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La raccolta libraria di Angelo Ghislieri

Simonetta Pirani

Quella che segue è una breve nota, tratta da uno studio ancora in corso sulla raccolta libraria appartenuta ad Angelo Ghislieri, da lui stesso divisa: una parte di essa fu al cuore dell’origine della Biblio-teca pubblica di Jesi, mentre l’altra venne donata al fratello Luigi.

Di quest’ultima donazione sono rimasti due elenchi pressoché uguali nel contenuto e nella forma. Uno di essi recita: Elenco Delle Opere, dei Volumi, dei prezzi impiegati nella compra, od associazioni di tutti i libri parte istruttivi, ma nella maggior parte piacevoli, non-che dei loro prezzi in oggi reperibili, non contata la spesa delle varie legature, che han superato i Scudi Cento. Tutti questi libri insieme a quattro Scafali nuovi di cipresso con le loro pietre di marmo di Car-rara, cristalli, e chiavi nell’Agosto del 1859 sono stati consegnati dal Com. Fra Angelo Ghislieri al suo Fratello M.re Luigi Ghislieri. Oltre 4 semibustini di marmo, varj biscuits, vari pressa papiers, e vasetti di porcellana di varj forme, con un Album Inglese pagato s. 18 ma ora s. 12.

L’esame delle opere citate in tale Elenco (239 opere per un tota-le di 589 volumi), unitamente a queltota-le donate al Comune di Jesi, permette di approfondire la conoscenza del suo microcosmo cultu-rale. Purtroppo, attualmente, non si possono riportare gli elementi paratestuali degli esemplari, nonché le loro note d’uso, come è stato invece possibile nel caso dei volumi presenti nella Biblioteca di Jesi.

A questo si aggiunge il fatto che nei due elenchi le opere sono descritte in modo sommario. Nell’indicazione degli autori si

nota-no delle inesattezze, tra le quali alcune sonota-no dovute ad errori di tra-scrizione, mentre altre, con la loro scarsa considerazione per l’au-tore, ci indicano modalità molto individuali nella identificazione di un’opera e quindi nel rapporto personale con essa, tralascian-do qualsiasi preoccupazione bibliografica. Ad esempio, viene cita-to il tradutcita-tore invece dell’aucita-tore effettivo oppure il compilacita-tore o, in altri casi, l’opera è identificata con il solo titolo, abbreviato, anch’esso, in modo del tutto personale. Quella che risulta più pro-blematica per l’identificazione delle edizioni è, però, l’assenza delle note tipografiche. Solo un confronto con la ricorrenza di tali titoli, almeno di quelli meno consueti, in cataloghi come quello del Servi-zio Bibliotecario NaServi-zionale (SBN) e simili, oltre che in CLIO, il ca-talogo dei libri italiani dell’Ottocento dal 1801 al 1900, potranno dare indicazioni, almeno approssimative sul loro periodo di pub-blicazione sino al termine ultimo del 1859, anno a cui risale la re-dazione degli inventari. Le opere sono indicate in modo impreciso anche per quello che riguarda la loro consistenza, che sembra rife-rirsi, nella maggior parte dei casi, ai volumi quali risultavano dopo la rilegatura, che ne poteva unire più di uno nel caso delle edizioni in più volumi. Lo stesso Angelo fa notare al fratello la cifra spesa per rilegarli – oltre cento scudi – certamente nello stile che ritrovia-mo nei volumi presenti nella Biblioteca di Jesi.

Sono invece indicati con molta precisione i prezzi dei libri al momento del loro acquisto e quelli reperiti al momento della loro valutazione, prima di inviarli al fratello. Se confrontiamo tali prezzi con quelli riportati nell’elenco dei volumi spediti a Jesi per la costi-tuenda Biblioteca comunale, si può notare che questi ultimi risul-tano di gran lunga più costosi, pur essendo in numero inferiore ri-spetto a quelli donati da Angelo al fratello Luigi.

