modalità migliori per rispondere ai bisogni formativi e le azioni da intraprendere, in termini di attività formative, perché tali bisogni siano soddisfatti. Tale attività si è svolta in aziende differenti per tipologia e dimensioni, ma accomunate dalla comune attenzione ai processi formativi interni a loro stesse, in un arco di tempo compreso tra novembre 2013 e luglio 2014. Nella gestione di questa attività ci siamo trovati nella necessità di conciliare, da un lato, il rigore nella raccolta dei dati e la standardizzazione delle procedure di raccolta con, dall'altro lato, l'esigenza di mantenere giustamente anonimi sia le aziende in cui ci siamo recati, che le persone che erano protagonisti dei colloqui a cui abbiamo assistito. In alcuni casi, è stato impossibile registrare le conversazioni, per poi trascriverle, e abbiamo dovuto annotarle nel momento stesso in cui esse avevano luogo. Per questi motivi, oltre per quelli già ricordati nel capitolo precedente, per mantenere omogeneità tra differenti «testi» abbiamo deciso di non adottare gli strumenti propri della trascrizione fonetica, limitandoci, quanto più possibile, a fornire estratti di trascrizioni che fossero vicine ad un testo scritto ed eliminando quindi i segni propri della trascrizione fonetica.

Inoltre, gli estratti, per come li abbiamo presentati nel capitolo precedente e per come li presenteremo in questo capitolo, sono stati trattati, ovvero sono stati depurati da tutti quegli elementi che potessero ricondurre alla tipologia di azienda o che fornissero in qualche maniera dati sensibili sulla persona intervistata. Questa necessità ha comportato una maggiore attenzione nella scelta degli estratti, perché ci ha posti nella condizione di poter scegliere solo quelle sequenze comunicative che potessero essere rese neutre da tutti gli elementi sensibili, senza che, però, questo comportasse una perdita di significatività o un'alterazione sensibile della sequenza. La stessa scheda che

abbiamo presentato nel capitolo precedente è stata pensata e affinata proprio per venire incontro a queste molteplici esigenze e permettere tutta la flessibilità e al contempo mantenere l'omogeneità nella procedura di gestione dei dati. Per questi motivi, riteniamo che il campione di dati trattato sia significativo dei fenomeni che cercheremo di analizzare.

Entrando nello specifico del campione di analisi oggetto dello studio ne forniremo alcune descrizioni, che possono servire come quadro di sfondo circa la tipologia di soggetti che sono stati protagonisti delle interviste di cui analizzeremo, in seguito, degli estratti.

Il corpus è composto da 16 interviste, di tipologia differente, per un totale di circa 16 ore: ciascun colloquio dura approssimativamente una ora. Per quanto riguarda la suddivisione per sesso degli intervistati, 14 sono uomini e 2 sono donne.

Data questa composizione generale del campione in esame, il primo parametro da tenere in conto è quello relativo all'età. Tutti i partecipanti appartengono alla cosiddetta generazione Y oppure alla generazione X. Sono pertanto intervistati che variano da avere poco più di 30 anni fino ad avere qualche anno in più dei quaranta. Nello specifico dei dati, la media di età generale dei partecipanti ai colloqui è di poco più di 36 anni, mentre la media di età dei partecipanti maschi è di 35 e 7 mesi e quella delle donne di 40. Il candidato più giovane ha 31 anni, mentre quello più “anziano” ne ha 44. Il valore mediano del campione preso in esame è pari a 35 anni e la moda, ovvero l'età che ricorre con maggiore frequenza, è 33. Sebbene il campione sia ristretto per fare analisi di tipo statistico e lo scopo di questa ricerca sia un altro, tuttavia il fatto che il valore della mediana sia inferiore a quello della media sta significare che la maggior parte dei candidati intervistati ha un'età inferiore alla semplice media aritmetica delle età, ovvero che gli intervistati sono persone nate prevalentemente negli anni '80.

Intervistati Numeri ore intervista Età media

intervistati Mediana età Moda età

Uomini 14 14 circa 35 e 7 mesi

Donne 2 2 circa 40

Totale 16 16 circa 36 e 2 mesi 35 33

Tabella 4 Numero ed età degli intervistati.

Per quanto riguarda il livello di istruzione formale degli intervistati, tutti, eccetto un soggetto che è in possesso del diploma di scuola superiore, hanno raggiunto la Laurea specialistica. In tre casi alla laurea è seguito un Master o un corso di specializzazione annuale di carattere universitario. Infine, due soggetti hanno conseguito il Dottorato di ricerca. Questi dati pertanto testimoniano di un alto livello di istruzione formale raggiunto dagli intervistati, nonostante la loro giovane età. Anche nel caso dell'unico soggetto non in possesso di diploma di laurea, il corso universitario, a cui era iscritto, è stato interrotto praticamente quasi alla fine.

