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5.1 Messaggio e messaggero

5.3 Raccolta informazioni e raccolta fond

Come si fa a proporre idee che piacciano alla gente? Le risposte possono essere

153 Marshall McLuhan, Il villaggio globale. XXI secolo: trasformazioni della vita e nei media, Milano, Edizioni

molteplici: studiare i dati ufficiali del Paese come disoccupazione, redditi ecc., farsi portatori di misure demagogiche e usare toni propagandistici facendo promesse belle ma spesso irrealizzabili all'atto pratico, mantenersi moderati e fare proposte non troppo estreme cercando il consenso di chi non è troppo schierato. Risposte come queste ce ne possono essere a decine, e tutte partono dal presupposto, ovvio nella politica

tradizionale, che le proposte di un partito o di un candidato debbano provenire unilateralmente da questo in direzione della massa di elettori, e provare a convincerli della propria bontà. Proviamo invece a capovolgere la questione: e se fosse la

popolazione a dire di cosa ha bisogno? Ovviamente ho voluto estremizzare il concetto, è chiaro che né Obama né altri hanno potuto girare casa per casa e chiedere a 310 milioni di persone “Scusi, di cosa ha

bisogno?”, sarebbe chiaramente una cosa impensabile, fattibile magari per l'elezione del sindaco in un paese di 100 anime. Il concetto di fondo però è quello che lo staff di Obama ha perseguito con successo: raccogliere informazioni tra la gente e adattare la propria campagna su questi. E per fare ciò le possibilità offerte dai mezzi informatici sono state sfruttate a pieno. Attraverso Internet, e nello specifico grazie a studi condotti da vere e proprie task-force sui social network, primo tra tutti ovviamente Facebook, lo staff di Obama ha potuto raccogliere dati utili per comprendere le necessità e la mentalità di diversi settori della popolazione, in particolar modo dei più giovani, la fascia maggiore di utenti internet. È un sistema che ha consentito la creazione del più dettagliato – e potente – database della storia delle campagne elettorali. Per circa due anni, nella sede del comitato Obama di Chicago, più di cento tra matematici, statistici, blogger ed internauti hanno messo a punto un database che consentisse di condividere informazioni per creare messaggi il più personalizzati e motivanti possibile. Tutte le iniziative organizzate dai volontari sul territorio sono state mirate anche a raccogliere e inserire nel database profili Facebook,

per poterne così ricercare anche tutte le informazioni. Un vero e proprio mini-sistema di spionaggio domestico, tanto che il capitolo dedicato a

questo argomento nel libro “La lezione di Obama. Come vincere le elezioni nell'era della politica 2.0” titola in maniera abbastanza emblematica “Oltre il sogno di J. Edgar Hoover – Strategie, social network e ricerca dati”154, alludendo alla figura del fondatore

dell'FBI paragonando il suo sogno di creare un archivio, cartaceo all'epoca, di tutti i cittadini americani con i propri dati utili di volta in volta per le indagini (impronte

154 S.Lucchini e R.Matarazzo, La lezione di Obama. Come vincere le elzioni nell'era della politica 2.0, Milano,

digitali, precedenti penali ecc.) con l'effettiva riuscita del comitato pro Obama di creare un database amplissimo contenente gli interessi e i desideri di milioni di potenziali elettori. Questo sistema si svilupperà in maniera colossale per le elezioni del 2012, ma già nel 2008, a cominciare dalla battaglia per le Primarie, fu messo in moto e potè

contare sui nuovi social network come principale strumento operativo. Tutto questo lavoro in qualche modo preparatorio sarebbe però andato in larga parte

disperso se al momento opportuno non fosse giunto a bussare alla porta un volontario in carne e ossa disposto ad ascoltare anche le istanze dell’elettore e a “mietere” il possibile voto favorevole. Anche per questo, in larga parte i dati ricercati sulla rete erano

finalizzati a preparare l’intervento dei volontari e capire, casa per casa, non solo cosa i cittadini fossero orientati a votare, ma anche se volessero davvero votare o meno. L’approccio, le proposte e i temi di discussione dei volontari, sarebbero stati comunque

modellati in base alle caratteristiche dell’elettore. Conoscere gli elettori e mostrarsi come portatori delle loro idee dunque, ma anche

coinvolgendoli direttamente e facendoli sentire importanti per la causa. Questo fu determinante per portare dalla propria parte segmenti della popolazione che seguivano sempre più malvolentieri le vicende politiche e che avvertivano il malessere del momento, e il loro supporto fu decisivo.