In uno dei due elenchi, i libri citati vanno a formare quella che Angelo chiama la “piccola librariola parte istruttiva, ma nella mag-gior parte piacevole”. Questa definizione individua già quale gene-re di letteratura era in essa pgene-resente. In questa occasione è possibile

solo un brevissimo excursus sui titoli indicati dal marchese. Innan-zitutto compaiono in misura preponderante i romanzi, nonostante la condanna nel contemporaneo Stato Pontificio di tale genere let-terario proprio del secolo XIX, al quale erano imputate corruzione e turpitudini, specie per le donne e i giovani. Alla luce dell’elenco dei libri inviati al fratello, si conferma quello che traspariva dalla donazione fatta al Comune di Jesi: Angelo Ghislieri fu sì un aman-te della correnaman-te neoclassica e purista in campo artistico, ma non disdegnò affatto in letteratura la corrente romantica. Accanto a ro-manzi settecenteschi, francesi ed italiani, ad esempio quelli dell’a-bate Chiari, troviamo i romanzi scottiani e storici, anche italiani, a partire da I promessi sposi manzoniani. Accanto al realismo di Balzac non mancano romanzi d’appendice e feuilletons. I titoli di Dumas e Sue ricorrono nelle opere inviate a Luigi Ghislieri, pur se compa-rivano anche tra quelle che sarebbero servite all’erigenda Bibliote-ca jesina, fino ad arrivare all’italiana La cieBibliote-ca di Sorrento. Il termine

“piacevoli”, usato per le opere inviate al fratello, copre tutto l’ampio settore riguardante i romanzi, ma può essere esteso, ad esempio, anche al teatro con le opere dell’abate Andrea Willi e alle comme-die di Augustin-Eugène Scribe. L’aggettivo “istruttive” può dunque riguardare tutte le opere rimanenti: ad esempio, le storiche, tra le quali figurano quelle su Napoleone, personaggio che interessò par-ticolarmente Angelo Ghislieri e la famosa Storia dello Stato romano dal 1815 al 1850 di Luigi Carlo Farini; quelle a sfondo educativo come l’ Education des mères de famille ou De la civilisation du genre humain par les femmes di Louis Aimé Martin, allievo di Bernardin de Saint-Pierre. Anche tra i libri donati alla sua famiglia ricorrono titoli di opere che rimandano alla definizione sintetica, ma effica-ce, data nella relazione del 1877 sull’ordinamento della Biblioteca pubblica di Jesi ad alcuni dei generi più significativi, che caratteriz-zavano il fondo Ghislieri: di essi si dice che andarono ad alimentare la sezione comprendente i libri su “viaggi, geografia ed arti belle”.

Tra i primi i Viaggi di Americo Vespucci di Stanislao Canovai, la

Bi-blioteca universale dei Viaggi di Albert Étienne Montemont, il Viag-gio al Surinam di John Gabriel Stednam. Tra i libri riguardanti l’ar-te ricordiamo alcuni titoli: l’Anatomia dello Squanquerillo, presen-te anche nella Bibliopresen-teca di Jesi, le Vipresen-te del Vasari, l’Esposizione de-scrittiva delle pitture di Raffaello Sanzio di Pietro Paolo Montagna-ni. I volumi riguardanti le scienze e la medicina non sono nume-rosi: tra i primi il Dizionario ragionato universale d’istoria naturale di Jacques Christophe Valmont de Bomare, gli Elementi di chimica di EilhardtMitscherlich, scopritore dell’isomorfismo e noto per le sue fondamentali ricerche sul rapporto tra forma cristallina e costi-tuzione fisica e tra i secondi, accanto ad un’opera sulla omeopatia, la Clinica medica di Gabriel Andral, uno dei più illustri rappresen-tanti della scuola anatomopatologica francese e Della fabbrica del corpo umano di Samuel Thomas Sommering, tra i più importanti anatomisti tedeschi.

Oltre a questa documentazione, per completare la fisionomia della raccolta libraria di Angelo Ghislieri, va aggiunto anche l’in-ventario post mortem, redatto il 5 novembre 1861 nella casa di An-gelo Ghislieri a Roma, dal quale si evince che il marchese non aveva inviato tutti i suoi libri al Comune di Jesi né li aveva annoverati tra i libri da donare al fratello.

Da un suo appunto, conservato con gli altri manoscritti fin qui citati presso l’Archivio Comunale di Jesi, sappiamo che nel suo

“appartamentino”, oltre ad altri oggetti, si trovavano “due Scatoli”, contenenti libri, destinati alla vendita, perché “non scelti, e di poco prezzo”, ma dei quali, purtroppo, non abbiamo alcuna descrizione.