Titolo di Studio

Diploma Laurea Master Dottorato

1 10 3 2

Tabella 5: Intervistati per titoli di studio posseduti.

Infine, volendo fornire un tipizzazione in base alla tipologia di colloquio, possiamo distinguere tre differenti tipologie di intervista presenti nel nostro corpus: il primo colloquio, che come abbiamo detto sancisce l'entrata in formazione del soggetto, il secondo colloquio o i colloqui successivi, che servono per la revisione e l'implementazione del Piano Formativo Individuale e i colloqui con i dirigenti, diretti superiori dei soggetti a cui sarà indirizzata l'intervista. Soprattutto per la prima e per l'ultima tipologia di colloqui è opportuno spendere qualche parola. Il ruolo degli incontri con i dirigenti, sebbene tali figure non siano direttamente coinvolte nei processi formativi, nel senso che il colloquio che essi hanno avuto con il formatore e il suo staff non era finalizzato all'avvio di un processo di formazione, è importante ed ha una

valenza strategica. Infatti, queste interviste sono indirizzate a fornire un profilo dei candidati che saranno poi i soggetti dei colloqui finalizzati alla formazione. Pertanto, questo tipo di incontro è funzionale alla costruzione dell'agenda nascosta che verrà utilizzata durante il colloquio con il soggetto a cui sarà indirizzata l'attenzione in chiave formativa. Ovviamente, non è detto che le indicazioni fornite dal dirigente, i pre- giudizi che si costruiscono sui soggetti da intervistare, siano sempre convalidate dal colloquio stesso, anzi può capitare, come mostreremo, anche l'esatto contrario.

Per quanto riguarda la tipologia degli altri colloqui, è utile insistere sul primo colloquio. In questo caso, le persone intervistate possono avere due tipi di esigenze e\o il colloquio essere finalizzato al soddisfacimento di due tipi di esigenze. Da un lato, il colloquio può essere finalizzato all'emersione di bisogni formativi in elementi che sono stati individuati per questo scopo, perché ad esempio reputati essere dei talenti su cui investire. A fianco di questa prima tipologia, è possibile che il colloquio si indirizzi al supporto al cambiamento in soggetti a cui sono stati cambiati i ruoli in azienda e\o ampliate le responsabilità. In entrambi i casi, si tratta di interviste finalizzate all'apertura di un processo di formazione mirante allo sviluppo del potenziale del soggetto, ma nel secondo caso, tale processo, risente maggiormente del nuovo contesto in cui il soggetto protagonista del colloquio si trova ad agire.

Tipologia

Colloquio Primo Colloquio

Secondo colloquio o successivo Dirigente Espressione Bisogni Formativi Supporto al Cambiamento Numero Intervistati 5 5 4 2 Totale 10 4 2 16

Tabella 6 Intervistati per tipologia di colloquio.

La tabella mostra come la maggioranza dei colloqui presi in esame sia rappresentata da prime interviste, mentre una minoranza sebbene cospicua da seconde interviste. In questo senso, il fatto che la maggior parte dei colloqui siano primi colloqui, aiuta a

mostrare i meccanismi più profondi che gestiscono il processo di ricontestualizzazione dei bisogni in pratiche formative. Allo stesso tempo, un campione non esiguo di colloqui di verifica del percorso formativo in atto permette di vedere quanto i processi sviluppati nella prima fase dell'azione formativa siano stati percepiti come rispondenti alle esigenze del soggetto. Inoltre, la presenza di due dirigenti tra i soggetti protagonisti delle interviste, come già detto, può aiutare a vedere quanto e come i pre - giudizi su un candidato si rivelino rispondenti al vero nell'arco della dinamica del colloquio.

Infine, per concludere questa parte è utile ribadire alcune notazioni circa il protocollo di intervista. Le interviste a cui abbiamo assistito sono di tipo semi strutturato, nel senso che non prevedono una scansione rigida di domande e di risposte, ma si muovono liberamente all'interno di un canovaccio che abbiamo descritto nel capitolo precedente e che è rappresentato da una serie di fasi anche queste descritte in precedenza. Il colloquio ha generalmente un dinamica ciclica, perché vengono affrontate, di norma, in maniera separata le tematiche più relative alla formazione tecnica e quelle relative alla formazione manageriale ed interazionale, di gestione delle risorse umane e dei rapporti con gli altri lavoratori, siano essi collaboratori di livello superiore, inferiore o pari.