La raccolta di informazioni di cui si è parlato fu quindi decisiva, alla pari della raccolta di fondi, che come la prima trovò un nuovo terreno fertile sulla rete. Obama rifiutò innanzitutto i finanziamenti pubblici previsti per legge 155, e questa fu

una scelta importante nella sua strategia. Questo perchè non ricevere denaro pubblico fece sì nello stesso tempo sia che la figura di Obama fosse avvertita come vicina alla gente e alle difficoltà di tutti i giorni e lontana dalle macchine degli apparati, ma anche, più pragmaticamente, gli consentì di ricevere finanziamenti privati senza limiti, carta che si giocò e che si rivelò vincente. Un candidato che, nelle Primarie prima e nelle Presidenziali poi, decida di fare leva solo sulle donazioni private, poteva essere visto fino a qualche tempo fa come un personaggio legato ad interessi forti e sostenuto da lobby influenti economicamente, mentre Obama rovesciò anche questo preconcetto, puntando a ricevere non poche donazioni ingenti ma, al contrario, una miriade di piccole donazioni spontanee, le quali furono raccolte in buona parte grazie alla mediazione della rete.

Come già abbiamo potuto vedere, Obama fu il re indiscusso della raccolta fondi nel 2008, sia rispetto alla Clinton che allo sfidante di novembre, McCain, avendo racimolato già a settembre più di 600 milioni di dollari 156, che divennero oltre 750 a

fine anno (dato che le donazioni non si fermarono con l'elezione), e più dei due terzi del totale provennero dalla rete.157 Il meccanismo principale con cui questa mole di flussi

di denaro fu gestita fu il cosiddetto crowdfunding, un termine oramai entrato nel lessico quotidiano degli operatori finanziari di tutto il mondo. Il primo utilizzo della parola risale al 2006, quando fu Obama ad introdurla per definire il meccanismo di donazioni private per sostenere la sua corsa.

“Il crowdfunding è sostanzialmente una colletta online, il cui obiettivo è raccogliere i

capitali diffusi. L’idea è di usare una piattaforma web per chiedere a piccoli e

piccolissimi investitori di finanziare un progetto, di qualsiasi tipo esso sia: un film, un libro, una causa umanitaria o sociale, addirittura prestiti personali. Ci sono tre tipi di crowdfunding: la donazione, il prestito personale (chiamato social lending) e il

crowdfunding reward-based. Quest’ultimo prevede una ricompensa per i finanziatori del progetto: il più delle volte si tratta di una copia del film, del software o del prodotto su cui si è investito”.158

Il capolavoro di Obama e del suo staff consistette nel trasformare un meccanismo teoricamente per molti indigesto, cioè il finanziare personalmente la campagna di qualcun'altro, in un movimento di massa gratificante che permetteva ai donatori di identificarsi con la causa, di sentirla propria e di donare invece volentieri qualcosa per vederla portata avanti. Questo sistema si è affiancato a quello poco fa descritto, per cui i sistemi di raccolta e condivisione di informazioni e di idee, il fenomeno definito come autocomunicazione di massa, furono in buona parte avviati e sostenuti dallo staff del futuro presidente, per favorire una partecipazione massiccia e soprattutto attiva della popolazione per la campagna in corso, per creare un sempre maggiore senso di

156 Federal Election Commission, Presidential receipts through September 30, 2008.

http://www.fec.gov/press/summaries/2008/tables/presidential/Pres1_2008_21m.pdf

157 Edgar Sanchez, Crowdfunding's Power Helped Propel Obama to Historic Wins in '08 and '12, in “Sv Crowfund

News”, 9 giugno 2013.

appartenenza alla causa comune e far sì che i sostenitori di Obama si sentissero in gioco in prima persona e non solo come semplici esseri votanti. Questo fu il substrato

fondamentale di tutta la campagna, e i suoi effetti benefici per la vittoria finale del presidente arrivarono sia sotto il profilo della raccolta di informazioni, da usare per fare leva sulle corde giuste durante la campagna, sia per quanto riguarda la racoclta fondi, che sorrise a Obama in maniera per molti inaspettata e con proporzioni clamorose.