Inoltre, sempre nel suo appartamento in via Condotti a Roma, era presente una raccolta di libri rinvenuta all’interno di due scan-sie al momento della ricognizione inventariale dopo la sua morte, come testimonia la Copia Semplice dell’Inventario Legale ed Estra-giudiziale Dei Beni lasciati Dalla Chiara Memoria il Commendatore del S. Militar Ordine Gerosolimitano Fra Angelo dei Marchesi Ghi-slieri fatto ad Istanza Del Nobil Uomo Sig.r Marchese Luigi

Ghislie-ri tanto in nome propGhislie-rio che qual MandataGhislie-rio del Nobil Uomo Sig.r Marchese Antonio Ghislieri, Dr Filippo Bacchetti Notaio di Collegio Roma, datata Adi 5. Novembre 1861

L’importanza di tale tipo di documentazione è nota da tempo:

anch’essa permette di analizzare con una certa precisione le singole biblioteche del passato, contribuendo alla storia della mentalità. A tale scopo sono stati descritti quattro apporti principali offerti da questi inventari: essi stabiliscono l’influsso della moda sui gusti del defunto; definiscono i livelli di ricchezza degli individui; offrono informazioni sulla religiosità ed esplorano la cultura per sapere qua-li qua-libri erano posseduti e letti in una certa epoca da una determinata fascia di popolazione; non ultimo è interessante lo spazio della casa nel quale sono state rinvenute le opere per individuare le abitudi-ni quotidiane di lettura. Tali criteri sono in parte paralleli a quelli individuabili negli elenchi redatti da Angelo Ghislieri, con la diffe-renza che questi ultimi rispecchiano i criteri di scelta del proprieta-rio riguardo alle opere da inviare per la costituzione della Bibliote-ca pubbliBibliote-ca di Jesi e quali invece donare al fratello. L’inventario post mortem, sia di suppellettili che di libri in questo caso, descrive una situazione di fatto in un dato momento e, di conseguenza, mostra un’immagine del possessore cronologicamente determinata.

Il 12 novembre 1861, durante la sesta sessione della ricognizio-ne, i libri vengono stimati da “Pietro Agazzi figlio del fu Filippo, Pubblico Perito Librajo avente Negozio qui in Roma nella Via di San Stefano del Cacco Numero quarantacinque”. Inizialmente i li-bri sono datati e riportano anche il luogo di stampa; questa buo-na pratica si va via via perdendo, forse perché la perizia non ave-va probabilmente come scopo la vendita, e le edizioni sono per la maggior parte descritte sommariamente: le note tipografiche sono per lo più omesse,per cui è difficile datare la maggior parte di que-sti libri e, a volte, è assente persino il nome dell’autore o trascrit-to erroneamente. Sono invece sempre riportati il formatrascrit-to, tranne qualche eccezione, e la consistenza dell’edizione, con

l’indicazio-ne dei volumi risultanti dopo la rilegatura. Le opere rimaste in via Condotti non si discostano dagli interessi di Angelo Ghislieri, quali si evincono anche dai libri donati sia al fratello che al Comune di Jesi; si notano, però, molte edizioni del sec. XVII e del sec. XVIII, per quanto è stato possibile appurare e sono più frequenti i libri di devozione. Anche nell’Inventario Estragiudiziale dei libri di Ange-lo appaiono “Numero Ventidue piccoli libri di poca entità, bajoc-chi trenta”e “Numero quindici opuscoli di poco valore, baj. Venti”.

Tali formule sbrigative dei periti, che a loro arbitrio considerano di poco conto o meno queste, purtroppo sconosciute, pubblicazio-ni costituiscono uno degli ostacoli maggiori che impediscono uno sguardo maggiormente avvertito sulle forme più quotidiane della lettura. Anonima è anche la citazione di diciotto volumi apparte-nenti alla collana “Biblioteca enciclopedica Italiana Milano Betto-ni 18. Volumi 8°. scudi sette e bajocchi cinquanta”: sarebbe stato veramente interessante conoscere i titoli di quei diciotto volumi.

In via Condotti erano presenti anche riviste: “La Pallade Giornale Roma 1840 4. Baj: Venticinque”, vale a dire la Pallade. Giornale di belle arti. Complessivamente questo piccolo fondo assomma a cin-quantaquattro edizioni, costituite da centodiciassette volumi e da cinquantacinque opere anonime, delle quali non si può definire la consistenza.

ANNO 2014

Gianfranco Romagnoli