La presa di parola quindi, sebbene la gestione dei turni sia tendenzialmente in mano al formatore che conduce l'intervista, risulta non strettamente rigida, ma aperta all'innesco di nuovi turni da parte di locutori periferici rispetto alla conversazione principale. I dati empirici confermano dunque le ipotesi avanzate nel capitolo precedente sia per quanto riguarda la distribuzione dei turni di parola, che sostanziale è eterodiretta, ovvero la presa di parola avviene per eteroselezione sebbene non in maniera rigida, sia per quanto riguarda i flussi comunicativi. Rispetto a questi ultimi l'asse principale si conferma essere quello ipotizzato, vale a dire quello tra il formatore, da un lato, e l'intervistato, dall'altro, con flussi di entità minore da parte degli altri partecipanti al colloquio con il protagonista dell'intervista e, in forma ancora minore, tra di loro.

Nei paragrafi che seguono forniremo alcuni esempi, basati sul commento di estratti di conversazione, relativi ad alcuni dei fenomeni che abbiamo inquadrato e individuato essere portanti di questo tipo di processo dialogico.

4.3 Analisi della struttura dei colloqui. Riscontri e strategie

Come affermato nell'introduzione a questo capitolo, ci soffermeremo in questo paragrafo sulle fasi che compongono la struttura del colloquio. Nei capitoli precedenti abbiamo già delineato la struttura generale del colloquio. Tuttavia, in questo passaggio ci soffermeremo su tre macrofasi che sono quelle che costituiscono l'apertura del colloquio e quindi la stipula del contratto comunicativo, la fase di negoziazione delle esigenze con l'esplicitazione dei bisogni e delle contraddizioni dell'intervistato e la conclusione del processo con l'enucleazione sotto forma di etichette di settori generali di intervento formativo, ovvero quelli che abbiamo chiamato Tag formativi.

Per quanto riguarda il primo passaggio, che determina in qualche modo la costituzione della comunità dialogica, ci possono essere differenti varianti a partire dalle differenti variabili che sono in campo. In primo luogo, può risentire del fatto che il protagonista del colloquio sia alla prima esperienza oppure invece sia già in formazione e quindi conosca le dinamiche del colloquio. Inoltre, sulla forma di stipula del contratto comunicativo può incidere la maggiore o minore consapevolezza di che cosa aspetti il candidato che deve essere messo in formazione. In questo caso, se il candidato è stato reso edotto dello scopo del colloquio, la procedura sarà una semplice formalità che si risolverà nella spiegazione, che viene data dal rappresentante delle risorse umane presente al colloquio, di quale sarà il percorso e il processo che inizierà da quel momento e che si concretizzerà in pratiche formative, definite secondo un piano e scandite nel tempo.

A mo' di esempio, proponiamo un estratto in cui il candidato, che è al primo colloquio finalizzato alla formazione individuale, è stato informato in maniera non sufficiente circa gli scopi del colloquio stesso e quindi la stipula del contratto tra i membri della comunità linguistica necessita di un passaggio successivo rispetto alla semplice enunciazione delle finalità del colloquio e alla loro accettazione.

1. Ris Ti faccio un'introduzione? 2. Int Fammela

3. Ris Oggi la formazione riguarda te. Non come la volta scorsa che era 4. per il team. Rientra nel piano strategico quinquennale

5. Int Io pensavo fosse quello....

6. Ris No, oggi la formazione riguarda te, non come la volta scorsa che 7. era per il team. Ci devi dire quali sono i tuoi needs sia

8. manageriali che tecnici. Questo riguarda tutte le fasce della 9. popolazione lavorativa, ovviamente con attenzioni diverse. 10. È un colloquio informale.

11. Quello che ci diremo verrà riassunto in un PFI. 12. Chiaro?

13. Int Chiarissimo! 14. Ris Sei sorpreso? 15. Int No, no, è chiaro...

16. Ris Spiegaci un po' il tuo lavoro!

La sequenza qui proposta mostra diversi aspetti che la caratterizzano e che compongono la dinamica che porta alla stipula del contratto comunicativo. In primo luogo, gli interlocutori dimostrano di conoscersi direttamente e di essere in rapporti informali tra di loro. Le righe 1 e 2 in cui gli interlocutori si rivolgono l'uno all'altro dandosi del tu ne sono testimonianza. In secondo luogo, sempre questo primo passaggio mostra come ci sia bisogno di esplicitare quali siano le tematiche proprie del colloquio. Alla richiesta iniziale, da parte del responsabile delle risorse umane, circa la necessità o meno di fare un'introduzione l'interlocutore risponde, sebbene in maniera disinvolta, che sarebbe meglio farla. Nella sequenza successiva (righe 3 - 5) si chiarisce che l'intervistato non è a conoscenza dello scopo del colloquio. Infatti, dopo che il responsabile delle risorse umane esplicita quale sia lo scopo dell'incontro e che il fine questa volta non è lo stesso della volta passata, alludendo pertanto ad un precedente incontro con finalità differenti. Infatti, questa volta lo scopo dell'incontro è quello di definire il piano formativo individuale e non indirizzato al team di lavoro come in

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